venerdì 15 luglio 2011

pc 15 luglio - vergogna al tribunale di Melfi ! accolto il ricorso fiat-- ' noi non ci arrendiamo' !

' noi non ci arrendiamo' !


proletari comunisti ha partecipato per tutta la giornata al presidio al tribunale
presto un resoconto della giornata e una valutazione indicazione

Operai Sata, accolto il ricorso dell'azienda sul reintegroNell’estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, con la contestazione di sabotaggio della produzione

14/07/2011 Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro di tre operai (due dei quali delegati Fiom) dello stabilimento di Melfi. Nell’estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, con la contestazione da parte dell’azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno, ed erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro.
Momenti di tensione si sono verificati davanti al Tribunale di Melfi quando alcuni lavoratori, in presidio da stamani, hanno visto i legali della Fiat e hanno gridato più volte «vergogna». La tensione è durata pochi istanti e – dopo l’intervento della Digos – gli avvocati hanno potuto poi lasciare in automobile il tribunale di Melfi. Alla notizia della sentenza, all’esterno del Tribunale, alcuni lavoratori della Fiom sono scoppiati in lacrime, mentre i tre operai sono a colloquio con altri sindacalisti, tra cui il segretario nazionale, Maurizio Landini


Fiat vince la causa
licenziati i 3 operai
Fiom: siamo indignati

Fiom: siamo indignati
MELFI – Licenziati. La decisione del giudice del lavoro, Amerigo Palma, è una doccia fredda in una torrida giornata di luglio per i tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat: Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli da domani sono senza stipendio. L'azienda torinese li aveva licenziati per “aver bloccato la produzione durante uno sciopero interno” nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010, ma un mese dopo il giudice giudicò antisindacale il comportamento del Lingotto reintegrando i tre (due dei quali sono delegati della Fiom).

La sentenza di oggi, quindi, riazzera tutta la vicenda, riportandola indietro nel tempo. Fino all’8 luglio di un anno fa, quando la Fiat sospese i tre, comunicando loro il licenziamento dieci giorni dopo. Secondo l’azienda, Lamorte, Barozzino e Pignatelli bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale a operai che invece lavoravano regolarmente. La decisione della Fiat scatenò proteste, anche “mediaticamente” forti, con gli operai che occuparono per giorni il tetto della Porta Venosina, a Melfi, con una temperatura simile al caldo torrido di oggi.

Il 10 agosto 2010 il giudice reintegrò i lavoratori. Ma la Fiat il 21 agosto comunicò, attraverso un telegramma, “che non si sarebbe avvalsa delle loro prestazioni”. Invitandoli a non presentarsi in fabbrica il 23 agosto, giorno della ripresa dopo la pausa estiva, quando varcarono i cancelli della Sata, ma non fu consentito loro di andare sulla linea di produzione e fu assegnata una saletta per l’attività sindacale (dove hanno trascorso, in questi ultimi mesi, i turni di lavoro).

In un clima di tensione la vicenda è proseguita fino a oggi, quando il giudice Palma ha ribaltato nuovamente la situazione, accogliendo il ricorso della Fiat. E quindi disponendo nei fatti il licenziamento di Lamorte, Barozzino e Pignatelli. Una decisione accolta con fischi e urla di “vergogna” da parte dei lavoratori che aspettavano la decisione del Tribunale: alcuni sono scoppiati in lacrime, e il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, ha espresso “l'indignazione del sindacato” per “una sentenza pilatesca”.

Dopo aver annunciato l’intenzione di presentare ricorso, e la volontà di “non lasciare soli i tre operai”, Landini ha spiegato che “una serie di prove da noi presentate non sono state accolte, e il giudice, nel dichiarare che non c'è stato un comportamento antisindacale della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'è un comportamento illegittimo dei lavoratori”. Bisognerà attendere quindi le motivazioni della sentenza, che il giudice depositerà probabilmente domani.

Intanto per la Fiat, “dopo un anno e ben 26 testimoni – ha spiegato uno dei legali dell’azienda, Francesco Amendolito – è stata appurata la verità materiale e giuridica sui fatti, e soprattutto perchè la 'Satà non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil”. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha auspicato che “al di là del percorso giudiziario, i sindacati vogliano tutti, insieme alla Fiat, concorrere a un clima positivo, evitando forme di conflittualità minoritarie”.

Oggi, però, resta solo “l'amarezza” dei tre operai, che credevano fortemente in una decisione in loro favore, ma che non ritengono chiusa la partita: “Noi non ci arrendiamo”, hanno detto rivolgendosi a Marchionne

MELFIOperai licenziati, sì al ricorso della Fiat
Landini (Fiom): "Siamo indignati"I tre dipendenti (due dei quali delegati sindacali) erano stati accusati di aver sabotato la produzione durante uno sciopero e poi reintegrati. Lacrime e tensione davanti al tribunale, dove i lavoratori erano in presidio I tre operai
Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro di tre operai (due dei quali delegati Fiom) dello stabilimento di Melfi, in provincia di Potenza. Nell'estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, perché accusati dall'azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno. I tre erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro. Oggi la chiusura alle ragioni dei lavoratori. "Accettiamo la decisione del giudice - dicono - ma sicuramente non ci arrenderemo. Il nostro è stato un licenziamento illegittimo". Questo il messaggio diretto all'ad del gruppo, Sergio Marchionne. "Siamo indignati - dichiara Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom - abbiamo già presentato ricorso".

Gli operai furono licenziati perché durante un corteo interno bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale a operai che invece lavoravano regolarmente. Ai licenziamenti seguirono scioperi, proteste e una manifestazione della Fiom: i tre occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, monumento nel centro storico di Melfi. La decisione dell'azienda nei confronti dei tre dipendenti "espulsi", era stata annullata ad agosto dell'anno scorso: per il giudice si trattò di un provvedimento antisindacale. Da lì la decisione della Fiat di non consentire comunque ai tre operai di tornare a lavorare in fabbrica. Numerosi gli appelli e gli interventi per convincere Marchionne a fare un passo indietro, con Barozzino, Lamorte e Pignatelli che scrissero anche al presidente Napolitano.

Momenti di tensione si sono verificati davanti al tribunale di Melfi. Diversi lavoratori, in presidio da stamani in attesa della sentenza, hanno visto i legali della Fiat e hanno gridato più volte "vergogna". La tensione è durata pochi istanti e, dopo l'intervento della Digos, gli avvocati hanno potuto poi lasciare in automobile il tribunale. Alla notizia della sentenza, all'esterno del tribunale, alcuni lavoratori della Fiom sono scoppiati in lacrime. "Non c'è più rabbia - racconta Marco Pignatelli a nome di tutti i protagonisti della vicenda - ma solo amarezza. Prima di oggi credevamo che per noi sarebbe andata in maniera positiva. Continuiamo però a pensare di avere ragione". Il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, parla però di "pericoloso precedente rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori".

"Non li lasceremo soli - sottolinea il segretario della Fiom oggi in tribunale - resteranno transitoriamente licenziati e senza stipendio. Daremo loro la nostra massima collaborazione e il nostro massimo sostegno". "Siamo indignati - aggiunge il leader sindacale - perché una serie di prove da noi presentate non sono state accolte e poi perché il giudice, nel dichiarare che non c'è un comportamento antisindacale da parte della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'è un comportamento illegittimo dei lavoratori. Questa motivazione è un pò pilatesca e nei fatti fa licenziare questi tre lavoratori". "Per queste ragioni - prosegue Landini - per noi la partita rimane assolutamente aperta e quindi abbiamo già presentato ricorso contro i licenziamenti. Siamo convinti che, poiché il giudice oggi ha detto che non c'è stato comportamento illegittimo da parte dei lavoratori, il nostro ricorso sarà sicuramente accolto".

Fiat Sata. Landini (Fiom): “Per la Fiom la partita è ancora aperta e non verrà a mancare il sostegno ai tre lavoratori di Melfi ingiustamente licenziati”

Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“La decisione di oggi del Tribunale di Melfi di accogliere il ricorso della Fiat Sata ci lascia profondamente indignati, anche perché, inspiegabilmente, non sono state accolte alcune delle prove da noi presentate. Comunque il Giudice, pur non riconoscendo da parte di Fiat il comportamento antisindacale, ha lasciato intendere che i tre lavoratori non hanno posto in essere comportamenti premeditati ed illegittimi che giustifichino i licenziamenti.”

“Per la Fiom la partita è ancora aperta. Riteniamo grave, inoltre, il fatto che i lavoratori siano da oggi senza stipendio, dopo un anno passato chiusi nella saletta della Rsu per otto ore al giorno.”

“Per questo la Fiom ricorrerà in appello e sosterrà Giovanni Barozzino, Antonio La Morte e Marco Pignatelli che hanno già presentato i ricorsi individuali contro i licenziamenti.”


Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 14 luglio 2011


'Non deve mai succedere che minoranza impedisca di lavorare'
14 luglio, 18:53

ROMA, 14 LUG - ''La sentenza di Melfi ci dice che dobbiamo sempre aspettare la conclusione di un procedimento, evidentemente quello che e' successo quantomeno presenta caratteri controversi che hanno dato origine a diverse sentenze''. E' il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, alla sentenza del Tribunale di Melfi, che ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro dei lavoratori dell'azienda. ''Non deve mai succedere che una minoranza di lavoratori impedisca alla maggioranza di lavorare''. (ANSA).

Fiat: licenziamenti operai di Melfi, giudice accoglie ricorso dell'azienda
Contro il reintegro di tre operai licenziati nell'estate del 2010 con la contestazione da parte dell'azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno. I tre erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro
14 luglio, 20:47

POTENZA - Licenziati. La decisione del giudice del lavoro, Amerigo Palma, e' una doccia fredda in una torrida giornata di luglio per i tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat: Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli da domani sono senza stipendio. L'azienda torinese li aveva licenziati per ''aver bloccato la produzione durante uno sciopero interno'' nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010, ma un mese dopo il giudice giudico' antisindacale il comportamento del Lingotto reintegrando i tre (due dei quali sono delegati della Fiom). La sentenza di oggi, quindi, riazzera tutta la vicenda, riportandola indietro nel tempo. Fino all'8 luglio di un anno fa, quando la Fiat sospese i tre, comunicando loro il licenziamento dieci giorni dopo. Secondo l'azienda, Lamorte, Barozzino e Pignatelli bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale a operai che invece lavoravano regolarmente.

La decisione della Fiat scateno' proteste, anche ''mediaticamente'' forti, con gli operai che occuparono per giorni il tetto della Porta Venosina, a Melfi, con una temperatura simile al caldo torrido di oggi. Il 10 agosto 2010 il giudice reintegro' i lavoratori. Ma la Fiat il 21 agosto comunico', attraverso un telegramma, ''che non si sarebbe avvalsa delle loro prestazioni''. Invitandoli a non presentarsi in fabbrica il 23 agosto, giorno della ripresa dopo la pausa estiva, quando varcarono i cancelli della Sata, ma non fu consentito loro di andare sulla linea di produzione e fu assegnata una saletta per l'attivita' sindacale (dove hanno trascorso, in questi ultimi mesi, i turni di lavoro). In un clima di tensione la vicenda e' proseguita fino a oggi, quando il giudice Palma ha ribaltato nuovamente la situazione, accogliendo il ricorso della Fiat. E quindi disponendo nei fatti il licenziamento di Lamorte, Barozzino e Pignatelli. Una decisione accolta con fischi e urla di ''vergogna'' da parte dei lavoratori che aspettavano la decisione del Tribunale: alcuni sono scoppiati in lacrime, e il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, ha espresso ''l'indignazione del sindacato'' per ''una sentenza pilatesca''. Dopo aver annunciato l'intenzione di presentare ricorso, e la volonta' di ''non lasciare soli i tre operai'', Landini ha spiegato che ''una serie di prove da noi presentate non sono state accolte, e il giudice, nel dichiarare che non c'e' stato un comportamento antisindacale della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'e' un comportamento illegittimo dei lavoratori''.

Bisognera' attendere quindi le motivazioni della sentenza, che il giudice depositera' probabilmente domani. Intanto per la Fiat, ''dopo un anno e ben 26 testimoni - ha spiegato uno dei legali dell'azienda, Francesco Amendolito - e' stata appurata la verita' materiale e giuridica sui fatti, e soprattutto perche' la 'Sata' non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil''. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha auspicato che ''al di la' del percorso giudiziario, i sindacati vogliano tutti, insieme alla Fiat, concorrere a un clima positivo, evitando forme di conflittualita' minoritarie''. Oggi, pero', resta solo ''l'amarezza'' dei tre operai, che credevano fortemente in una decisione in loro favore, ma che non ritengono chiusa la partita: ''Noi non ci arrendiamo'', hanno detto rivolgendosi a Marchionne

Licenziamenti Melfi, sì al ricorso Fiat
I tre operai non saranno reintegrati
Nell’estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, con la contestazione da parte dell’azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno, ed erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro.
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Il giudice del lavoro dà ragione
al Lingotto, tensione al Tribunale
L'azienda: «Ristabilita la verità»
MELFI (Potenza)
Licenziati. La decisione del giudice del lavoro, Amerigo Palma, è una doccia fredda in una torrida giornata di luglio per i tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat: Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli da domani sono senza stipendio. L’azienda torinese li aveva licenziati per «aver bloccato la produzione durante uno sciopero interno» nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2010, ma un mese dopo il giudice giudicò antisindacale il comportamento del Lingotto reintegrando i tre (due dei quali sono delegati della Fiom).

La sentenza di oggi, quindi, riazzera tutta la vicenda, riportandola indietro nel tempo. Fino all’8 luglio di un anno fa, quando la Fiat sospese i tre, comunicando loro il licenziamento dieci giorni dopo. Secondo l’azienda, Lamorte, Barozzino e Pignatelli bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale a operai che invece lavoravano regolarmente. La decisione della Fiat scatenò proteste, anche «mediaticamente» forti, con gli operai che occuparono per giorni il tetto della Porta Venosina, a Melfi, con una temperatura simile al caldo torrido di oggi.

Il 10 agosto 2010 il giudice reintegrò i lavoratori. Ma la Fiat il 21 agosto comunicò, attraverso un telegramma, «che non si sarebbe avvalsa delle loro prestazioni». Invitandoli a non presentarsi in fabbrica il 23 agosto, giorno della ripresa dopo la pausa estiva, quando varcarono i cancelli della Sata, ma non fu consentito loro di andare sulla linea di produzione e fu assegnata una saletta per l’attività sindacale (dove hanno trascorso, in questi ultimi mesi, i turni di lavoro).

In un clima di tensione la vicenda è proseguita fino a oggi, quando il giudice Palma ha ribaltato nuovamente la situazione, accogliendo il ricorso della Fiat. E quindi disponendo nei fatti il licenziamento di Lamorte, Barozzino e Pignatelli. Una decisione accolta con fischi e urla di «vergogna» da parte dei lavoratori che aspettavano la decisione del Tribunale: alcuni sono scoppiati in lacrime, e il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, ha espresso «l’indignazione del sindacato» per «una sentenza pilatesca».

Dopo aver annunciato l’intenzione di presentare ricorso, e la volontà di «non lasciare soli i tre operai», Landini ha spiegato che «una serie di prove da noi presentate non sono state accolte, e il giudice, nel dichiarare che non c’è stato un comportamento antisindacale della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c’è un comportamento illegittimo dei lavoratori». Bisognerà attendere quindi le motivazioni della sentenza, che il giudice depositerà probabilmente domani.

Intanto per la Fiat, «dopo un anno e ben 26 testimoni - ha spiegato uno dei legali dell’azienda, Francesco Amendolito - è stata appurata la verità materiale e giuridica sui fatti, e soprattutto perchè la Sata non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil». Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha auspicato che «al di là del percorso giudiziario, i sindacati vogliano tutti, insieme alla Fiat, concorrere a un clima positivo, evitando forme di conflittualità minoritarie». Oggi, però, resta solo «l’amarezza» dei tre operai, che credevano fortemente in una decisione in loro favore, ma che non ritengono chiusa la partita: «Noi non ci arrendiamo», hanno detto rivolgendosi a Marchionne.


la fiom: venerdì 8 ore di sciopero contro il mancato pagamento del premio di risultato
Melfi: accolto il ricorso della Fiat contro il reintegro dei 3 operai licenziati
Il giudice del lavoro ha dato ragione alla casa automobilistica torinese: tensione dopo la sentenza
la fiom: venerdì 8 ore di sciopero contro il mancato pagamento del premio di risultato

Melfi: accolto il ricorso della Fiat contro il reintegro dei 3 operai licenziati

Il giudice del lavoro ha dato ragione alla casa automobilistica torinese: tensione dopo la sentenza


I tre operai licenziati dalla Fiat. Da sinistra Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli (Ansa)
MILANO - Una sconfitta per la Fiom. Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il reintegro di tre operai (due dei quali delegati Fiom) dello stabilimento di Melfi (Potenza).

LA VICENDA - Nell'estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, con la contestazione da parte dell'azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno, ed erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro.

TENSIONE - Momenti di tensione si sono verificati davanti al Tribunale di Melfi (Potenza) quando alcuni lavoratori hanno visto i legali della Fiat e hanno gridato più volte «vergogna». La tensione è durata pochi istanti e - dopo l'intervento della Digos - gli avvocati hanno potuto poi lasciare in automobile il tribunale di Melfi. Alla notizia della sentenza, all'esterno del Tribunale, alcuni lavoratori della Fiom sono scoppiati in lacrime, mentre i tre operai sono a colloquio con altri sindacalisti, tra cui il segretario nazionale, Maurizio Landini.

SOLIDARIETA' - «Oggi il giudice ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat e per questo ci diciamo indignati» - ha dichiarato Landini, commentando la sentenza -. Landini ha annunciato che il sindacato presenterà ricorso contro la sentenza: «Non lasceremo soli i tre lavoratori, che - ha sottolineato il segretario della Fiom - resteranno transitoriamente licenziati e senza stipendio. Daremo loro la nostra massima collaborazione e il nostro massimo sostegno».

SCIOPERO - La vicenda di Melfi si intreccia con lo stato di tensione nelle relazioni industriali in casa Fiat, tra l'azienda e la Fiom. Per venerdì 15 infatti, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil ha proclamato otto ore di sciopero, per turno, negli stabilimenti di tutto il gruppo. Gli operai protesteranno contro il mancato pagamento del saldo del premio di risultato e per i diritti dei lavoratori. «Le lavoratrici e i lavoratori non accettano - si legge nel volantino a sostegno dello sciopero nazionale - che mentre si erogano centinaia di milioni agli azionisti e si danno migliaia di euro ai capi e capetti si continui a negare quanto dovuto a chi produce e paga il prezzo più alto della crisi». Le tute blu guidate da Landini chiedono ora il saldo del premio, che non viene pagato da 3 anni. E respingono «l'arroganza» della Fiat, con la difesa del contratto nazionale di lavoro.

«DIFENDERE IL CONTRATTO NAZIONALE»- «I lavoratori italiani - commenta il responsabile Auto della Fiom, Giorgio Airaudo - stanno pagando i successi americani di Marchionne». Ma soprattutto puntano il dito contro la minacciata uscita dal contratto nazionale. «Va respinta la minaccia della Fiat di far uscire tutte le sue società dal contratto nazionale» prosegue il comunicato «che va difeso»: le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto - sostengono - a un contratto integrativo per migliorare il salario e le loro condizioni (da discutere e decidere con loro).

UNITA' SINDACALE - La Fiom sottolinea inoltre che «purtroppo» mancano le condizioni unitarie con Fim e Uilm che «nei fatti con il loro comportamento, continuano ad assecondare la volontà della Fiat di negare i diritti dei lavoratori estendendo a tutti le condizioni degli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco». La protesta per il saldo del premio di risultato - secondo le cifre indicate da Airaudo - riguarda l'equivalente di oltre 2.800 euro e ha già visto scioperi nei singoli stabilimenti per 40 ore complessive

Melfi, giudice respinge reintegro operai. La Fiom: «Siamo indignati»
E' stato accolto, a sorpresa, il ricorso presentato da Fiat contro il reintegro al lavoro dei tre operai licenziati nello stabilimento di Melfi. Il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha infatti accolto il ricorso presentato dal Lingotto. Nell'estate del 2010, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli erano stati licenziati, perché accusati dall'azienda di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno. I tre erano poi stati reintegrati dal giudice del lavoro. Oggi la chiusura alle ragioni dei lavoratori. "Siamo indignati - dice Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom - abbiamo già presentato ricorso". Gli operai furono licenziati perché durante un corteo interno bloccarono un carrello robotizzato che portava materiale a operai che invece lavoravano regolarmente. Ai licenziamenti seguirono scioperi, proteste e una manifestazione della Fiom: i tre occuparono per alcuni giorni il tetto della Porta Venosina, monumento nel centro storico di Melfi. La decisione dell'azienda nei confronti dei tre dipendenti "espulsi", era stata annullata ad agosto dell'anno scorso: per il giudice si trattò di un provvedimento antisindacale. Da lì la decisione della Fiat di non consentire comunque ai tre operai di tornare a lavorare in fabbrica. Numerosi gli appelli e gli interventi per convincere Marchionne a fare un passo indietro, con Barozzino, Lamorte e Pignatelli che scrissero anche al presidente Napolitano. Momenti di tensione si sono verificati davanti al tribunale di Melfi. Diversi lavoratori, in presidio da stamani in attesa della sentenza, hanno visto i legali della Fiat e hanno gridato più volte "vergogna". La tensione è durata pochi istanti e - dopo l'intervento della Digos - gli avvocati hanno potuto poi lasciare in automobile il tribunale di Melfi. Alla notizia della sentenza, all'esterno del Tribunale, alcuni lavoratori della Fiom sono scoppiati in lacrime, mentre i tre operai hanno parlato a lungo con altri sindacalisti, tra cui Landini.

"Non lasceremo soli i tre lavoratori, che - ha sottolineato il segretario della Fiom - resteranno transitoriamente licenziati e senza stipendio. Daremo loro la nostra massima collaborazione e il nostro massimo sostegno". "Siamo indignati - ha aggiunto il leader sindacale - perché una serie di prove da noi presentate non sono state accolte e poi perché il giudice, nel dichiarare che non c'è un comportamento antisindacale da parte della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'è un comportamento illegittimo dei lavoratori. Questa motivazione è un pò pilatesca e nei fatti fa licenziare questi tre lavoratori".
"Per queste ragioni - ha proseguito Landini - per noi la partita rimane assolutamente aperta e quindi abbiamo già presentato ricorso contro i licenziamenti. Siamo convinti che, poiché il giudice oggi ha detto che non c'è stato comportamento illegittimo da parte dei lavoratori, il nostro ricorso sarà sicuramente accolto".

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