lunedì 18 aprile 2011

pc 18 aprile - anche dalla piaggio si chiedono.. quale è la linea della FIOM ?

Dopo mirafiori, quale è la linea della FIOM ?

Le posizioni assunte dalla FIOM nazionale sull'ultimo accordo alla
Piaggio pongono seri interrogativi sugli obiettivi e le strategie della FIOM
e sulla loro capacità di orientare i lavoratori e rispondere
adeguatamente a un'offensiva padronale brutale ma anche articolata.

Alla richiesta della Piaggio di messa in mobilità volontaria fino
alla pensione di 400 lavoratori, la maggioranza della RSU FIOM aveva
immediatamente risposto con scioperi e assemblee. Denunciando le conseguenze
sull'occupazione, aumento dei ritmi di lavoro, il ricorso ai
contratti a termine, il trasferimento in Asia di parte della produzione, il
carattere strumentale della dichiarazione di crisi;abuso dei fondi
INPS, e la truffa della stabilizzazione di circa 250 lavoratori, già prevista dall'integrativo del 2009 e rimandata di un anno con questo
accordo.

L'Assemblea dei lavoratori Piaggio negava qualsiasi mandato a
sottoscrivere l'accordo, e rivendicava la direzione della trattativa,
chiedendo l'apertura di una vertenza su ritmi di lavoro e prospettive
industriali e occupazionali. La FIOM nazionale, allineandosi a FIM, UILM e
UGL e avallando la linea della Segreteria provinciale, sosteneva la
positività dell'accordo, solo riservando la firma alla
conclusione di una consultazione referendaria. Consultazione, fra tutti i
lavoratori, che vincolava solo la FIOM, subordinandola di fatto alle
iniziative e alle decisioni degli altri sindacati e della Piaggio. Con il
risultato di indebolire e delegittimare la RSU FIOM di fronte
all'Azienda e di non rappresentare e disorientare quella parte dei
lavoratori che fa riferimento ai delegati FIOM e ha combattuto contro
l'accordo (il NO ha avuto il 43 per cento tra gli operai).

Tutto questo avviene dopo che l'allineamento di CISL e UIL con il
governo e gli industriali e lo scontro da Pomigliano a Mirafiori hanno posto
questioni politiche e sociali profonde, che hanno mandato in pezzi i vincoli
e le consuetudini dell'unità sindacale e che evidentemente
richiedono alla FIOM una strategia adeguata.

Sembra che la FIOM, che ha senz'altro riconosciuto il carattere
politico e decisivo dello scontro in atto, non voglia però entrare in
un giudizio, che è invece necessario, sulla natura e sui risultati di
una pratica sindacale che negli ultimi venti anni ha accettato una
imposizione dopo l'altra su tutti gli aspetti della condizione
materiale e sociale dei lavoratori.

L'accordo Piaggio conferma a nostro avviso che la FIOM nazionale, a
tre mesi dal Referendum di Mirafiori, si limiti a identificare come
obiettivo di tutta questa fase la sola difesa della forma dei rapporti
contrattuali e legali con le controparti, e cioè il riconoscimento
all'agibilità sindacale e alla contrattazione, mantenendo
invece sui contenuti una disponibilità che non si discosta dalla
linea sindacale precedente. La stessa cosa sta succedendo in questo giorni
alla Bertone e all'Elettrolux.

Come se il sacrificio sui contenuti potesse fermare l'offensiva
padronale o addirittura essere strumento per una divisione del fronte
padronale. Questo significa non capire che lo scontro nelle fabbriche, e
Mirafiori lo conferma, è sulle condizioni di lavoro, sul salario e
sull'esercizio reale dei diritti sindacali. E' su questi
contenuti che oggi come ieri si orientano padroni da una parte e operai
dall'altra.

L'assenza di obiettivi e il cedimento continuo alle richieste delle
aziende ferma le lotte e divide gli operai, mentre le concessioni,
più che dividere i padroni, gli confermano l'efficacia
dell'iniziativa della FIAT. Gli effetti sono il disorientamento dei
lavoratori in generale, che non vedono nè obiettivi comuni nè
scopi coerenti, l'isolamento di quelli che subiscono
l'iniziativa Marchionne e la impraticabilità o la sconfitta
delle rivendicazioni in tutti gli altri luoghi di lavoro.

Una strategia che, invece di rispondere alle questioni in gioco mettendo in
campo la forza degli operai sui loro interessi comuni e fondamentali, e
valorizzando l'attività dei delegati più decisi e
rappresentativi, accetta e ripropone i metodi e le pratiche delle strutture
sindacali territoriali, che non hanno mostrato negli anni scorsi nessuna
fermezza nei confronti delle richieste aziendali. Come già
successo molte volte, il risultato finisce per essere la delegittimazione
dei delegati e dei gruppi operai più attivi di fronte alla aziende,
con tutte le conseguenze di repressione e scoraggiamento, che sono una delle
ragioni dell'impotenza e del continuo indebolimento del movimento
sindacale.

D'altra parte, la continuità della mobilitazione non può
essere garantita dagli scioperi generali, che non possono oggi far altro che
manifestare un livello di scontro che deve esistere ed esprimersi con
continuità all'interno le fabbriche. Come è illusorio
aspettarsi che la mobilitazione venga a seguito di un percorso lungo e
farraginoso di definizione di una dettagliata piattaforma per il contratto
nazionale, quale quello deciso a Cervia e, a quanto pare, già
dimenticato.

Non si vede all'interno delle strutture della FIOM una sufficiente
consapevolezza di queste contraddizioni ed è difficile aspettarsi un
cambiamento sostanziale di strategia.

I gruppi di operai e delegati più attivi non devono perciò
rimanere in attesa passiva di iniziative decise a livello nazionale.
Pomigliano e Mirafiori hanno ridato centralità alle questioni del
lavoro; insieme agli effetti della crisi, hanno riavvicinato ai lavoratori
settori sociali diversi e hanno dato origine a un'attenzione e a una
tensione che possono dare immediatamente significato e risonanza nazionale
agli scontri e alle rivendicazioni nei singoli posti di lavoro. Di
conseguenza, promuovere nelle fabbriche la resistenza e la lotta su tutti i
temi delle condizioni di lavoro, anche senza l'appoggio delle
strutture territoriali o sollevando un conflitto con esse, fare una bandiera
dell'intransigenza in questa difesa, è in questo momento il
modo migliore per contribuire ad affrontare, invece che eludere, i nodi
politici e sindacali che stanno di fronte ai lavoratori.

Verificare la fondatezza di queste questioni e di questi giudizi e
incominciare a discuterne tra i delegati e i lavoratori attivi sarebbe, a
nostro avviso, un passo avanti significativo

delegati fiom piaggio e redazione del manifestino

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