mercoledì 16 febbraio 2011

pc quotidiano 16 febbraio - Rivolta popolare anche in Libia, "Via i corrotti dal paese", scontri con la polizia e feriti


Continuano senza sosta le rivolte nei paesi arabi e anche in Iran: ieri è stata ancora la volta dello Yemen e del Bahrein dove i manifestanti hanno occupato la piazza principale e della Libia dell’altro amico di Berlusconi, il colonnello Gheddafi al potere da 41 anni… che domani dovrà affrontare un'altra manifestazione indetta dagli studenti


Violente proteste scoppiano in Libia

Si riportano scontri nella città orientale di Bengasi, dove forze di sicurezza e sostenitori del governo affrontano i dimostranti.

Ultima modifica: 16 Feb 2011 07:59 GMT

I manifestanti si sono scontrati con la polizia e i sostenitori del governo nella città orientale libica di Bengasi, dicono i resoconti.

Manifestanti si sono riuniti nelle prime ore di mercoledì mattina di fronte alla sede della polizia e hanno scandito slogan contro i "governanti corrotti del paese", riportano fonti di Al Jazeera.

La polizia ha sparato gas lacrimogeni e disperso violentemente i manifestanti, hanno detto le fonti senza fornire ulteriori dettagli.

L'edizione on line giornale Quryna libico di proprietà privata, che ha sede a Bengasi, ha detto che i dimostranti erano armati di bombe molotov e hanno lanciato pietre.

Secondo un quotidiano libico, Gorina, 14 persone sono rimaste ferite negli scontri.

In una intervista telefonica con Al Jazeera, Al-Idris Mesmari, un romanziere e scrittore libico, ha detto che sono arrivati funzionari della sicurezza in abiti civili e hanno disperso i dimostranti con gas lacrimogeni, manganelli e acqua calda.

Al-Mesmari è stato arrestato qualche ora dopo l'intervista, dicono notizie non confermate.

Appello alla 'Giornata della collera'

Manifestanti anti-governativi hanno inoltre invitato i cittadini a osservare il prossimo giovedì come una "Giornata di rabbia". Sperano di emulare le recenti rivolte popolari in Egitto e Tunisia e porre fine al dominio lungo 41 anni, del colonnello Muammar Gheddafi.

Le rare proteste di cui si riporta sono cominciate dopo che i familiari delle persone uccise in un massacro avvenuto in prigione circa 15 anni fa sono scesi in strada. Sono stati raggiunti da decine di altri sostenitori.

Si dice che i parenti sono irritati dall’arresto di Terbil Fathi, avvocato per i diritti umani e portavoce ufficiale delle famiglie delle vittime, che è stato arrestato dalle forze di sicurezza libiche, senza una ragione apparente.

Tuttavia, sembra che Terbil sia stato in seguito rilasciato.

Circa 1200 prigionieri sono stati uccisi nel massacro della prigione di Abu Slim, il 29 giugno 1996, dopo che avevano contestato le loro condizioni inumane all'interno del carcere.

I morti sono stati sepolti nel cortile del carcere e in fosse comuni a Tripoli. Le famiglie delle vittime hanno chiesto che i colpevoli siano puniti.

Mohammed Maree, un blogger egiziano, ha detto che "il regime di Gheddafi non ha ascoltato queste ragioni e continua a trattare il popolo libico con il piombo e il fuoco".

"Questo è il motivo per cui noi annunciamo la nostra solidarietà con il popolo libico e le famiglie dei martiri fino a quando i criminali non saranno puniti, a partire Muammer e la sua famiglia".

-al jazeera-

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