venerdì 4 marzo 2011

pc quotidiano 4 marzo - il movimento di lotta nelle università e l'appello di 'proletari comunisti'

dal sito del collettivo universitario autorganizzato napoli

Scuola e Università università e ricerca L'inverno del nostro scontento. A che punto sta la Riforma Gelmini e come continua la nostra lotta, a Napoli e fuori...
L'inverno del nostro scontento. A che punto sta la Riforma Gelmini e come continua la nostra lotta, a Napoli e fuori...


Lunedì 28 Febbraio 2011 00:01 cau .Le cose in inverno vanno piano, ma vanno. Ed in questo mese, in cui la scena mediatica è stata riempita dalle disavventure del Bunga Bunga, passato ben presto da farsa in tragedia, c'è chi ha continuato a lavorare per applicare la Riforma Gelmini, e chi, da vecchia talpa, ha continuato a sabotarla...
Abbiamo quindi provato a raccogliere alcuni esempi per chi fra un esame e l'altro si può essere distratto, ma magari ha voglia a marzo di riprendere la lotta, e vuole sapere dove e come... Qui sotto leggerete che il nostro sistema universitario è attraversato da forti linee di tensione e che la partita è tutt'altro che chiusa. Ma soprattutto non si deve chiudere in Campania, dove – l'avevamo detto! – l'applicazione della Riforma produrrà degli sfaceli.

Partiamo innanzitutto con alcuni dati: secondo ItaliaOggi del 16 febbraio passano da 7 a 36 gli atenei – fra cui l'Orientale – che rischiano il commissariamento per la chiusura dei bilanci in rosso, non essendo più alleggeriti dai correttivi che permettevano alle università di non superare la soglia del 90% del FFO ed effettuare così nuove assunzioni.
A proposito di assunzioni: dove sono finiti i “principi di efficacia ed efficienza”? L’unico punto fermo è l’assoluta iniquità, il torpore e la cooptazione nelle logiche dei concorsi. Peraltro, come viene palesato dall’art. 23 della legge stessa, oggi si può fare ricerca soltanto se si dispone di un certo reddito. La selezione di classe non è all'opera solo fra gli studenti, ma soprattutto fra i docenti. E cosa potranno mai insegnarci i figli dei ricchi che avremo come professori? È anche così che oggi si riproduce l'ideologia della classe dominante...

Nel frattempo, a proposito di chi la ricerca la vuole fare davvero, regna l'incertezza in materia di dottorati. Confuso e senza risorse è l’iter di applicazione di una legge che avrebbe voluto illuminare i torbidi meccanismi universitari, e invece continua ad incepparsi e paralizzare le carriere e gli studi. Infatti, i rimandi a decreti e regolamenti postumi bloccano l'assegnazione dei dottorati a causa dell’assenza di un’interpretazione univoca dell’art. 19 che dovrebbe fornire disposizioni in materia di ricerca. Ma come il Mini-store dell’Istruzione dichiarava circa un mese fa: “La materia verrà affrontata in un apposito regolamento..., “sono a disposizione 170 milioni di euro...”. Soldi mai visti...

In realtà lo spauracchio del commissariamento aleggia, e commissioni frettolose vengono elette da Rettori impauriti dalla spada di Damocle che pende sulle loro teste: tutto questo è sintomatico della “trasparenza”, dell’“autonomia” e della “meritocrazia” tanto sbandierate. I Rettori si affrettano a nominare le commissioni che dovrebbero riscrivere gli Statuti integrando le norme della Gelmini, e fa niente che non siano democraticamente elette e siano autocraticamente dirette.
Come a Messina, dove il reclutamento dei ricercatori che devono lavorare allo Statuto è stato limitato ai prescelti dal Rettore, disattendendo in toto una petizione firmata dal 35% dei docenti. O a Firenze, dove vengono occultate le date del Senato Accademico e dei Consigli di Amministrazione, e la nomina della commissione si è conclusa in sordina senza il coinvolgimento degli studenti. Solo la forte mobilitazione ha fatto sì che a Trieste e Palermo si sia arrivati ad una nomina della Commissione Statuto secondo una “votazione a suffragio universale alla quale hanno partecipato tutte le componenti della comunità accademica, dagli studenti agli ordinari fino al personale amministrativo”.

Il punto è che, malgrado l’approvazione, l'applicazione della Riforma è ancora in discussione. Gli Atenei italiani sono in fermento e gli studenti, i soggetti più motivati e intransigenti nel contrastare la Gelmini, vigilano sulle date di decisione interna. Nonostante le sessioni di esami in corso, Senati Accademici, Consigli di Amministrazione e Commissioni di spicciola elezione non hanno trovato pace, e le dimissioni dei rappresentanti che si rendono complici della Gelmini vengono reclamate a gran voce.gli studenti di Pisa hanno bloccato la nomina della Commissione, invalidando le sedute del SA e del CdA . A Bologna, poi, gli studenti e i precari hanno interrotto il CdA riunitosi il 15 Febbraio, richiedendo un referendum sullo statuto. Dopo pochi giorni è l’assemblea di ateneo ad essere interrotta, considerata una farsa Così, nella prima settimana di Febbraio poiché “il rettore ha già deciso sulle nostre teste” componendo la Commissione senza includere i ricercatori già nel Marzo scorso.

A Torino invece, per impedire agli studenti di bloccare anche la seconda seduta della Commissione di stesura, il rettore ha disposto un ingente dispiegamento di forze dell’ordine, vere e proprie barricate in divisa di un centinaio di agenti davanti al rettorato. Questo episodio è indubbiamente lo specchio dell’irrigidimento e chiusura istituzionale che tenta di ignorare le conseguenze nefaste di una riforma e guarda solo l’immediata “messa a norma” dell’Università per non essere segnalati nel libro nero ministeriale.

Ma non possiamo sottostare ancora alle logiche di palazzo: l’opposizione reale, l’opposizione dal basso al Governo ed ai governi delle università deve guadagnare terreno, generalizzare le lotte e fonderle in un unico blocco che necessita di spazi di discussione e di confronto, di arricchimento e dibattito. A maggior ragione per quello che sta succedendo in Campania...

Mercoledì 23, infatti, a palazzo Chigi il Ministro Gelmini, il presidente Caldoro e i rettori dei sette atenei campani hanno sottoscritto un accordo di programma che prevede la soppressione di 34 corsi di laurea e la chiusura di 6 sedi decentrate, secondo un processo di federazione degli atenei, attivo per 5 anni a partire dal prossimo anno accademico.

Come dice la Gelmini, «le università campane sono tra le prime ad attuare la riforma dell’università»: il Sud mantiene dunque i suoi primati negativi. Mentre il fantoccio Caldoro esulta, vedendoci un inizio di federalismo. Ed ha ragione, perché con il federalismo il nostro territorio sarà ancora più saccheggiato, immiserito, abbandonato... Già da ora parecchi corsi dell'Orientale, della Federico II e degli altri atenei campani saranno soppressi...

Noi non ci siamo limitati a dire NO a tutto ciò nel 2008 o nel 2011. Abbiamo sin da gennaio contestato i Senati accademici delle Università napoletane per sabotare l'applicazione della Riforma. Ma la lotta è di tutti, e per questo – come nelle “calde” giornate di autunno – invitiamo tutti a costruire quest'opposizione reale, a confrontarci, a cercare insieme informazioni. Per questo vi invitiamo a restare informati, a passare nelle assemblee all'università dove ogni giorno si discute, si prova a decidere come opporsi a questi provvedimenti; a tenere sempre d'occhio quei palazzi che per tutto l'inverno si sono riempiti dell'intelligenza e dell'energia collettiva di tanti studenti che sono riusciti a svegliarsi dal torpore in cui ci vogliono costringere e mostrare che siamo pronti a riprenderci ciò che ci spetta!
Il futuro non è scritto


l'appello di proletari comunisti

Serve l’urgente
ripresa del
movimento
studentesco
La rivolta del 14 dicembre non è un “fuoco
fauto”. Ma una straordinaria giornata che
ha mostrato tutta la forza e la potenza di
fuoco di un movimento e di una nuova
generazione che è riuscita a trasformare una
battaglia particolare, la lotta contro la riforma
reazionaria della Gelmini, in un attacco
generale al governo e allo Stato della
borghesia. Parlamento assediato, polizia in
rotta sono immagini che hanno entusiasmato
e raccolto il sostegno dei proletari avanzati
e di tutto il movimento di opposizione politica
reale. Per questo ha fatto paura.
Stato e padroni, governo e riformisti sin dal
22 dicembre hanno cercato di riprendere il
campo con la repressione e la
criminalizzazione, ma soprattutto con le
pallottole inzuccherate del “movimento
pacifico”. Ora, in una fase di inevitabile e
fisiologica riflessione e difficoltà di ripresa,
sono le forze che fanno capo ai
Disobbedienti e a ‘Uniti contro la crisi’ il
cavallo di troia di una normalizzazione.
Le componenti più avanzate del movimento,
nelle enclave rosse devono necessariamente
riprendere l’iniziativa, costruire una nuova
rete di organismi radicati nelle masse
studentesche, che contrastino sul campo
l’applicazione della riforma nelle Università,
nelle scuole, nei centri della cultura, ma che
tornino a parlare a tutto il movimento
proletario con la voce forte e chiara del 14
dicembre.
Le idee di rivolta non sono mai morte!
Non è che l’inizio! La lotta continua!
Il futuro non è scritto!
Il futuro ci appartiene!
Abbiamo un mondo da conquistare!
Una sola soluzione, la rivoluzione!

proletari comunisti
marzo 2011

Nessun commento:

Posta un commento