venerdì 21 gennaio 2011

pc quotidiano 21 gennaio - MARCHIONNE, L'ARROGANZA, IL DISPREZZO, MA ANCHE LA PAURA

l'intervista di Marchionne su Repubblica del 18 gennaio.

Marchionne e Berlusconi hanno qualcosa in comune.
Entrambi sono dei dittatorelli, non concepiscono le cose oltre la loro persona, parlano sempre in prima persona e giudicano gli altri, i fatti sempre come se partissero e dovessero finire a loro, al loro tornaconto o guadagno.
Entrambi hanno un profondo disprezzo per le persone che non siano della loro schiera o servi; esprimono personalmente nella maniera più grezza il moderno fascismo.

Ma Marchionne e Berlusconi hanno anche altro in comune, in fondo entrambi hanno anche paura che il giocattolo gli si rompa in mano; la loro aggressione, disprezzo, arroganza, sempre cafona sguaiata per Berlusconi ma sempre più spesso cafona anche per Marchionne, è un mettere le mani avanti:
Marchionne dopo il referendum di Mirafiori parla di risultato “storico”, ma questa enfasi appare poco credibile visto che dopo Pomigliano, dove il Si era andato meglio, più del 60%, se ne voleva addirittura andare via dall'Italia, e che per Torino - non lui che ha pensato bene di essere più prudente – ma la sua corte di sindacalisti, politici, giornalisti aveva previsto quasi l'80% dei si. Questa enfasi è più spia di una seria preoccupazione che non potrà avere la fabbrica totalmente addomesticata anche con gli squallidi ricatti, anche con la repressione dei diritti.

L'intervista fatta giorni fa da Marchionne a Repubblica, al di là del merito delle risposte, è pregna di tutto questo humus. Marchionne continua a ripetere che “Il discorso è chiuso... conta il saldo, cioè il risultato, nient'altro... Per me Mirafiori ha deciso, e io sto al risultato, che è un risultato molto importante...”.
Ma è come un 'fuoriditesta' che ripete un ritornello e allontana da sé la realtà.
Il giornalista gli dice: ma guarda che “tra i 440 impiegati, 300 sono capi, 40 sono della direzione del personale”; guarda che “al montaggio e alla lastratura, dove si scaricano gli effetti delle nuove condizioni di lavoro previste dall'accordo, ha vinto il no...”; guarda che “un lavoratore su due dice no”. Ma Marchionne sembra il suo compare Berlusconi: la colpa è della campagna mediatica! la colpa è della Fiom che ha mistificato la realtà! – come per Berlusconi: la colpa è dei giornalisti che dicono il falso!
Ancora Marchionne/Berlusconi: “ho sottovalutato – insiste Marchionne – un sindacato che aveva obiettivi politici e non di rappresentanza di un interesse specifico...”; “la colpa è dei giudici – grida Berlusconi – che fanno politica!”

Ma l'intervista ha anche il merito di svelare nuda e cruda la realtà del capitalismo in crisi. Quando il giornalista gli chiede: “Ma si possono mettere i lucchetti ad una fabbrica per una sconfitta sindacale e non per una legge di mercato?”, Marchionne replica: “Ma lei sa quanta legge di mercato ci sarebbe stata dietro quella scelta? Di cosa stiamo parlando?”. Appunto, di cosa stiamo parlando? Marchionne sta dicendo apertamente che la “legge di mercato” si basa sullo sfruttamento degli operai, e oggi sul supersfruttamento; altro che capacità imprenditoriali! Vince chi riesce a sfruttare meglio e prima.
Cosa pretenderebbero poi gli operai: “il diritto semplicemente ad avere senza condividere il rischio...”? “...io, Sergio Marchionne, non voglio togliere nulla di ciò che fa parte dei diritti dei lavoratori”. Ma cosa hanno avuto gli operai, quali diritti sono loro garantiti, Marchionne non lo spiega. Fa solo un'affermazione, da accettare, bisogna avere fede e basta. Come la fede che reclama Berlusconi quando dice di aver fatto tanto per gli “italiani”.

E qui l'arroganza personale viene tutta fuori: Io, Io, i “miei”.
Continua Marchionne: “Ho tirato avanti per quasi sette anni, poi una notte ad aprile mi sono detto basta. Io metto sul piatto 20 miliardi, accetto la sfida... poi ho cominciato a parlarne, non con la politica ma con i miei e con il sindacato...”. “La Fiat c'era prima di me e oggi sappiamo che ci sarà dopo di me”.
E a convincere gli operai ci vuole pensare personalmente lui: “Voglio convincerli, spiegare chi sono. E' impossibile che negli Usa dicano che gli ho salvato la pelle e qui la pelle vogliono farmela”.
Per i diritti tolti agli operai, la linea di Marchionne, come quella del suo compare Berlusconi, è semplicemente negare l'evidenza: “la rappresentanza, oggi un lavoratore su due a Mirafiori sceglie di non averla non iscrivendosi a nessun sindacato (e possiamo credere che Marchionne farà di tutto che anche l'altra metà si cancelli),.... Cambiano le pause ma abbiamo fatto un gran lavoro per rendere meno pesante il lavoro in linea (falso! i carichi di lavoro sulla linea sono aumentati, la velocità della linea è aumentata),... il no allo sciopero riguarda solo gli straordinari (falso! riguarda con la firma individuale del contratto con accordo allegato, ogni contestazione di ogni singolo aspetto dell'accordo), ... sulla malattia interveniamo solo sui picchi di assenteismo (falso, perchè per la Fiat la malattia di per sé è sinonimo di 'assenteismo', e vengono chiamati “picchi” dei normali livelli di malattia, più bassi della media).

E poi il disprezzo. “A Melfi – gli chiede il giornalista – la metà dei lavoratori ha “ridotte capacità lavorative per i lavoratori in linea: non crede che queste nuove condizioni che lei minimizza pesino? Risposta:”Non credo, ma voglio anche dirle che noi facciamo automobili e l'auto nel mondo si fa così. Chi viene in fabbrica lo sa”. Vale a dire, la Fiat non può stare a badare se un operaio resta invalido, se il più sano ha come minimo la tendinite, se un'operaia si sente vecchia a 35 anni, se perde le mestruazioni, ecc. ecc.
Della serie: finchè respira, può lavorare.
Non si uccidono così anche i cavalli? (titolava un vecchio e bellissimo film americano). Sì, si uccidono! Sono più importanti le automobili, o meglio è più importante fare le automobili per il profitto, gli operai possono ammalarsi.
In Argentina, davanti alla Fiat di Cordoba, è stato costruito un ospedale. I padroni si preoccupano dei loro schiavi....
La Fiat ha chiamato fior di pseudo scienziati, pseudo tecnici per migliorare l'utilizzo degli impianti, ma, chiaramente non per migliorare gli impianti, ma per adeguare le braccia, i muscoli, le gambe degli operai e delle operaie al massimo utilizzo di quegli impianti (è il sistema Ergo Uas) e per ridurre il costo del lavoro, i salari: “il costo del lavoro che voi riducete con l'accordo – dice il giornalista – pesa solo il 7 per cento sul costo complessivo di un auto, lei come garantisce che sta lavorando per migliorare anche quel 93 per cento restante?” Ma “quel 93 per cento che lei cita – risponde Marchionne – ha proprio ha che fare con il costo di utilizzo di ogni impianto...”.

Marchionne non può certo pensare che gli operai e le operaie che lo hanno già sfidato, e chi ha accettato solo per la paura di perdere il lavoro, e presto si accorgeranno che è un bluff, possano accettare tutto questo.
E proprio la sua arroganza, il suo disprezzo fascista dimostra che in effetti non lo pensa, e lo teme.

Nessun commento:

Posta un commento