martedì 1 febbraio 2011

pc quotidiano 1 febbraio - IL VENTO DELLA RIVOLTA DALL’EGITTO NElLE STRADE DI MILANO

IL VENTO
DELLA RIVOLTA DALL’EGITTO INVADE LE STRADE DI MILANO

lunedì sera un
presidio convocato dalla Cub e del Comitato immigrati per protestare
davanti al Consolato egiziano ha visto la partecipazione di un migliaio
di immigrati egiziani, ma anche della Tunisia e del Marocco. Poche le
realtà politiche e sindacali che hanno partecipato. Una partecipazione
“anonima” fatta solo di bandiere come Sinistra Critica o di singoli
appartenenti a varie realtà di “movimento”. Gli unici che hanno portato
un messaggio semplice ma pienamente condiviso dagli immigrati presenti,
sono stati i compagni del circolo di proletari comunisti Milano. Con un
volantino che prima di essere preso vedeva gli immigrati chiedere:
“siete contro Mubarak?” e alla risposta “si ma anche contro Berlusconi
che il suo complice” vedeva decine di mani allungarsi per averlo; ma è
stato lo striscione che i compagni hanno portato che ha colto la rabbia,
lo sdegno degli egiziani presenti. Le parole d’ordine dello striscione
“dalla Tunisia all’Egitto con le masse in rivolta” è diventato il loro
striscione tanto che da subito un immigrato l’ha sostenuto e lo metteva
ben in vista: Ma anche la bandiera rossa con la falce e martello è
diventata la sua bandiera tanto da portala per tutto il tempo. Ma lo
striscione e la bandiera sono state in prima fila in quello che da
presidio si è trasformato, imponendolo, in corteo con la
determinazione, degli immigrati, che lo striscione e la bandiera
dovevano stare in prima fila. Non è stato un corteo “normale”, di
quelli soliti a cui siamo abituati, violenti o pacifici che siano, ma
un moto continuo che mostrava cosa sono le masse in tumulto. Gli slogan
erano in arabo, ma questo non ha impedito che non lo si scandisse anche
noi, facendoceli tradurre e imparandoli immediatamente. Slogan il cui
significato era “Mubarak assassino” “Mubarak fai le valigie, questo è l’
ultimo giorno”. Certo tante erano le anime dagl’islamisti ai
nazionalisti ai conciliatori (quelli filo Cub), ma la rabbia era unica.
Una rabbia che non ne voleva sentire di chiudere la manifestazione,
nonostante lo sbracciarsi di quelli della Cub. E li basta che dicessimo
che non era accettabile finirla lì perche anche in queste ore viene
versato il sangue del popolo, i loro fratelli i nostri fratelli, che il
moto riprendeva, tanto che lo striscione e la bandiera di proletari
comunisti non spaventavano gli islamici che ci porgevano il megafono per lanciare “Mubarak assassino” che diventava il coro di
tutto il corteo. Dopo più di due ore e con molta fatica, degli
organizzatori, il moto si è fermato, in maniera apparente, ed è stata l’
ora dei saluti, dei ringraziamenti, ma anche e soprattutto degli
appuntamenti: primo febbraio stessa ora si ripete.
Circolo
proletari comunisti Milano

Nessun commento:

Posta un commento