venerdì 5 agosto 2011

pc 5 agosto - RIVOLTA DEL CARA BARI: DIVIDERE PER MEGLIO REPRIMERE - braccianti in lotta - la nato assassina


RIVOLTA DEL CARA BARI: DIVIDERE PER MEGLIO REPRIMERE

Mentre in termini burocratici dal vice questore Bellomo vengono comunicati agli immigranti del Cara di Bari i punti delle micro decisioni prese dal vertice di mercoledì, in un clima che a piccole concessioni (la carotina) si uniscono maxi minacce (il bastone) ove gli immigrati osassero riprendere la loro ribellione, le Istituzioni nazionali e locali sono impegnate nella repressione e rappresaglia.
Sono cominciati gli interrogatori, ma la novità è la divisione degli immigrati tra il carcere di Trani, dove sono rinchiusi 15 e quello di Bari, 13. Questa divisione rispecchia più o meno esattamente la nuova manovra repressiva che gli immigrati devono fronteggiare, quella della divisione tra presunti organizzatori e altri immigrati che sarebbero stati costretti con la forza a partecipare alla rivolta. Gli “organizzatori” sarebbero quelli del Mali, Costa d'Avorio e Ghana, i “costretti”, indiani, pachistani, del Bangladesh.
Si tratta di una linea da respingere risolutamente, anche legalmente, e che trova una sponda anche nella illusione presente sia in qualche legale sia in alcuni antirazzisti che così si ridurrebbero i danni, quando in realtà essa aggraverebbe solo la posizione di alcuni, fermo restando la repressione degli altri arrestati e una nuova ondata di denunce e arresti prevedibili.
L'obiettivo su cui lavora la Magistratura è sempre quello: l'esistenza di un piano di rivolta programmato scientificamente per un processo di rappresaglia esemplare, a cui seguirebbe l'espulsione di centinaia di immigrati.
Gli immigrati hanno già spiegato con la pratica della loro rivolta, con testimonianze rese ai giornali di come la rivolta sia stata voluta da tutti, di come la resistenza, la divisione dei compiti in essa, sia nata sul campo a fronte dei lacrimogeni e dell'aggressione poliziesca.
La realtà comunque è che si vuole nascondere la prima verità: sono gli immigrati parte lesa, lo Stato, le istituzioni operanti in questo campo, i colpevoli di inosservanza del diritto all'asilo, al rapido esame delle loro domande (35 giorni), a fronte di masse di immigrati che hanno rischiato la vita per arrivare sulle nostre coste.
Come si fa a non vedere il nesso che esiste tra la risposta alla rivolta del Cara e la tragedia dei barconi che produce così tante vittime di una guerra che si combatte in Libia coi bombardamenti e che la Nato continua nel Mar Mediterraneo con la mancata assistenza ad uccidere?

Ora basta! Gli immigrati arrestati devono essere liberati!
Questo processo non sa da fare e se si terrà deve essere un processo ai veri responsabili della rivolta, lo Stato, il governo, il Ministero degli Interni, le presunte organizzazioni dedite alla difesa degli immigrati.




NARDO': AL SESTO GIORNO DI SCIOPERO

Intanto la lotta degli immigrati braccianti dei campi di pomodoro di Nardò arrivati al sesto giorno di sciopero invade Lecce. Centinaia di braccianti sfilano in corteo per raggiungere la Prefettura. La lotta non si ferma, non riescono a piegarla le condizioni di vita: come dicono i lavoratori immigrati: “non abbiamo un euro per mangiare”, tende e brandine sono totalmente insufficienti e un centinaio è costretto a dormire all'aperto.
La manifestazione a Lecce ha prodotto la convocazione di un Tavolo per lunedì. Ma non si vede ancora una consapevolezza di Istituzioni e padroni di venire incontro effettivamente alle richieste di salario contrattuale e di condizioni di lavoro decenti.
Ma al di là dei risultati, questa lotta ha già vinto la prima battaglia. Come giustamente scrive Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno: gli ultimi stanno dando una lezione di diritto del lavoro a tutto il mondo bracciantile con la pelle bianca che ha perso l'abitudine e la capacità di scioperare. Alla Masseria Boncuri lavoratori che mangiano polvere e cous cous hanno avuto il coraggio di incrociare le braccia per rivendicare il diritto ad un giusto salario”.
Dentro la Masseria un ruolo utile svolgono le associazioni di volontariato, Finis Terrae e Brigata di solidarietà attiva che hanno aperto una cassa di resistenza per appoggiare la lotta.
Gli immigrati uniscono a una capacità di lotta, anche di promuovere delle avanguardie, una sana diffidenza verso la stampa, ecc. La domanda che ci poniamo noi è dove era ed è l'Ispettorato del Lavoro, perchè finora nessun intervento a fronte di palesi violazioni di norme sul lavoro, sulla sicurezza, perchè finora nessuna voce si è levata a denunciare questo moderno schiavismo?

Anche qui il problema è uno, i braccianti hanno ragione e devono vincere, padroni e caporali devono fare un passo indietro.



SELEZIONE NAZISTA

Ormai sta diventando una morte quasi quotidiana che grida contro i veri responsabili, gli Stati, i governi imperialisti, le forze della Nato addestrati solo ad uccidere. Ormai si sta passando da una tragedia al mese di decine o centinaia di morti affogati nella traversata dalla Libia verso Lampedusa (aprile 250 morti, maggio centinaia, giugno 270), ad una a settimana: 1° agosto 25 morti nella stiva di un barcone a ieri, più di 100 morti per fame, sete, per annegamento.
Ma non si tratta di “tragedie”, ma ormai sempre più di assassini, massacri programmati! Non solo per le responsabilità generali degli Stati, della guerra imperialista, per le condizioni di vita dei popoli, per la linea e la pratica razzista imperialista dei respingimenti degli immigrati, ma per le responsabilità concrete e specifiche.
Per i più dei 100 morti di ieri: “... a 27 miglia dal barcone in avaria c'era una nave della Nato che sarebbe stata sollecitata dalle autorità italiane ad intervenire in soccorso dei migranti. L'Alleanza però avrebbe risposto picche e la carretta con centinaia di uomini,donne e bambini senza acqua e senza cibo da giorni avrebbe continuato il suo viaggio disperato...”.
Quindi, non siamo più di fronte ad una linea di non assistenza connaturata alla natura di Stati, dei governi delle forze d'intervento militari internazionali, siamo molto oltre! Siamo ad una selezione di fatto, voluta e perseguita, che ricorda la politica dei nazisti di eliminazione! Eliminare, attraverso la morte è la soluzione più rapida per risolvere il problema dell'emigrazione!
La Nato ieri poteva salvare, ma ha detto No! E come i nazisti quando mandavano nei forni crematoi, le forze della Nato non hanno guardato in faccia nessuno: la maggior parte dei morti di ieri sono donne e bambini che gridavano, alzavano le braccia disperati per essere salvati.
Nessuno può dire di non sapere, ogni giorno quel tratto di mediterraneo è attraversato dalle navi della Nato, degli Stati che vi si affacciano, così come ogni giorno salpano imbarcazioni di fortuna per sfuggire dalla guerra e dalla miseria.
Queste morti gridano vendetta! Gridano giustizia!
Deve levarsi forte la nostra indignazione!

proletari comunisti
5 agosto 2011

giovedì 4 agosto 2011

pc 4 agosto - Cara Bari.. invece che permesso di soggiorno, repressione


Una delegazione di Proletari comunisti di Taranto è stata ieri a Bari al presidio alle 16 sotto la Prefettura e si è recata al Cara, partecipando poi alla fase iniziale della manifestazione antirazzista serale.

resoconto-indicazioni
L'attesa degli immigrati di Bari, rinchiusi e assediati nel Cara protagonisti della ribellione del 1° agosto, del vertice di mercoledì pomeriggio presieduto da Mantovano, ha avuto come risultato, come purtroppo era facile attendersi, un non accoglimento delle reali richieste collettive degli immigrati e anche di una onorevole mediazione rispetto ad esse, come suggerita dall'Ass. Fratoianni che domanda una soluzione d'emergenza nelle forme del permesso temporaneo (tipo Manduria) o della 'protezione umanitaria', unica corrispondente all'effettivo stato delle cose degli immigrati rinchiusi nel Cara di Bari come negli altri centri simili, Mineo, Crotone, ecc.
Il vertice ha promesso solo un'accelerazione dell'esame delle pratiche individuali, con l'insediamento di una Commissione aggiuntiva e una maggiore attenzione al criterio geografico del paese di provenienza, con la disponibilità di riconoscere la natura di profugo agli immigrati pur delle più diverse nazionalità presenti in Libia per motivi di lavoro.
Promesse che vanno peraltro tutte verificate alla luce dei fatti e alla luce delle dichiarazioni ostili, o burocratico-dilatorie che vengono dagli stessi soggetti componenti queste Commissioni.
Infine vi è una sorta di riconoscimento di fatto delle condizioni di “detenzione” degli immigrati, dato che il vertice crea una nuova struttura organizzativa e uno sportello che si deve occupare di pulizia, cibo, mobilità, ascolto
Ma le ragioni vere e collettive della rivolta vengono eluse e in un certo senso questo stesso vertice conferma che gli immigrati hanno fatto bene a ribellarsi e che la loro lotta deve continuare ed essere sostenuta.

Dove invece il vertice, ma non solo il vertice, ha agito subito in forme emergenziali, tempestive è nella repressione/rappresaglia della rivolta.
Ai 28 immigrati arrestati, di cui si è chiesta la conferma dell'arresto, si aggiungono almeno altri 10 sicuramente denunciati e un'inchiesta che punta ad allargare sempre di più il raggio dei migranti da incarcerare e perseguire.
Un ruolo di punta viene assunto dai luridi personaggi della Digos di Bari, autonomamente o guidate dal Ministero degli Interni, che hanno costruito un dossier del 1° agosto fondato su menzogne, montature:
“L'obiettivo dei migranti in rivolta era uccidere. Lo dimostrerebbe la violenza cieca ed efferata. I migranti hanno raccolto e lanciato con vere e proprie fionde artigianali grossi massi e soprattutto hanno scagliato i sassi puntando alla testa di agenti e militari in servizio. Solo per un puro caso non c'è stato il morto, ma l'obiettivo era proprio quello. I migranti hanno colpito con ferocia sia poliziotti sia civili. E' stata un'azione di guerriglia militare pensata in ogni dettaglio, dietro c'era una strategia ben precisa: colpire.”.
Un rapporto caricato allo scopo di inserire nelle accuse il 'tentato omicidio' che si va ad aggiungere alle otto accuse già formulate verso i 28 immigrati in carcere: “resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie, come pietre e spranghe di ferro, minacce e interruzione di pubblico servizio per il blocco stradale della statale 16, danneggiamento seguito da incendio di cassonetti e sterpaglie, danneggiamento aggravato di beni della Pubblica amministrazione, tra cui 10 automobili della Polizia e un pulmann dell'Amtab, violenza privata nei confronti degli automobilisti bloccati e delle donne sequestrate nell'autobus, lesioni personali aggravate verso gli agenti e i militari, furto e blocco ferroviario”.
Se questo rapporto rende ragione alla forza della rivolta, alle capacità di resistenza, organizzazione messe in campo dagli immigrati, è chiaramente, però, fondato su una caricatura criminalizzante che scambia gli aggressori per le vittime. Chi ha tentato l'omicidio sono stati gli sbirri che hanno utilizzato i gas illegali, tossici, cancerogeni CS, come in Val Susa. Sono state le forze repressive che hanno cercato nel corso della rivolta di trasformare ogni rivoltoso in un criminale da incarcerare; così come ieri hanno trasformato la giornata in una sorta di assedio militare per impedire che gli immigrati potessero uscire dal Cara e presidiare la Prefettura nel corso del vertice, come era loro diritto. Così come è un diritto totalmente da sostenere e tutelare quello di rispondere ai risultati del vertice e poter proseguire in tutte le forme necessarie la loro lotta affinchè i veri obiettivi della rivolta siano raggiunti.

Ma la Magistratura sta cercando anche di andare oltre, utilizzando questi rapporti mirati, cercando di trasformare la repressione verso gli immigrati ribelli in operazione repressiva generale, in giro di vite, anche a carattere preventivo verso tutte le lotte degli immigrati ribelli degli altri luoghi di detenzione (tendopoli, Cara, Cie) e verso tutte le forze che coerentemente sostengono e contribuiscono alla loro lotta.La Magistratura intenderebbe fare un'indagine generale contro una strategia della violenza che vede i migranti dei vari centri in contatto e in rete, usando il risibile argomento inquisitorio che vi sarebbe una contestualità delle rivolte nei centri di Mineo, Bari e Crotone, per le “modalità con cui si sono svolte, il blocco delle sede statali, Sicilia, Puglia e Calabria, ecc. ecc.”.
A parte che questo è naturale data l'esistenza della stessa drammatica situazione negli centri, è giusto e necessario che si crei una rete di lotta interna ed esterna in questi centri per farne una lotta nazionale efficace al raggiungimento degli obiettivi.

La rivolta del 1° agosto costituisce un nuovo spartiacque, quindi, del movimento su scala nazionale e domanda a tutti noi un impegno adeguato che faccia della Puglia una sorta di teatro globale: dalla tendopoli di Manduria al Cara, passando per il Cie e le tante altre realtà in cui sono “rinchiusi” gli immigrati, sparsi ormai in tutto il territorio pugliese; impegno che si fonde e va fuso con la lotta contro lo schiavismo e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati – contro cui proprio in questi giorni è in atto lo sciopero dei braccianti di Tuturano-Nardò.

Ognuno deve fare la sua parte per costruire la mobilitazione necessaria sui diversi fronti.
Bisogna in questi giorni portare ovunque gli effettivi contenuti della rivolta, chiamare tutti a solidarizzare con essa, e a denunciare la repressione. Condividiamo l'esigenza di una manifestazione regionale che chiami a raccolta tutte le forze disponibili.
Ma alcune indicazioni specifiche vanno date. In Puglia, a Bari, bisogna chiamare la Regione a mantenere le indicazioni che vengono espresse dall'Ass. Fratoianni in relazione al permesso di soggiorno temporaneo per tutti gli immigrati del Cara, alla chiusura della tendopoli di Manduria e, in attesa della stessa, all'apertura e alla libera circolazione degli immigrati in essa rinchiusi.

Gli immigrati incarcerati devono essere liberati. Occorre costruire una difesa legale efficace collettiva, facendo appello anche a legali nazionali per smontare accuse e montature e salvaguardare i diritti degli immigrati arrestati e repressi, la loro pari condizione nell'accoglimento del diritto d'asilo, contro l'ignobile affermazione che chi si è ribellato ed è stato arrestato perde per questo il diritto di asilo per cui ha lottato.

Bisogna isolare a Bari e nella Regione, oltre che a livello nazionale, Digos e magistrati di Bari che vogliono giocare un ruolo anche in proprio in termini razzisti e fascisti. La Questura, non solo la Prefettura, vanno considerati obiettivi di mobilitazione.

Bisogna rompere l'assedio del Cara, costruendo non appena ci sono le condizioni forme di pressione/presidio, difendendo rigorosamente il diritto degli immigrati ad uscire liberamente e delle strutture associative (organizzazioni sindacale, associazioni antirazziste, ecc.) ad entrarvi.

Insieme a queste forme di intervento immediato, noi faremo la nostra parte come è stato per Manduria per lavorare per una manifestazione nazionale che guardi come unico fronte il Cara, il Cie, la tendopoli, le lotte contro lo schiavismo. Sin da adesso, Proletari comunisti e lo Slai cobas per il sindacato di classe si costituiscono come punto di riferimento informativo e controinformativo, di raccolta di contatti e adesioni per costruire questo appuntamento.

Rispetto alla mobilitazione già in corso in Regione, un presidio di 50 compagni vi è stato già nella serata di ieri. Qui, va distinta la necessità di un fronte comune che tenga dentro le diverse anime e le diverse energie che si possono mobilitare, da alcuni antirazzisti iperlegalitari, sempre più o meno ostili alle rivolte degli immigrati considerate dannose rispetto all'”assistenza”, che fanno danno al movimento e sono meno utili, anche sulle rivendicazioni immediate, del ruolo, questo sì, necessario come fronte secondario di pezzi delle istituzioni che devono essere costrette a prendere e rispettare i loro impegni.

Infine, a Bari e sulla stampa è in corso una campagna che utilizza la forza della rivolta per seminare paure e razzismo sia nel quartiere contiguo alla zona della rivolta sia più in generale in città. E di questa si fanno poi interpreti i gruppi fascisti presenti a Bari.
Serve quindi la controinformazione cittadina che deve raggiungere il quartiere contiguo al Cara, ma anche l'antifascismo militante per impedire che luridi topi di fogna, come Casa Pound alimentino questa situazione.

proletari comunisti
4 agosto 2011

martedì 2 agosto 2011

pc 2 agosto - Bari con gli immigrati in rivolta ! ORA!


LA RIVOLTA DEL CARA

Dopo mesi di attesa, dopo numerose manifestazioni gli immigrati richiedenti asilo rinchiusi nel Cara di Bari hanno dato vita ad una grande rivolta che ha paralizzato strade, ferrovie, resistito e messo in scacco la polizia, imposto una trattativa.
Il Cara di Bari è una struttura che può contenere 900 persone ma da mesi stanno 1400; nel Cara vi si dovrebbe stare 35 giorni e invece ci si sta da mesi; agli immigrati è stata fatta ripetutamente la promessa che la loro richiesta sarebbe stata accolta, che la risposta vi sarebbe stata a breve. Invece da mesi non c'è né accoglienza né risposte.
Il governo razzista Berlusconi-Bossi-Maroni come ha allungato i tempi di permanenza nei CIE a 18 mesi, così ha allungato i periodi di valutazioni delle Commissioni; Commissioni peraltro insufficienti che in molti casi sembrano essere più strutture di boicottaggio con mille pretesti dei permessi di asilo che di concessione degli asilo.
Dietro il problema dei tempi c'è il razzismo di Stato, la politica dei respingimenti e delle espulsioni; di fatto i CIE sono lager e i Cara sono nuovi Cie; il diritto d'asilo è violato. Governo, Stato, polizia, con la complicità dell'Alto Commissariato per i rifugiati negano i diritti a quella parte dei “dannati della terra” che riempiono queste strutture.
La rivolta di Bari ha messo a nudo tutto questo, ha mostrato la forza, il coraggio, la dignità degli immigrati e lanciato un appello, un segnale agli immigrati di tutto il paese, prontamente raccolto a Isola di Capo Rizzuto, ha dato forza e visibilità alle numerose e sorde battaglie che si sono combattute in questi ultimi mesi, da Mineo a Torino.

Per questo la rivolta va sostenuta dai proletari e da tutto il movimento antirazzista.
Per questo bisogna fronteggiare la repressione e la rappresaglia, vera risposta del governo con la complicità dell'opposizione parlamentare e delle amministrazioni di centrodestra come di centrosinistra – in Puglia di centrosinistra.
Per questo bisogna contrastare la furiosa, oscena, incivile campagna razzista di organi di stampa che vogliono strumentalizzare i disagi della rivolta per scatenare la canea anti immigrati, la xenofobia di massa che in città come Bari hanno una presenza storica, materiale nella cultura di destra e in una opinione pubblica, oltre che istituzionale, che ha sempre chiuso gli occhi sullo schiavismo nelle campagne pugliese, altra faccia della detenzione e delle espulsioni.
Ed è straordinario che mentre scoppia la rivolta a Bari, scoppia a Nardò (LE) anche il più forte sciopero dei braccianti immigrati che si ricordi in Puglia che fa venire alla mente le grandi lotte bracciantili che hanno fatto la storia proletaria di questa Regione.

Entrando nel merito, gli immigrati hanno dimostrato grande capacità organizzativa e militare, nel muoversi uniti e in sintonia, utilizzare le armi a disposizione, per infliggere una dura lezione alle forze repressive già protagoniste, in questa regione e anche verso gli immigrati, di pestaggi e vili aggressioni, nei Cara, nei Cie ed altrove.
L'unità, nonostante le diversità di nazionalità mostra che la realtà di vita e di classe degli immigrati si impone e crea quell'embrione di coscienza di classe che si forgia nell'interesse comune e nella lotta.

Detto questo, la rivolta non è come la raccontano, e soprattutto come la vogliono dipingere non solo Mantovano, uno dei principali responsabili della situazione, ma anche ignobili demagoghi come il sindaco Emiliano di Bari e veri complici del governo, come la portavoce dell'Alto Commissariato dell'Onu, Laura Boldrini, che strillano alla violenza, incitano alla repressione, solidarizzano con le forze dell'ordine e incitano il governo a trovare soluzioni che sono perfino peggiori dell'attuale situazione.
La verità della rivolta è raccontata da Kwame, un giovane Ghanese: “Volevamo farci vedere, volevamo parlare con qualche italiano. Nel campo i giornalisti non entrano più. La polizia ci ha detto di lasciare i binari altrimenti non saremmo più rientrati nel campo. Ci siamo avvicinati e chiesto di parlare e loro hanno cominciato a sparare lacrimogeni” di tipo CS irritanti, utilizzati contro i No Tav alcuni giorni fa, considerati dal centro studi per la pace come armi chimiche, quindi pericolose, capaci di creare lesioni anatomico funzionali e vietati dalle convenzioni internazionali. “A quel punto abbiamo cominciato a lanciare sassi”.
Se la rivolta è cresciuta è dipeso anche dalla durezza, pesantezza della repressione, altro che “povere forze dell'ordine vittime della furia degli immigrati!
Così il blocco di un autobus, di macchine è stato interno ad una battaglia, altrimenti gli immigrati sarebbero stati massacrati e arrestati. E sono stati loro, certo, e non le forze dell'ordine a pretendere una trattativa condotta da Fratoianni e sancita da una carta scritta del vice prefetto.
Ma i patti non sono stati mantenuti, gli immigrati sono potuti, certo, rientrare nel Cara ma 29 di essi sono stati arrestati e ora rischiano di essere il 'capro espiatorio' di una rivolta che ha visto protagonisti 300 immigrati col sostegno di tutti 1400.
Sempre Kwame racconta: “nessuno si è tirato indietro, perchè questa situazione colpisce tutti. Sai quanti riescono ad ottenere il permesso di soggiorno? il 5%. Ma tutti noi siamo scappati dalle guerre, dalle persecuzioni”.
Sanno i cittadini che “qui dentro sembra di morire, non fai niente dalla mattina alla sera tranne giocare a pallone sul cemento. Le medicine? Sono sempre le stesse. Se ti fa male la pancia oppure la testa le “tavolette” che ti danno da masticare sono uguali. E – stringendo un lembo della maglietta – sai dove l'ho presa questa? Nei cassonetti dell'immondizia. Ci danno il dentifricio, il sapone, lo spazzolino dopo due mesi. Diventiamo matti a non fare niente e a mangiare sempre pasta che non piace alla maggior parte di noi. Li ho contati, 26/27 rigatoni a pasto e la domenica pezzetti di pollo”.
Un altro immigrato, Moamed: “fosse per me nel Cara non rientrerei, sono stato nelle galere di Gheddafi in Libia, lì si viveva meglio. Siamo pronti a protestare per tre giorni di seguito, anche senza acqua e cibo”.
Questi racconti sarebbero identici da parte di ciascuno degli immigrati del Cara, ciascuno di essi aggiungerebbe un particolare ancora più indegno, sia che stai nei lager dei Cie, sia nei finti centri per i richiedenti asilo, o nelle tendopoli “temporanee”, come a Manduria che sarebbero di prima assistenza dopo gli inenarrabili viaggi verso Lampedusa nel mare dei morti che è diventato il mediterraneo.

Chi ha ordinato di caricare gli immigrati, dopo averli vessati sa che lo ha fatto lo stesso giorno in cui ne sono morti come topi nel mare ancora altri 25.

Per questo sono oscene le cose che dice il sindaco di Bari e ancor più la Boldrini che propone come soluzione in realtà l'espulsione incentivata mentre dovrebbe occuparsi di accoglienza.
Così come la Commissione per il diritto d'asilo che sono impegnate nella ricerca capziosa di trovare i ”libici” a cui dare asilo nel mare dei profughi che viene dalla Libia, dalla guerra di Libia, e che arriva ad un'indegna “pulizia etnica” tra gli immigrati, a un “tu, sì”: 5%, e “tu, no”: 95%, attraverso una mascherata e cartacea “analisi del sangue”.

Tutti dovremmo ribellarci a questo e non dovremmo lasciare gli immigrati soli.
Tutti i proletari e le masse di questo paese dovrebbero comprendere che un simile trattamento nessuno lo accetterebbe senza ribellarsi.
Tutti dovremmo comprendere che un governo come quello che noi abbiamo che tratta indegnamente i proletari e le masse del nostro paese, che fa le guerre come in Libia, che alimentano la fuga dalla miseria e dalla guerra, è il vero responsabile della situazione e che agli immigrati del Cara come degli altri centri di detenzione, ufficiali o mascherati, spetta il permesso di soggiorno e il diritto di cercare il lavoro.

Questa rivolta ha ora una sola soluzione che è quella imposta dalla rivolta degli immigrati tunisini di Manduria, a cui abbiamo in piccola parte contribuito e di cui siamo orgogliosi, che ha imposto il permesso di soggiorno temporaneo per tutti. L'unica mediazione possibile con un governo reazionario e razzista come questo e con la falsa opposizione in parlamento e le complicità dei governi locali.
Insieme a questo, vogliamo la liberazione immediata e nessuna persecuzione per i fermati, arrestati di Bari come di Crotone, come delle altre lotte in corso degli immigrati. E facciamo appello a sostenere in tutte le forme possibili la lotta fino, almeno, ad una vittoria parziale.

proletari comunisti
2 agosto 2011




SINDACO EMILIANO PEZZO DI M....

“La città di Bari ha subito un danno enorme. Chi ha commesso reati va arrestato e processato rapidamente. Sono contrario ai blocchi stradali, quindi, nessuna indulgenza sia quando a protestare sono gli immigrati sia quando sono gli allevatori della Lega della Lega Nord”. “I gruppi politici che hanno sostenuto la protesta non capiscono che hanno fatto un regalo ai fascisti e ai razzisti... anche i gruppi antagonisti che sono dietro questi episodi...”. Cioè Emiliano arriva a dare una visione di una rivolta promossa o strumentalizzata da gruppi antagonisti per non riconoscere agli immigrati neanche la loro decisione di rivolta – una sorta di razzismo culturale.

ALTO COMMISSARIATO “ALLE ESPULSIONI DEI RIFUGIATI”.

Laura Boldrini: “Ci auguriamo che chi abbia usato violenza sia identificato e risponda alla giustizia... la Commissione deve valutare caso per caso, eritrei, somali, ivoriano avranno la protezione, gli altri, quelli che erano a lavorare in Libia e non hanno problemi nei paesi d'origine non avranno protezione... chi ha ricevuto il diniego... va aiutato a tornare a casa. Se devono tornare a casa e non hanno i soldi per l'aereo vanno riaccompagnati. Altrimenti si rischia di avere sempre più irregolari”.

PIETRO COLAPIETRO, SEGRETARIO REGIONALE DEL SILP CGIL:
“agli agenti rimasti feriti va la nostra solidarietà. Ribadiamo la nostra più ferma condanna della violenza”.

IL GRUPPO DELLE FERROVIE DELLO STATO
ha presentato denuncia contro ignoti per interruzione di pubblico servizio.

POLIZIOTTI:
“sembrava Terzigno negli scontri per l'immondizia. Non era una pioggia ma una cascata di pietre. Un attacco allo Stato, ecco cosa è successo oggi”

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NARDO': TERZO GIORNO DI SCIOPERO DEI BRACCIANTI
Sciopero, assemblea autorganizzata ad oltranza; nonostante ricatti e bisogno, tutti partecipano. Sabato mattina i padroni avevano chiesto addirittura un supplemento di lavoro, la fastidiosa divisione di pomodori in base alla grandezza degli stessi. I braccianti chiedono almeno un piccolo aumento, ma neanche questo vogliono dare. E allo sciopero fa seguito il blocco stradale della bretella 101; a dar tragico valore a questo sciopero arriva la notizia all'alba del giorno dopo della morte di un loro compagno di lavoro, un tunisino di 34 anni, che stramazza al suolo per un arresto cardiaco. E' una crudele morte sul lavoro.
Ora siamo al 3° giorno di sciopero.
I braccianti immigrati della tendopoli della Masseria Boncuri, alle porte di Nardò (LE), 350 che partecipano alla raccolta dei pomodori lottano contro paghe miseri,contratti inesistenti, caporalato imperante.
Un vero schiavismo. Ma non c'è ancora nessuna trattativa in corso.
Istituzioni, produttori e sfruttatori, dopo averli schiavizzati, ora li vogliono affamati, piegati.
La Coldiretti getta le mani avanti: “abbiamo molti dubbi sulla possibilità che le paghe non siano conformi”.
La verità è che i braccianti non ce la fanno più. Si è finalmente creata la miscela giusta. Ivan, studente Camerunense al politecnico di Torino, si è ritrovato leader della lotta, è da due settimane al centro.
5 giorni di lavoro alla settimana con meno di 30 euro al giorno. Sono del Benin, del Togo, del Sudan, così come della Tunisia, del Magreb. I caporali li prendono alle 4. I furgoncini con 30/40 ammassati, divisi per squadre etniche e per capacità produttiva. “Vengono pagati a squadra – rivela un agricoltore – la squadra è di 17 elementi a volte 20. In cinque ore raccoglie 176 cassoni, in pratica due Tir. Pago 880 euro”.
Uu migrante, quindi, dovrebbe ottenere 44 euro più gli straordinari. In realtà non è così, perchè vanno tolti i soldi del caporale, 1 euro e mezzo a cassone, 5 euro per i viaggi di andata e ritorno, 3 euro a panino. E paga quando vuole lui.

A Nardò c'è lo sciopero, ma in tanti luoghi dello schiavismo in Puglia, come quelli del foggiano, la situazione è ancora peggiore. Lavori dalla mattina alla sera, sotto il sole, bagni chimici, niente acqua.

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SFRUTTATI E SGOMBERATI
Non basta poi essere schiavi, alla Masseria Felline della frazione di Tuturano (BR), dove vivono 35 migranti sgomberati in condizioni igienico sanitarie intollerabili; sono eritrei, tutti dotati di regolare permesso di soggiorno che lavorano nelle campagne, costretti a vivere in stretto contatto con i loro stessi escrementi. Ora vengono sfrattati e per loro è ancora peggio perchè vuol dire andare a dormire direttamente in campagna, dato che li si sgombera senza neanche trovare una struttura per la loro accoglienza.
E là dove gli operai immigrati si ribellano, come è successo a quelli super sfruttati nella realizzazione degli impianti fotovoltaici nel leccese, succede che al sindacalista che ne organizza la lotta arrivano minacce di morte, dato che anche il modernissimo e alternativo “sviluppo del fotovoltaico”, è in Puglia all'insegna dell'imprenditoria nera,legata a mafia e malavita.

Per tutto questo insieme di ragioni la lotta degli immigrati di Nardò è lotta sindacale di classe, rivolta proletaria contro sistemi vecchi e nuovi di sfruttamento del capitale.

proletari comunisti
2 agosto

domenica 31 luglio 2011

pc 30 luglio - marcia Giaglione Chiomonte: un'altra vittoria per il movimento NO TAV!






Il popolo NO TAV non perde un colpo e continua a stringere d'assedio la sbirraglia che bivacca autoreclusa nella gabbia che si è costruita attorno al cantiere della Maddalena. Oggi, barricati dietro tre ordini di recinzioni e filo spinato, centinaia di servi in divisa, ridicolmente bardati "da guerra", si sono visti sfilare davanti non meno di 30000 persone.
Donne, bambini, giovani e anziani che nonostante le intimidazioni, terrorismo psicologico di Maroni, del PD e di praticamente tutta l'informazione del paese, hanno deciso, con consapevolezza e determinazione, di partecipare a quest'altra splendida giornata di lotta nei boschi della valle che resiste. In attesa della vittoria finale...A SARA' DURA!