giovedì 4 agosto 2011

pc 4 agosto - Cara Bari.. invece che permesso di soggiorno, repressione


Una delegazione di Proletari comunisti di Taranto è stata ieri a Bari al presidio alle 16 sotto la Prefettura e si è recata al Cara, partecipando poi alla fase iniziale della manifestazione antirazzista serale.

resoconto-indicazioni
L'attesa degli immigrati di Bari, rinchiusi e assediati nel Cara protagonisti della ribellione del 1° agosto, del vertice di mercoledì pomeriggio presieduto da Mantovano, ha avuto come risultato, come purtroppo era facile attendersi, un non accoglimento delle reali richieste collettive degli immigrati e anche di una onorevole mediazione rispetto ad esse, come suggerita dall'Ass. Fratoianni che domanda una soluzione d'emergenza nelle forme del permesso temporaneo (tipo Manduria) o della 'protezione umanitaria', unica corrispondente all'effettivo stato delle cose degli immigrati rinchiusi nel Cara di Bari come negli altri centri simili, Mineo, Crotone, ecc.
Il vertice ha promesso solo un'accelerazione dell'esame delle pratiche individuali, con l'insediamento di una Commissione aggiuntiva e una maggiore attenzione al criterio geografico del paese di provenienza, con la disponibilità di riconoscere la natura di profugo agli immigrati pur delle più diverse nazionalità presenti in Libia per motivi di lavoro.
Promesse che vanno peraltro tutte verificate alla luce dei fatti e alla luce delle dichiarazioni ostili, o burocratico-dilatorie che vengono dagli stessi soggetti componenti queste Commissioni.
Infine vi è una sorta di riconoscimento di fatto delle condizioni di “detenzione” degli immigrati, dato che il vertice crea una nuova struttura organizzativa e uno sportello che si deve occupare di pulizia, cibo, mobilità, ascolto
Ma le ragioni vere e collettive della rivolta vengono eluse e in un certo senso questo stesso vertice conferma che gli immigrati hanno fatto bene a ribellarsi e che la loro lotta deve continuare ed essere sostenuta.

Dove invece il vertice, ma non solo il vertice, ha agito subito in forme emergenziali, tempestive è nella repressione/rappresaglia della rivolta.
Ai 28 immigrati arrestati, di cui si è chiesta la conferma dell'arresto, si aggiungono almeno altri 10 sicuramente denunciati e un'inchiesta che punta ad allargare sempre di più il raggio dei migranti da incarcerare e perseguire.
Un ruolo di punta viene assunto dai luridi personaggi della Digos di Bari, autonomamente o guidate dal Ministero degli Interni, che hanno costruito un dossier del 1° agosto fondato su menzogne, montature:
“L'obiettivo dei migranti in rivolta era uccidere. Lo dimostrerebbe la violenza cieca ed efferata. I migranti hanno raccolto e lanciato con vere e proprie fionde artigianali grossi massi e soprattutto hanno scagliato i sassi puntando alla testa di agenti e militari in servizio. Solo per un puro caso non c'è stato il morto, ma l'obiettivo era proprio quello. I migranti hanno colpito con ferocia sia poliziotti sia civili. E' stata un'azione di guerriglia militare pensata in ogni dettaglio, dietro c'era una strategia ben precisa: colpire.”.
Un rapporto caricato allo scopo di inserire nelle accuse il 'tentato omicidio' che si va ad aggiungere alle otto accuse già formulate verso i 28 immigrati in carcere: “resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie, come pietre e spranghe di ferro, minacce e interruzione di pubblico servizio per il blocco stradale della statale 16, danneggiamento seguito da incendio di cassonetti e sterpaglie, danneggiamento aggravato di beni della Pubblica amministrazione, tra cui 10 automobili della Polizia e un pulmann dell'Amtab, violenza privata nei confronti degli automobilisti bloccati e delle donne sequestrate nell'autobus, lesioni personali aggravate verso gli agenti e i militari, furto e blocco ferroviario”.
Se questo rapporto rende ragione alla forza della rivolta, alle capacità di resistenza, organizzazione messe in campo dagli immigrati, è chiaramente, però, fondato su una caricatura criminalizzante che scambia gli aggressori per le vittime. Chi ha tentato l'omicidio sono stati gli sbirri che hanno utilizzato i gas illegali, tossici, cancerogeni CS, come in Val Susa. Sono state le forze repressive che hanno cercato nel corso della rivolta di trasformare ogni rivoltoso in un criminale da incarcerare; così come ieri hanno trasformato la giornata in una sorta di assedio militare per impedire che gli immigrati potessero uscire dal Cara e presidiare la Prefettura nel corso del vertice, come era loro diritto. Così come è un diritto totalmente da sostenere e tutelare quello di rispondere ai risultati del vertice e poter proseguire in tutte le forme necessarie la loro lotta affinchè i veri obiettivi della rivolta siano raggiunti.

Ma la Magistratura sta cercando anche di andare oltre, utilizzando questi rapporti mirati, cercando di trasformare la repressione verso gli immigrati ribelli in operazione repressiva generale, in giro di vite, anche a carattere preventivo verso tutte le lotte degli immigrati ribelli degli altri luoghi di detenzione (tendopoli, Cara, Cie) e verso tutte le forze che coerentemente sostengono e contribuiscono alla loro lotta.La Magistratura intenderebbe fare un'indagine generale contro una strategia della violenza che vede i migranti dei vari centri in contatto e in rete, usando il risibile argomento inquisitorio che vi sarebbe una contestualità delle rivolte nei centri di Mineo, Bari e Crotone, per le “modalità con cui si sono svolte, il blocco delle sede statali, Sicilia, Puglia e Calabria, ecc. ecc.”.
A parte che questo è naturale data l'esistenza della stessa drammatica situazione negli centri, è giusto e necessario che si crei una rete di lotta interna ed esterna in questi centri per farne una lotta nazionale efficace al raggiungimento degli obiettivi.

La rivolta del 1° agosto costituisce un nuovo spartiacque, quindi, del movimento su scala nazionale e domanda a tutti noi un impegno adeguato che faccia della Puglia una sorta di teatro globale: dalla tendopoli di Manduria al Cara, passando per il Cie e le tante altre realtà in cui sono “rinchiusi” gli immigrati, sparsi ormai in tutto il territorio pugliese; impegno che si fonde e va fuso con la lotta contro lo schiavismo e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati – contro cui proprio in questi giorni è in atto lo sciopero dei braccianti di Tuturano-Nardò.

Ognuno deve fare la sua parte per costruire la mobilitazione necessaria sui diversi fronti.
Bisogna in questi giorni portare ovunque gli effettivi contenuti della rivolta, chiamare tutti a solidarizzare con essa, e a denunciare la repressione. Condividiamo l'esigenza di una manifestazione regionale che chiami a raccolta tutte le forze disponibili.
Ma alcune indicazioni specifiche vanno date. In Puglia, a Bari, bisogna chiamare la Regione a mantenere le indicazioni che vengono espresse dall'Ass. Fratoianni in relazione al permesso di soggiorno temporaneo per tutti gli immigrati del Cara, alla chiusura della tendopoli di Manduria e, in attesa della stessa, all'apertura e alla libera circolazione degli immigrati in essa rinchiusi.

Gli immigrati incarcerati devono essere liberati. Occorre costruire una difesa legale efficace collettiva, facendo appello anche a legali nazionali per smontare accuse e montature e salvaguardare i diritti degli immigrati arrestati e repressi, la loro pari condizione nell'accoglimento del diritto d'asilo, contro l'ignobile affermazione che chi si è ribellato ed è stato arrestato perde per questo il diritto di asilo per cui ha lottato.

Bisogna isolare a Bari e nella Regione, oltre che a livello nazionale, Digos e magistrati di Bari che vogliono giocare un ruolo anche in proprio in termini razzisti e fascisti. La Questura, non solo la Prefettura, vanno considerati obiettivi di mobilitazione.

Bisogna rompere l'assedio del Cara, costruendo non appena ci sono le condizioni forme di pressione/presidio, difendendo rigorosamente il diritto degli immigrati ad uscire liberamente e delle strutture associative (organizzazioni sindacale, associazioni antirazziste, ecc.) ad entrarvi.

Insieme a queste forme di intervento immediato, noi faremo la nostra parte come è stato per Manduria per lavorare per una manifestazione nazionale che guardi come unico fronte il Cara, il Cie, la tendopoli, le lotte contro lo schiavismo. Sin da adesso, Proletari comunisti e lo Slai cobas per il sindacato di classe si costituiscono come punto di riferimento informativo e controinformativo, di raccolta di contatti e adesioni per costruire questo appuntamento.

Rispetto alla mobilitazione già in corso in Regione, un presidio di 50 compagni vi è stato già nella serata di ieri. Qui, va distinta la necessità di un fronte comune che tenga dentro le diverse anime e le diverse energie che si possono mobilitare, da alcuni antirazzisti iperlegalitari, sempre più o meno ostili alle rivolte degli immigrati considerate dannose rispetto all'”assistenza”, che fanno danno al movimento e sono meno utili, anche sulle rivendicazioni immediate, del ruolo, questo sì, necessario come fronte secondario di pezzi delle istituzioni che devono essere costrette a prendere e rispettare i loro impegni.

Infine, a Bari e sulla stampa è in corso una campagna che utilizza la forza della rivolta per seminare paure e razzismo sia nel quartiere contiguo alla zona della rivolta sia più in generale in città. E di questa si fanno poi interpreti i gruppi fascisti presenti a Bari.
Serve quindi la controinformazione cittadina che deve raggiungere il quartiere contiguo al Cara, ma anche l'antifascismo militante per impedire che luridi topi di fogna, come Casa Pound alimentino questa situazione.

proletari comunisti
4 agosto 2011

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