mercoledì 13 luglio 2011

pc 13 luglio - sulla repressione a firenze .. un testo del CPA

*Alcune riflessioni su contesto, ruoli e responsabilità del clima
repressivo a Firenze*


35 compagni/e sotto misure cautelari, arresti domiciliari e obblighi di
firma, quasi cento indagati tra studenti medi,universitari e occupanti
di centri sociali fiorentini.

Mentre i giorni passano e i compagni/e sono privati della loro libertà,
si delinea in maniera più chiara la realtà in cui l'operazione
repressiva si sviluppa, le complicità e i silenzi assordanti di una
parte della città stessa.

Ma vediamo di ripercorrere brevemente alcune tappe salienti mettendo
bene in evidenza i soggetti protagonisti.

Con una operazione in piena regola la mattina del 6 novembre 2009 la
Digos di Firenze, in particolare la sezione Antiterrorismo capitanata da
Roberto Ricciardi, procede all'arresto di un compagno del Cpa e alla
perquisizione delle abitazione di 16 compagni accusati di aver
partecipato ad una tentata aggressione verso un gruppo di fascisti che
si aggirava per la città armato di caschi e bastoni, resosi responsabile
di aggressioni verso persone che potevano per aspetto essere
riconducibili all'ambito della “sinistra”. L'arresto avveniva con tutto
il solito sostegno dell'apparato mediatico, con tanto di accusa di
terrorismo, caduta già fin dal primo interrogatorio, e il tentativo, da
parte della Digos Fiorentina, di ricondurre l'operazione alla tanto
ricercata accusa di Associazione Sovversiva (articolo 270bis che prevede
fino a 18 mesi di carcerazione preventiva). Il fatto su cui viene
costruita l'operazione si rifà ad un presunto petardo, micidiale ordigno
prima, un petardo di normale commercializzazione dopo le perizie. Il
risultato è di quasi un mese di carcere e altri 5 di arresti domiciliari.

Sempre lo stesso Ricciardi, attingendo dalle intercettazioni ottenute
per condurre le “indagini”, o meglio il castello accusatorio, tenta di
portare a processo un esponente del Cpa per un presunto “Sequestro di
Persona” a danno di una giornalista di Controradio, nonostante che nei
ripetuti interrogatori l'interessata fin da subito neghi l'esistenza del
fatto contestato. L'esito dell'udienza preliminare è stato la totale
estraneità del soggetto al reato imputato. E' questo il momento in cui
si capisce che qualcosa in questa città sta cambiando. In un incontro
con Controradio i compagni del Cpa chiedono espressamente una presa di
posizione alla radio su quanto sta succedendo, in particolare sulla
falsa accusa del sequestro: la risposta è che non ci sarebbe stata
nessuna presa di posizione “pubblica” oltre a quanto reso durante gli
interrogatori svolti dalla Digos. Non sappiamo se questo sia dovuto o
meno a pressioni degli organi di polizia o ad una scelta politica
interna, fatto sta che quello che contraddistinguerà l'informazione fino
ad oggi è un totale o quasi appiattimento, salvo qualche dubbio sulla
entità delle misure restrittive adottate il 4 maggio, alle informazioni
martellanti provenienti da questura e magistratura.

Cominciano ad arrivare a studenti medi ed universitari denunce a go go
tutte riconducibili a comportamenti propri dell'attività politica come
attacchinaggi, qualche scritta, due uova, qualche presidio o corteo non
comunicato, peraltro pubblicamente annunciato e promosso, per il quale
né prima, né nei concentramenti sia stato mai richiesto lo scioglimento
in quanto non autorizzato.

Nel frattempo si compiono avvicendamenti sia nel quadro politico
fiorentino sia in quello repressivo. Viene eletto sindaco di Firenze il
“Berlusconino di latta” Matteo Renzi, diventa questore di Firenze
Francesco Zonno che nella sua permanenze a Trieste si era
contraddistinto per la circolare interna che invitava a fermare “*le
persone magre e con tatuaggi, anche senza o con pochi denti e con scarsa
igiene orale per vedere se hanno precedenti penali"*, a capo della Digos
il ben vestito sempre pronto ad eventuali reportage fotografici Stefano
Buselli, prefetto di Firenze Paolo Padoin noto per essere stato uno dei
fautori nel nome del “ritorno alla legalità” dello sgombero del CPO
Gramigna di Padova. Se a tutto questo mettiamo insieme la voglia di
carriera del capo dell'antiterrorismo Ricciardi, il piatto è servito: la
strategia repressiva, che già anche in altre città comincia a
delinearsi, è pronta ad essere attuata anche qui.

Non a caso mettiamo insieme tutti questi soggetti, perchè riteniamo con
fondamento che le scelte repressive in questa città vengono decise e/o
avallate da tutti i soggetti sopracitati e come tali responsabili di
quanto sta succedendo.

Ma non è finita. Pur di portare qualcosa a casa, operare denunce e poi
capiremo perchè, si arriva a denunciare per oltraggio a pubblico
ufficiale uno studente delle scuole superiori perchè ha mostrato il dito
medio allo stesso Ricciardi, troppo per un uomo del suo spessore. Ma
fateci il piacere.

Che qualcosa era nell'aria traspariva dalle voci che circolavano nelle
aule dei tribunali: le varie denunce contro studenti universitari e
medi, esponenti di spazi occupati sarebbero stati ricondotti ad una
unica inchiesta per associazione a delinquere.

C'è fin da subito chiaro che, falliti i tentativi, almeno fino alla
inchiesta contro Villa Panico, di portare a giudizio per associazione
sovversiva, si ricorre ad uno stratagemma già utilizzato in precedenza
verso i movimenti di occupazione delle case (da DP alle occupazioni
delle case di Via del pratello a Bologna) fino ad arrivare
all'operazione contro Fuoriluogo a Bologna.

Il 4 di maggio parte “l'operazione 400 colpi”: misure restrittive sulla
base dell'accusa di associazione a delinquere. Arresti e obblighi di
firma per studenti medi ed universitari, perquisizioni, chiusura della
sede del collettivo 400 colpi, peraltro per quanto ci risulta, concesso
in uso al collettivo dall'università. Operazione spettacolare con tanto
di sequestro di materiale atto ad offendere ovvero 10 bandierine, un
temperino, una mascherina con l'immagine dello sceriffo Cioni e del
sindaco Renzi, ovvero un bel niente. Ma certo sufficiente per fare da
scenografia per le gesta eroiche di Ricciardi e Buselli.

La solidarietà ai compagni/e è immediata sia pratica, sia politica.

Qualche particolare non previsto si inserisce nelle mobilitazioni di
solidarietà: leghisti che “casualmente” passano dal presidio sotto la
prefettura che si prendono qualche pacca,; un poliziotto che dopo aver
tentato di fermare una ragazza senza nessuna giustificazione all'interno
della stazione centrale, all'arrivo dei compagni pensava bene di
estrarre la pistola scatenando la rabbia dei presenti

E arriviamo al corteo del 21 maggio. Caduti in trappola? Può darsi,
infatti nessuno di noi avrebbe pensato di trovare la sede del partito di
governo totalmente sguarnita, priva di qualsiasi protezione.

Che la cosa servirà a pretesto è ben chiaro. Da Sindaco, Questore,
Prefetto, Capo della Digos il messaggio è eloquente: questa è
l'occasione da prendere al volo per dichiarare finito il modello
Firenze, dove doveva prevalere la finta facciata della polizia buona. Ma
quale modello Firenze! Poco meno di due anni fa gli studenti medi erano
stati caricati in via della Colonna con numerosi feriti e occasioni
successive sinceramente quasi non ce ne sono state. Pochi mesi fa
succedeva all'università di novoli con la Santanchè, ma i compagni non
sono indietreggiati e la cosa è stata evitata.

Nei giorni successivi al 21 maggio esponenti del PDL fiorentino come il
coordinatore regionale Massimo Parisi, il suo vice vicario Riccardo
Migliori, il coordinatore cittadino Gabriele Toccafondi, e i deputati
Alessio Bonciani e Guglielmo Picchi incontrano prefetto e questore dove
vengono rassicurati che si procederà celermente a consegnare alla
“giustizia” i responsabili del “clima di odio” in città.

E così scatta l'operazione del 13 Giugno. Sale il livello dell'azione
repressiva. Un compagno incarcerato a San Vittore, 6 agli arresti
domiciliari, di cui tre già sotto misure restrittive. Dopo i proclami da
parte del capo della Digos Buselli arrivano i fatti e meglio si delinea
l'ulteriore passaggio nella costruzione del disegno repressivo e
dell'impianto accusatorio. Non più soltanto studenti, non più
semplicemente atti di “lieve entità” ma un piano preordinato, studiato a
tavolino; un salto di qualità che tende a colpire personale della
polizia, che determina un livello superiore nell'organizzazione delle
“azioni” condiviso dalla totalità del movimento fiorentino. Un livello,
come riportato dall'ordinanza firmata dal gip Giacomo Rocchi, che dà un
“quadro già visto in passato che ha poi generato situazione di ben altra
gravità”. Un castello che si regge unicamente su una ricostruzione
fantasiosa, fino, non si sa come, ad indurre testimoni a riconoscere
soggetti che nel momento di alcuni dei fatti contestati erano a
centinaia di chilometri di distanza.

I media locali collaborano nel supportare la strategia repressiva con la
pubblicazione continua delle veline della questura. Ma dove non c'è
stata complicità attiva, le ambiguità o i mezzi silenzi di alcuni media
fiorentini, come Controradio, ha assunto, davanti ai nostri occhi, un
valore non inferiore.

Abbiamo voluto ricostruire quanto successo cercando di non isolare i
fatti ma rimetterli all'interno di un filo logico che rende più chiaro
quanto sta succedendo, ben al di là dei fatti contestati. E nello stesso
tempo non possiamo esimerci da dover mettere bene in evidenza quali sono
da considerarsi i diretti esecutori di questa strategia repressiva, le
loro responsabilità e il loro ruolo; chiarire la responsabilità del
potere politico in città, sindaco in testa come componente centrale del
Comitato per l'Ordine Pubblico, come istigatore dell'utilizzo di squadre
di polizia municipale per gli sgomberi, e come quanto alcuni media
abbiano collaborato più di altri, quanto alcune realtà dell'informazione
un tempo definita “libera” siano oramai appiattiti, facciano parte di
quel mondo che si gira dall'altra parte “perché tanto riguarda altri”,
fino a quando, come diceva qualcuno, andranno a prendere anche loro ma
non ci sarà rimasto nessuno a difenderli.

Ognuno di noi, che ritiene necessario rendersi protagonista, essere
soggetto attivo nelle lotte, sa che la scure della repressione, delle
montature, se non il carcere, sono prezzi che deve “pagare”. Così come
abbiamo potuto costatare con la mattanza di genova, la morte di carlo,
l'attacco mediatico repressivo successivo a quelle giornate,
l'appiattimento se non l'asservimento alle montature poliziesche delle
forze politiche opportuniste.

Ma nonostante tutto questo sappiamo bene che la nostra forza è far si
che il loro attacco trovi una nostra reazione tale da far pagar loro il
prezzo politico più alto, smascherandoli, isolandoli, agendo proprio
sulle contraddizioni che giorno per giorno manifestano.


…/*.... Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte,
per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti */

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