domenica 27 febbraio 2011

pc quotidiano 27 febbraio - Milano - Tanti popoli un'unica lotta - una manifestazione non in sintonia con la sfida in atto

26 FEBBRAIO 2011: “TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA” A MILANO


Tra i 7/1000


compagni di realtà provenienti da varie città – da Torino a Crema, da Bergamo a Firenze, da Crema a Saronno – hanno manifestato in solidarietà con le lotte, principalmente, dal popolo basco a quello
palestinese, da quello curdo a quello colombiano. Nutrita la delegazione basca di EHL, quasi tutta formata da giovani, che ha portato in piazza la solidarietà con i prigionieri politici, innalzando
una cinquantina di cartelli con le foto degli ultimi arresti. Non solo solidarietà in questo spezzone ma anche gruppi musical/teatrali che hanno dato vita a canzoni di lotta e della tradizione basca.

Poco numerose le componenti curde, palestinese e colombiana. Una delegazione del Si. Cobas con lavoratori immigrati delle Cooperative Papavero e Billa, Sinistra Critica con dei cartelli che mostravano un ragazzo che fa il segno della V con su scritto “Tunisia-Algeria-Egitto la rivoluzione è possibile”; alcuni giovani con le bandiere indipendentiste sarde; qualche bandiera dei Carc e compagni sparsi. Un corteo sottotono rispetto alle aspettative, sia sul piano numerico che politico.

Sarà stata la stanchezza di due e passa settimane di incontri con la presenza di rappresentanti della sinistra basca, nonché concerti anziché cene/dibattito o proiezione di filmati sulle lotte, ma il
corteo è stato poco comunicativo e con pochi slogan internazionalisti.


Ma è sul piano politico che la manifestazione ha mostrato i limiti maggiori. Tranne i compagni di proletari comunisti -che hanno portato in piazza uno striscione con su scritto “Con le masse arabe in rivolta, Contro l’imperialismo italiano, via il governo Berlusconi complice di Gheddafi”; locandine/ingrandimenti della settimana di solidarietà e informazione con la guerra popolare in India e una in riferimento della caduta delle dittature in Tunisia e Egitto; spiegando al megafono
che la strada verso l’abbattimento delle dittature che opprimono i popoli passa per la guerra di popolo, come in India-Perù-Turchia, e che la vera solidarietà internazionalista vuol dire lottare contro l’imperialismo nostrano - la manifestazione è rimasta appiattita su posizioni filo soluzione politica e lotta anticapitalista. Allo stesso tempo non si sono fatti tutti i tentativi d’interloquire e unirsi con la contemporanea manifestazione che ha visto circa 300 tra libici-egiziani-tunisini e qualche italiano, che da Piazza Fontana in corteo hanno raggiunto il consolato libico al grido di “Gheddafi assassino”, denunciato il silenzio/assenso del governo italiano e infine bruciato una foto di Gheddafi da solo e una di Gheddafi e Berlusconi insieme.

Un brutto segnale non in sintonia con le parole d’ordine di unire i popoli in un'unica lotta.


Circolo proletari comunisti Milano


prolcom.mi@tiscali.it

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