mercoledì 9 marzo 2011

pc quotidiano - speciale 8 marzo - il corteo delle donne proletarie a palermo “Siamo solo una goccia nel mare. Ma il mare è fatto di gocce”


Precarie delle Coop Sociali, lavoratrici della scuola precarie e non, lavoratrici comunali, precarie postali, disoccupate, studentesse siamo scese in corteo a Palermo nella mattina di questa giornata di lotta dell’8 marzo.



Dietro un grande striscione con su scritto “ 8 Marzo: per uno Sciopero totale delle donne contro governo, padroni, stato…” abbiamo inizialmente sfilato attraverso alcuni quartieri popolari portando con tanta determinazione e grinta un forte messaggio di lotta alle donne “normali”, quelle “ di tutti i giorni”.



Ad alcune giornaliste che sono venute al concentramento e che ci hanno chiesto incuriosite “ma come mai sfilerete in questi quartieri popolari e non nelle piazze ufficiali che solitamente si scelgono per le manifestazioni?” abbiamo risposto che noi siamo parte della maggioranza di donne proletarie, lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe, studentesse, immigrate… che vivono in tante in questi quartieri, quelle donne i cui bisogni e necessità nei loro “bei discorsi” le tante parlamentari non ricordano mai tranne quando strumentalmente se ne servono per i loro scopi elettorali o contro cui le tante sindacaliste dei sindacati ufficiali sono complici degli attacchi che governo, padroni, stato… scagliano non solo in termini lavorativi ma anche in termini di vita vera e propria.



E la risposta dalle donne è arrivata incoraggiandoci nella protesta, tante donne si sono affacciate dai balconi e ci hanno salutato, diverse commesse sono uscite dai negozi e hanno solidarizzato prendendo volentieri il volantino/mozione/appello promosso dal Mfpr per la costruzione dello sciopero delle donne che contemporaneamente veniva letto e spiegato al microfono “uno sciopero al femminile, costruito dalle lavoratrici, da tutte le donne, operaie, precarie, disoccupate, immigrate, studentesse., uno sciopero su una piattaforma, parole d'ordine che esprimano l'insieme della nostra condizione di doppio sfruttamento e oppressione, uno sciopero per imporre sui posti di lavoro, nelle piazze, nelle scuole, il punto di vista delle donne, la doppia determinazione delle donne…” “Tutta la nostra vita deve cambiare!”



Arrivate dinanzi al mercato popolare del “Capo” dove ci siamo fermate per un po’ bloccando la strada antistante, donne e anche uomini che facevano la spesa sono venuti verso di noi applaudendo e unendosi alla denuncia contro il governo con le sue politiche antiproletarie e antipolari che per le donne si traducono in doppio attacco, non ultimo il recentissimo provvedimento di legge che il ministro Sacconi ha iniziato a discutere con i sindacati confederali, compreso la Cgil, sulla cosiddetta conciliazione per le donne dei tempi di lavoro con i tempi per la famiglia, che dietro l’ipocrita intenzione di “aiutare” le donne, in realtà non è altro che l’ennesima manovra a favore dei padroni per sfruttarle maggiormente sul lavoro al ribasso e contro le donne che di fatto si vorrebbero ricacciare a casa, da usare sempre di più come ammortizzatore sociale al posto dei servizi sociali che dovrebbe garantire lo Stato, donne da attaccare anche sul piano ideologico riportandole indietro in un moderno medioevo.



Un altro momento forte nel corteo si è avuto quando siamo passate davanti il tribunale dove sono stati denunciati i tanti episodi di violenza sessuale che nel nostro paese sono in continuo aumento contro le donne, le sentenze vergognose dei giudici che in diversi casi hanno assolto gli stupratori e i violentatori, vedi il grave caso dell’assoluzione dell’ispettore di polizia che aveva tentato di violentare Joy, una donna immigrata rinchiusa in un CIE che con grande coraggio insieme ad altre compagne si è ribellata ad una situazione di oppressione che per le donne migranti significa anche violenza per non parlare dell’ultimo caso di violenza sessuale in una caserma da parte di alcuni carabinieri e un vigile in servizio contro una donna arrestata: “Poliziotti e carabinieri non stuprano solo nei Cie ma anche nelle caserme”, “Vergogna! Vergogna!” , “Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa!” “ contro la violenza dello Stato di polizia scateniamo la nostra doppia ribellione e lotta!” .

Ma è stato anche denunciato con forza come la violenza sulle donne in questo paese parte dall’alto, il governo Berlusconi in questo senso rappresenta la sintesi più marcia dell’uso/abuso del potere politico per usare/abusare del corpo delle donne diffondendo a livello di massa un humus maschilista, sessista, fascista che inevitabilmente si trasforma in violenza crescente contro le donne, “dal 13 febbraio, all’8 marzo e oltre… lottiamo per cacciare via Berlusconi e tutto il governo…!”



Lungo il corteo abbiamo anche salutato le tante e altre iniziative di lotta messe in campo oggi in diverse città da quella del Coordinamento donne di Trieste al presidio delle compagne, lavoratrici, disoccupate di Taranto a Melfi con le operaie della Fiat Sata, da Milano, a Ravenna, Perugia, Roma… ma un messaggio di solidarietà è stato lanciato anche alle tante donne che stanno lottando in prima linea nel mondo dalle rivolte popolari della Libia, Egitto, Tunisia, Algeria…, alle guerre popolari in India, Perù… contro un sistema sociale da trasformare totalmente.



Il corteo si è concluso alla prefettura dove una folta delegazione di donne e studentesse ha incontrato il prefetto cui sono state portate tutte le rivendicazioni della protesta.



Il corteo è stato sostenuto anche dalla presenza di lavoratori e precari che hanno condiviso la necessità e le ragioni della lotta.



8 marzo 2011



Lavoratrici/precarie/disoccupate Slai Cobas per il sindacato di classe

Donne del movimento femminista proletario rivoluzionario






dal 13 febbraio all' 8 marzo... e oltre

PER UNO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE

da ogni posto di lavoro,scuola, quartiere, casa…



CORTEO MATTUTINO A PALERMO MARTEDI' 8 MARZO

da Piazza principe di Camporeale partenza ore 11,00 - attraverso alcuni quartieri popolari della città - fino alla Prefettura



Siamo lavoratrici precarie delle Cooperative Sociali - Assistenti igienico personale ai ragazzi disabili nelle scuole superiori- sfruttate da anni e spesso anche discriminate dai padroncini coop per il fatto di essere donne, oggi a serio rischio posto di lavoro (a partire da giugno 2011)



Siamo lavoratrici della Scuola colpite maggiormente dai tagli massicci sferrati alla scuola pubblica dalla riforma Gelmini del governo che ha causato veri e propri licenziamenti di massa



Siamo donne disoccupate che doppiamente hanno difficoltà a trovare un lavoro in un paese, per non parlare della regione in cui viviamo, dove le prime ad essere licenziate, ad essere messe in cassa integrazione, ad essere sempre più precarizzate e ricattate, a pagare la crisi, sono appunto le donne



Siamo donne, quelle "di tutti i giorni" che Martedì 8 marzo saranno ancora in lotta e certamente scenderemo ancora in piazza dicendo a gran voce CONTRO! perchè oggi per noi donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse...la questione principale è scatenare la nostra ribellione contro tutti gli attacchi alle nostre condizioni di lavoro e di vita, è costruire e organizzare una forte risposta di lotta a quello che è un attacco complessivo alle nostre vite, uno "sciopero totale delle donne" prendendo ancora e ancora... la lotta nelle nostre mani



TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE!



Invitiamo tutte le donne, lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe, giovani, immigrate... a partecipare



COSTRUIAMO LO SCIOPERO DELLE DONNE

PER QUESTO INIZIEREMO A DIFFONDERE ANCHE NELLA NOSTRA CITTA' A PARTIRE DALL'8 MARZO UNA MOZIONE/PETIZIONE CHE ALLEGHIAMO IN QUESTA E MAIL PER INVITARE LE DONNE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, GIOVANI, IMMIGRATE AD ADERIRE
LAVORATRICI/PRECARIE/DISOCCUPATE Slai Cobas per il sindacato di classe cobas_slai_palermo@libero.it

Donne del movimento femminista proletario rivoluzionario - mfprpa@libero.it

340/8429376






“Siamo solo una goccia nel mare. Ma il mare è fatto di gocce” ha detto qualcuna di loro. Donne di tutte le età sono scese per strada, questa mattina a Palermo, donne che questa festa hanno voluto trasformarla in un’opportunità, di sciopero e di protesta. Poche decine, tra loro anche uomini, ma che non hanno intenzione di rassegnarsi. Lavoratrici delle cooperative sociali, precarie della scuola, disoccupate che vogliono difendere il loro “posto di lavoro” e la loro “dignità”.

Le assistenti igienico-sanitarie, dipendenti di cooperative sociali, che assistono gli alunni disabili nelle scuole della provincia, come la Nido d’Argento, Azione Sociale, MediCare, dopo aver visto il loro contratto passare a tempo determinato, non sanno se l’appalto verrà loro rinnovato l’anno prossimo: “I problemi sono sia relativi ai fondi – spiega Stefania Costa, 37 anni – che alle modifiche che la Provincia, modifiche che neanche noi abbiamo ben capito. Le voci che girano sono quelle di un albo che introdurrebbe anche nuove figure professionali, altri lavoratori” e l’incertezza per la loro posizione dopo 12 anni e mezzo di lavoro: “Ci hanno tirato la terra sotto i piedi” protesta Stefania. Alcune di loro sono divorziate, pagano affitti, mantengono figli.”Mio marito è disabile e non lavora, ma sembra che di persone come lui lo Stato non se ne prenda cura. Noi dobbiamo pagare anche un affitto, mia figlia è all’università” spiega Francesca Armetta, 55 anni, anche lei assistente igienico sanitaria. ”Stiamo puzzando di fame” ha detto Epifania Ippolito, 55 anni, che ancora non riesce a percepire il Tfr dalla cooperativa che ha lasciato qualche tempo fa.

Ma c’è chi il lavoro non lo ha mai avuto, e nonostante le qualificazioni, si trova costretta a vivere con i genitori senza potersi permettere una famiglia: “Nel ‘92 ho preso un attestato come assistente socio-sanitaria al Policlinico, ma non ho mai lavorato. Ho lottato per sette anni si seguito per il posto che mi spettava. Abbiamo ottenuto un’ulteriore qualifica, ma ancora niente, così abbiamo occupato anche la Regione. Su 500, in 320 sono riusciti a entrare”. Lei, Enza Librè, 42 anni, no, ma dice di continuare a sperare: “Abbiamo fatto causa all’assessorato al Lavoro e alla Sanità, perché secondo noi non ci sono state assunzioni regolari. Se pagavamo anche noi – chiosa – entravamo tutti”.

Anche poche giovanissime, come Sabrina, 18 anni, studentessa di Ragioneria, hanno preso parte al corteo: “Penso anche al mio futuro e so che è necessario manifestare tutti insieme”. Spiega di vivere sulla propria pelle l’esperienza della sorella maggiore: “Precaria, molto spesso licenziata, anche con orari estenuanti: diritti zero”.

E ancora, chi uno stipendio ce l’ha ma si sente “umiliata”, perchè non lavora. Regina Milone ha 55 anni ed è un assistente tecnico ex-enti locali: “Eravamo collaboratori scolastici sotto il Comune. Abbiamo fatto un concorso per passare ad assistente tecnico di quarto livello, ma nel 2000 siamo passati allo Stato in terzo livello. Abbiamo fatto causa e siamo nuovamente passati al quarto”. Risultato? “Adesso siamo a scuola senza fare niente, prendiamo stipendio senza lavorare!”. È un crescendo la sua rabbia fino a queste ultime parole. La rabbia di ”persone fantasma” che si sentono “umiliate” e “non apprezzate”. Lei dovrebbe aiutare nella gestione di laboratori, come quelli informatici, ma non ha le qualifiche. ”Lo sanno tutti che nel 2000 Orlando ha voluto trasferirci allo Stato per poter inserire gli Lsu” continua la signora prima di scusarsi per lo sfogo, aggiungendo che ”siamo in molti, ma non hanno più la forza, sono depressi e amareggiati”.

E ancora a scuola, donne che dopo gli ultimi tagli non sanno se il prossimo anno avranno un lavoro. Caterina Lo Iacono da 11 anni ha incarichi annuali nelle segreterie, ma da quest’anno dice di essere nel “buio più totale”: “Dopo i tagli a scuola le segreterie hanno un peso di lavoro eccessivo. Io ho cinquantadue anni, sono vedova e non so se l’anno prossimo sarò richiamata. E come me molti altri”.

Infine le lavoratrici delle Poste Italiane che hanno lavorato solo tre mesi nel 2000 e che da allora chiedono “il posto di lavoro cui abbiamo diritto da contratto”. Qualcuna accanto al marito, è venuta anche solo per esprimere la propria solidarietà: “Ci tenevo che anche lui fosse presente. Io sono a tempo indeterminato, ma vedo a scuola questi ragazzi che vivono doppiamente questo disagio: da una parte la consapevolezza che non ci sarà futuro anche con i meriti, e dall’altra quella delle famiglie, dei loro genitori precari”, spiega Antonella Milici in coda ad un corteo che lei vede “una goccia nell’acqua, in un mare che però è fatto da gocce”.

Il corteo, partito da Piazza Principe di Camporeale si è concluso alla Prefettura: “Chiederemo al prefetto di aprire un tavolo – afferma Donatella Anello, rappresentante sindacale Slai Cobas – con Provincia e Regione per le precarie delle cooperative, con il Provveditorato per le precarie della scuola e chiederemo alla Regione di istituire un fondo sociale minimo esistenziale per le disoccupate”.











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