lunedì 5 settembre 2011

pc 5 settembre - LA VERA PARTITA IN GIOCO

La seconda fase della crisi economica del capitale spinge oggettivamente e soggettivamente il capitale ha imporre le misure di scaricamento della crisi attraverso forme sempre più esplicite di dittatura aperta, dentro una tendenza moderno fascista che data già prima della crisi stessa. Quindi, la controffensiva non è figlia della destra, ma caso mai “madre”, e il consociativismo sindacale è dentro il percorso neo corporativo che il moderno fascismo comporta.
Moderno fascismo significa molto di più che “svolta autoritaria”, “spinte neo conservative”, ecc. E' l'edificazione di un sistema, di un regime che abbraccia tutti i campi della società, con al centro uno Stato, delle leggi, che cancella le vestigia della democrazia borghese e che comporta uno Stato di polizia, ecc.
La crisi rende più necessario che mai per il capitale questo tipo di soluzione e l'accentua. E tutti i partiti, non solo di destra ma anche di falsa sinistra che convergono con gli interessi del capitale nell'uscire dalla crisi, convergono anche negli assetti istituzionali,politici, neo corporativi, ecc, che ne conseguono.
Abbiamo già scritto in altre occasioni che con l'emergere del piano Marchionne, la gerarchia della marcia della reazione si è rovesciato, è il fascismo padronale che impone tempi, modi della trasformazione. Berlusconi da punta di lancio diviene punta di supporto. Questa manovra economica mostra in forme evidenti questa logica, la manovra è per così dire “oggettiva” imposta dal direttorio franco-tedesco, dentro questa manovra però il governo inserisce il piano Marchionne, l'elemento del fascismo padronale, per stare al passo e ottenere il “consenso” a continuare a governare - “consenso” fortemente messo in crisi in questi ultimi anni. Cioè, Berlusconi, e il suo ideologo sul campo, Sacconi, tenta di rimanere a galla ma il fascismo padronale per bocca di Marchionne, da un lato accetta il regalo, perchè di questo si tratta, la manovra non richiedeva affatto l'inserimento di tutto il “pacchetto lavoro”; ma dall'altro alza il tiro per dire che il governo deve essere altro. Il fascismo padronale richiede più solido il blocco da esso costruito e in costruzione, che comprende sindacati e PD, con l'eccezione della Fiom, di quello che offre l'attuale governo.
Va distinta l'opposizione alla manovra incerta e congiunturale del governo, aperta tuttora a tutte le soluzioni, sia pur dentro lo stesso vincolo, che ne fa una manovra niente affatto strategica, niente affatto solida, niente affatto inaudita, dato che è comune a tutti i paesi più in crisi in Europa – una manovra fragile e dentro un quadro politico governativo estremamente frammentato e fragile, un piccolo palliativo a cui dovrà seguire un grande palliativo se effettivamente i capitalisti italiani vogliono rimanere nel concerto e nelle contraddizioni di imperialismi e governi attuali; dalla lotta al nucleo strategico ad essa contenuto, quello del fascismo padronale, appunto, verso il quale invece la solidità della borghesia è grande e la debolezza della resistenza opposizione del movimento operaio è seria, come tutta la vicenda Fiat ha dimostrato.
In questo quadro rispetto alla manovra, la risposta dello sciopero generale per modificarla che è la linea che guida la Cgil, consiste nella sostanza nel cercare di privilegiare alcune misure rispetto ad altre, all'interno di una presunta “equità” che come al solito è una foglia di fico per ottenere consenso alla discarica della crisi sulla pelle delle masse popolari. La battaglia contro la manovra non è decisiva, non è epocale, non è strategica. In questo senso la posizione del sindacalismo di classe deve essere autonoma dall'alternativismo e dalle proposte alternative” in questa manovra; dato che la vera alternativa è uscire dalla crisi con la rivoluzione, rovesciare i governi dei padroni.
Diverso è invece il problema di contrastare il fascismo padronale, nucleo forte dell'azione del capitale. Qui non basta lo sciopero generale, qui sì effettivamente bisogna passare attraverso una fase di ricostruzione dell'autonomia di classe, del partito di classe, del sindacato di classe nelle fabbriche e di conduzione aggiornata di una guerra di classe che parte dalla resistenza per diventare nuova Resistenza.

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