giovedì 7 luglio 2011

pc 7 luglio - Pisani...indagine su un superpoliziotto al di sopra di ogni sospetto

vittorio pisani. indagine su un poliziotto al di sopra di ogni sospetto
Inserito il 6 luglio 2011 alle ore 16:24 da anna migliaccio

Il superpoliziotto Vittorio Pisani, niente meno quello che acchiappò Antonio Iovine, detto o’ ninno, superlatitante, quello grazie al quale il ministro dell’interno Maroni si fregia mediaticamente del titolo di “migliore ministro contro la criminalità organizzata”.

Che impazza comunque, non meno di sempre, perché, crediamo noi, sia figlia del sistema dei rapporti economici, che dovremmo cambiare, e che quest’ultimo è un compito che spetta alla politica e non solo alle forze dell’ordine.

Qualche cronista si chiedeva, non a torto, ma che hanno da ridere i superlatitanti quando passano a testa alta, e con la manette, con due uomini, a destra e a sinistra, a mò di angeli custodi?

Proprio lui, quindi, accusato di favoreggiamento, nelle confessioni del collaboratore di giustizia Lo Russo, già suo “ confidente”. Insomma qualcuno per antonomasia meno attendibile di lui. Ma anche nelle intercettazioni, valido e temuto strumento di indagine, tanto temuto che quegli stessi governanti da tempo scalpitano per sottrarlo all’uso delle magistrature…

Il lettore, pur non potendo trarre, per ora, conclusioni di sorta, prova curiosità, mista ad un senso avventuroso e filosofico, socratico, diremmo: quel punto esistenziale nel quale si dubita delle certezze, del bene e del male e le cose si fanno affascinanti, terrifiche, instabili. Il che spiega la fascinazione che sempre esercitano le notizie di cronaca nera.

Interdetto alla dimora nella città di Napoli, riceve una curiosa solidarietà dal sottosegretario Mantovano. Nella narrazione di quest’ultimo, certi PM dovrebbero astenersi dal fare il poliziotto, dovrebbero avallare l’esistenza di una “zona grigia”… Quanto grigia e quanto nera, rispondente a quali mandati ad agire o non agire? Nella carriera del super poliziotto, che naturalmente è solo indagato e (forse) riuscirà a chiarire tutto, niente è compromesso. Ergo: “promoveatur ut amoveatur”. Il lettore non può e non deve formarsi un’opinione definitiva, eppure se naviga solo un poco per archivi ADN Kronos non può fare a meno di formarsi un insieme di suggestioni, in guisa di un puzzle, dove in un’area grigia ci sta l’attacco a Roberto Saviano (a che gli serviva la scorta?) e a che serve a Belpietro, potremmo obiettare! In un’altra un poco più nera ci sta il legame con il prefetto di ferro De Gennaro, già reduce da condanna per la macelleria di Genova e altrettanto riconfermato in solidarietà. E ancora, in un altro punto dell’immagine ci mettiamo i tre colloqui informali, nei quali la procura aveva chiesto l’allontanamento del Pisani, e aveva tentato di farlo, ne concludiamo, evitando lo scandalo e la pubblicità. In un altro punto ancora, un poco più distante, potremmo ricordare che nel regime delle camicie verdi è più facile incontrare uomini di paglia che prefetti di ferro, e che chi ha tentato di fare sul serio ha poi dovuto cambiare mestiere… Infine potremmo metterci le inclinazioni politiche del Pisani, e farci di lui un ritratto psicologico, che naturalmente non è, né vuole essere una sentenza.

Il popolo è minorenne, la città è malata, ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà. Noi finiamo col somigliarci, noi poliziotti coi delinquenti. Nelle parole, nelle abitudini… qualche volta perfino nei gesti. Non sono frasi che potrebbe avere pensato egli stesso? Così lo descrive il ritratto dell’edizione napoletana di Repubblica, come di uno che cammina lungo un crinale, e forse ha perduto l’equilibrio ed è caduto.
Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano (F. Kafka

pc 7 luglio - DOMENICA 10 LUGLIO “L’ITALIA PEGGIORE” farà la festa a brunetta

Non siamo stati invitati alla festa, eppure “l’Italia peggiore” ha voglia di incontrare la “peggiore Italia” che calpesterà il suolo di Ravello domenica 10 luglio.
Un’accozzaglia di ministracci, faccendieri, portaborse, forse anche lo stesso presidente del consiglio, accompagnerà il ministro Brunetta all’altare.
La casta, sempre più lontana dal popolo, si isola in luoghi esclusivi e mette in scena la sua arroganza e la sua ricchezza, mentre le stesse persone preparano una finanziaria di lacrime e sangue, tagli alle pensioni, espulsione definitiva dei precari dalla pubblica amministrazione, ulteriori tagli alla Scuola Pubblica ormai morente, attacchi ai diritti dei disabili e delle loro famiglie, a partire dal taglio delle ore di sostegno a scuola.
Sono anni che si cerca di far pagare la loro crisi ai lavoratori, ai pensionati ed ai precari, in modo diretto peggiorando le condizioni di lavoro tagliando stipendi e posti di lavoro, ed indiretto cancellando e privatizzando i Beni Comuni essenziali alla maggioranza della popolazione (Sanità, Scuola, Trasporti Pubblici…).
Non ci stiamo, ci indigniamo di fronte ad un ministro come Brunetta che definisce i
precari “l’Italia peggiore” ed i dipendenti pubblici “cialtroni” nascondendo la sua storia di parassita e fannullone.
Non ci stiamo a subire in silenzio nè a delegare ad alcuno la nostra rabbia e la nostra voglia di partecipazione.

Invitiamo tutti e tutte gli/le indignati/e a partecipare al presidio che si terrà
Domenica 10 Luglio ore 17,00 P.zza Vescovado, Ravello

ASSEDIAMO CON I NOSTRI CORPI E LA NOSTRA VOCE LE LORO FESTE
DIVENTIAMO IL LORO INCUBO!

Indignati Costa D’Amalfi
Comitato Insegnanti e Ata precari Salerno
Cobas Scuola Salerno
Assoc. Genitori Alunni Disabili Salerno “Le strade per il futuro”
Assoc. Diversabili “Insieme” Battipaglia

Info: 3492344625
indignaticostamalfi@libero.it
http://precarisalerno.forumup.it/
http://tiggilibero.altervista.org/

pc 7 luglio - libertà per i compagni Notav arrestati - lettera dal carcere

Voi dovete avere paura, non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito.
Indymedia Lombardia , 07.07.2011 15:03




Dal faccialibro...

Sostieni i prigionieri No Tav
pubblicata da Massimo Bonato il giorno giovedì 7 luglio 2011 alle ore 0.00

Voi dovete avere paura,

non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito.

Dovete avere paura della signora di mezza età che chiama, senza conoscerli, “nostri figli” gli incarcerati che voi chiamate black block.

Dovete avere paura dell’operaio in tuta che rincorre i giornalisti di una stampa asservita al regime e la mette in fuga, in un clamore che grida Vergogna!, per la manipolazione e le falsità raccontate.

Dovete avere paura degli imprenditori che hanno cominciato a boicottare gli alberghi che ospitano le forze dell’ordine, evitando che se ne servano fornitori e rappresentanti.

Dovete avere paura del pensionato che ascolta con attenzione le istruzioni su come si indossa una maschera antigas.

Dovete avere paura degli amministratori comunali che fan da pacere.

Dovete avere paura del disperato bisogno di non usare la violenza per potersi fare ascoltare.

Dovete avere paura di voi stessi.

Perché siete accecati dalla vostra arroganza. Avete militarizzato una valle e permesso ai vostri pretoriani di sparare per primi, quando la folla era ancora a duecento metri dal presidio dichiarato.

Coprite sgherri che hanno sparato ad altezza uomo gas nocivi e scaduti, vietati addirittura dalla convenzione di Ginevra. Chiamate eroi personaggi che hanno manganellato e massacrato gli arrestati, trascinandoli tra due ali di picchiatori che dessero loro il ben servito e orinassero sui loro corpi, mentre li colpivano e negavano loro per ore il soccorso medico.

Dovete avere paura di tutta la gente che ha visto e che conosce queste cose e non si lascia più abbindolare dalla stampa di regime. Che non ha dubbi sugli articoli scritti perché non deve farsi raccontare cose viste coi propri occhi.

Dovete avere paura della gente comune, perché è questa che sfila davanti a voi.

Sostieni i prigionieri No Tav

Anche solo una lettera o una cartolina può essere molto importante per gli arrestati, soprattutto se viene dalla valle resistente, facciamoli sentire parte di noi, mandiamo i nostri saluti, i nostri pensieri, disegni, sensazioni:

Marta Bifani

casa circondariale

via Pianezza, 300

10151 Torino

Roberto nadalini

casa circondariale

via Pianezza, 300

10151 Torino

Salvatore Soru

casa circondariale

via Pianezza, 300

10151 Torino

Giancarlo Ferrari

casa circondariale

via Pianezza, 300

10151 Torino

scritto a titolo personale

pc 7 luglio -solidarietà dalla galizia alla val susa

Comunicado

A loita do Val di Susa é unha loita de todo-los pobos de europa contra a depredación capitalista !

O pobo do Val di Susa ten frenado, dende do 2006, unha nova agresión do capitalismo contra o entorno natural dun val emblematico do maciso alpino, coa construcción dunha liña de tren de alta velocidade no corredor Turín-Lyon.
O pasado dia 3 de xullo unha grande manifestación concentro a perto de setenta mil persoas, incluidas autoridades municipais, que foi agredida por efectivos da policia, entablando-se un forte enfretamento que rematou con perto de 300 feridos moitos deles das forzas represivas que tiveron que facer frente a unha resposta dura, organizada e coordinada de centos de activistas.
Saudamos esta importante batalla do pobo do Val de Susa, como exemplo da necesidade de respostas organizadas e baseadas na aplicación tactica, de formas de loita que ultrapasen a capacidade represiva do Estado burgues.
Dende Galiza amosamos a nosa solidariedade fraterna co pobo do Val de Susa e sua xusta loita contra o Estado burgues devastador ambiental.
Tamen é a nosa loita. !
Saudamos moi en particular a os camaradas do Partido Comunista maoísta de Italia que fai parte, como non poderia ser doutra maneira, desta xusta loita na primeira liña do frente.
É xusto rebelerse !

Galiza, 5.7.2011

Comité de Loita Popular "Manolo Bello"

correovermello noticias
Información de la Revolucion Proletaria Mundial
saudos vermellos / saludos rojos


__________ Informazione NOD32 6272 (20110707) __________

pc 7 luglio - Milano verità e giustizia per michele ferrulli

Appello alle associazioni, ai centri sociali, ai comitati, agli artisti, ai gruppi musicali e al mondo della cultura:

VERITA' E GIUSTIZIA PER MICHELE FERRULLI
BASTA QUARTIERI DI DEGRADO ED ESCLUSIONE

Nella notte di giovedì 30 giugno 2011 in via Varsavia, nei dintorni dell'Ortomercato di Milano, a pochi passi dalle case popolari del quartiere Ponti, Michele Ferrulli, di anni 51, è morto mentre era in stato di fermo a seguito di un intervento della Polizia. Michele abitava in un alloggio del quartiere Ponti che aveva occupato con la sua famiglia nel 1991, in condizioni di gravi necessità. Giovedì notte Michele ascoltava in strada musica con amici: la polizia, intervenuta per la segnalazione di schiamazzi, si è ingiustamente e violentemente accanita contro di lui. Due video testimoniamo i fatti: Michele a terra, con il viso contro il selciato, i colpi che gli vengono sferrati. Michele si è sentito male, è stato trasportato con un'autoambulanza al Policlinico di San Donato, dove hanno constatato il decesso. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale.

E' questo il modo in cui la Questura intende mantenere la sicurezza nei quartieri? Con la violenza, la repressione, la morte di un uomo giusto?

Esigiamo che sia accertata la verità, che i responsabili vengano individuati e puniti, che cambino le concezioni e i metodi dell’intervento nei quartieri.

Michele era attivo nei movimenti di lotta per la casa, in difesa degli occupanti per necessità. Con lui perdiamo un compagno e un amico prezioso e generoso, aperto e disponibile. Chiediamo a tutti di riflettere. I ricchi che si arricchiscono sempre di più speculando sulla casa non corrono il rischio di fare la fine di Michele.

Per anni e anni il Consiglio di Zona, il Comune, l’Aler hanno lasciato in stato di abbandono il quartiere Ponti, come tanti altri quartieri degradati di Milano. Nel 2003 la Giunta Albertini l'ha affidato alla Soc. Romeo Gestioni, con risultati disastrosi. Dal primo ottobre 2009 la gestione è tornata in mano all'Aler, ma i problemi rimangono. Di recente nel quartiere Ponti sono stati effettuati sgomberi spietati di famiglie di occupanti, in condizioni di gravi difficoltà.
Al nuovo Consiglio di Zona 4, al nuovo sindaco, Giuliano Pisapia, alla nuova Giunta, al nuovo Consiglio comunale diciamo che deve cominciare subito il cambiamento delle politiche per la casa, per i quartieri di degrado ed esclusione.

Siamo vicini alla famiglia di Michele. Continueremo il nostro impegno con il ricordo di tanti che nei quartieri in condizioni di ingiustizia e oppressione hanno concluso la loro vita, nel ricordo di Michele, che contro l’ingiustizia ha saputo lottare, che una sera del giugno 2011 è uscito di casa e non c’è più tornato, che di ingiustizia è morto.

Venerdi' 8 Luglio 2011 ore 21.00 in Via del Turchino a Milano, Fiaccolata per non dimenticare Michele e per chiedere Verità e Giustizia.

Per adesioni scrivere a:
casapertuttimilano@gmail.com

Amici d Michele - Comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti - Comitato inquilini via Maspero - Mercato pollame - Partito della rifondazione comunista zona 4 - Comitato Ponti occupanti per necessità - Comitato Niguarda occupanti per necessità - Comitato Bruzzano occupanti per necessità - Comitato Abitanti di San Siro - Comitato Primaticcio - Comitato Ex Feltrinelli - Cs Cantiere - Micene - As.i.a USB - Sicet Milano - Unione inquilini Milano - Eterotopia - Comitato per la casa di San Giuliano Milanese - Gruppo Territoriae Autoorganizzato Cologno - Zam - Partigiani in Ogni Quartiere - Quarto Posto - Associazione Dax 16 Marzo - Generazione P (Roma) - Collettivo l'Officina (Roma) - Studenti Autoorganizzati (Roma),
Haidi Giuliani, mamma di Carlo Giuliani - Assanatou Guibre e Adiaratou Guibre, sorelle di Abba Abdoul Guibre - Rosa Piro, mamma di Dax Davide Cesare, Mauro Corradini del Comitato Verità per Aldro, Marco Philopat (scrittore), Aldo Giannuli (ricercatore presso l'Università di Milano), Antonio Caronia (professore presso l'Accademia di Belle Arti), Daniela muraro, Ranieri Vitagliano



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pc 7 luglio - TELEPERFORMANCE: STOPPATO PER IL MOMENTO IL PIANO AZIENDALE, MA OCCORRE STARE VIGILI.

Il comunicato dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto:

Lo Slai cobas per il sindacato di classe ritiene che l'accordo sindacale di Teleperformance è il frutto della mobilitazione continua delle lavoratrici e dei lavoratori durata fino all'ultimo giorno di trattativa romana.
Questa mobilitazione ha impedito anche che prevalessero le posizioni fin dall'inizio giustificatrici e accomodanti verso le decisioni e motivazioni aziendali di cisl e uil.

Su tre aspetti i lavoratori hanno ottenuto un risultato, non scontato all'inizio della vertenza:
sono stati bloccati i licenziamenti di circa 1500 lavoratori – di cui 712 a Taranto –e affermato che il posto di lavoro non si tocca; è stato impedito che Teleperformance, potesse “tornare alle origini”: ridurre pesantemente l'occupazione dei lavoratori a Tempo Indeterminato e ampliare l'area dei contratti a progetto, dei contratti precari;
è stata mantenuta l'unità lavorativa dei lavoratori, impedendo una selezione/discriminazione tra lavoratori licenziati e lavoratori che restavano, in questo senso è un altro risultato la cassintegrazione a rotazione, con una riduzione del 17% delle ore lavorate – e da ottobre del 20% - tra tutti i 1700 lavoratori;
non è passato, per il momento, il piano aziendale di legare cassintegrazione ad “assenteismo”, di intervenire in termini peggiorativi su malattia e condizioni di lavoro (prendendo ad esempio il piano Marchionne); non è passata l'intenzione dell'azienda di ridurre a 20 ore il part time di 33 ore.

Detto questo, è però necessario vigilare ed essere pronti a riprendere la mobilitazione.
Varie questioni in questo accordo sono oscure:
Non c'è garanzia che l'azienda da ottobre anticipi la cassintegrazione in deroga, per le prime 4 mensilità lo farà, ma solo perchè la regione ha anticipato i soldi a Teleperformance;
la TP è intenzionata ad usare la cig come una sorta di contratto di solidarietà, cioè con una riduzione orizzontale delle ore giornaliere di lavoro; ma, a differenza in peggio del contratto di solidarietà, questa riduzione la vuole applicare in modo ultraflessibile secondo le sue esigenze produttive; al momento i lavoratori sanno addirittura giorno per giorno quanto tempo devono lavorare il giorno dopo e quanto tempo invece è coperto da cig;
l'azienda ha preteso che 229 lavoratori, occupati per TVsat e Mediaset, stiano in cassintegrazione a zero ore e rientrino solo dopo una formazione, dicendo che cessavano queste commesse, ma intanto l'attività per TvSat sta continuando.

Ma soprattutto siamo abituati al mancato rispetto degli impegni da parte di Teleperformance – anche un anno fa con l'accordo sui contratti di solidarietà aveva detto che era garantita la stabilità occupazionale, e invece dopo appena un anno è tornata a bussare ad esuberi.

Infine, ci chiediamo: quanto ha avuto in termini di finanziamenti, contributi Teleperformance dal governo e dalle Regioni?

Per tutto questo, dobbiamo stare con gli occhi aperti!

SLAI COBAS per il sindacato di classe – Taranto
v.Rintone, 22 – tel 3475301704 – cobasta@libero.it – T/F 0994792086
7.7.11

pc 7 luglio - FIAT POMIGLIANO: AVEVANO PIENAMENTE RAGIONE GLI OPERAI DEL 'NO'!

Come volevasi dimostrare. Ieri presso il Ministero del Lavoro, Fiat e Fim, Uilm, Fismic e Ugl, nel sancire la chiusura della fabbrica G.B.Vico per "cessazione d'attività" e la cig straordinaria per gli oltre 4300 lavoratori dal 15 luglio prossimo fino al 14 luglio 2003, hanno deciso che nella nuova società - la stessa di ora solo con un nome diverso per poter assumere solo quanti e chi vuole Marchionne, togliendo diritti - rientreranno al lavoro solo il 40% degli attuali operai Fiat; gli altri se la domanda di mercato lo richiedesse...
Un bluff annunciato. Durante la lotta del giugno scorso, e il referendum imposto da Marchionne per estorcere una risicata vittoria del Si al suo piano, già gli operai che hanno lottato coraggiosamente, che hanno sfidato tutti i ricatti e le pressioni votando No, settori di delegati Fiom, le altre forze sindacali di base presenti a Pomigliano, realtà politiche, sociali di movimento, e noi Proletari comunisti, avevamo messo in guardia che lo scambio ricattatorio: perdita di diritti fondamentali contrattuali e di legge/difesa dell'occupazione, era oltre che illegittimo, un falso scambio, perchè alcuna garanzia di occupazione veniva data da quel piano.
E oggi, si comincia a parlare di cifre reali: per il 60% dei lavoratori di Pomigliano non c'è affatto garanzia di rientro al lavoro e c'è il rischio concreto di passare dalla cigs alla mobilità; e se per questi è un rischio, per i 320 lavoratori del polo logistico di Nola (di cui la maggiorparte operai che erano già stati penalizzati, come molti iscritti allo slai cobas di Pomigliano, alla Fiom, mandati a Nola per "punizione", o altri discriminati perchè invalidi, per ridotte capacità lavorative, ecc.)c'è una certezza: per loro non è proprio previsto il passaggio alla nuova società; forse... saranno utilizzati in un fantomatico "progetto di logistica".

Quindi, una truffa enorme! Che in più, è questo è l'altro aspetto gravissimo, oggi riceve un grande aiuto dall'infame accordo, su contrattazione nazionale rappresentanza, firmato nei giorni scorsi tra la Confindustria e Sindacati confederali, compresa la Cgil della Camusso (ringraziata dalla Marcegaglia e dal governo). Questo accordo, che il Min. Sacconi ha dichiarato che ratificherà presto con una legge, dando la possibilità ai padroni di modificare il CCNL secondo le esigenze aziendali, elimina ogni ostacolo al piano Marchionne di derogare al contratto nazionale nella NewCo; questo accordo, escludendo i sindacati che non abbiano firmato il nuovo contratto, di fatto dà una mano fondamentale a Marchionne a proseguire nell'esclusione della Fiom e di tutti i sindacati autorganizzati che non accettassero questi diktat; questo accordo stabilendo un divieto del diritto di sciopero una volta che i sindacati padronali firmano un contratto, ratifica il piano d'attacco ai diritti sindacali e di sciopero di Marchionne.

La Camusso, quindi, di fatto assume le vesti di miglior "avvocato difensore" di Marchionne nel processo intentato dalla Fiom contro il piano Fiat, e che vedrà il 16 luglio l'udienza decisiva.

Per questo Proletari comunisti mentre sarà presente, e chiama tutti a partecipare, all'udienza del 16 a Torino che di fatto acquista anche alla luce dell'accordo Pomigliano un peso, segnale importante, dice chiaramente che non è con le scorciatoie legali della Fiom che si può sbarrare il fascismo padronale, e i suoi sostenitori, i sindacati confederali, ma con una ripresa della lotta a Pomigliano, come a Torino, come in tutte le fabbriche Fiat, in tutte le forme necessarie.
Cosa dobbiamo più sperare, aspettare? sembra veramente attuale la prima parte della frase di Marx: "Gli operai hanno da perdere solo le loro catene...".

pc 7 luglio - La NATO fa ancora strage di bambini in Afghanistan

Afghanistan: «Strage di bambini in raid Nato»

Secondo Al Jazira 14 civili sono rimasti uccisi tra cui 8 bimbi nella provincia di Khost

MILANO - Strage di bambini in un raid della Nato in Afghanistan nella provincia orientale di Khost. Quattordici civili afghani, ha riferito la polizia locale citata da Al Jazira, sono rimasti uccisi nei bombardamenti: tra di essi 8 bambini.

Il micidiale raid aereo è avvenuto un giorno dopo che due bambini sono stati uccisi in un attacco aereo nel sud-ovest, provincia di Ghazni.

LA REPLICA - La Nato ha detto di aver ucciso 4 talebani nel raid e sta investigando sulle notizie di vittime civili. (fonte Ansa)

pc 7 luglio - "Armi di distruzione di massa" i lacrimogeni sparati in Val di Susa

dal manifesto di oggi

Lo scienziato/ Zucchetti sui gas sparati in Val di Susa

“I Cs? Armi di distruzione di massa, i danni possono essere permanenti”

“E’ un’arma di distruzione di massa”. Usa parole forti Massimo Zucchetti a proposito dei gas Cs (orto-cloro-benziliden-malononitrile), sparati contro i dimostranti in Val di Susa nei giorni scorsi e a Genova nel 2001. Ingegnere nucleare di formazione, oggi docente di protezione dalle radiazioni al dipartimento di energetica del Politecnico di Torino, Zucchetti è anche consulente della Comunità montana della Val di Susa sull’impatto ambientale per la presenza di uranio e amianto nella montagna, nonché membro del Comitato scienziate e scienziati contro la guerra.

Perché i Cs sono pericolosi?

Prima di tutto tra i composti c’è il cloruro, quindi ha le caratteristiche proprie dei composti urticanti e rientra nella definizione di arma chimica. Contiene sostanze liquide, solide e gassose che producono lesioni di varia natura in via definitiva o temporanea, in più è metabolizzato sotto forma di cianuro: se non è cancerogeno quello! Insomma è un’arma chimica a tutti gli effetti, anzi direi un’arma di distruzione di massa. Che ne sia permesso l’uso in tempo di pace ì assurdo. Anche perché la convezione internazionale sulle armi chimiche del ’93, stata ratificata dall’Italia nel ’95, è in vigore dal ’97 e dice che non si possono usare in tutte le guerre internazionali.

La polizia dice: dobbiamo tenere lontano la folla…

Ero in Val di Susa, tra le istituzioni, e mi sono beccato io stesso i Cs: ho la raucedine da quattro giorni. Bisogna che si sappia che il Cs è anche cancerogeno perché ha gli stessi effetti degli idrocarburi policiclici aromatici. Inoltre dentro i Cs c’è anche un anti-agglomerante a base di silicone, perché si nebulizzi quando viene sparato. Quindi si deposita al suolo e rimane attivo per giorni e in un ambiente polv3rsos, va in sospensione, per cui si continua a respirare i materiale anche a distanza di tempo. Insomma ci sono effetti immediati e ritardati.

A Genova, a parte dieci denunce con referti depositate in procura nel 2001, non si fecero altri studi. Come avete intenzione di procedere in Val di Susa?

Per sgomberare mille persone, domenica ne sono stati sparati almeno 500 e altrettanti prima. Considerando che ogni lacrimogeno crea una nuvola di 6 metri di diametro e che nel centro della nube la concentrazione di 2.500 milligrammi a metro cubo – cinque volte al di sotto della concentrazione letale che crea un danno del 50% ai polmoni – è chiaro che se ne sparano troppi, si rischiano danni permanenti. Se colpiscono le cellule germinali, oltre che un timore è possibile avere anche figli malformati. È lo stesso meccanismo dei materiali radioattivi. E fa male anche ai poliziotti. Domenica mica tutti gli agenti avevano le maschere anti-gas.

Insomma farete uno studio epidemiologico?

Sto costruendo un modello in base ai codici dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa), per capire quanta sostanza cancerogena ‘ stata inalata e i danni attesi. Questo della Val di Susa, a parte la guerra in Vietnam, mi pare il primo caso di esposizione prolungata su umani, visto che ci sono stati già due episodi in una settimana e su una popolazione ridotta. Per il medio termine, non sarebbe male che i medici locali raccogliessero i danni alle vie aeree.

Si è parlato anche di danni ai vigneti, soprattutto in occasione degli scontri della scorsa settimana…

Hanno sequestrato dei terreni nonostante l’opposizione dei proprietari. Hanno costruito una specie di Guantanamo, atro che cantiere! Ed è talmente militarizzato che è impossibile lavorarci. Poi abbiamo calcolato che se continua a permanere questa tensione, spenderanno solo per il mese di luglio 45 dei 650 milioni dell’Unione Europea solo per tenere lì 800 poliziotti. Ma tornando ai Cs, è inaccettabile che venga permesso il lancio di un materiale conclamatamente cancerogeno. Che lancino peperoncino, non il Cs.

Nel 2001 fu presentata anche un’interrogazione in parlamento. Lo considera uno strumento utile?

Sì. Sulla base di denunce, si potrebbe fare un’interrogazione all’Istituto superiore della sanità e anche al parlamento. In sostanza ci devono spiegare come sfruttano una piega della legge: il fatto che non ci sia scritto esplicitamente che non potendolo usare in guerra non si può usare neppure in pace. È un po’ come quando sono state bandite le bombe a grappolo.

pc 7 luglio - i precari bros a napoli occupano i binari

Gruppo di precari «Bros» sui binari
Inserito il 6 luglio 2011 alle ore 23:01 da bros
!
NAPOLI – Un gruppo di precari Bros ha bloccato per circa un’ora la circolazione dei treni della metropolitana della linea 2 e dei convogli delle Ferrovie dello Stato nella stazione «Gianturco» di Napoli.

I dimostranti hanno sistemato delle traversine sui binari per impedire il transito dei convogli. Dopo circa un’ora gli ostacoli sono stati rimossi e la circolazione dei treni è ripresa regolarmente.

Momenti di tensione, tra polizia e alcuni gruppi dei precari Bros, si sono verificati in via Foria. All’altezza dell’orto botanico – riferisce la polizia – è scattato un lancio di oggetti e pietre all’indirizzo dei mezzi della polizia che stavano scortando i dimostranti. Secondo quanto si è appreso un poliziotto sarebbe stato colpito da un sasso ma senza riportare conseguenze. I manifestanti riferiscono che, anche tra le loro fila, ci sarebbero dei feriti lievi

da banchi nuovi

i disoccupati organizzati bros stanno ricevendo una brutale carica da parte delle forze dell’ordine su via foria cariche e rastrellamenti che seguono alla carica avuta stamattina alla stazione ferroviaria di napoli dove i disoccupati organizzati avevano occupato l’alta velocità x protestare contro l’annullamento dell’incontro con il sottosegretario a lavoro strappato la settimana scorsa a roma dopo l’occupazione del ministero del lavoro e in programma stamattina dopo le cariche in val di susa è quelle di ieri ai dipendenti di villa russo ora caricano i disoccupati è arrivato il momento di dare una risposta unitaria contro gli attacchi dei padroni e delle istituzioni

Il Ministero del Lavoro disdice l’incontro previsto con i precari del progetto Bros. Bloccati per protesta treni e metropolitana. Incidenti con la polizia.

La settimana scorsa i disoccupati del progetto Bros, avevano occupato il Ministero del Lavoro a Roma, in Via Fornovo ed erano riusciti a strappare un incontro con il sottosegretario al lavoro per oggi Mercoledì 6 Luglio. Stamattina, mentre la delegazione dei Precari Bros di Napoli stava per partire per Roma, la Questura partenopea ha dato loro lo stop adducendo all’annullamento dell’incontro romano. In seguito a questa notizia i precari Bros hanno dato vita ad una giornata di mobilitazione nel centro della città e hanno bloccato per circa un’ora la circolazione dei treni della metropolitana della linea 2 e dei convogli delle Ferrovie dello Stato nella stazione «Gianturco» di Napoli. I disoccupati hanno sistemato delle traversine sui binari per impedire il transito dei convogli. Dopo avere liberato i binari, i precari Bros si sono divisi in gruppi per manifestare lungo le strade del centro della città e protestare contro il rinvio dell’incontro in programma oggi a Roma al ministero, dedicato alla stabilizzazione della loro posizione.

pc 7 luglio - lettera a napolitano

Illustrissimo presidente Giorgio Napolitano
Albairate 4/7/2011
Illustrissimo Presidente Giorgio Napolitano,
ho avuto l’occasione di incontrarla di persona, alla cerimonia per le candidature ai David di Donatello 2011. Anche per questo non mi posso astenere da scriverle quanto segue.
So che non avrà molto tempo per leggere questa mia e sarò breve.
Sono sconcertato dalle Sue dichiarazioni sulla legittima contestazione popolare avvenuta in Val di Susa il 3 luglio.
Io era là.
E ho visto una situazione radicalmente diversa da quella da Lei descritta.
Io ho visto una solidarietà incredibile tra i Valsusini di ogni età; tra loro e verso tutte le persone che sono andate in Val di Susa per supportare una contestazione che, come Lei ben sa, non inizia né finisce in Val di Susa.
Questo perché è una contestazione non solo ad una infrastruttura inutile e dannosa ma soprattutto al meccanismo che garantisce al governo e ai suoi associati di produrre questa infrastruttura per goderne direttamente ed immediatamente interessi e profitti.
Io non ho visto “gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva”.
Ho visto invece tantisime persone che già provano da lungo tempo a manifestare pacificamente il proprio dissenso e che non hanno ancora visto racogliere da nessuna componente del governo la richiesta di essere rappresentati o perlomeno considerati come importante e fondamentale parte incausa.
Ho visto persone che quand’anche hanno manifestato pacificamente sono state brutalmente assalite dalle ‘forze dell ordine’. Persone che si sono dovute abituare ai gas lacrimogeni senza averlo scelto, senza essergli andati incontro.
Ho visto persone che imparano a resistere agli ingiustificati e violenti assalti subiti.
Non ho visto “squadre militarizzate condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge.”
Ho visto invece i reparti di polizia condurre inaudite azioni aggressive contro i manifestanti. Assolutamente indegne di un Paese Civile al suo 150° anniversario.
Lei sa bene come i mezzi di informazione ufficiali stanno trattando la questione. La prego vivamente di non volersi gratuitamente omologare a questa visione delle cose.
La prego vivamente di informarsi direttamente, anche solo sul sito ufficiale notav. Può essere un buon inizio.
Le chiedo di informarsi direttamente perché sono convinto che intorno a queste lotte si stabilisca la Libertà del nostro Paese.
E sono convinto che Lei tenga molto alla Libertà.
La Forza sia con Lei, Presidente.
La ringrazio di cuore per l’attenzione accordatami.
Simone Olivero

pc 7 luglio - testimonianze del 3 luglio

Lacrime agli occhi – passione e sensazioni dalla Valle in lotta
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Inserito da Anonimo il 6 Luglio, 2011 - 23:13 EcologieItaliaNotizia3 luglio 2011assediocantierechiomontegas CSGiaglionelacrimogenilimonimaaloxmaddalenano tavRamatsval susa
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No Tav
Lo sguardo rivolto all’insù ammira uno stupendo cielo stellato, mentre l’aria fresca della Valle ci accarezza e ci tiene svegli; abbiamo deciso di dormire all’aperto stanotte, non vogliamo che un’eventuale controllo della polizia porti gli agenti nelle case dei tanto ospitali e generosi Valsusini. Il pensiero vola al 2 luglio di sessantasette anni fa esatti, quando nazisti e fascisti rastrellarono l’area del Colle del Lys, Susa, Meana, Chiomonte e i paesi vicini, trucidando 26 partigiani e deportando in Germania tutti gli uomini tra i 15 e i 60 anni catturati. Altri tempi, altra drammaticità dello scontro, ma stessa storia di resistenza. Percorrendo la strada che conduce da Chiomonte alla frazione di Ramats, notiamo subito la tenacia e la determinazione degli abitanti della Valle: vigneti e orti ben curati si inerpicano lungo i pendii di una montagna tanto prospera quanto impervia e ostile. Non sappiamo come andrà la giornata di domani, ma tutti siamo un po’ tesi e consapevoli che sarà una grande esperienza di lotta; qualche compagno prova a riposare, qualcun’altro chiacchiera con gli abitanti del posto, altri ancora attendono gli ultimi ritardatari. Ci si stringe vicino nei sacchi a pelo, si mangia insieme un pezzo di cioccolata, si raccontano le proprie paure e le proprie speranze. A notte fonda, i ragazzi ancora svegli tendono l’orecchio e aguzzano la vista per capire se i mezzi che stanno salendo dalla centrale elettrica siano delle forze dell’ordine, oppure di altri compagni che sopraggiungo da tutta Italia dopo aver percorso centinaia di chilometri. E’ in quest’atmosfera carica di emozioni che, verso le cinque del mattino, gli ultimi compagni si addormentano.

Nonostante le poche ore di sonno, all’alba ci svegliamo carichi ed elettrizzati; alle nove, la piccola piazza antistante la chiesa dell’Immacolata Concezione di Ramats è un brulicare di persone: c’è chi organizza un punto di ristoro per i manifestanti, chi offre del caffè e del cibo, chi prepara le bottigliette di acqua e di maalox come antidoto ai gas CS, chi distribuisce le maschere antigas e le cartine della zona, chi fornisce indicazioni su come muoversi. Una signora del paese ci avvisa che le forze dell’ordine stanno svolgendo dei controlli nel bosco sottostante, e in effetti alcuni compagni, sopraggiunti sul luogo per verificare la notizia, vengono identificati e perquisiti. Verso le undici, un primo gruppo di diverse centinaia di manifestanti – sia valligiani che persone giunte dal resto d’Italia – si avventura tra i boschi e scende per i sentieri partigiani in direzione del cantiere. A metà strada incontriamo altri ragazzi e signori provenienti da Giaglione (da qui era partito un corteo di valligiani) e ci uniamo a loro; un altro gruppo, proveniente da Exilles e formato da circa millecinquecento manifestanti, ci raggiungerà nelle ore successive. Il primo contatto con le forze dell’ordine avviene al di fuori del perimetro recintato del cantiere, ed è il preludio di ciò che accadrà: cinque ore ininterrotte di battaglia, su quello che si scoprirà poi essere il fronte più duro degli scontri tra popolazione e polizia. E’ tra l’odore acre dei gas lacrimogeni, il lancio di pietre, le cariche delle forze dell’ordine e il contrattacco dei manifestanti che riesco a cogliere tutta la passione che muove i nostri corpi e il nostro spirito. In questa deriva tra i boschi valsusini percepisco gli stati d’animo dei manifestanti, le loro gioie e le loro paure: c’è chi non ha mai vissuto esperienze del genere e ha le gambe paralizzate dall’adrenalina, chi dispensa maalox in soluzione e limoni agli intossicati, chi soccorre i feriti, chi cerca di tranquillizzare i compagni in difficoltà, chi si preoccupa per gli amici, chi è rapido nello spegnere o nel rilanciare i candelotti dei lacrimogeni. E poi ci sono alcuni valligiani che, dalla cima di un masso, lanciano contro la polizia grossi bulloni con potenti fionde; ci sono i compagni stranieri, di cui non si capisce una parola ma con cui c’è subito un’ottima intesa; c’è un ragazzo, su un altro masso, che scaglia le pietre con una frombola, e che tanto mi ricorda un’altra lotta popolare, quella per la liberazione della Palestina; ci sono decine di manifestanti che sfondano la recinzione e irrompono nel cantiere, vengono respinti dalla polizia, irrompono di nuovo, e di nuovo vengono respinti; c’è chi dà tutto sé stesso per difendere la propria terra da uno stupro di Stato… Come in una perfetta alchimia, ognuno sa cosa fare e come muoversi, anche senza aver ricevuto disposizioni precise; questi boschi, che un tempo furono la casa dei partigiani antifascisti, sono ora il luogo da cui partono le nostre incursioni e il luogo in cui cerchiamo rifugio quando veniamo sopraffatti dalle forze dell’ordine. Dopo diverse ore ininterrotte di battaglia la mia mente vorrebbe proseguire, ma il fisico è esausto e decido quindi di risalire lungo i sentieri che conducono a Ramats. Giunto a metà strada mi arrampico su una roccia e da qui ammiro la splendida valle: nonostante si sentano ancora i rumori dello scontro e si vedano i fumi dei gas lacrimogeni (che ora salgono anche dall’area della centrale elettrica) provo uno strano senso di pace, e penso che quel cantiere, i bulldozer, le decine di camionette delle forze dell’ordine, le reti con il filo spinato siano un cancro che una montagna così selvaggia, e i suoi abitanti, riusciranno a debellare.

A Ramats l’atmosfera è rilassata. Bevo, mi rifocillo, chiacchiero con alcuni compagni che non sono riusciti a scendere nel bosco a causa dei gas lacrimogeni, e con altri che sono appena risaliti, esausti. Ci scambiamo le nostre impressioni: non sappiamo ancora che altri manifestanti, su tutti i fronti, hanno provato ad entrare nel cantiere, ma abbiamo ormai coscienza della grande giornata di lotta unitaria appena vissuta. Il basso e ripetuto volteggiare dell’elicottero sul piccolo paese è il preludio di ciò che avverrà da lì a pochi minuti: alcuni valligiani ci informano che sei - sette camionette della guardia di finanza stanno risalendo la strada dalla centrale elettrica. Mi guardo intorno, non scorgo volti conosciuti. Forse per istinto, forse perché tra quei monti mi sento a casa e la fiducia che ho nei Valsusini è immensa, ecco che mi ritrovo lungo un sentiero, tra persone – più o meno giovani – provenienti da tutta Italia, guidato da alcuni abitanti del posto. Attraversiamo dei piccolissimi paesi, incontrando anziani contadini che, con pazienza e devozione, coltivano un pezzetto di terra “rubato” alla montagna. Una signora nel suo orto ci fornisce preziose informazioni sul movimento delle truppe nemiche e sulla via più veloce per giungere ad Exilles; molti dei sentieri storici sono spariti, avvolti dai rovi – ci spiega – perché qui l’idea che lo Stato ha di “progresso” è un devastante tunnel di 57km nel ventre della montagna, e non la salvaguardia di un ecosistema e di un paesaggio unici. Appena riprendiamo il cammino sentiamo la signora esclamare: “Ragazzi, siamo con voi!”. Dopo ore di passione non avrei mai creduto di poter provare delle emozioni così forti e intense… non ho pianto per l’intera giornata, nonostante i gas irritanti, ma ora le lacrime solcano il mio viso. Arriviamo infine ad Exilles, e qui terminiamo una fantastica esperienza di lotta, di resistenza, di condivisione: perché i dolori alle gambe, le bruciature alle mani, gli occhi arrossati dai lacrimogeni, i lividi sul corpo con il tempo passano, ma la tenacia, la generosità e l’amore che ci hanno trasmesso i Valsusini resteranno per sempre nei nostri cuori.

No Tav!

pc 7 luglio - Italy: No TAV press conference – “This is the people’s resistance”

Italy: No TAV press conference – “This is the people’s resistance”




In the midst of the riot porn that can be found on the internet about the NO TAV protests of Sunday 3 July – and that I’m not going to post here because a) you can find it anywhere and b) you can have too much of it – I’ve found a story that I think is much more important.

On the Monday after the protests, the NO TAV network held a press conference in Chiomonte. So what?, you might ask. Well, it could’ve been a disaster. In 2001, after the ferocious state violence of the G8 summit in Genoa, the Genoa Social Forum made the big mistake of retreating: instead of staying united, some groups left the alliance, others stayed but distanced themselves from the “bad protesters” (namely the Black Block) and blamed them for the violent reaction of the police. The State, the police and the media had won their war: they had wanted to tear the movement apart and they succeeded. So, you can imagine what a joy it was for me to read the NO TAV network statements:

“It wasn’t the Black Block, it was just people, and the majority of them locals. We came prepared with helmets and masks after what happened on the 27th June (see my previous article), but we came with bare hands. After the police started attacking us with teargas, stones and water jets, we defended ourselves in any way we could. We couldn’t do anything else”, declared Maurizio Piccione, who opened the conference. Another representative said “Popular resistance is our way of doing things. The only accusation we will agree with is that we resisted against a situation that wasn’t created by us. The Black Block is being used as a scapegoat, because people can’t accept the fact that a whole valley wants to resist. We must thank the Valsusa residents for resisting, and we’re proud of this”.

The people's Resistance in the Susa Valley

Despite it being a press conference, the marquee was crowded with about 50 people, not just representatives and delegates of the different groups, but also people who wanted to tell their version of the story. When a journalist of the right wing paper Secolo XIX asked about the Black Block, a person just replied “I was there and I’m not the Black Block”. The journalist was challenged and finally left the conference. Other journalists left “in solidarity” with their colleague. Gone forever are those times when journalists in Italy (or any other country) would literally risk their lives to speak The Truth. Now they just mouth the words of those who stuff their mouths with gold.

The Catholic groups in the No TAV alliance criticised Susa’s local bishop for closing down the cathedral and obeying the prefect’s order of keeping the priests under him quiet. A local wine farmer described his by-now daily experience of having to travel into the militarised territory to get to his vines. Everyone was united in their rage and outrage at the lies perpetrated by the media, and expressed solidarity and sympathy with the protesters injured and arrested. At the moment there are 4 people still in prison – they were going to know today if their arrests would be confirmed or not, but the meeting has been postponed, so they’re still in. To send them cards and letters:

Marta Bifani / Roberto Nadalini / Salvatore Soru / Giancarlo Ferrari
Casa Circondariale Lorusso Cutugno
Via Pianezza 300
10151 Torino
Italy

Looks like there’ll be a protest camp at the end of July and an international one in August, so…stay tuned!

Article based on this text: http://www.infoaut.org/blog/prima-pagina/item/2015-la-risposta-notav-nes.... If you understand Italian you can watch some videos of the press conference. This is a good website in general, and it’s got a page with English translations, so take a look!

mercoledì 6 luglio 2011

pc 6 luglio - il forum genova 2011 parli per sè -- a genova 2011 non è questione di vendette, ma di far sentire forte ... non dimentichiamo,

neanche in piazza alimonta si potrà andare !
vergognatevi signori
la libertà di manifestare è sacra e non lo si decide in combutta con la polizia
questa si che è una violenza !

con buona pace vostra

alla diaz a bolzaneto a piazza alimonta il 22-23 luglio il movimento ci sarà

proletari comunisti
luglio2011


"G8, niente vendette nel corteo"
Il Forum 2011 isola i violenti Percorso ridotto, presìdi per lavoro e ambiente. "Vogliamo solo riproporre con forza che un altro mondo è possibile e ogni ipotesi di vendetta è totalmente fuori tema".

Il corteo eviterà di sfilare di fronte a quelli che possono essere considerati "obiettivi sensibili": la sede di Confindustria o la Questura, piazza Alimonda, scenario della morte di Carlo Giuliani, il Ducale dove si riunirono gli otto "grandi"di DONATELLA ALFONSO

Solo il 18 luglio sarà reso noto il programma definitivo del corteo commemorativo del G8, previsto per il pomeriggio di sabato 23. Ma, mettono le mani avanti gli organizzatori del comitato "Loro la crisi noi la speranza", "vogliamo solo riproporre con forza che un altro mondo è possibile e ogni ipotesi di vendetta è totalmente fuori tema", come sottolinea Antonio Bruno, del Forum ambientalista. Rischi di "contaminazioni" da parte di frange violente del movimento antagonista, dopo le violente contestazioni di domenica in Val di Susa che hanno stravolto la protesta No Tav e con il tam tam via web di alcuni gruppi per "riprendersi la piazza" di Genova? Tra i promotori del Forum Genova 2011 - da Cgil e Fiom ai gruppi pacifisti, da Legambiente all'Arci, dai partiti di sinistra ai cattolici - la preoccupazione esiste ma, come si sottolinea da più parti, "ognuno si prenderà la proprie responsabilità. Con noi non verranno".

Anche perché nel percorso, che lega idealmente il ponente al centro, non si sfilerà di fronte a quelli che possono essere considerati "obiettivi sensibili": la sede di Confindustria o la Questura, ad esempio. Neanche piazza Alimonda, scenario della morte di Carlo Giuliani, o piazza de Ferrari su cui si affaccia il Ducale in cui si riunirono gli otto "grandi", al centro della Zona Rossa: il senso è legare i luoghi dove i cittadini vogliono farsi sentire (le fabbriche, i quartieri dove ci sono proteste contro l'inceneritore o la gronda) e il cuore della città: ripresentando nuovi modelli di sviluppo e di cittadinanza, anche alla luce delle nuove emergenze, dal lavoro alla crisi economica. Di quanto è accaduto dieci anni fa, si testimonia nel fitto programma di eventi culturali e di incontri che accompagna queste settimane. Se ci dovessero essere arrivi di manifestanti con intenzioni violente, questi non saranno accettati nel corteo ufficiale dove peraltro questa volta non mancherà il servizio d'ordine.

Di sicuro il corteo, però, non sarà lungo otto chilometri come si era ipotizzato in un primo momento, partendo dalla Fincantieri di Sestri Ponente per arrivare a piazza Caricamento. Se n'è discusso ancora ieri sera e se ne discuterà ancora, e le decisioni finali saranno rese note, come si è detto, solo lunedì 18. Ma otto chilometri da fare con il caldo di luglio e qualche problema logistico hanno consigliato un tragitto più ridotto (da Sampierdarena o dalla Stazione Marittima a Caricamento) mentre a Sestri e nelle altre piazze ci saranno presìdi e altri eventi (biciclettate, musica, incontri) che riportino ai territori ed ai loro problemi. Superfluo, come chiede Gianni Plinio, ora responsabile sicurezza del Pdl, chiedere una limitazione del corteo e un pagamento della cauzione da parte degli organizzatori. Ma è ovvio che in Comune e in prefettura e presso i promotori, oltre che in questura, c'è la massima attenzione per quanto potrebbe verificarsi.

pc 6 luglio - a Napoli Protesta lavoratori Villa Russo presa a calci auto di Caldoro

Momenti di tensione alla Regione quando un gruppo di manifestanti da mesi senza stipendio hanno attaccato la vettura del governatore. Immediato l'intervento dei carabinieri che ha tentato di allontanare i dimostranti alcuni dei quali sono rimasti a terra. Identificate tre persone
La polizia ha identificato tre delle diverse persone che oggi pomeriggio si sono rese responsabili dei tafferugli avvenuti all'esterno del Palazzo della Regione in via Santa Lucia, a Napoli, dove l'automobile a bordo della quale c'era il governatore della Campania, Stefano Caldoro, è stata accerchiata.

I tre, dipendenti della Casa di Cura "Villa Russo", verranno denunciati in stato di libertà perchè ritenuti responsabili dei reati di danneggiamento, minacce e violenza privata. E' in corso, con l'ausilio di filmati della Polizia Scientifica, l'identificazione degli altri responsabili. Sono intervenuti gli agenti del commissariato San Ferdinando

Oggi pomeriggio Caldoro è rimasto ostaggio di una cinquantina di manifestanti e vittima di una aggressione. Il fatto è accaduto a metà pomeriggio, quando il governatore a bordo di un'auto di servizio ha tentato di lasciare la sede dell'ente in via Santa Lucia per impegni presi.

Dalla mattina, anche con un presidio, era in corso una manifestazione di protesta dei dipendenti della casa di cura privata "Villa Russo", senza stipendio da alcuni mesi, per ottenere ricollocamento in altre strutture ospedaliere. Un folto gruppo di loro ha circondato la vettura del presidente, impedendone il passaggio, sputando all'indirizzo dei finestrini e assestando calci e pugni alla carrozzeria.

I carabinieri in servizio sono intervenuti, allontanando i manifestanti e formando un cordone per far transitare l'auto, ma la manovra ha richiesto alcuni minuti durante i quali Caldoro è rimasto ostaggio di fatto degli aggressori, seppure all'interno della macchina con le serrature chiuse. La scena è stata ripresa dalle telecamere dei servizi di videosorveglianza dell'area, filmati che sarebbero al vaglio delle forze dell'ordine. In Regione era in corso tra l'altro l'incontro tra una delegazione dei manifestanti e rappresentanti di strutture dell'ente

pc 6 luglio - Parma . una rivolta civile che vuole andare fino in fondo


Protesta contro il Comune
Piazza in rivolta fino a sera


Dopo lo scandalo corruzione che ha travolto l'Amministrazione di Parma i cittadini sono scesi in piazza per la terza volta per chiedere le dimissioni del sindaco. Mentre in Municipio è andato in scena un delicatissimo Consiglio comunale gli indignati si sono ritrovati sotto i portici del grano per far sentire il loro dissenso. Pentole, coperchi, cartelloni, slogan, urla. Circa 500 persone - questa volta senza disordini e scontri con le forze dell'ordine - hanno presidiato la piazza per ore. Il Consiglio è andato avanti sino a mezzanotte, ora in cui i politici hanno abbandonato l'aula. Il sindaco per evitare problemi è uscito da una porta laterale mentre i consiglieri da quella principale: nonostante l'ora c'era ancora gente (la protesta era iniziata intorno alle 16) pronta ad urlare "dimissioni" e "vergogna" agli esponenti della maggioranza.

VIDEO Ore 24, i consiglieri escono: insultati

CRONACA DEL CONSIGLIO COMUNALE
LA RIVOLTA / I VOLTI DELLA GENTE / VIDEO

Gli eventi della giornata minuto per minuto

Ore 24 I consiglieri lasciano l'aula del Municipio. Sotto i portici non ci sono più i movimenti e la massa di gente, ma semplici cittadini o coppiette che non rinunciano però a gridare "vergogna" ai politici che escono da Comune come testimonia questo video GUARDA

Ore 21.30 I portici del Grano a poco a poco si svuotano. Il Popolo Viola annuncia: dopo la fiaccolata del 7 luglio contro la corruzione, nuova protesta il 13 per prossimo consiglio comunale.

Ore 20.10 Dopo oltre tre ore di protesta la piazza comincia a svuotarsi. Presenti ancora circa 250 persone che urlano "dimissioni" e "Parma libera". Il Consiglio comunale probabilmente andrà avanti fino a tarda serata.

Ore 19.20 Secondo stime approssimative gli indignati scesi in piazza sono circa 500. Non si ferma il rumore di pentole, coperchi e campane che da circa due ore e mezza è costante sotto il Municipio di Parma.

Ore 19 Consiglieri del Pd scendono dalle scale del municipio e raggiungono la piazza per parlare con i cittadini. "Sarà una serata molto lunga" dicono agli indignati, i quali replicano "cercheremo di restare qui a manifestare sino alla fine della seduta".

Ore 18.40 Arriva dal consiglio la notizia che si è passati al voto sulle partecipate del Comune. La piazza si fa sentire. La gente nonostante l'orario è ancora assiepata sotto i portici, si discute e in questa terza manifestazione sembra non ci sia il pericolo di scontri come nelle due passate.

Ore 18.10 La gente continua a rimanere sotto i portici. Nessun problema di ordine pubblico: le stesse forze dell'ordine appaiono più discrete e distanti dai manifestanti.

Ore 17.45 La manifestazione appare meglio organizzata e più pacifica rispetto a quelle passate. La rete Insurgencity sta distribuendo un documento sulla Student Work Service, società legata al Comune per organizzazione di eventi e legata al settore ambiente, i cui dirigenti sono stati arrestati. Il foglio è, dicono quelli del movimento, il documento con cui la Sws reclutava personale. All'interno del documento anche domande tipo: "Sei single?" "Qual'è l'ultimo indumento comprato?". Gli attivisti polemizzano su Sws e sui suoi legami con il Comune.

Ore 17.30 Alla protesta si sono aggiunti i sindacati. Striscioni anche contro la multiutility Iren (è stato arrestato il direttore Bertoli). Lo striscione: "Iren, indignazione dei dipendenti, via i dirigenti!!!".

Ore 17.20 I vari leader dei movimenti si alternano al microfono. In questa nuova manifestazione l'intento, oltre a chiedere le dimissioni del sindaco, sembra essere quello di spiegare ai cittadini le malefatte del Comune. Al momento uno dei portavoce della protesta sta spiegando al microfono come funziona il sistema delle partecipate.

Ore 17.17 Alla protesta si aggiungono associazioni e movimenti con tanto di stereo e microfoni. Nel frattempo la consigliera del Pd Vincenza Pellegrino è scesa dall'aula fra la folla per spiegare cosa sta accadendo in Consiglio Comunale. La protesta sembra, in questi primi minuti, più "stanca" delle precedenti. Nessun problema di ordine pubblico.

Ore 17.05 Al via cori "Dimissioni" e "Vignali vattene". Dentro l'aula del Consiglio arriva il rumore e il grido dei cittadini.

Ore 16.55 Inizia la protesta: i cittadini si fanno sentire con pentole, c'è molto rumore. Tanti anche i fischietti. Rimane un cordone protettivo tra la porta del Comune e i manifestanti. Circa 300 persone ora in piazza.

Ore 16.35 I portici del grano, seppur transennati, cominciano a riempirsi. Nuovi striscioni: "Parma un modo di vivere: rubando". Circa 100 le persone presenti.

Ore 16.15 I primi manifestanti stanno comiciando a raggrupparsi nella piazza. Signore con le pentole in mano, ragazzi con striscioni ironici: "Il menù della Giunta: tortelli alle mazzette...".

Ore 16 Circa una cinquantina di agenti presidiano la piazza. Intanto in Consiglio sono iniziate le prime interrogazioni.

Ore 15.45 Mentre in piazza si preparano le misure di sicurezza in aula del Consiglio si prepara la seduta. Curiosità: sono saltati l'impianto elettronico per il voto e i microfoni.

Ore 15.25 Viene comunicato che l'area transennata sarà occupata esclusivamente dalle forze dell'ordine: in pratica una zona cuscinetto davanti alle entrate.

Ore 15.00 In piazza la polizia municipale, i carabinieri e gli agenti della questura. Si teme l'afflusso di tanta gente alla manifestazione per chiedere le dimissioni di Vignali: è stata dunque transennata parte dei portici del grano.

Ore 14.30 I primi consiglieri di maggioranza raggiungono il municipio in attesa del Consiglio comunale fissato per le 16.30.


Corruzione, undici arrestiin manette tre dirigenti
Undici persone sono state arrestate nelle prime ore di questa mattina dalla guardia di finanza nel corso del secondo atto dell'operazione "Green money" sulle tangenti nel verde pubblico. Tra queste tre dirigenti del Comune: il comandante della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi, il direttore marketing - già capo dello staff del sindaco e direttore di Infomobility - Carlo Iacovini (adesso responsabile del progetto Zero Emission City) e Manuele Moruzzi del settore Ambiente, legati a filo doppio al sindaco Pietro Vignali fin dai tempi dell'assessorato all'Ambiente. In manette anche il direttore generale della multiutilty Iren a Parma Mauro Bertoli, il presidente di Engioi (società per azioni di cui il Comune detiene la maggioranza) Ernesto Balisciano, il presidente e il vice della cooperativa Student work service Gian Vittorio Andreaus e Tommaso Mori, gli imprenditori Gianluca Facini, Norberto Mangiarotti, Alessandro Forni e l'investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini.


LE ACCUSE - Gli undici arrestati, che si trovano in carcere da questa notte, sono accusati di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. La guardia di finanza nel corso della conferenza stampa ha parlato di un giro di soldi pubblici per mezzo milione di euro. Nel corso dell'indagine - che non è ancora conclusa - sono state fatte perquisizioni in città, in provincia e anche in altre località. Stamattina i finanzieri si sono presentati nel comando della Municipale in via del Taglio, negli uffici comunali del Duc e in municipio (FOTO). E' stato accertato il pagamento di tangenti per diverse centinaia di migliaia di euro. Il procuratore capo di Parma Gerardo Laguardia che ha commentato: "A Parma il fenomeno della corruzione è molto diffuso. L'ex Enìa è una mucca da mungere". Alla domanda se i politici fossero a conoscenza dell'accaduto Laguardia ha risposto ai giornalisti: "Questa è una considerazione che dovete fare voi".

Il sistema era quello di drenare soldi al Comune tramite consulenze fittizie, fatturazioni gonfiate e servizi mai resi. Ad esempio 50-70mila euro sono state spese per una consulenza sui canali irrigui che non era di alcuna utilità all'Amministrazione. Altre 180mila euro hanno finanziato i fiori del Lungoparma, le "pink roses", per le quali non funzionava neanche l'impianto di irrigazione. Gli arrestati con i soldi pubblici si facevano sistemare i propri giardini fatturando i lavori come se fossero servizi pubblici. Il giardino di Paco e Ax, i cani lupo dei vigili, non è mai stato realizzato: con i soldi stanziati, però, Jacobazzi ha riqualificato l'area verde della sua casa al mare a Santa Marinella.

IL RUOLO DI JACOBAZZI - Il comandante della Municipale è accusato anche di concussione: avrebbe fatto pressioni su un agente che aveva multato Rosi per il dehors installato in via Farini. Minacciò di trasferirlo se non avesse tolto la sanzione. "E' evidente - secondo Laguardia - quanto Jacobazzi fosse succube dei potenti della città".

Ma non è finita qui. Il capo dei vigili vendeva anche informazioni riservate su aziende e privati cittadini reperibili nei database ministeriali. L'investigatore di Monza arrestato, Giuseppe Lupacchini, le comprava a caro prezzo: 4mila euro l'una. Jacobazzi si recava personalmente nel centro lombardo con un'auto del Comune e per questo dovrà rispondere anche del reato di peculato d'uso.

Il comandante martedì prossimo si sarebbe dovuto presentare in aula nel corso del processo contro i vigili che nell'ottobre del 2008 aggredirono e insultarono il giovane ghanese Emmanuel Bonsu, scambiato per il palo di un pusher mentre attendeva nel parco Falcone e Borsellino l'inizio delle lezioni serali dell'istituto tecnico che frequentava. Jacobazzi entrò in servizio a Parma subito dopo l'accaduto. (LA VICENDA)

IL RUOLO DELLE MOGLI - Con i soldi pubblici, oltre a sistemare i loro giardini, i dirigenti comunali sistemavano anche le proprie consorti. I contribuenti parmigiani hanno pagato la riqualificazione del cortile dell'asilo di Brescia dove lavora la moglie di Iacovini. Mentre quella di Moruzzi, titolare di un'azienda che si occupata di toelettatura di animali chiamata Ringhio, ha incassato 50mila euro (4mila al mese) per fare il bagno ai cani del canile pubblico. Peccato che a occuparsi della loro igiene non sia stata lei, ma i volontari della struttura.

GLI ALTRI ARRESTATI - Mangiarotti e Balisciano, erano rispettivamente il presidente e il finanziatore di Parma People, la struttura messa in piedi da Pietro Vignali per finanziare la sua campagna elettorale a sindaco.

pc 6 luglio - RICORDIAMO CHI E' SPARTACO MORTOLA, IL DIRIGENTE DI POLIZIA CHE HA DIRETTO LE CARICHE CONTRO I NO TAV IN VAL SUSA

Spartaco Mortola, dirigente Digos nel luglio 2001, come premio per aver massacrato giovani inermi, il 2 giugno 2011, guarda caso proprio nel momento clou delle lotte in val Susa, il boia viene promosso, 10 anni dopo il G8, questore di Torino.
Figuriamoci se una merdaccia così, con le sue referenze, non lo riutilizzavano per reprimere il movimento in val Susa: il funzionario è stato condannato in appello sia per la "macelleria messicana" della scuola Diaz che per la complicità (aumm aumm) con l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro nel falsare le deposizioni dei testi. Le pesanti condanne di 2° grado (pene fino a 4 anni), non hanno mai, di fatto, interrotto la progressione delle carriere degli alti funzionari psicopatici come lui, istituiti apposta per creare una “guerre a bassa intensità”, per reprimere con la violenza il movimento del dissenso che non tollera più le violenze gratuite dello stato, le umiliazioni delle forze del disordine, sono asuefatti e non vogliono più subire la sopraffazione e le provocazioni dei servi dei poteri forti e delle speculazioni della massomafia. Le merde inquisite col demente Mortola sono: Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Gilberto Caldarozzi, ai vertici dell'antiterrorismo e dell'antimafia.
ll messaggio che arriva da Roma, (per le condanne inferte alle forze del disordine) dal capo della polizia Antonio Manganelli, è sempre lo stesso, che conferma l'atteggiamento tenuto in questi dieci anni dai vertici del corpo: "Quelli della Diaz , i torturatori di donne, giovani e bambini non si toccano".
Val Susa libera dalla TAV, dalla repressione e dalla militarizzazione

pc 6 luglio - sbirri porci e mentitori -- li riconosci Napolitano ?


pc 6 luglio - napoli in lotta con i notav

Sosteniamo i No Tav Senza se e senza ma!

In solidarieta’ con la lotta delle popolazioni della Valsusa e con tutti i manifestanti che domenica hanno subito sulla propria pelle l’effetto della militarizzazione “dell’affare Tav”, un centinaio di attivisti dei movimenti sociali napoletani ha occupato questo pomeriggio i binari dell’alta velocità della stazione di Napoli e tengono bloccati i treni TAV da quasi due ore.

Un’inizativa dimostrativa per denunciare quello che sta accadendo in Valsusa dal 27 giugno e la distorsione dei fatti sulla mobilitazione di domenica scorsa, quando per difendere la speculazione multimiliardaria sulla Tav la polizia ha sparato per ore sulla gente con i lacrimogeni ad altezza uomo, ha incredibilmente lanciato sassi dai cavalcavia contro i manifestanti (come dimostrano i filmati), ha pestato a sangue i fermati.
Ma anche un’iniziativa per denunciare chi sono i veri criminali: gli artefici politici e imprenditoriali di un’opera sostanzialmente inutile, concretamente devastante per l’ambiente in tutta italia e che è costata decine di miliardi di euro alle tasche degli italiani! In un paese che pure ci vede sempre più precari e impoveriti!
Perciò quando ci si chiede chi sono i veri criminali in questa storia bisogna cominciare a ricordare i dati di un opera che mediamente è perfino costata tra sei e dieci volte la spesa prevista (sulla Napoli-Roma si è passati per esempio da un miliardo di euro di previsione a oltre otto miliardi di spesa effettiva…!). Tutti soldi sottratti al potenziamento del diritto alla mobilità per tutti e utilizzati per confezionare un servizio d’elite dai costi ovviamente inaccessibili ai più e insostenibili per l’ambiente.
Uno degli striscioni con cui oggi abbiamo tenuto bloccata la TAV titola “TERRA E LIBERTA’”, perchè la lotta della Valsusa ci riguarda tutti, riguarda il diritto all’autogoverno dei territori e alla salvaguardia dell’ambiente e del futuro. Ed è ancor più vero per chi come noi, in Campania, con la devastazione delle megadiscariche e della cosiddetta “emergenza rifiuti” ha conosciuto sulla propria pelle l’arroganza e la violenza dei poteri forti, l’esproprio della democrazia e del diritto alla salute in nome dei profitti ingenti di pochi.

Liberi subito tutti gli arrestati!

movimenti napoletani

pc 6 giugno - le carogne in divisa che sparano a viso scoperto contro i NOTAV




sparano contro un cameramen

pc 6 luglio - la voce dei NO TAV Noi in questa Valle ci abitiamo voi ci venite da occupanti…a sarà dura!


Noi in questa Valle ci abitiamo voi ci venite da occupanti…a sarà dura!


Ancora una volta l’accoppiata politici/media si e distinta nella capacità non solo di falsificare, ma anche di inventare ciò che vero non è.
Intanto parliamo di cifre: il corteo grosso di Exilles parte almeno con 30-40 mila persone a cui si aggiungono 10 mila partiti da Chiomonte. Da Giaglione altre 10 mila persone e migliaia anche alla Ramts. Parlare di 7 mila persone come fa la questura e

Da fuori valle sono arrivati qualche decina di pulmann, dall’estero qualche macchina di francesi della Savoia anch’essi no tav e appartenenti per lo più a gruppi autonomisti. Tedeschi, inglesi e spagnoli devono averli visti i poliziotti magari dall’elicottero!

La verità e che le migliaia di valsusini che hanno assediato il cantiere dal lato boschivo di Giaglione e Ramats erano muniti di caschi e mascherine antigas. Niente da stupirsi: dopo il violento sgombero di lunedì scorso da parte delle forze dell’ordine si è deciso di evitare di rimanere intossicati e di proteggersi.
Come avevamo annunciato, volevamo assediare il cantiere arrivando alle reti, facendo pressione e dimostrando l’insicurezza della fortezza che hanno installato.
Ma appena arrivati a contatto con le recinzioni il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo (decine e decine i feriti colpiti da lacrimogeni, alcuni anche gravi con organi interni lesionati e ferite profonde in braccia, gambe e testa) ha creato una situazione di totale confusione e ognuno a cercato di difendersi come poteva.
Il lancio di gas è avvenuto ininterrottamente da circa mezzogiorno fino alle 18, e ne i momenti in cui gli agenti aspettavano nuovi rifornimenti di lacrimogeni, venivano scagliate sui manifestanti grosse pietre dall’alto che hanno provocato anch’esse alcuni feriti. Dalla Maddalena a un certo punto sono iniziati a partire anche proiettili di gomma, fino ad arrivare a caricare i manifestanti con una ruspa.
Questi sono i fatti da chi ha vissuto il tutto dal di dentro, da chi ha visto a fianco a se gli amici di sempre vomitare l’anima per l’intossicazione o arrivare feriti al presidio per i candelotti ricevuti nelle gambe o nell’addome.
Sì, gli amici di sempre che da più di venti anni lottano contro questo sciagurato progetto o i giovani di vent’anni che hanno sentito i racconti di Venaus dai genitori e che oggi sono anch’essi nei boschi e sulle montagne a difendere la loro Valle e il loro futuro
Parlare di antagonisti, centri sociali o quant’altro come nodo centrale per spiegare gli scontri di oggi e non capire voler nascondere che in questa Valle il livello di sopportazione verso i sopprusi di questo potere sordo a delle giuste e sacrosante richieste ha oltrepassato il limite.
Chiudiamo dicendo che l’obietto prefissato della giornata è stato ampiamente raggiunto: la manifestazione di Giaglione ha raggiunto il nostro presidio in muratura e quello che dovrebbe essere il futuro cantiere è stato occupato per l’intera giornata dai manifestanti obbligando le forze dell’ordine a rinchiudersi dietro una fortezza che dimostra politicamente e praticamente come l’opera non potrà mai essere fatta in queste condizioni.
E come avevamo annunciato questo è solo l’inizio di un lungo assedio che durerà fino a che i cantieri non saranno smobilitati.

La voce ai NO TAV – tutta la conferenza stampa

[da Infoaut.org] Tutti gli interventi della conferenza stampa del movimento notav tenutasi il 4 luglio a Chiomonte.
Il movimento notav non accetta semplificazioni né riduzionismi e nella sua splendida etereogeneità compatta

pc 6 luglio - parlano i familiari del processo eternit di torino

"UN BEL punto di arrivo. In pullman, mentre tornavamo a casa, ci siamo
detti questo: siamo arrivati fin qui, ma non abbiamo ancora finito". Romana
Blasotti Pavesi ha 82 anni, l'amianto le ha portato via una figlia, il
marito e la sorella, ma non le ha fatto perdere né la gentilezza né la
lucidità. Se le si chiede che ne pensa del carcere, dell'espiazione, del
significato di un'eventuale condanna per i due imputati, anziani signori di
un altro paese per il quale oggi l'accusa ha chiesto vent'anni di carcere,
risponde decisa: "È giusto che paghino, concretamente. Loro continuavano ad
accumulare soldi su soldi, quando già sapevano che le persone morivano, i
lavoratori come i cittadini. Soltanto in Casale abbiamo avuto 1.700 morti.
La richiesta di vent'anni di prigione è giusta".
Signora Blasotti, qual è stata la sua reazione, ascoltando il pubblico
ministero?
"Di gratitudine. Noi familiari delle vittime siamo grati a lui, al dottor
Colace e alla dottoressa Panelli, agli avvocati e ai giornalisti, per il
modo in cui ci hanno accompagnato in questi anni. Senza il loro lavoro
scrupoloso e tenace, senza la vostra attenzione, non saremo mai arrivati
fino qui. Ma è stata una battaglia lunga e molto dolorosa, perché ogni volta
che si parla di amianto si parla di una tragedia nazionale, ma, per noi,
anche delle persone care che non ci sono più e di quelle che continuano a
morire".
Da quanto tempo vi battete?
"Sono più di vent'anni. Per questo noi sappiamo più di chiunque altro che la
pena chiesta dal pubblico ministero, vent'anni di carcere, è una pena
giusta. Questo processo lo abbiamo voluto noi, senza la nostra lotta non
sarebbe stato possibile. Sappiamo anche che non è finita: ci sono ancora
tanti ammalati, la gente continua a morire".
Che cosa chiedete, oltre alla giustizia?
"Investimenti per la ricerca, si devono trovare le cure per chi può ancora
curarsi. E la bonifica: non l'abbiamo ancora avuta completamente, vogliamo
che Casale ritorni completamente pulita".
Che cosa le importa di più, che i due imputati vadano in carcere o che la
sentenza sia un messaggio per tutti?
"Oggi (ieri, ndr) è stata una buona giornata. Vogliamo che loro paghino
veramente, ma soprattutto che questo processo sia un grande esempio per
tutti. Si sappia che non siamo carne da macello, che non si possono
guadagnare soldi sulla vita degli altri".
Aspettate dei risarcimenti economici?
"Non saprei, ci fidiamo dei nostri avvocati. Lunedì e martedì parleranno in
aula, sanno che cosa dire. Poi, ci saranno altre cause, anche perché dopo di
noi purtroppo verranno altre vittime e altri familiari. Ma per quanto mi
riguarda, tutta la giustizia che chiedo è in questo processo, non ho bisogno
d'altro".
Vent'anni dopo, ricomincerebbe da capo?
"Certo. È stata una battaglia crudele, è molto doloroso sapere che qualcuno
ha deciso deliberatamente di lasciare che la tua e altre famiglie si
ammalassero e morissero. Ma io credo nella giustizia, e questo processo,
fino a oggi, mi dimostra che faccio bene".



(05 luglio 2011)

pc 6 luglio - arrestati compagni rivoluzionari in Canada ! mobilitazione immediata


il comunicato pervenutoci

ARRESTI POLITICI A MONTREAL

29 giugno, la sezione anticrimine della Divisione criminalità organizzata del Servizio di Polizia della Città di Montreal (SPVM) ha proceduto in forze all'arresto di quattro militanti e attiviste - tra cui Patrice Legendre, un operaio comunista e sostenitore del PCR- e a perquisizioni nelle loro case in relazione all'ultima manifestazione del primo maggio, organizzata dalla Convergenza delle lotte anticapitaliste di Montreal (CLAC). Quasi trenta poliziotti sono stati mobilitati in questa operazione condotto la mattina presto.

Secondo chi conduce l'indagine e guida tutta l'operazione, nove agenti di polizia sarebbero stati feriti, alcuni gravemente, nel corso di un alterco quel giorno, cosa che è sstata d'altronde riportata nel Numero 3 del giornale comunista Partisan e anche in alcuni mezzi di comunicazione. Le quattro persone arrestate sono state poi rilasciate in serata con la promessa di comparire il 13 luglio prossimo alle ore 9 presso il tribunale di Montreal. Le accuse vanno da "aggressione armata" a "vie di fatto su un agente di pace", "ostacolo al lavoro dei poliziotti" e "porto d'armi a scopo pericoloso".

Ricordiamo che durante la manifestazione del 1° maggio, che ha riunito circa 1.500 persone per le strade del centro di Montreal, alcuni poliziotti del SPVM sono intervenuto, in maniera del tutto subdola e provocatoria, per procedere, senza alcun motivo all'arresto di un noto militante conosciuto come fotografo del giornale Partisan. Cosa prevedibile in queste circostanze, decine di manifestanti, uomini e donne, avevano spontaneamente reagito avvicinandosi ai poliziotti dicendo loro di rilasciare gli attivisti che stavano cercando di arrestare.
Visibilmente mal preparati, i poliziotti avevano scelto di battere in ritirata.

L'operazione del 29 giugno chiaramente è stata condotta sulla base di prove ridicole. Il contenuto dell'interrogatorio e la presenza di un investigatore della squadra integrata sulla sicurezza nazionale
suggeriscono che altre ragioni si celano dietro questa operazione.
Possiamo supporre innanzi tutto che essa sia motivata da una tradizione poliziesca che consiste nel "vendicarsi" al verificarsi di una sconfitta quando succedono queste cose. È sconfitta è stata il 1° maggio dato che i poliziotti sono stati respinti nel loro tentativo di fare un arresto arbitrario e inspiegabile. A questo punto, bisognava trovare dei colpevoli. Ma in mancanza di prove o prove sufficienti, gli investigatori hanno ovviamente deciso di attaccare attiviste e attivisti, di cui alcuni ben noti che non nascondono le loro opinioni politiche. In tal modo, la polizia e i servizi segreti hanno usato questo pretesto per criminalizzare il loro coinvolgimento politico e in particolare, le idee comuniste e che essi ed esse difendono.
Ricordiamo che nelle ultime settimane, il PCR ha iniziato la pubblicazione di una giornale bilingue, Partisan, pubblicato e distribuito ogni due settimane nelle principali città dell'Ontario e del Quebec; e ha anche iniziato ad organizzare i lavoratori e gli operai nel MRO (movimento rivoluzionario operaio). La sua lotta contro il capitalismo e lo sfruttamento prende forme nuove e va avanti.

Gli inquisitori hanno anche detto di avere tenuto sotto sorveglianza la Maison Norman Bethune (una libreria gestita dall'Ufficio d'Informazione Politica del PCR) dal giorno dopo il 1° maggio. Molte attiviste e militanti frequentano questa biblioteca, partecipano alle sue attività, diffondono un giornale comunista e si impegnano per portare avanti la causa della rivoluzione.
I poliziotti sembrano aver voluto "tuffarsi" tra queste persone per trovare i colpevoli e quindi fare dimenticare il proprio comportamento frivolo e provocatorio durante la manifestazione del 1° maggio.

Inoltre, le informazioni raccolte dall'Ufficio di informazione politica tendono a dimostrare che i poliziotti hanno cercato con questa operazione di implicare il PCR, e in particolare il militante Patrice Legendre, in tre incidenti precedenti, uno dei quali si è verificato lo scorso anno a Trois-Rivières quando un ordigno esplosivo ha fatto andare in frantumi le porte del centro di reclutamento delle Forze Canadesi. Questo atto è stato rivendicato da un gruppo chiamato "Resistenza internazionalista" e, finora, la polizia non è riuscita a chiarire questo evento.
Curiosa coincidenza, il giorno dopo gli arresti di Montreal, la squadra integrata della sicurezza nazionale ha installato per tre giorni un posto di comando a Trois-Rivières, di fronte al centro di reclutamento, allo scopo, hanno detto, "di raccogliere nuove informazioni e convalidare piste qualificate "Molto serie"". Sappiamo che i poliziotti hanno poi presentato le foto di quattro persone arrestate il 29 giugno alla popolazione di Trois-Rivières sperando di trovare qualcuno da implicare in un modo o nell'altro.

L'operazione del 29 giugno non è stata fatta a caso.
Si iscrive in un contesto in cui lo Stato borghese del Canada è all'offensiva per criminalizzare la lotta politica e, in particolare, le militanti e i militanti che vi partecipano. Basta guardare al G20, nel giugno 2010 a Toronto, quando oltre mille persone sono state arrestate illegalmente. Negli ultimi anni, decine di attivisti e militanti, alcuni del PCR sono stati molestati nelle loro case e i loro luoghi di lavoro, da parte del famoso "gruppo integrato".

Il Partito Comunista Rivoluzionario condanna fermamente questa vile operazione condotta
principalmente per motivi politici e votata alla sconfitta che si ritorcerà inevitabilmente contro coloro che l'hanno pianificata. Il PCR prepara una campagna attiva per denunciare gli arresti e ottenere la liberazione totale e incondizionata delle persone arrestate. Esso ringrazia già i molti gruppi e individui che hanno mostrato indignazione e la solidarietà in conseguenza dell'operazione del 29 giugno.


DENUNCIAMO L'INTIMIDAZIONE POLITICA! DIFENDIAMO IL NOSTRO DIRITTO DI LOTTARE CONTRO LA BORGHESIA E IL SUO STATO! LA SOLIDARIETA E' LA NOSTRA ARMA!

Ufficio d'Informazione Politica del PCR
ARRESTATIONS POLITIQUES À MONTRÉAL

Le 29 juin dernier, la section
antigang de la Division du crime organisé du Service de police de la
Ville de Montréal (SPVM) a procédé en force à l'arrestation de quatre
militantes et militants - dont Patrice Legendre, un ouvrier communiste
et supporter du PCR - et à des perquisitions à leur domicile en rapport
avec la dernière manifestation du 1er Mai, organisée par la Convergence
des luttes anticapitalistes de Montréal (CLAC). Près d'une trentaine de
policiers ont été mobilisés dans cette opération menée tôt en journée.


Aux dires de l'enquêteur en charge de toute l'opération, neuf
policiers auraient été blessés, dont certains gravement, lors d'une
altercation survenue ce jour-là, qui a d'ailleurs été relatée dans le
numéro 3 du journal communiste _Partisan _ainsi que dans certains
médias. Les quatre personnes arrêtées ont été détenues puis relâchées en
soirée sous promesse de comparaître le 13 juillet prochain à 9h au
Palais de justice de Montréal. Les accusations vont d'«agression armée»,
à «voies de fait sur un agent de la paix», «entrave au travail des
policiers» et «port d'arme dans un dessein dangereux».

Rappelons que
lors de la manifestation du 1er Mai, qui a regroupé près de 1500
personnes dans les rues du centre-ville de Montréal, des policiers du
SPVM étaient intervenus, d'une manière totalement sournoise et
provocatrice, pour procéder sans raison aucune à l'arrestation d'un
militant connu comme photographe du journal _Partisan_. Chose prévisible
dans les circonstances, des douzaines de manifestantes et manifestants
avaient alors spontanément réagi en s'approchant des policiers et en
leur intimant de libérer le militant qu'ils tentaient d'arrêter.
Visiblement mal préparés, les policiers avaient choisi de battre en
retraite.

L'opération du 29 juin a manifestement été menée sur la base
d'éléments de preuve dérisoires. Le contenu des interrogatoires et la
présence d'un enquêteur de l'équipe intégrée sur la sécurité nationale
laissent croire que d'autres motifs se cachent derrière cette opération.


On peut d'abord supposer qu'elle est motivée par une tradition
policière qui consiste à «se venger» d'une défaite lorsque surviennent
de tels événements. Et défaite il y a eu le 1er Mai puisque les
policiers ont été repoussés dans leur tentative de procéder à une
arrestation arbitraire et inexplicable. À ce prix, il fallait trouver
des coupables. Or, faute de preuves ou d'éléments suffisants, les
enquêteurs ont à l'évidence décidé de s'en prendre à des militantes et
militants dont certains bien connus et qui ne cachent pas leurs opinions
politiques. Ce faisant, la police et les services de renseignement ont
profité de ce prétexte pour criminaliser leur implication politique et
plus précisément, les idées communistes qu'ils et elles défendent.
Rappelons que ces dernières semaines, le PCR a commencé à publier un
journal bilingue, _Partisan_, publié chaque deux semaines et diffusé
dans les principales villes de l'Ontario et du Québec; il a également
commencé à organiser les employéEs et ouvriers-ères dans le MRO (le
Mouvement révolutionnaire ouvrier). Son combat contre le capitalisme et
l'exploitation prend de nouvelles formes et va de l'avant.

Les
enquêteurs ont également révélé avoir surveillé la Maison Norman Bethune
(une librairie animée par le Bureau d'information politique du PCR) dès
le lendemain du 1er Mai. Beaucoup de militantes et militants fréquentent
cette librairie, participent à ses activités, diffusent un journal
communiste et s'impliquent pour faire avancer la cause de la révolution.
Les policiers semblent avoir voulu «piger» parmi ces gens pour trouver
des coupables et ainsi faire oublier leur propre comportement frivole et
provocateur lors de la manifestation du 1er Mai.

Par ailleurs, les
informations recueillies par le Bureau d'information politique tendent à
montrer que les policiers ont cherché avec cette opération à impliquer
le PCR, et en particulier le militant Patrice Legendre, dans trois
incidents antérieurs dont l'un survenu l'an dernier à Trois-Rivières
alors qu'un engin explosif a fait voler en éclats les portes du centre
de recrutement des Forces canadiennes. Cet acte avait été revendiqué par
un groupe appelé «Résistance internationaliste» et jusqu'à présent, la
police n'a pas réussi à élucider cet événement.

Curieuse coïncidence,
le lendemain des arrestations de Montréal, l'équipe intégrée sur la
sécurité nationale installait pour trois jours un poste de commandement
à Trois-Rivières, face au centre de recrutement, afin, ont-ils dit, _«de
récolter de nouvelles informations et valider des pistes qualifiées de
"très sérieuses"»_. Nous savons que les policiers ont alors présenté des
photos des quatre personnes arrêtées le 29 juin à la population de
Trois-Rivières en espérant trouver quelqu'un qui les impliquerait d'une
manière ou d'une autre.

L'opération du 29 juin ne tient pas du hasard.
Elle s'inscrit dans un contexte où l'État bourgeois canadien est à
l'offensive pour criminaliser la lutte politique et en particulier, les
militantes et les militants qui y participent. On n'a qu'à penser au
sommet du G20 en juin 2010 à Toronto, où plus d'un millier de personnes
ont été arrêtées illégalement. Au cours des dernières années, des
douzaines de militantes et de militants, dont certains du PCR, ont été
l'objet de harcèlement à leur domicile et sur leur lieu de travail, de
la part de cette fameuse «équipe intégrée».

Le Parti communiste
révolutionnaire condamne vigoureusement cette lâche opération menée
essentiellement pour des raisons politiques et vouée à l'échec, qui se
retournera inévitablement contre ceux qui l'ont planifiée. Le PCR compte
mener une campagne active pour dénoncer ces arrestations et obtenir la
libération totale et inconditionnelle des personnes arrêtées. Il
remercie déjà les nombreux groupes et individus qui ont manifesté leur
indignation et leur solidarité à la suite de l'opération du 29 juin.


DÉNONÇONS L'INTIMIDATION POLITIQUE! DÉFENDONS NOTRE DROIT DE LUTTER
CONTRE LA BOURGEOISIE ET SON ÉTAT! LA SOLIDARITÉ EST NOTRE ARME!

Le
Bureau d'information politique du PCR

pc 6 luglio - da taranto alla val susa ...manifestazione e firme di solidarietà


a Taranto nel centro della città ieri siè respirato aria combattiva e solidale.
Circa un centinaio in tutta la serata, disoccupati, precari, lavoratori, con numerose donne hanno partecipato alla manifestazione di solidarietà con la valsusa promossa da proletari comunisti. Partecipazione e combattività non sono state certo fermate dalla massiccia e inizialmente spropositata presenza di polizia, carabinieri, vigili urbani ecc.

Gli striscioni e pannelli hanno dato una vera controinformazione per ristabilire la verità dei fatti e sono stati molto letti
Il forte comizio in cui le ragioni della lotta, l'ampiezza della partecipazione all'assedio del 3 luglio si sono unite alla denuncia della polizia, di Maroni e leghisti, di Napolitano e PD, della grande stampa è stato attentamente seguito e
sostenuto, mentre venivano distribuite centinaia di copie del volantino di proletari comunisti
Al tavolino di raccolta delle firme, tanti a firmare e a esprimere la loro solidarietà: che possiamo fare ? dicevano giovani e meno giovani!
la mozione da firmare dice:
------------------------------------------------------------------------------------Da Taranto solidarietà e sostegno
Con la Valle che Resiste e non si arrende
dal coordinamento dei comitati NOTAV .
"combattiamo una lotta che riguarda tutti. Per questo invitiamo, quanti hanno a cuore la democrazia del nostro paese, chi ancora ha coraggio d’indignarsi, a sostenere questa lotta"
No TAV! No devastazione del territorio e dell'ambiente per i profitti e le speculazioni
No mafia! No alla occupazione militare del territorio della val susa !
Si al rispetto della Valle e della volontà della popolazione !

NOME COGNOME telefono e mail firma
---------------------------------------------------------------------------------

Si è firmato e si sono mangiate le focacce preparate da una compagna rumena, attiva nella lotta dei disoccupati organizzati, si è visto come andare a genova 2011 e al campeggio val susa.. un operaio si è avvicinato e ha detto.. ' fatemi firmare , la mia firma è importante,, sono un delegato sindacale'
altri dicevano non bastano le firme....

comunque
siamo tutti valsusini, siamo tutti 'black block' si sentiva dal megafono..

proletari comunisti
circolo di taranto

martedì 5 luglio 2011

pc 5 luglio - NO TAV racconto dal fronte

NO TAV

I pullman da tutta Italia arrivano la mattina presto all'autoporto di Susa e lì riceviamo la cartina della zona della Maddalena e tutte le indicazioni utili per la giornata.
I concentramenti sono due: il corteo grosso che vedrà la partecipazione di varie forze, comprese le componenti istituzionali, e che accoglierà la quasi totalità dei compagni provenienti da altre città, partirà da Exil, arriverà alla “centrale” dove ci sarà il blocco della polizia e lì si dividerà in due con una parte che resterà lì e un altra che salirà i sentieri in mezzo ai boschi per cercare di entrare nel cantiere da Ramat. L'altro corteo invece partirà da Giaglione, sarà composto soprattutto da valligiani, attraverserà i boschi per vari sentieri e cercherà di assediare il cantiere della tav in vari punti presidiati dalle forze dell'ordine.
Scegliamo Giaglione come luogo dal quale partire per poter farci il corteo a contatto con chi vive quelle terre e per avere l'opportunità di capire direttamente la composizione e i sentimenti della gente della valle per questa giornata. Il corteo che parte da Giaglione, ma solo se paragonato all'altro, è il corteo piccolo che sfila tra strade quasi a strapiombo e sentieri di montagna. Come previsto è composto soprattutto da gente del luogo di età diversissime ma tutti determinati e combattivi. Dall'altro corteo arrivano buone notizie, è enorme e ci sono compagni organizzati da tutta Italia.
Per tutto il percorso siamo pedinati in maniera pressante da un elicottero della polizia che non ci lascerà un attimo. Arrivati a un tratto il corteo si ramificherà in un paio di sentieri che attraversando i boschi cercano di arrivare al cantiere militarizzato, una parte arriverà su un ponte che troverà totalmente blindato da blocchi di cemento, un altra guaderà un fiume e arriverà da sopra verso la Maddalena incontrandosi con i compagni che, provenendo da Exil, sarebbero scesi da Ramat.
Tutti questi spostamenti tra i boschi non sarebbero stati assolutamente possibili se i compagni non fossero stati guidati fino ai punti dell'assedio da gente del posto, da valligiani esperti dei luoghi, da signori anziani combattivi e determinati a cercare di forzare il blocco della polizia e che, per farlo, ben vedevano la solidarietà attiva di tante persone e giovani provenienti da fuori. L'attraversare sentieri e boschi più o meno agevoli ha ovviamente scremato il corteo ma fin dall'inizio era stato programmato che sarebbe stato posto l'assedio da entrambi i cortei attraverso le tracce in mezzo agli alberi segnate i giorni precedenti dai valligiani e da questi seguite il giorno del corteo.
Per usare le categorie dei giornalacci dei giorni seguenti: sono stati i “buoni” a scortare e accompagnare i “cattivi” tra i boschi verso la Maddalena; sono stati gli “abitanti della val Susa” a organizzare l'assedio e a portare in questi punti i “black block”.
Si arriva in prossimità al cantiere della Maddalena: lo scenario è surreale con i manifestanti in mezzo agli alberi e completamente avvolti dal fumo dei lacrimogeni che caratterizzerà questa giornata come non mai. Verranno sparati continuamente, per ore e ore, di tutti i tipi e “ripescando” stock di dubbia legalità che non si vedevano da anni nei cortei. I compagni e la gente della valle farà il possibile per resistervi con tutti i metodi di fortuna di questi casi ma la quantità del gas che avvolgerà la valle e i boschi è indescrivibile. Dall'altro lato, alla “centrale”, i manifestanti taglieranno la recinzione del corteo e, guardando in lontananza dall'altro lato della valle i fuochi d'artificio in risposta ai lacrimogeni della polizia, scoppierà in un applauso di sostegno alla battaglia.
Negli scontri saranno presenti compagni (da tutta Italia e di tutte le aree politiche) e moltissimi valligiani di tutte le età (ma con una forte componente di “montanari duri” di oltre 60 anni) che, con pietre, fionde, fuochi d'artificio e altri mezzi di fortuna cercheranno per ore di entrare a riprendersi il cantiere resistendo a cariche, lacrimogeni tirati ad altezza d'uomo (la maggior parte dei feriti a fine giornata sarà causata dall'uso da parte della polizia dei candelotti di gas come veri e propri proiettili per colpire i manifestanti). Altro che la solita divisione tra “buoni” e “cattivi”: è stata molto più simile a una rivolta popolare con la gente della valle in prima linea al fianco di chi solidarizza in tutta Italia alla battaglia no-tav. È stata la gente della valle il “reparto scelto” del corteo per le sue conoscenze del luogo, la sua capacità di destreggiarsi in un terreno di montagna, la sua rabbia e la sua determinazione nell'attaccare la polizia e riprendersi il cantiere della Maddalena.
Ci saranno per tutto il tempo bellissimi momenti di “fusione” e di solidarietà attiva tra la gente della valle e chi dal resto d'Italia è andato in prima linea insieme a loro. La battaglia renderà tutti quei manifestanti scesi fino al cantiere un corpo unico in grado di far preoccupare seriamente la polizia e i carabinieri. Si tornerà a casa tra i controlli della polizia, le notizie di arresti e feriti e i saluti e i ringraziamenti tra manifestanti della valle e chi torna ai bus e alle macchine verso altre città.
Come dicono da queste parti sulla battaglia contro la tav: sarà düra.