domenica 13 febbraio 2011

pc quotidiano 13 febbraio - Milano.. egitto chiama palestina

CON LA PALESTINA NEL CUORE

Anche se oggi continua la festa egiziana c'è unaa la novità. Tante bandiere della Palestina, che si aggiungono a quelle egiziana ed alcune tunisine. Sventolano per tutto il corteo, ma principalmente sono concentrate nello spezzone islamico.
E’ anche il giorno del mischiarsi della gioia egiziana e delle realtà solidali, che da due settimane hanno sostenuto il presidio in piazzale Loreto. Non vi sono momenti di tensione se spunta qualche striscione nuovo e nessuno storce il naso nel vedere tante facce italiane, ma una cosa è chiara: gli islamici sottolineano e, più volte richiamano dai microfoni, a far esprimere innanzitutto la comunità egiziana. Cosa che di fatto vuol dire un corteo di 1000/1500 “diviso” in tre spezzoni. A seguire il nostro striscione che “apre” quello islamico; in coda il furgone della Cub.
Gli slogan, i canti, i balli li accomunano tutti, ma quello più gettonato, dai ragazzi e ragazze egiziani, è quello islam. Qui si fanno molti più slogan/comizi; da qui si lanciano le esortazioni ai popoli arabi a ribellarsi: dalla Tunisia alla Giordania, dalla Libia all’Algeria, dal Marocco a Gaza; qui un ragazzino di circa dieci anni, con voce esile, ma con piglio deciso tira il coro che grida per 5 minuti
Palestina Libera. Si alza anche il grido fuori gli USA e Israele...stiamo arrivando. In testa oltre alla gioia egiziana si sentono le litanie pacifiste del 3 febbraio; in coda sembra quasi di stare in una discoteca del Cairo. Nel tragitto da Loreto alla Stazione Centrale hanno modo di inserirsi due macchine che sventolano bandieroni dell’Egitto e sono tappezzati con manifesti. Ma non sono spezzoni stagni,
almeno per gli egiziani, sono un via vai continuo, un mescolarsi, che oggi è rinforzato da giovani tunisini, marocchini, algerini. Lungo il corteo un ragazzo italo egiziano, conosciuto nei giorni scorsi, afferra il nostro striscione e si mette a parlare. Ci racconta, tra poco torna in Egitto dalla madre i fratelli la fidanzata (ci fa vedere le foto), contemporaneamente fa da traduttore simultaneo di quanto succede intorno. E’ un fiume in piena, parla del suo lavoro – precario – e del razzismo milanese, mentre ci dice che al Sud non è così. Non è il solo che in queste due settimane ci riconosce e che parlare, ma anche stringerci le mani o abbracciarci e baciarci come il mio amico Mohamed, quello che ha pianto alla notizia di Mubarak che scappa, col quale subito si parte a lanciare gli slogan che abbiamo fatto insieme in piazza. All’arrivo è il pieno di balli e canti e oggi ci sono anche
le ragazze e donne che ballano liberamente in pubblico. Poi ci sono le preghiere di islamici e coopti, ma si trova il tempo per far leggere, in arabo, l’appello per la manifestazione del 26 febbraio: Cento Popoli un'unica Lotta.
E anche se nell’immediato non ci si vedrà spesso, si percepisce che si ha voglia di non perdersi di vista, anche perchè un ragazzo egiziano, in segno di ringraziamento, mi ha detto “se organizzate una manifestazione per cacciare Berlusconi, io ci sarò”. Ci toccherà farlo insieme. Oggi siamo noi proletari comunisti che ringraziamo il popolo egiziano e tutti i popoli arabi in rivolta, che hanno alzato la testa. I tiranni perderanno, il popolo vincerà.
Circolo Proletari comunisti - Milano
12-02-011

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