martedì 29 novembre 2011

pc 29 novembre - “Reddito minimo garantito… per evitare rivolte popolari”… Più chiaro di così il governo dell’Unione Europea non potrebbe essere!

Riportiamo questo articolo apparso ieri sul corriere della sera che spiega bene le preoccupazioni dell’Unione Europea, in rappresentanza di tutti i governi europei, di fronte alla “necessità dei sacrifici” che dovranno fare le masse popolari, insomma di quella “macelleria sociale”, che a parole vorrebbero evitare ma che nei fatti è in arrivo e che vorrebbero esorcizzare con qualche zuccherino per indorare la pillola.

È una argomentazione abbastanza strana quella del giornalista che da un lato deve riconoscere la “povertà dilagante”;

“ben 116 milioni di cittadini europei minacciati dalla povertà e addirittura in 42 milioni quelli finiti in stato di indigenza”;

“L'ulteriore aggravamento della crisi e della disoccupazione nel 2011 rischia di accentuare negativamente questi dati allarmanti”;

“la condizione particolarmente disagiata soprattutto degli anziani e dei bambini poveri.”;

“scarsità di affitti a prezzi contenuti”;

“difficoltà di accesso a un'istruzione adeguata”;

“contrazione delle opportunità di lavoro sufficientemente remunerativo per i giovani e per le donne”;

e poi dall’altro lato ritiene normale una soluzione che renda accettabili interventi di austerità

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Corriere della Sera Economia di lunedì 28 novembre 2011, pagina 17

Offshore - Reddito minimo garantito, adesso l'Unione ci prova

di Caizzi Ivo

Si riapre la possibilità che l'Unione europea prenda in considerazione l'introduzione di un reddito minimo garantito nei 27 Paesi membri come misura contro la povertà dilagante e a favore dell'inclusione sociale. Dai Palazzi di Bruxelles è trapelato informalmente che questo aiuto ai cittadini più svantaggiati potrebbe essere trattato come misura di compensazione per far accettare interventi di austerità con effetti iniziali spesso pesanti per le fasce più deboli. Già nel vertice dei capi di Stato e di governo del 9 dicembre prossimo dovrebbe infatti essere presentata la proposta della cancelliera tedesca Angela Merkel di imporre più rigore con una specie di «commissariamento» delle politiche di bilancio dei Paesi dell'Eurozona in difficoltà nel sostenere il loro debito pubblico. A Berlino vorrebbero perfino una riforma dei Trattati che introduca sanzioni automatiche per i governi non in regola.

L'orientamento compensativo punta così a evitare che i tagli della spesa richiesti dall'Ue generino tensioni sociali e rivolte popolari. A Bruxelles non vorrebbero replicare, imponendo le misure di austerità, contestazioni come quelle esplose in Grecia quando il governo di Atene chiese l'aiuto dell'Europa per fronteggiare l'assalto della speculazione, che aveva fatto schizzare all'insù i tassi sui titoli greci fino a livelli insostenibili. L'allora premier, il socialista Georges Papandreou, è poi stato l'ennesimo capo di governo dell'Eurozona costretto a dimettersi dopo aver accettato un duro piano di risanamento finanziario, imposto da Commissione europea, Bce e Fondo monetario in cambio dei finanziamenti per il salvataggio. L'Europarlamento, nell'ultima sessione a Strasburgo, ha già approvato a larga maggioranza una risoluzione che sollecita una legislazione in grado di introdurre un reddito minimo garantito pari ad almeno il 60% del reddito medio pro-capite di ciascuno dei Paesi membri. Questo livello viene considerato come la linea di demarcazione per definire l'ingresso nello stato di povertà. L'eurodeputato socialista belga Frederic Daerden, relatore del rapporto sull'inclusione sociale approvato dall'Europarlamento, ha affermato che nel 2010 le stime indicavano ben 116 milioni di cittadini europei minacciati dalla povertà e addirittura in 42 milioni quelli finiti in stato di indigenza. L'ulteriore aggravamento della crisi e della disoccupazione nel 2011 rischia di accentuare negativamente questi dati allarmanti. Nel rapporto di Daerden viene evidenziata anche la condizione particolarmente disagiata soprattutto degli anziani e dei bambini poveri. Ostacoli agli interventi contro la povertà sono individuati in molti Paesi membri nella scarsità di affitti a prezzi contenuti, nelle difficoltà di accesso a un'istruzione adeguata per chi è privo di mezzi economici e nella contrazione delle opportunità di lavoro sufficientemente remunerativo per i giovani e per le donne. L'eurodeputato del Pd Sergio Cofferati, ex segretario del sindacato Cgil, ha segnalato il crescente e preoccupante fenomeno del «lavoro povero», che crea masse di occupati con un reddito non sufficiente per vivere decorosamente.

[Cofferati, ex segretario generale Cgil, ex sindaco di Bologna, ora europarlamentare, come tutti quelli che fanno carriera sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari non sa cosa significa né povero né lavoro, guadagna migliaia di euro al mese, e parla solo per continuare ad ingannare…]

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