sabato 11 dicembre 2010

pc quotidiano 11 dicembre - iniziativa antileghista a torino per il diritto di aborto

Sabato 11 dicembre alcuni compagni del Centro di Documentazione "Latifa Sdairi" di Torino, hanno dato luogo ad un presidio per la difesa del diritto all'autodeterminazione della donna nella piazza del mercato del quartiere S.Salvario. La giunta regionale presieduta dal legofascista Cota, ha approvato il protocollo presentato dall'assessore Ferrero“per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza” che prevede in ogni a.s.l. e consultorio la presenza obbligatoria del Movimento per la vita.Questo ha lo scopo di redimere tutte coloro che hanno deciso di abortire,pena il marchio di assassine. Non dimenticando che in questa maniera si tolgono fondi che potrebbero essere utilizzati per educazione sessuale nelle scuole o per programmi di prevenzione e contraccezione, sistemi sicuramente più validi per evitare l'aborto! Durante il presidio sono stati diffusi un migliaio di volantini che ottenevano un discreto consenso dei passanti e dei frequentatori del mercato.
Durante il presidio alcuni compagni si sono spostati nei pressi della sede locale della Lega Nord e l'hanno "chiusa" con uno striscione in difesa del diritto all'aborto!
Contro il moderno fascismo machista e sessista Torino si mobilita! Il legofascista Cota non riuscirà ad adempire ai suoi compiti di moderno Podestà!

pc quotidiano 11 dicembre - Terzigno, riesplode la protesta scontri polizia-manifestanti

Da Repubblica

Sassaiola contro le forze di polizia alla rotonda di via Panoramica, la strada che conduce alla discarica Sari, nel parco Nazionale del Vesuvio. I momenti di tensione tra manifestanti e forze dell'ordine si sono verificati quando il corteo si è diretto verso l'ingresso dell'invaso


Momenti di tensione e poi scontri. Si vivono situazioni difficili a Terzigno dove è riesplosa la protesta. Scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.

C'è stata anche una fitta sassaiola contro gli agenti alla rotonda di via Panoramica, la strada che conduce alla discarica Sari, nel parco Nazionale del Vesuvio.

I disordini tra manifestanti e forze dell'ordine si sono verificati quando il corteo si è diretto verso l'ingresso dell'invaso. La polizia ha sospinto i dimostranti in direzione della rotonda. Secondo quanto si è appreso le ruote dei mezzi delle forze dell'ordine sarebbero state forate dai dimostranti. Un agente è rimasto ferito a una caviglia per il lancio di una bottiglia.

Il tutto al termine di una serata dove in 7000 erano scesi in strada per dire no, da Boscoreale alla rotonda di Terzigno, teatro di scontri e soglia dell'inferno per gli autocompattatori dei rifiuti della Cava Sari. La manifestazione ha riunito studenti e precari, disoccupati e comitati anti-discarica insieme ad abitanti dell'Aquila.

Hanno sfilato in corteo con striscioni e cartelli dalle 16 alle 19, mentre contemporaneamente manifestavano in Val di Susa circa 7000 cittadini del movimento "No-Tav" (striscioni esposti anche a Terzigno) che da vent'anni si oppongono al collegamento Torino-Lione. Insieme in nome del no alla "shock economy", le industrie della guerra, i progetti che favoriscono la speculazione sull'emergenza e la privatizzazione delle risorse naturali. Un movimento trasversale che attraversa l'intera penisola, come dimostrano le adesioni al corteo di Terzigno.

C'erano le Mamme vulcaniche e le Mamme in lotta per la vita, le Donne in nero di Napoli e Roma, i comitati di Chiaiano, Alex Zanotelli con lo striscione per l'acqua pubblica, il Presidio permanente di Taverna del Re, i Collettivi universitari e studenteschi, il Comitato di Barra "No inceneritore", l'associazione Iamm di San Giuseppe Vesuviano, Abitare nella crisi, coordinamento romano per la qualità della vita. Si sono posti come traguardo proprio quell'ingresso di Cava Sari dove solo ventiquattr'ore prima si erano registrate tensioni. Nella notte di venerdì i manifestanti che da quattro mesi presidiano l'ingresso della discarica hanno bloccato quattro carichi di immondizia proveniente dalla provincia. In rete circolano fotografie scattate dai comitati vesuviani con camion che trasportano "tal quale", anzi, peggio, rifiuti nemmeno passati per gli autocompattatori.

Alle Mamme vulcaniche il sindaco di Boscoreale, Langella, ha rivolto pesanti accuse di politicizzazione che le donne non raccolgono: "Se manifestare per la salute pubblica è politica, allora dovrebbero farla tutti. Ma noi resteremo quello che siamo, non fonderemo nessun partito".

pc quotidiano 11 dicembre - L'Aquila, corteo del 7 luglio a Roma: Indagati tre manifestanti

L'AQUILA. Tre giovani che parteciparono al grande corteo degli aquilani a Roma del 7 luglio scorso per protestare contro le lungaggini della ricostruzione dopo il terremoto e per le tasse sono sotto inchiesta per resistenza a pubblico ufficiale aggravata e manifestazione non autorizzata.

La procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini preliminari e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Tra le accuse quella di avere spintonato agenti in servizio pressandoli contro i blindati.

Solidarietà agli indagati, Ribellarsi è giusto!

pc quotidiano 11 dicembre - L'Aquila, la rabbia dei parenti delle vittime "I politici si devono dimettere"

L'AQUILA. I familiari delle vittime del terremoto criticano duramente i politici e ne chiedono le dimissioni. La motivazione non ammette repliche: «La commissione Grandi rischi fornì indicazioni fuorvianti ma anche gli amministratori non seppero fare il loro dovere».

La presa di posizione è emersa al termine dell'udienza preliminare sull'inchiesta riguardante, appunto, la commissione Grandi Rischi, quando il presidente della «Associazione 309 martiri dell'Aquila» Vincenzo Vittorini, insieme agli altri componenti, ha convocato una conferenza stampa (nella foto). Nell'incontro con i giornalisti Vittorini ha chiesto le dimissioni del presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi, di Stefania Pezzopane ora assessore comunale ma all'epoca presidente della Provincia, e del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. Nel mirino anche Daniela Stati, già assessore regionale alla Protezione civile e ora consigliere regionale.

Altri esponenti invitati a dimettersi, l'assessore comunale dell'epoca alla Protezione civile, Roberto Riga, i dirigenti del servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo, Altero Leone, Carlo Visca e Marinello Mastrogiuseppe. L'invito è rivolto, ovviamente, anche ai componenti della commissione Grandi Rischi. Al sindaco, in particolare, si rimprovera di avere affermato solo qualche giorno fa, dopo il convegno «Cahiers de doleance» a Onna, che durante la riunione all'Aquila della Commissione, il 31 marzo 2009, il presidente dell'Ingv, Enzo Boschi, disse: «Mettetevi in mente che non sarà oggi, non sarà domani ma un terremoto forte colpirà L'Aquila».

Secondo Vincenzo Vittorini questa affermazione non risulta riportata nel verbale della commissione. «In ogni caso», ha aggiunto, «il sindaco Cialente ha omesso di riferire questa affermazione alla cittadinanza aquilana che ove recepita, avrebbe potuto salvare vite umane». Ma sembra che Cialente abbia fatto queste dichiarazioni in occasione di una deposizione per l'istruttoria sulla commissione Grandi Rischi, come persona informata sui fatti.


«Taluno dei suddetti rappresentanti al termine della riunione della Commissione grandi rischi del 31 marzo 2009» ha aggiunto il dottor Vittorini, confortato nella sua esposizione dagli altri componenti dell'associazione, «ha addirittura rassicurato la cittadinanza aquilana inducendola così a sottovalutare le pericolose potenzialità degli eventi sismici in atto ormai da sei mesi. I rappresentanti degli enti locali hanno omesso di informare la cittadinanza sui contenuti del cosiddetto Piano di Protezione civile comunale che peraltro non solo non risulta essere stato approvato ma, addirittura monco e incongruo, così come è stato affermato da alcuni consiglieri comunali che ne hanno chiesto il ritiro proprio nel corso della seduta consiliare per l'approvazione».

«Gli amministratori» ha detto ancora Vittorini «non hanno adottato provvedimenti per la salvaguardia dell'incolumità degli studenti aquilani e non, di ogni ordine che frequentavano corsi tenuti in edifici scolastici e universitari gravemente inidonei a garantire la sicurezza e l'incolumità degli alunni esponendo questi ultimi al rischio di morte». Secondo Vittorini, amministratori, dirigenti e tecnici, nonché la commissione Grandi rischi, «hanno agito con negligenza, imprudenza, imperizia e superficialità determinando così la strage della notte del 6 aprile 2009 e quindi devono dimettersi da ogni incarico pubblico ancora oggi ricoperto». Durante l'incontro è stato anche ricordato che se il terremoto ci fosse stato durante l'orario di lavoro le vittime, secondo stime di periti che ricorrono negli atti della Procura della Repubblica, avrebbero potute essere dalle 4mila alle 14mila.

pc quotidiano 11 dicembre - Fiat Termini Imerese: futuro e ipotesi in gioco...

In questi giorni, per iniziativa del ministro dello Sviluppo Economico, Romani, e del presidente della Regione Sicilia, Lombardo (non invitati i sindacati confederali, trattati praticamente sempre a pesci in faccia), ci sono stati incontri per decidere del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Un’altra puntata, dunque, della lunga telenovela iniziata con la decisione della Fiat di Marchionne di smettere la produzione di auto nello stabilimento di Termini il 31 dicembre 2011.

Invitalia, l’ente pubblico (Advisor, all’americana) che doveva scegliere tra tutte le proposte arrivate dopo la pubblicazione del bando internazionale ne ha selezionate 7. In questi incontri si è discusso con due rappresentanti di questi progetti: Mario Rossignolo della De Tomaso e Cimino del fondo privato Cape Natixis.

In ballo ci sono molti finanziamenti sia statali che regionali e fanno sicuramente gola, quindi il tentativo di specularci sopra è sempre possibile. Ma dall’articolo che riprendiamo del Sole 24 ore, e che commentiamo, si capisce che le proposte sono di gradimento sia del ministro che di Lombardo.

Esprimono dubbi invece, “analisti e osservatori” che considerano i progetti troppo ambiziosi nella sfida alla concorrenza delle grandi marche.

Anche il dirigente nazionale della Cisl, Bonanni, sindacato presente in fabbrica che non ha mai alzato un dito per migliorare le condizioni degli operai, né economiche né di lavoro, ha qualche dubbio: fa la parte di quello che se ne intende, soprattutto di soldi, questo servitore fedele dei padroni, e dice in una intervista che “fino a questo punto ci sono solo persone che parlano di soldi pubblici e nemmeno un euro di soldi privati, per non parlare dei piani industriali”… e allora, diamogli un euro e Bonanni firma questo ed altro!

I soldi, appunto: secondo alcune indiscrezioni, dicono i giornali, due terzi dell'impegno finanziario del piano di Rossignolo dovrà maturare dall'immobile di Termini Imerese. Si tratta di 200 milioni circa che dovrebbero essere ottenuti dal ricorso a prestiti bancari garantiti dalle strutture Fiat. La possibilità di ottenerli per Rossignolo, dunque, si basa sul presupposto che la De Tomaso rilevi in toto la proprietà dello stabilimento Fiat, come aveva lasciato intendere l'ad dell'azienda torinese, Sergio Marchionne. Il resto delle risorse finanziarie previste dal piano De Tomaso potrà arrivare per 40-50 milioni da un accordo di programma con la Regione Siciliana mentre il contributo messo a disposizione dell'azienda di proprietà della famiglia Rossignolo dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni di euro.

Visto questo ben di dio di soldi, l’ex segretario generale della Cisl, D’Antoni, oggi deputato del Partito Democratico, altro antico venditore di operai, continua a sperare ancora che la Fiat non abbandoni la Sicilia al termine del 2011: «Non capisco perché il governo non debba contribuire nella misura in cui si era stabilito nel 2007, prima che si tornasse alle urne - ha ribadito -. Marchionne allora chiese a Stato e Regione un contributo di circa 600 milioni. Ricorrendo ai Fondi del Mezzogiorno eravamo vicini a mettere insieme quella somma». (Come si vede i soldi per i padroni si trovano sempre!)

Qualche problema, quindi, c’è, anche dal punto di vista della reazione di Marchionne, dice infatti, l’assessore siciliano all’industria, Venturi: “Aspettiamo domani, per ulteriori incontri presso il Ministero, al fine di approfondire anche le altre proposte... Ci aspettiamo che il gruppo torinese mantenga la parola data e al momento opportuno ceda le chiavi dello stabilimento ad un prezzo simbolico. Confidiamo, su quest'ultimo punto, anche sulla mediazione del ministro Romani''.

L'impegno della De Tomaso, messo nero su bianco nel piano, è quello di impiegare a Termini Imerese 1.400 addetti, per gli altri circa 1000 operai dell’indotto ci penserà qualcun altro…

La Fiom continua a fare convegni, ne ha preparato uno per il 18 dicembre a Termini, addirittura con la presenza della Camusso, per spiegare quanto sia grave la situazione…agli operai che sono in cassa integrazione fino alla fine delle “feste”.

Il prossimo incontro è previsto per martedì 21 dicembre presso il Ministero dello Sviluppo economico… chissà, in tempi di ricerca del consenso, il ministro tanto voluto da Berlusconi avrà pensato di dare la “buona notizia” agli operai sotto Natale!

***

“Futuro di Termini: via all’esame Mse

“Non è un via libera, ma di sicuro è una speranza in più per il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese destinato alla chiusura a fine 2011.

Secondo Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia, i progetti degli imprenditori Gian Mario Rosignolo e Simone Cimino “non sono incompatibili e permetterebbero di giungere a una soluzione per il sito industriale siciliano”.

Le parole di Lombardo, sono giunte ieri al termine di un incontro con Paolo Romani, ministro della sviluppo economico, al quale hanno preso parte i rappresentanti di due dei 7 progetti selezionati per la riconversione industriale del sito Fiat. Il calendario dei lavori, vista la volontà del ministro di definire quanto prima una nuova configurazione per Termini – e in funzione del tavolo di confronto con azienda e parti sociali – si concluderà entro i prossimi giorni.

Il piano di Rossigonolo verte sulla produzione di auto con marchio De Tomaso e assorbirebbe tutti i lavoratoti Fiat, mentre, quello di Cimino (fondatore dei fondi di private equity Cape Natixis) punta sulla produzione di componenti e auto elettriche insieme allo specialista Reva, controllato dall’indiana Mahindra. Per Lombardo i piani rappresentano “una forte spinta in termini di innovazione e sviluppo”.

Rosignolo, ex presidente di Telecom, un anno fa rilevò il marchio De Tomaso, con l’obiettivo di far rinascere lo storico brand dopo il fallimento del 2004. Il rilancio prevede la produzione di una compatta di fascia premium (un’anti Mini, per intenderci) e un suv di lusso, nome in codice “Tosca” che dovrebbe vedere la luce come prototipo a marzo, al salone dell’auto di Ginevra.

La conquista di Termini significherebbe per Rossignolo, manager con l’auto nel Dna (classe 1930, entrò in Fiat nel 1957), una terza fabbrica da mettere in moto, dopo l’impianto Pininfarina di Grugliasco, acquistato con tutti i macchinari, e quello di Livorno appartenuto a Delphi, colosso dei componenti Usa.

Analisti e osservatori sono cauti: è difficile che un Suv da oltre 80mila euro, e una city car d’impostazione modaiola, pur con un marchio storico, possano rappresentare una minaccia per Audi, Porche e Bmw.

La produzione sarebbe limitata: circa 8mila suv e 30 mila compatte all’anno e il progetto, come ha rivelato Quattroruote in una recente intervista a Rossignolo, sfrutterebbe un sistema brevettato e denominato Univis, che permetterebbe risparmi di costi e di tempi. Il brevetto risale al 1984 e fu depositato da Giuliano Malvino, amico di Rossignolo, fondatore della Rayton Fissore: è stato utilizzato per produrre il Magnum: fuoristrada del 1985, riscosse successo come veicolo della Polizia.”

pc quotidiano 11 dicembre - 14 dicembre - ipocrisia della segreteria nazionale fiom

che il 14 si deve scendere in piazza a roma, come in ogni città per assediare il parlamento e i palazzi del governo, per dar forza alla rivolta studentesca e per la caduta del governo berlusconi è una cosa assolutamente scontata per tutti coloro che lottano in questo paese
che il 14 fosse la data giusta per lo sciopero generale da sempre invocato è cosa altrettanto opportuna
che in questo senso vi sono un gran numero di appelli è cosa notoria
ma la segreteria fiom se la cava con poco o niente

Comunicato segreteria nazionale Fiom
La Segreteria nazionale della Fiom risponde alla lettera aperta degli studenti e delle studentesse della rete della conoscenza che invitano a una giornata di mobilitazione diffusa nei territori e con le manifestazioni previste a Roma nella giornata del 14 dicembre, giorno in cui il Parlamento discute la sfiducia al Governo Berlusconi.

Condividiamo che faccia sentire la propria voce chi più pesantemente sta pagando l’attacco generale ai diritti che ridisegna la società in senso autoritario.

Coerentemente con il percorso avviato con la grande manifestazione della Fiom del 16 ottobre scorso aperta alla società civile, i metalmeccanici parteciperanno per difendere il diritto allo studio di tutti e tutte, la scuola pubblica, per arrestare la precarietà che investe tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, contro lo sfruttamento degli uomini e delle donne prodotto dal Governo in questi anni insieme alla Confindustria attraverso lo smantellamento della legislazione sul lavoro e la cancellazione del Contratto nazionale, per opporre la pratica democratica all’arretramento sociale in atto.

Roma, 10 dicembre 2010

pc quotidiano 11 dicembre - TARANTO: STUDENTI RIBELLI CONTRO LA RIFORMA CHE CI DIVORA I SOGNI






DAL VOLANTINO DEL COORDINAMENTO STUDENTI MEDI DI TARANTO:
“Qualcuno si deve essere meravigliato non poco nel vedere così tanti ragazzi che questa volta hanno detto no. Studenti ribelli che respingono con forza la riforma che divorerà i loro sogni e i loro progetti futuri. Gli studenti medi riprendono vita, non abbassano la testa e scendono nelle strade uniti, compatti, per urlare la rabbia e il dolore costretti a subire in questa terra tanto martoriata. Si scende in piazza a gran voce in una modalità che risponde appieno agli avvenimenti degli ultimi giorni, nelle maggiori città italiane. La forma conflittuale di questa protesta è rappresentata dall'esigenza di portare la lotta nelle piazze come in un grande corpo unico, che non si limita a dire no, ma che diventa nella realtà “un blocco” , un “disagio”, forma tangibile del bisogno democratico ed egualitario di non farsi scippare il futuro. Vogliamo essere quella voce fresca, arrabbiata, che coscientemente si ribella a questo governo, al nefasto ddl Gelmini, ma anche la forza per i nostri padri operai cassintegrati, per quelle sorelle e quei fratelli precari, per la nostra Taranto inquinata, per tutti gli amici che ogni giorno subiscono il razzismo di questo paese... per respingere il berlusconismo e Berlusconi. Radicalità del conflitto che parte dal basso, con le nostre piccole ma forti voci...”.

La grande manifestazione di ieri del movimento degli studenti, organizzata dal Coordinamento studenti medi di Taranto, ha invaso le vie del centro, bloccato il ponte girevole, assediato il Comune.
"Siamo studenti ribelli che respingono con forza la riforma che divora i nostri sogni e i nostri progetti futuri" - "Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città".
Gli studenti tarantini sono entrati così nella rivolta studentesca in corso in tutto il paese contro la riforma Gelmini, contro una scuola ormai incapace di formarli, informarli, assicurare il diritto allo studio e al lavoro, contro una scuola che costa troppo e dà poco. Contro una scuola pubblica resa sempre meno efficiente e una scuola privata finanziata con soldi pubblici.
Gli studenti in piena autonomia dicono No a tutto questo. Ma lo fanno anche "in nostro nome", in nome di lavoratori, precari, disoccupati, settori più poveri della città, che pagano i costi della crisi.
La rivolta studentesca che arriva anche a Taranto è anche qualcosa di più.
E' una nuova ribellione generazionale contro società e poteri divenuti sempre più inaccettabili.
Ieri mattina al fianco degli studenti è scesa in campo una rappresentanza di
disoccupati, precari, lavoratori dello Slai cobas Taranto. Uno striscione "VIA I LADRI DEL NOSTRO FUTURO" è stato posto in p.zza Castello e un volantino di solidarietà e di appello alla lotta comune è stato diffuso tra gli studenti.

Anche a Taranto questa lotta comune è cominciata. MARTEDI' 14 in cui
tantissimi studenti e masse popolari assedieranno il parlamento in occasione
della fiducia al governo, anche a Taranto la città sarà invasa dal movimento
degli studenti e l'appuntamento che noi proponiamo è di assediare il Palazzo
del governo della nostra città: dalle 9,30 in poi SOTTO LA PREFETTURA

- per la caduta della riforma Gelmini
- per la caduta del governo
- per il diritto allo studio e al lavoro
- studenti, operai, disoccupati, uniti nella lotta!

DISOCCUPATI, PRECARI, LAVORATORI
SLAI COBAS per il sindacato di classe

pc quotidiano 11 dicembre - milano studenti mobilitazione permanente fino al 14

NON C'E' FUTURO SENZA MEMORIA!
SCUOLA, MEMORIA, DIRITTI, VOI VE NE FREGATE, NOI CE NE OCCUPIAMO!
QUE SE VAJAN TODOS, BLOCCHIAMO IL DDL!


"Scuola, memoria, diritti: voi ve ne fregate, noi ce ne occupiamo!". Questo lo slogan sullo striscione
che ha aperto stamattina il corteo dei collettivi studenteschi. Oggi noi studenti abbiamo dato il via
alle "5 giornate" di mobilitazione di Milano, nel periodo delle decine di occupazioni nelle scuole,
scendendo in piazza con un corteo che a due giorni dal 41esimo anniversario di piazza Fontana ha
reclamato cultura e memoria per avere un futuro libero dal neofascismo, razzismo e ignoranza che
di questi tempi troppo spesso caratterizzano l'azione del governo nazionale e cittadino.
Noi studenti che ci mobilitiamo per i nostri diritti abbiamo memoria di cos'è stata la strategia della
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tensione nei confronti dei movimenti, nonostante la scuola della Gelmini, col taglio alle ore di storia,
ai docenti... sembra davvero intenzionata a stendere un velo di revisionismo e silenzio sugli anni più
recenti del nostro paese.
Oggi il primo appuntamento di questa 5 giorni si è addirittura sdoppiato: non uno, ma due cortei
hanno sfilato nelle vie di Milano, tra l'altro in concomitanza con lo sciopero dei lavoratori dell'atm,
con cui siamo solidali, che ha bloccato il sottosuolo mentre noi bloccavamo la superficie. Il primo
corteo è stato quello partito da piazza Cairoli, in cui sono confluite decine di scuole di Milano e della
provincia, come Boccioni, Gentileschi, Carlo Porta, Molinari, Marie Curie, Rosa Luxemburg, Marelli,
Ferraris, Besta, Itsos, Pacle, Beccaria... e addirittura da Gallarate, Pioltello, Gorgonzola e non solo.
L'altro corteo ha visto invece le scuole di Sesto San Giovanni, che dopo i picchetti hanno trovato la
metropolitana chiusa per lo sciopero e per questo hanno raggiunto gli altri studenti solo in San
Babila, bloccando viale Monza e successivamente anche le strade da Garibaldi a Duomo.
Arrivati in piazza Fontana alla conclusione del corteo abbiamo appeso uno striscione sulla Banca
Nazionale dell'Agricoltura che recitava "Oggi come ieri, le scuole sono antifasciste" e con un
pennarello è stata ristabilita la verità storica: la lapide esposta dal comune per Giuseppe Pinelli che
vedeva scritto "morto tragicamente", ora finalmente dopo il passaggio delle scuole milanesi recita
corretta "ucciso": oggi siamo stati noi a fare lezione di storia.
Tra gli slogan più urlati nella piazza "Que se vajan todos!", "Andatevene tutti a casa!", "Gelmini,
Tremonti, Berlusconi, bloccate la riforma e fuori dai coglioni!", che rilanciano il 14 dicembre, in cui
anche noi studenti e collettivi torneremo in piazza determinati a bloccare la città per far cadere il
governo e bloccare la riforma Gelmini.
Anche domani e dopodomani parteciperemo numerosi al corteo cittadino che partirà sabato alle 15
da porta venezia, costruendo lo spezzone della Milano che ama la libertà e domenica invece saremo
dalle 15 al presidio in piazza Fontana, per non dimenticare contro ogni revisionismo.
COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI STUDENTESCHI DI MILANO E PROVINCIA
Le "5 giornate" di Milano:
http://www.cantiere.org/art-02908/dal-10-al-14-dicembre-mandiamoli-tutti...
*10 dicembre, ore 9.30 largo Cairoli
corteo studentesco
*11 dicembre ore 15.00 Porta Venezia
nel corteo cittadino, precari, studenti, migranti per lo spezzone antifascista della Milano che ama la
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libertà
*12 dicembre ore 15.00 in Piazza Fontana
presidio per non dimenticare e per respingere i tentativi di revisionismo storico da parte delle
istituzioni razziste e fasciste di questa città, che l'anno scorso tentarono di escludere dalla piazza la
Milano Antifascista e Antirazzista
*13 dicembre ore 12.00 davanti all'Aler di Viale Romagna
conferenza stampa dei comitati per il diritto alla casa contro le assegnazioni di sedi all'estrema
destra
*14 dicembre: Berlusconi fuori dai coglioni
Mobilitazioni diffuse di precari, migranti, studenti che non hanno nessuna fiducia nella banda che
siede nei palazzi del potere! Una giornata di mobilitazione sociale

pc quotidiano 11 dicembre - Un nuovo carcere per un ' ulteriore passo avanti del razzismo di stato.

PONTREMOLI

Nasce il primo carcere
solo per le minorenni

Una struttura unica nel suo genere in Italia: è il carcere minorile femminile che sarà inaugurato domani a Pontremoli. L'istituto accoglierà solo ragazze in particolare di etnia rom

Nasce dalla trasformazione di una vecchia casa mandamentale per adulti, diventata poi un carcere femminile. La struttura, che ricade sotto la competenza territoriale del Centro per la giustizia minorile di Torino, avrà una capienza massima di 16 posti e accoglierà le detenuti minorenni del Nord Italia, provenienti dall'istituto Beccaria di Milano e dal Ferrante Aporti di Torino, che hanno problemi di sovraffollamento.

Il centro è composto da quattro stanze con quattro letti ciascuna e una stanza singola per eventuali necessità di isolamento sanitario. Oltre alla sala mensa con cucina ci sarà un locale adibito a palestra e un'aula scolastica con biblioteca. Il personale, oltre al direttore, sarà costituito da tre educatori, assistenti sociali, una psicologa, un medico e due infermieri. Presenti inoltre due mediatori culturali. La sicurezza sarà affidata a un comandante e a 24 agenti della polizia penitenziaria.


(08 dicembre 2010)

pc quotidiano 11 dicembre - lettera del partito comunista dell'india maoista

Partito Comunista dell'India (Maoista)
Comitato Centrale
30 NOVEMBRE 2010

Cari compagni e amici della rivoluzione indiana,

a nome del nostro partito, il PCI (Maoista), del People's Liberation Guerrilla
Army (PLGA) [Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione], Comitati popolari
rivoluzionari (RPC), organizzazioni rivoluzionarie di massa e dei popoli
rivoluzionari dell’India, in primo luogo, inviamo il nostro sentito Laal Salaam
(Red Salutes) [Saluto Rosso] a tutti i partiti, le organizzazioni, i vari forum
e persone dell’India e dell'estero, che hanno inviato messaggi di condoglianze
al nostro CC e che hanno condannato il brutale assassinio dei compagni
Cherukuri Rajkumar (Azad) e Hemchand Pandey il 1 ° luglio 2010, commesso dalle
classi dominanti fasciste indiane.

Come tutti voi avete riconosciuto, la perdita del compagno Azad è uno dei più
grandi colpi che il nostro partito e la rivoluzione indiana hanno subito. Azad
è stato uno dei più importanti leader nel nostro partito. Egli guidava la
rivoluzione indiana da molto tempo. Nel nostro paese, la guerra popolare si
intensifica ogni giorno che passa. Con l'aiuto e il supporto degli
imperialisti, in particolare degli imperialisti americani, le classi dominanti
reazionarie indiane stanno cercando di reprimere il movimento rivoluzionario e
stanno continuando a commettere atrocità senza scrupoli e gravi in un modo
senza precedenti. In questa guerra tra il popolo e le classi dominanti, il
nemico aveva progettato in particolare di uccidere i nostri leader e si è
concentrato su compagni come Azad che stanno guidando la rivoluzione. È come
parte di quel complotto che il compagno Azad è stato catturato e ucciso nella
maniera più brutale e vigliacca. Il compagno Azad stava guidando l'intero
movimento urbano a nome del nostro Comitato centrale e stava anche curando la
propaganda politica, i periodici di partito, l'educazione di partito e altre
responsabilità importanti. Era un leader delle masse popolari tra i più
esperti. Ha mantenuto strette relazioni con molti compagni a vari livelli e con
le masse rivoluzionarie. In mezzo alla dura repressione, lavorava
disinteressatamente e senza battere ciglio nonostante i molti rischi. E 'in
tali circostanze che il nemico è venuto a sapere dove si trovasse e ha potuto
prenderlo rimanendo in attesa.

I vostri messaggi e le vostre condanne emesse con vero spirito
internazionalista hanno dato il necessario sostegno morale ai popoli oppressi e
ai compagni che erano in lutto stretto a causa di questa notizia sconvolgente.
A causa delle dure condizioni repressive, non abbiamo potuto ricevere tutti i
messaggi e anche i messaggi che abbiamo ricevuto ci sono arrivati molto tardi.
Quindi noi siamo molto dispiaciuti per questo ritardo nell'invio di una
risposta.

Il compagno Azad è stato attratto dal movimento rivoluzionario, mentre
studiava nella scuola regionale Warangal Engineering College nel 1972. Azad che
è stato particolarmente brillante nei suoi studi ha svolto un ruolo dinamico
anche nel movimento rivoluzionario. Egli ha svolto un ruolo nella formazione
degli dell'Unione studenti radicali (RSU) nel 1974. E 'stato eletto come
presidente a livello statale della RSU nel 1978. E 'stato uno dei fondatori del
movimento All India revolutionary student’s e lo ha guidato dalla sua
fondazione nel 1985. Ha avuto un ruolo chiave nella conduzione di un seminario
sulla Questione della nazionalità nella Madras di allora nel 1981.
Successivamente si assunse la responsabilità di costruire il movimento
rivoluzionario nel Karnataka e di iniziare la costruzione del partito maoista
in questo stato. Ha attratto molti compagni come Saketh Rajan nel partito.
Quando gli elementi opportunisti hanno cercato di dividere il partito nel 1985
e nel 1991, il compagno Azad ha svolto un ruolo decisivo nel difendere la linea
del partito e mantenerlo unito e forte abbastanza per sconfiggere la loro
politica opportunista. Ha lavorato senza sosta per 20 anni come membro del CC e
membro del Politburo dal 1990 ad oggi. Non possiamo separare la vita Azad dalla
storia del movimento rivoluzionario degli ultimi quarant'anni. In particolare,
ha avuto un ruolo chiave nelle sfera ideologica e in quella politica, nell’
educazione di partito e la direzione di periodici. Ha adempiuto le sue
responsabilità di portavoce del partito per tre anni come 'Azad' nel modo più
eccellente ed esemplare. Ha usato il suo intelletto e la penna tagliente
eccezionale nella lotta contro la 'guerra al popolo' guidata dalla banda
Manmohan Singh-Sonia-Chidambaram. Era la potente voce del popolo contro i
governanti e sfruttatori. Nello sviluppo della linea politica del partito,
nello sviluppo del partito, dell'esercito popolare e delle organizzazioni di
massa, nell'espansione del movimento, nella nascita di nuovi organi di potere
democratico e in tutte le vittorie ottenute, Azad ha avuto un ruolo chiave per
ideologia, politica e pratica. Incrollabile impegno a fronte di qualsiasi
difficoltà e durante il flusso e riflusso del movimento, grande capacità di
sacrificio, altruismo, vita semplice, di lavoro instancabile per la rivoluzione
e per gli interessi del popolo, studioso sorprendente, studioso dei fenomeni di
cambiamento nella società nel tempo, capace di stare con la gente sempre, sono
alcuni dei grandi ideali proletari messi in campo dal compagno Azad. Anche se
non c'è più, è innegabile che servirà come modello rivoluzionario di ogni
rivoluzionario e in particolare, dei giovani studenti e intellettuali.

Hemchand Pandey è stato un giornalista progressista free lance dell’
Uttarakhand che ha usato la sua penna per portare alla luce la condizione dei
poveri oppressi del nostro paese. E 'stato ucciso perché avrebbe potuto far
emergere la verità sull'assassinio di Azad. Il brutale assassinio di questo
giovane intellettuale in erba a favore del popolo è solo un altro esempio di
insensibilità dei fascisti.

Voi avete giustamente condannato questi orribili omicidi denunciando la
cospirazione delle classi dominanti indiane nell’uccisione di Azad, che è
quella di schiacciare il movimento rivoluzionario in continua espansione sotto
la guida del PCI (Maoista) e per rendere il popolo senza guida del partito. L’
omicidio di Azad è l'ultimo di una serie di omicidi di questi nostri leader
fatti passare per 'scontri' negli ultimi 40 anni e soprattutto dopo la
conclusione positiva del nostro 9° Congresso-Congresso di Unità del 2007. Il
governo aveva dichiarato che il PCI (Maoista) è la più grande minaccia alla
sicurezza interna e ha lanciato molte campagne di soppressione per schiacciare
il movimento, l'ultima delle quali si chiama “Operazione Green Hunt”, lanciato
a metà 2009. Questa è la più grande offensiva lanciata contro il movimento
rivoluzionario in India fino ad ora e che ha provocato la distruzione senza
precedenti di vite e di proprietà del popolo. Uccisioni extra-giudiziarie dei
leader e massacri di persone fanno parte di questa offensiva
controrivoluzionaria su più fronti.

Tutti voi avete condannato questa guerra contro il popolo indiano, in
particolare contro gli adivasi, con giusta indignazione e pretendete che venga
immediatamente fermata. La gente delle aree del movimento rivoluzionario
ricorda calorosamente questa solidarietà internazionale espressa da vari
partiti, organizzazioni, individui e dal proletariato di diversi paesi perché
questo è esattamente il tipo di sostegno che deve essere esteso a qualsiasi
movimento vero della gente quando si trova ad affrontare tale assalto
fascista.

Apprezziamo molto questo tipo di sostegno e di solidarietà e affermiamo con
fermezza che noi ricambiamo lo stesso nei confronti delle altre masse
combattimenti in varie parti del globo. Questo tipo di solidarietà infonde
grande fiducia e rassicurazione tra le masse che lottano, che non sono sole
nella loro lotta. Essa ricorda fortemente ancora una volta il nemico comune che
tutti noi troviamo di fronte, e cioè l'imperialismo e ogni tipo di reazionari.
Esalta lo spirito di lotta del popolo e lo aiuta a far avanzare il movimento
con fermezza. Il nostro partito, PLGA, RPC, organizzazioni di massa
rivoluzionarie, il popolo rivoluzionario e tutte le forze progressiste e
democratiche del nostro paese, esprimono il desiderio di questa unità e
solidarietà a livello nazionale e internazionale. Questo è estremamente
importante per difendere il movimento popolare e per farlo avanzare.

Ancora una volta ci impegniamo con tutti voi per portare avanti gli obiettivi
alti di tutti i grandi martiri della rivoluzione proletaria mondiale tra cui il
compagno Azad e annunciamo che nessuna quantità di repressione fascista può
sottomettere lo spirito di lotta del nostro partito e del popolo rivoluzionario
dell’India. Noi marceremo avanti con rinnovata determinazione sfidando tutti i
tipi di difficoltà e ogni sacrificio fino alla vittoria finale. Questa è la
nostra promessa a tutti gli amici e sostenitori della rivoluzione indiana.


Viva l’internazionalismo proletario!

Viva l'unità del proletariato internazionale, delle forze rivoluzionarie e
democratiche e delle nazioni e dei popoli oppressi di tutto il mondo!

Con i saluti rivoluzionari, (Abhay) Portavoce, il Comitato Centrale, PCI
(Maoista)



__________ Informazione NOD32 5693 (20101210) __________

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pc quotidiano 11 dicembre - TORINO: IL DIRITTO D'ABORTO NON SI TOCCA



Oggi presidio a Torino contro il provvedimento della Giunta Cota contro il diritto d'aborto.

Riportiamo stralci del volantino delle compagne, tra cui compagne del Collettivo Comunista Piemontese:

"... il 15 novembre è stato approvato il protocollo presentato dall'Assessore Ferrero... che prevede in ogni asl e consultorio la presenza obbligatoria del Movimento per la vita. Questo ha lo scopo di redimere tutte coloro che hanno deciso di abortire, pena il mnarchio di assassine... Se Cota ha più volte espresso la propria insofferenza verso gli integralisti islamici, non si può dire lo stesso verso questi fanatici cattolici... nel suo programma ha esplicitamente dichiarato che intende difendere la famiglia "monogamica ed eterosessuale" escludendo di fatto tutto ciò che non si ispiri al modello clericale-maschilista. Eh si perchè da come si può leggere sul documento la donna "è presa in carico" come fosse un oggetto o un essere incapace di pensare con la propria testa...".

venerdì 10 dicembre 2010

pc quotidiano 10 dicembre - Processo Thyssenkrupp... colpa cosciente..presidio della rete nazionale sicurezza sui posti di lavoro.

oggi presidio davanti al tribunale di Torino in coincidenza dell'udienza in cui si tengono le requisitorie dei sostituti pm.
Anche oggi visibile , la presenza costante della rete all'interno dell'aula. Striscioni, bandiere, volantino, megafonaggio.
Oggi l'udienza è stata particolarmente lunga
I familiari tengono molto all'udienza del 14, quando Guariniello dovrebbe formullare le proposte di pena, e invitano, a una presenza il più ampia possibile, in quella giornata è prevista la partecipazione degli operai e familiari Eternit e Viareggio.


PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 10 DICEMBRE

Nel giorno del primo anniversario dell'inizio del processo alla Eternit, si tiene - con inizio alle ore 9:35 - una nuova udienza dl processo alla thyssenkrupp.


La decima parte della requisitoria, affidata alle voci delle due sostitute pm Laura Longo e Francesca Traverso, riguarda - per dirla con le parole della Longo - "il disastroso incendio e la morte dei sette lavoratori".


In ordine a questo tema vengono esaminati i reati compiuti dai sei imputati - l'ad Hespenhan, Prignitz, Pucci, Moroni, Salerno e Cafueri; in particolare, come sembra essere logico, la seduta odierna si sofferma sui comportamenti dell'ad Harald Hespenhan, l'unico che deve rispondere dell'aggravante del dolo eventuale in ordine ai reati di cui agli articoli 414 e 437 del cp: omicidio volontario ed omissione di cautele antinfortunistiche.


Al termine della trattazione, che viene effettuata con l'ausilio delle trascrizioni delle deposizioni rilasciate nel corso del dibattimento anche da alcuni testimoni della difesa, risulta assolutamente evidente la sussistenza del dolo eventuale.


Nella prossima udienza, fissata per martedì 14 dicembre, verranno vagliate le posizioni degli altri imputati; costoro sono perseguiti per gli stessi reati dell'ad ma in forma di colpa cosciente: in pratica avevano tutte le conoscenze per rappresentarsi un alto rischio di incendio sulle linee (in particolare quelle di ricottura e decapaggio) di tutti gli stabilimenti, le possibili conseguenze derivanti dal verificarsi dell'evento, e nonostante ciò non hanno mosso criminalmente un dito per cercare di prevenirlo.


Al termine di quest'ultimo pezzo di requisitoria, il pm Raffaele Guariniello esporrà le sue richieste sanzionatorie.

Torino, 10 dicembre 2010

Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

pc quotidiano 10 dicembre - La Finanziaria dei Tagli alle spese sociali

Seguendo l’invito del presidente della Repubblica Napolitano (senza fare tanta fatica si capisce) a votare prima della fine dell’anno la Finanziaria, che adesso si chiama Legge di stabilità, il governo, con il beneplacito della cosiddetta opposizione parlamentare (in particolare il PD contento di aver “fatto passare” un emendamento sul 5 per mille) ha fatto la sua parte.

E nella confusione generale causata dalla crisi politica attuale i provvedimenti di questa legge e i suoi effetti sulla vita delle masse popolari rischia di passare sotto silenzio.

Per vedere ciò che prevede riportiamo parti di un articolo dal sito “rassegna.it” (che mettendo in cattiva luce il governo vorrebbe valorizzare quello che aveva fatto il centrosinistra!) e titola così: “Tagli in Finanziaria: addio famiglie, giovani e disabili”.

“Nell'assordante bagarre politica che sta accompagnando la fiducia al governo, è passato sotto silenzio l'ultimo colpo, quello mortale, assestato dal centrodestra alle politiche sociali in Italia. E' il segno dell'ultima finanziaria, divenuta Legge di stabilità, ma anche di tre anni di politiche alla rovescia.

“I dati sono eloquenti: secondo uno studio del Nens, la Fondazione Nuova economia nuova società, i dieci fondi nazionali a carattere sociale – quattro istituiti nel 1997-1998 e sei nel 2006-2007 dai due governi di centrosinistra - potevano contare, nel 2008, su stanziamenti pari a 2 miliardi e 527 milioni nel bilancio di previsione dello Stato.

“Nel 2011, le risorse per le politiche a sostegno delle famiglie, dei giovani, dei non autosufficienti, per l'inclusione degli immigrati e dei senza tetto sono ridotte a 538 milioni di euro, -78,7 per cento di trasferimenti e fondi diretti, rispetto a tre anni prima.

“Una riduzione di proporzioni enormi degli stanziamenti nel bilancio dello Stato, che - come spiega il rapporto - avrà come inevitabile conseguenza ‘a cancellazione o il ridimensionamento di una moltitudine di servizi, molti dei quali gestiti da enti territoriali’.

Il taglio più significativo riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali.

Per il 2011 il Fondo viene ulteriormente ridimensionato e la prospettiva è quella di un sostanziale azzeramento, con stanziamenti ridotti a 70 milioni nel 2012 e 44,6 milioni nel 2013.

Crescono a 1.085 milioni i fondi per i diritti soggettivi (agevolazioni a genitori di handicappati, assegni di maternità, assegno ai nuclei familiari, indennità per i lavoratori affetti da talassemia major), per effetto dell'aumento del numero degli aventi diritto ma spariscono i margini per le "politiche discrezionali".

“Particolarmente colpite saranno le risorse destinate alle Regioni, ridotte dai 670,8 milioni del 2008 ai 275,3 milioni nel 2011 da suddividere tra le Regioni e il Ministero del Welfare, e di fatto annullate dal 2012, dato che i 75 milioni basteranno a malapena per il Ministero.

“Spariscono dalla manovra finanziaria anche i fondi per la non autosufficienza (400 milioni nel 2009 e 2010 e azzerati nel 2011). Due milioni di quei disabili sono anziani soli, che finora sono stati aiutati dai servizi sociali sul territorio, gli stessi che nel silenzio della politica saranno rasi al suolo.

Se nel 2008 il Fondo per la famiglia poteva contare su 346,5 milioni, l'anno prossimo saranno pari 51,2 milioni di euro.

“E la casa. Con il piano casa il governo autorizza aumenti di cubature e ampliamenti ad libitum, ma nel frattempo, il fondo affitti, destinato a chi non ha un tetto, passa dai 205 milioni del 2008 ai 33,9 milioni dell'anno prossimo. In quello stesso anno dovrebbe essere introdotta la cedolare secca per gli affitti, che comporterà per i proprietari uno sconto di ben 852 milioni di euro.

“Rimangono fuori dallo Stato sociale anche gli immigrati (spariscono i 100 milioni di euro stanziati nel 2008). E, come se non bastasse, Tremonti si è mangiato anche due delle misure che aveva introdotto nel biennio al governo: il "tetto" del cinque per mille, che doveva sostenere le associazioni del terzo settore e le organizzazioni non profit, sarà abbassato dai 400 ai 100 milioni di euro. Tutto il resto va allo Stato.

“E non sarà rifinanziata la social card, lanciata con una certa soddisfazione dal Ministro dell'Economia nel 2008 e ora azzerata. Non che avesse funzionato bene nei due anni passati. Dell'1,3 milioni di potenziali beneficiari, i 40 euro al mese della card hanno raggiunto appena 450 mila anziani e bisognosi. Quella misura fu fatta passare per una gigantesca misura di redistribuzione sociale, perché i 450 milioni per finanziarla, dovevano arrivare dalla robin tax sulle imprese e da dai fondi dormienti: un fiasco completo. Appena pochi milioni di euro raccolti e la carta è finita prematuramente in pensione. E così il sedicente "Robin Hood" delle finanze si è trasformato nello sceriffo di Nottingham che toglie ai poveri per dare ai ricchi.”

pc quotidiano 10 dicembre - Fiat Marchionne/Marcegaglia si preparano a fare le feste agli operai

Nell’attesa della ripresa della trattativa con i sindacati sul futuro dello stabilimento Fiat di Mirafiori, se mai ci sarà, Marchionne è dilaniato da un dilemma: quale delle stock option (così si chiamano i soldi regalati ai manager come incentivo!) incassare prima, se incassarle subito o aspettare investendoli in questa o in un’altra azienda, ecc. ecc., si tratta di più di 100 milioni di euro, oltre naturalmente allo stipendio annuale di circa 5 milioni, insomma quel che si addice ad un manager moderno (fascista) che ha fatto del suo meglio per “salvare l’azienda e migliorare i suoi conti.”

Lui ha lavorato bene e i padroni, gli azionisti, innanzi tutto gli Agnelli, lo ricompensano a dovere. Può pensare quindi ad un capodanno con i fiocchi.

Il resto è poco importante: come passeranno il capodanno le migliaia di operai e operaie in cassa integrazione o licenziati; il futuro degli altri operai che si dovrebbero piegare ad una vita da schiavi modernissimi legati alla catena di montaggio, ma secondo la metrica ultramoderna dell’Ergo Uas. Oppure entrare o uscire dalla Confindustria, per esempio. E questo atteggiamento Marcegaglia, però, lo vuole capire. E alla fine lo capisce! Dato che prima della riunione che avrà a quattrocchi con Marchionne ha prospettato delle soluzioni possibili per evitare l’eventuale strappo traumatico; riportiamo dal sole24ore di oggi:

  1. costituzione di una newco che assorbe una parte delle attività di Mirafiori e che dunque, essendo una entità nuova, potrebbe in prima battuta restare fuori da Federmeccanica e da Confindustria e negoziare un contratto a parte senza compromettere la presenza del gruppo Fiat in Confindustria.
  2. trovare una soluzione diretta nell’ambito di Confindustria.

Avrebbe detto un comico: La prima che hai detto! La seconda è infatti inutile, inaccettabile per Marchionne, non gli permette la "governabilità".

Dice la Marcegaglia: “Una delle soluzioni potrebbe essere anche in un contratto dell’auto che sta fuori per un po’ dal sistema Confindustria, intanto che mettiamo a posto le cose, per poi rientrare.” Dato che le ragioni di Marchionne in un contesto competitivo globale sono del tutto legittime anche perché “si trova sotto pressione degli azionisti americani che sono poi il governo e gli stessi sindacati oltre alla Fiat i quali chiedono risultati… d’altra parte dovrò tenere anche conto degli interessi di tutte le altre aziende italiane… si tratta di vedere fino a dove potremo spingerci…” ed esprime ottimismo la Marcegaglia… Anche se “non si possono spaccare tutte le regole che abbiamo avuto finora, dobbiamo farle evolvere. Capiamo perfettamente le esigenze di Marchionne, ci mancherebbe altro, si sono poi quelle di tante altre imprese e quindi, stasera o domani, ci confronteremo in modo molto costruttivo e positivo.” La Marcegaglia ha aggiunto che è giusto aiutare Marchionne: “Stiamo dando il massimo supporto perchè il suo lavoro sta portando la Fiat ad essere un competitor globale nel difficile mercato dell’auto”. “Abbiamo iniziato dal 1999 a cambiare le relazioni industriali, ma certo non è possibile cambiare in un giorno 100 anni di storia.”

Nell’attesa dell’incontro Marchionne per togliersi lo sfizio denuncia la trasmissione di Santoro “Annozero” che si è permessa di mettere in dubbio la qualità delle vetture Fiat a paragone di altre marche. Ricordiamo che per quanto riguarda la qualità delle auto Fiat gli americani da sempre traducono il marchio in questo modo: “Fit It Again Tony” e cioè “aggiustala di nuovo, Toni”.

Da Marchionne alla Marcegaglia la strada è abbastanza segnata e Landini insiste con le assemblee!!! Mentre gli operai a Mirafiori in parte hanno dimostrato di volerci provare.

pc quotidiano 10 dicembre - presidio della Rete sicurezza lavoro a Palermo



Ieri pomeriggio lavoratori e precari di vari settori insieme a disoccupati hanno partecipato al presidio organizzato dal nodo di Palermo della Rete nazionale per la sicurezza nei posti di lavoro contro le morti e gli infortuni sul lavoro che si tenuto è a Piazza Verdi davanti il teatro Massimo.

Uno striscione con su scritto “basta morti e infortuni in nome del profitto”

Esposti diversi pannelli: sulle iniziative che la Rete in questi giorni ha messo in campo da Paderno Dugnano il 4 dicembre, dove 2 operai sono morti a causa di un incendio all'Eureco e altri 7 operai sono rimasti feriti, a Taranto, Ravenna... fino a Torino

sulla situazione purtroppo in aumento, a differenza di quanto dichiara l’Inail, dei morti sul lavoro in Sicilia

un grande manifesto con l’elenco nominativo davvero impressionante degli operai, lavoratori, lavoratrici morti solo nel 2010

la mancanza di sicurezza nelle scuole

la condizione di particolare insicurezza sul lavoro che si lega strettamente alla condizione di ultraprecarietà che subiscono in particolare le donne e gli immigrati.

Padroni e governo per i quali, con provvedimenti come il collegato lavoro o l’attacco allo Statuto dei Lavoratori, la vita degli operai, dei lavoratori vale sempre più nulla devono essere cacciati: con queste parole ripetutamente dette al megafono è stata denunciata la condizione generale dei morti sul lavoro ad oggi nel nostro paese e in particolare in Sicilia, (l’ultimo fino ad ora è di qualche giorno fa! Un operaio del servizio trasporti cittadino); dal nord al sud senza guardare né all’età né al colore della pelle né al genere… Il Sud, dove la mancanza di lavoro “aggravata” ulteriormente dalla crisi, dovrebbe essere condizione di diminuzione del numero dei morti mentre in realtà, ed è la stessa Inail a dirlo riportando i dati del 2009, sarebbero diminuiti gli incidenti in generale ma sono aumentati i morti sul lavoro, +7,7%.

Dopo le manifestazioni della Rete nazionale a Paderno Dugnano, Ravenna e altre città, anche a Palermo è necessario riportare questa battaglia, laddove si continua a morire in agricoltura, nell’edilizia, nei settori delle manutenzioni, ma anche nella poca piccola industria ancora esistente.

Si muore di mancanza di lavoro, come lo studente palermitano suicidatosi all’università di Lettere, di ultraprecarietà applicata ai mille lavori fatti rigorosamente in nero dove il morto sul lavoro è messo in conto e per cui nessuno paga, nessun padrone assassino, altro che morte bianca!

Si muore dopo lunghe malattie come quella causata dall’esposizione all’amianto: a Palermo tantissimi operai hanno dovuto subire per esempio la cosciente irresponsabilità dei dirigenti della Fincantieri che sono in causa.

Per tutti coloro che girano la testa dall’altro lato, che pensano che la questione della sicurezza sul lavoro non li tocca direttamente e quindi non li interessa è stato detto che si tratta innanzi tutto di una battaglia di civiltà che va combattuta fino in fondo e quindi di una battaglia che interessa la comunità nel suo complesso che subisce costi immensi in termini di rapporti umani.

Il presidio si è concluso con l’impegno a continuare nelle iniziative di denuncia, controinformazione e lotta sul piano territoriale per potenziare il lavoro nazionale della Rete al fine della costruzione di una nuova manifestazione nazionale.

E’ stata denunciata anche la non informazione sul presidio da parte dei mass media locali che ancora una volta a Palermo snobbano questo tipo di iniziative costruite dal basso e autorganizzate.

Rete nazionale per la sicurezza nei posti di lavoro – nodo di Palermo – 10/12/2010

pc quotidiano 10 dicembre - L'Aquila, Commissione Grandi Rischi, udienza rinviata per un difetto di notifica

Slitta al 26 febbraio, per difetto di notifica ad uno degli indagati, Claudio Eva, ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Genova, l'udienza preliminare odierna, all'Aquila, per il filone d'inchiesta sulla riunione della commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile che devastò il capoluogo d'Abruzzo e numerosi comuni della provincia.

Davanti al Gup del tribunale dell'Aquila dovevano comparire le sette persone indagate dalla procura della Repubblica, tra cui parte dei vertici della protezione civile, dell'Ingv, sismologi di fama mondiale e tecnici del settore. L'ipotesi di reato è di omicidio colposo: secondo i Pm aquilani, gli indagati avrebbero, al termine della riunione, fornito alla popolazione indicazioni troppo rassicuranti in rapporto allo sciame, fatto questo che avrebbe portato i cittadini a non prendere precauzioni.

Gli indagati che in un clima di polemiche hanno respinto ogni addebito, sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di Vulcanologia all'Università Roma Tre, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Bologna, Giulio Selvaggi, direttore del centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione 'Eucentre', Claudio Eva, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di Tecnica delle costruzioni presso l'Università Federico II di Napoli. L'inchiesta fu innescata da una denuncia presentata da una trentina di cittadini, secondo i quali la riunione della commissione Grandi Rischi fatta all'Aquila a cinque giorni dal terremoto aveva diffuso ottimismo e false rassicurazioni ai cittadini anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori.

pc quotidiano 10 dicembre - oggi al processo thyssenkrupp torino

10 dicembre al processo tyssen





Dopo la manifestazione a Paderno Dugnano del 4 dicembre, dove si è chiesto
giustizia per i 2 operai morti all'Eureco, mentre ad 1 mese di distanza
dall'incendio, altri 2 operai dei 7 feriti, sono in gravissime condizioni
con bruciature al 90% del corpo, l'iniziativa cittadina a Taranto nello
stesso giorno per chiedere lavoro e non morti sul lavoro, la manifestazione
a Ravenna del 7 dicembre contro lo schiavismo e le morti sul lavoro degli
immigrati e quella a Palermo del 9 dicembre dove i morti sul lavoro
aumentano a causa della disoccupazione e del lavoro nero che non rientrano
nelle statistiche...
Oggi 10 dicembre siamo qui a Torino perché vogliamo una condanna esemplare
per i dirigenti della Thyssenkrupp, perché anche i processi sono parte della
battaglia contro il sistema di sfruttamento dei padroni che genera le morti
operaie ed è per questo che la rete ha sempre seguito le udienze; ma ora che
si avvicina la sentenza (martedì 14 dicembre saranno rese note le richieste
di condanna da parte del PM), vogliamo rilanciare la proposta
PER COSTRUIRE UNA MANIFESTAZIONE E ASSEMBLEA NAZIONALE
AL TRIBUNALE DI TORINO
IN OCCASIONE DELLA CONCLUSIONE DEL PROCESSO THYSSEN.

Stralci dall'appello:

Le morti sul lavoro stanno crescendo, nonostante padroni, governo e i loro
mass media dicano il contrario.
.Dopo una settimana di agonia sono morti 2 dei 7 operai del rogo di Paderno
Dugnano, bruciati come gli operai della Thyssenkrupp. Questa morte si
aggiunge alla strage infinita di lavoratori che, ad oggi, ha fatto più di
500 morti dall'inizio dell'anno, da Capua e Napoli divenuta nuova capitali
delle morti sul lavoro, al nord est, dalla Lombardia alla Sicilia, dal
Trentino alla Puglia, soffocati nelle cisterne, caduti e schiacciati nelle
fabbriche e nei cantieri, folgorati, travolti sulle rotaie....

Il 27% delle vittime sono operai edili, meridionali e immigrati soprattutto,
impiegati nei subappalti nei cantieri del nord, e poi ci sono le morti che
non rientrano nelle statistiche che avvengono sulle strade mentre i
lavoratori
vanno o tornano dai turni massacranti di lavoro.


La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro è stata finora l'unica realtà
in grado di condurre questa guerra di classe come battaglia unitaria e
nazionale con le lotte manifestazioni nazionali a Torino, Taranto, è in ogni
luogo in cui è stato possibile arrivare unendo operai, delegati rls,
familiari, tecnici, medici, associazioni e ogni energia disponibile.

La Rete è stata l'unica alternativa praticata al sindacalismo confederale
in generale complice e inefficace contro le politiche di padroni e governo
su questo terreno, tranne qualche rara eccezione, la Rete è stata ed è
alternativa unitaria al vuoto lasciato dall'attività ristretta e puramente
episodica dei sindacati di base su questi temi e una linea pratica e metodo
contro il settarismo autoreferenziale con partiti, gruppi e organizzazioni
che agitano questa battaglia solo come autopropaganda non come battaglia
generale per farla avanzare nell'interesse dei lavoratori.

Ma le forze sono ancora insufficienti, per questo c'è bisogno che le altre
energie che si vogliono veramente impegnare nella lotta contro le morti sul
lavoro si uniscano nella Rete per sviluppare quel movimento
operaio, popolare, sociale, politico e culturale necessario per incidere in
questa battaglia, nel quadro della lotta per una rivoluzione politica e
sociale che affermi la vita degli operai sul profitto dei padroni e del
sistema del capitale.

Ripartiamo per costruire lo sciopero generale nazionale e una
manifestazione, una nuova manifestazione nazionale di lotta e di
combattimento nel senso letterale della parola.

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
bastamortesullavoro@gmail.com 335 5244902
fip171110




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pc quotidiano 10 dicembre - "Londra è un campo di battaglia", oltre 20.000 studenti contro il governo



Londra, scontri studenti-polizia

Coinvolti negli scontri con gli studenti davanti al Parlamento

ANSA - 09 dicembre, 23:55

LONDRA - Dodici poliziotti e 43 manifestanti feriti: questo secondo Scotland Yard il bilancio degli incidenti di oggi a Londra per il voto del Parlamento sull'aumento delle rette universitarie . Un grande 'NO' è stato scritto con la vernice rossa sul prato antistante alla Camera dei Comuni di Westminster: la manifestazione contro l'aumento delle tasse universitarie, sino a metà pomeriggio svoltasi in maniera largamente pacifica, ha virato verso un'atmosfera tesa. "Vogliamo che i politici sentano le nostre voci mentre dibattono sull'aumento delle rette". Feriti anche fra gli studenti.

A stabilire il tono, ai microfoni della Bbc, è uno degli organizzatori della manifestazione. In oltre 20 mila si sono dati infatti oggi appuntamento davanti al palazzo di Westminster dove, entro sera, i deputati dovranno approvare o rigettare la riforma dei fondi allocati agli atenei - che, tra le altre cose, prevede di triplicare le rette universitarie. Migliaia di studenti, genitori e attivisti sono dunque scesi in strada per dire no alla riforma. Parte del corteo è riuscito a penetrare nella piazza del Parlamento e ci sono stati momenti di frizione con le forze dell'ordine in assetto anti-sommossa. Un gigantesco 'no' a vernice rossa è comparso sul prato di Westminster mentre graffiti hanno sfregiato la statua di Winston Churchill. La Camera dei Comuni è quasi del tutto accerchiata. Alcuni "gruppi di testa" sono venuti a contatto con il cordone di poliziotti schierato a protezione del Parlamento. Risultato: schermaglie e lancio di oggetti. La polizia sta iniziando a ricorrere alle "gabbie di contenimento" per domare la folla Cinque manifestanti sono stati poi rimossi a forza dalla galleria del pubblico della Camera dove avevano cominciato a gridare slogan interrompendo il dibattito. Vince Cable, ministro liberaldemocratico alle Attività Produttive con la delega all'università, ha motivato la riforma con la necessità di "mantenere l'alta qualità delle università sul lungo periodo, ridurre il deficit e introdurre un sistema di finanziamento progressivo basato sul reddito delle persone".

MANIFESTANTI ATTACCANO AUTO CARLO E CAMILLA- Studenti che manifestano a Londra hanno attaccato l'auto con a bordo Carlo e Camilla. Lo riferiscono media. Secondo Sky l'auto dei reali è stata circondata e presa a calci dai manifestanti a Regent Street; poi si è potuta allontanare senza danni. Il Principe ereditario e la moglie sono arrivati quindi all'evento dove erano attesi al Palladium di Londra.

Londra è un campo di battaglia, segnato dagli scontri tra gli studenti universitari, scesi nelle strade per protestare contro l'aumento delle tasse scolastiche, e la polizia. Tentato l'assalto al ministero del Tesoro, preso a calci l'automobile con il principe Carlo e la moglie Camilla.

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Rainews 24 - Londra, 09-12-2010

Una serata di fuoco nelle strade di Londra, dove gli studenti universitari hanno tentato l'assalto al ministero del Tesoro e un gruppetto ha anche preso a calci l'automobile con il principe Carlo e la moglie Camilla. Il corteo si è snodato di notte nelle vie della capitale mentre a Westminster il governo riusciva a far approvare la contestatissima riforma delle tasse universitarie: gli atenei potranno far pagare fino a 9.000 sterline l'anno agli studenti "in circostanze eccezionali", e a oltre seimila sterline rispetto alle circa 3.300 che costituiscono il tetto attuale.

Campo di battaglia

Londra è un campo di battaglia, segnato dagli scontri tra gli studenti universitari, scesi nelle strade per protestare contro l'aumento delle tasse scolastiche, e la polizia. Negli scontri a Parliament Square sono rimasti gravemente feriti tre poliziotti. Feriti anche una ventina di studenti.

In serata gli studenti hanno fatto irruzione all'interno del ministero del Tesoro. I manifestanti hanno buttato giu' una porta e si sono scontrati con la polizia all'interno dell'edificio.

Assaltata l'auto di Carlo e Camilla

Manifestanti infuriati hanno assaltato l'auto con a bordo il principe Carlo, l'erede al trono britannico, e sua moglie Camilla, Duchessa di Cornovaglia.

Secondo quanto riferito da un fotografo dell'Associated Press che ha assistito alla scena, i manifestanti hanno preso a calci la vettura a Regent Street, quella che è un po' considerata la via dello shopping a Londra. Dall'ufficio del principe non è giunto finora alcun commento alla notizia.

Tre poliziotti gravemente feriti, un arresto, e un grande 'NO' scritto con la vernice rossa sul prato antistante alla Camera dei Comuni di Westminster: la manifestazione contro l'aumento delle tasse universitarie, sino a metà pomeriggio svoltasi in maniera largamente pacifica, ha virato verso un'atmosfera tesa. "Vogliamo che i politici sentano le nostre voci mentre dibattono sull'aumento delle rette". A stabilire il tono, ai microfoni della Bbc, è uno degli organizzatori della manifestazione.

In oltre 20 mila si sono dati infatti oggi appuntamento davanti al palazzo di Westminster dove, entro sera, i deputati dovranno approvare o rigettare la riforma dei fondi allocati agli atenei - che, tra le altre cose, prevede di triplicare le rette universitarie. Migliaia di studenti, genitori e attivisti sono dunque scesi in strada per dire no alla riforma. Parte del corteo è riuscito a penetrare nella piazza del Parlamento e ci sono stati momenti di frizione con le forze dell'ordine in assetto anti-sommossa. Un gigantesco 'no' a vernice rossa è comparso sul prato di Westminster mentre graffiti hanno sfregiato la statua di Winston Churchill.

La Camera dei Comuni è quasi del tutto accerchiata. Alcuni "gruppi di testa" sono venuti a contatto con il cordone di poliziotti schierato a protezione del Parlamento. Risultato: schermaglie e lancio di oggetti.

La polizia sta iniziando a ricorrere alle "gabbie di contenimento" per domare la folla Cinque manifestanti sono stati poi rimossi a forza dalla galleria del pubblico della Camera dove avevano cominciato a gridare slogan interrompendo il dibattito. Vince Cable, ministro liberaldemocratico alle Attività Produttive con la delega all'università, ha motivato la riforma con la necessità di "mantenere l'alta qualità delle università sul lungo periodo, ridurre il deficit e introdurre un sistema di finanziamento progressivo basato sul reddito delle persone".

giovedì 9 dicembre 2010

pc quotidiano 9 dicembre 2010 - il collettivo comunista piemontese aderisce a Proletari comunisti - un passo importante per l'unità dei comunisti

Torino 7 dicembre 2010. Comunicato del CCP su incontro con Proletari Comunisti

Domenica 28 novembre, presso il Centro di Documentazione Latifa Sdairi di via Saluzzo 13 anche sede del CCP, si è svolto l’incontro tra il Collettivo Comunista Piemontese e i compagni di Proletari Comunisti. L’incontro aveva lo scopo di rilanciare il lavoro di confronto e collaborazione intrapreso durante il periodo della nostra adesione al coordinamento dei Collettivi Comunisti (che aveva diramato un comunicato congiunto che riaffermava la necessità di collaborare e confrontarsi per procedere con il lavoro di costruzione di un partito comunista MLM) e interrotto alcuni mesi dopo con lo scioglimento del coordinamento dei collettivi.
Il comunicato congiunto aveva definito 10 punti base per l'unità dei comunisti, indicati da Proletari Comunisti, riguardanti la natura del futuro partito comunista e sui quali le due organizzazioni avrebbero dovuto lavorare e confrontarsi.
I compagni del CCP avevano riaffermato la loro intenzione di proseguire il lavoro con Proletari Comunisti e fissato quindi un ulteriore incontro con loro nella consapevolezza della necessità della costruzione di un partito comunista con caratteristiche adeguate ai tempi e alla fase e che quindi non poteva eludere l’insegnamento e l’enorme contributo che il Presidente Mao ha consegnato alla storia del movimento comunista internazionale.
Durante l’incontro sono stati trattati il tema dell’attualità del maoismo, come terza e superiore tappa del marxismo leninismo, come concezione, teoria e pratica, nell’ottica del radicamento tra gli elementi avanzati della classe operaia e dei vari settori delle masse popolari al fine di accumulare forze rivoluzionarie nella prima fase della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata teorizzata e praticata dal Presidente Mao e per praticarla, con l’analisi concreta della situazione concreta esistente, anche nei paesi imperialisti come il nostro.

Durante la riunione con Proletari Comunisti i compagni del CCP hanno esposto alcune richieste di chiarimento che riguardavano i temi:
4)del rapporto con la FIOM, organizzazione sindacale alla quale aderiscono anche molti compagni sia simpatizzanti che aderenti al nostro collettivo
5)dell’adesione del CCP ai circoli di Proletari Comunisti nell’ottica della formazione e approfondimento dello sviluppo teorico sugli insegnamenti del maoismo e sulla loro attualità,
6)del mantenimento della struttura politica e pratica del CCP sul territorio di competenza, in relazione all'adesione ai circoli e alla linea generale di Proletari comunisti.


I compagni di Proletari Comunisti hanno quindi chiarito la loro impostazione relativa ai 3 punti di discussione sviluppatisi durante la riunione e soddisfatto le richieste di chiarimento dei compagni aderenti al CCP.

La riunione quindi si è conclusa con l’adesione del CCP ai circoli di Proletari Comunisti e con l’impegno, da parte del nostro collettivo, di contribuire al dibattito, al confronto e al lavoro pratico sul territorio, per la costruzione del partito della classe operaia, necessario strumento organizzativo dei comunisti. Il CCP indicherà al più presto due compagni che parteciperanno all’attivo dei circoli di Proletari Comunisti che si svolgerà da 4 al 6 gennaio 2011 a Taranto.


Saluti MLM
Il Collettivo Comunista Piemontese.


COMUNICATO PROLETARI COMUNISTI SU INCONTRO TORINO

Si è tenuto a Torino un incontro importante e risolutivo tra la direzione di Proletari comunisti – Pcm Italia e i compagni del Collettivo Comunista Piemontese.
L'incontro preparato da uno scambio di lettere, da un lavoro di approfondimento del CCP sui 10 punti, aveva lo scopo di portare avanti il processo di unità dei comunisti avviatosi prima con il Coordinamento dei collettivi comunisti e che non era intenzione nostra di fermare neanche dopo la decisione dei cococo di sciogliersi per sfaldamento interno. A fronte dei problemi della lotta di classe e della necessità dei comunisti di avanzare in teoria e pratica per assolvere ai loro compiti urgenti, non si poteva né si doveva interrompere un percorso che per ora riguardava queste due organizzazioni ma che è rivolto a tutti i comunisti autentici nel nostro paese.

Nella riunione i compagni di Proletari comunisti hanno insistito nella necessità di un passo in avanti, nell'adesione ad un percorso che non compromette affatto il lavoro di crescita teorica e politica e di piano di lavoro territoriale dei compagni del CCP, ma che vuole inserire tutto questo nel lavoro comune perchè serva a tutte le realtà dei circoli di Proletari comunisti e ai compagni del CCP.
Indubbiamente è un'innovazione di concezione, di metodo e di prassi, contro il settarismo, l'autoreferenzialità, l'autoproclamazione; nello stesso tempo per il superamento del localismo, della frammentazione.
Si è chiesto ai compagni di TO di delimitarsi per unirsi, innanzitutto sulla base dei “10 punti”, pur proseguendo nello sforzo di sviluppare il lavoro comune di massa a TO anche con altre realtà e altri compagni che non volessero in questa fase unirsi.
La discussione ha riguardato poi lo scambio di esperienze nelle lotte e nelle organizzazioni e ha affrontato la questione sindacale, dato che, come si sa, Proletari comunisti promuove, dirige e organizza con tutte le sue energie lo slai cobas per il sindacato di classe, mentre nel CCP i compagni operai sono attivi attualmente nella Fiom.
Nella riunione è stato chiarito che la questione è la battaglia per il sindacato di classe e la pratica del sindacato di classe. Su questo la linea non può che essere unica, applicata tra gli operai, come tra i precari, i disoccupati, al nord come al sud, ma questo non vuol dire un'unica forma organizzativa nel lavoro tra i lavoratori. Lo stesso slai cobas diretto da Proletari comunisti si definisce “per il sindacato di classe” e nelle fabbriche costantemente si batte, realizza il suo ruolo, spesso insieme, al fianco in un rapporto di unità, critica, lotta con delegati e iscritti Fiom.
Quindi il percorso di unità tra i comunisti non prevede che i compagni attualmente attivi nella Fiom debbano obbligatoriamente aderire allo slai cobas per il sindacato di classe, anzi pensiamo che questa condizione anche particolare di diverse appartenenze sindacali che si realizzi in questo percorso di unità, contribuirà a realizzare un avanzamento e un'indicazione più generale.

Alla fine della riunione i compagni del Collettivo comunista piemontese hanno deciso di aderire a Proletari comunisti. E nello stesso tempo si è deciso comunemente di conservare a TO, per tutto il tempo necessario, in un'unità con i circoli di Proletari comunisti la sigla e la struttura politica e pratica del CCP.
Anche questa scelta è al servizio di una solida unità e non di operazione organizzativiste e di corto respiro e si muove dentro la forza del maoismo e della chiarezza e innovazione che i “10 punti” esprimono.

E' una vittoria dei comunisti, un piccolo passo avanti ma determinato che ha anche valore di proposta a tutti i compagni, sia a quelli che facevano parte del co.co.co nelle altre città che ad altri compagni e realtà organizzate.

Proletari comunisti
7.12.010

pc quotidiano 9 dicembre - IERI ANCORA AGGRESSIONE AGLI STUDENTI DI NAPOLI.

SOLIDARIETA' AGLI STUDENTI UNIVERSITARI, AGGREDITI E CARICATI DALLA POLIZIA IERI, MERCOLEDI' 8 DICEMBRE.

dal sito del CAU di Napoli:

Aggrediti e caricati gli studenti e la Critical Mass.
Ana e Alfonso liberi subito!
Questa mattina, ore 9:00, presidio al Tribunale per chiedere la liberazione immediata di Ana e Alfonso


"Cento passi tra l'Università e la Questura di Napoli..."

Un'aggressione gratuita della polizia, del tutto immotivata che si è conclusa con il fermo violento e l'arresto di due ragazzi colpevoli "di niente", se non di prender parte a un'iniziativa ciclistica e ambientalista che si chiama critical mass... E' quello che è successo oggi ai margini delle rituali celebrazioni del 8 dicembre in piazza del Gesù, una piazza completamente e incomprensibilmente blindata. Un gruppo di studenti universitari è riuscito ad entrare in piazza e ad aprire lo striscione "Obelisco Precario" per ironizzare sulle precarie condizioni dell'obelisco del Gesù in analogia con le proprie prospettive di vita. Qualcuno non deve aver digerito questo blitz assolutamente pacifico... !

Quando gli studenti sono usciti tranquillamente dalla piazza i cordoni di polizia e carabinieri li hanno seguiti, trovando su Calata Trinità Maggiore un gruppo di ciclisti della critical Mass che si apprestavano a partire per un giro in bicicletta nel centro storico di Napoli, per mettere in scena il "presepe morente". Alcuni dei ciclisti infatti erano in maschera per mostrare il declino della città.
A quel punto i carabinieri e la polizia hanno aggredito e fermato senza motivo due dei partecipanti, Alfonso che di mestiere fa l'animatore e Ana una studentessa brasiliana, semplicemente perchè erano, inermi, sulla loro strada.

Sono poi seguite una serie di cariche mentre gli studenti si raggruppavano e protestavano per i fermi, provenendo dall'Università dove c'era un incontro con Luigi Lo Cascio sul tema dell'attacco alla cultura e del film i "Cento Passi". A quel punto un corteo arrabbiato, improvvisato e sconcertato ha percorso le strade del centro, bloccando le strade, per arrivare sotto la Questura in via Medina, dove si è unito in presidio agli altri studenti che erano in piazza e ai movimenti dei disoccupati, che erano in presidio a piazzetta Monteoliveto e che hanno solidarizzato coi giovani fermati. C'era in particolare preoccupazione per la ragazza, che è stata sbattuta in terra nel fermo, mentre le veniva distrutta la bicicletta! Subito dopo la notizia ancora più incredibile che i fermi si erano tradotti in arresto!!
Domattina presidio sotto al tribunale di Napoli per la direttissima.

In allegato foto che mostrano che tipo di situazione è stata letteralmente aggredita dalla polizia e a breve inoltreremo un filmato che abbiamo recuperato e in cui si vede la totale gratuità di quest'altra operazione repressiva. Qualcuno nella questura di Napoli ha ormai perso totalmente la testa!!

Orientale occupata

"Video dell'Immacolata Repressione"

Come altro chiamarla!? A margine dalla celebrazione religiosa in piazza del Gesù la polizia incalza minacciosa gli studenti "colpevoli" di aver esposto in piazza lo striscione "Obelisco Precario" per ironizzare sulle malmesse condizioni dell'obelisco di piazza del Gesù in analogia col proprio futuro assai incerto. Sulla sua strada trova i ciclisti di una critical mass che si apprestavano a partire per un'iniziativa (molti in maschera da pulcinella ecc)..

Il video illustra con chiarezza quello che è successo! La polizia li aggredisce mentre sono del tutto fermi e innocui e, senza che abbiano fatto assolutamente niente, una ragazza è fermata, poi portata via e stesa violentemente in terra. Ana nel video è la ragazza che compare subito in primo piano con i pantaloni viola e una maschera di bisonte sul manubrio della bicicletta. Viene varie volte spintonata dai carabinieri e poi fermata e trascinata via dal dirigente (unico col casco celeste.. il fermo avviene nel punto più lontano dalla ripresa, si vede Ana portata via verso piazza del Gesu' e dopo si intravede una gamba mentre è stesa in terra). Più testimoni confermano che è stata anche strattonata più volte per i capelli). Il suo fermo e quello di un altro ciclista anch'egli inerme verranno poi addirittura tramutati in arresto!!

Intanto, immediatamente dopo il fermo parte la carica contro gli studenti e la gente che protestano per la vergognosa operazione!

Domattina i due ragazzi sono attesi dal processo per direttissima per "resistenza lesioni ecc..".!!!

pc quotidiano 9 dicembre - riforma gelmini, riforma bipartizan

riprendiamo questo pezzo di Alberto Burgio sul manifesto per evidenziare che la sinistra parlamentare è l'altra faccia nera della riforma gelmini e che è ora che questo entri in ogni volantino e manifestazione contro chi vuole asservire il movimento dstudentesco all'opposizione parlamentare e alla via elettorale
una battaglia da fare dentro il movimento con forza decisione e azione

Proviamo a fare un primo bilancio della battaglia sull'università, all'indomani del voto della camera sulla cosiddetta riforma Gelmini. Che si tratti di una legge pessima non vale la pena di ripeterlo. Dovesse andare in vigore (se il governo sopravvivrà e avrà tempo e forza per varare i decreti attuativi), ci troveremmo un'università ancor più autoritaria (tutto il potere ai rettori e agli amministratori, tutti i concorsi in mano agli ordinari), ancora più classista (per l'ulteriore aumento delle tasse di iscrizione), ancora più privatizzata (per l'ingresso delle imprese nei consigli di amministrazione e nelle fondazioni), ancora più ostile nei confronti dei giovani (tutti precarizzati) e ancora più sbilanciata a favore della ricerca applicata (a detrimento dei saperi «inutili» distanti dal mercato). Questo lo sappiamo, e del resto parlano da sé lo scomposto attivismo della Crui e le pressioni della Confindustria coi suoi organi di stampa (in questo caso il Corriere della sera ancor più del Sole-24 Ore). Agli industriali dell'università non è mai interessato altro che poter sfruttare gratuitamente laboratori e saperi per i propri affari. Questa «riforma» glielo promette, il resto è retorica.
Ciò che nonostante tutto sorprende è lo spreco di menzogne sparse a piene mani lungo tutto l'iter della legge (circa due anni). Bugie sui fondi disponibili, bugie sulla lotta ai baroni, bugie sulla sorte dei ricercatori. L'unico sussulto di sincerità - a tutti càpita a volte di sbagliare - la sedicente ministra l'ha avuto qualche giorno fa quando, sicura ormai del voto favorevole, ha detto che la sua «riforma» l'avrebbe finalmente fatta finita con «l'egualitarismo del '68». Se pensiamo alla divisione della ricchezza in questo Paese, non si sa se ridere o infuriarsi.
Questo revanscismo di una oligarchia di mediocri e di ignoranti barricati nel privilegio e orgogliosi della propria arroganza è l'aspetto più vergognoso di questa vicenda indecente. Anche se lo stenografico del senato non ne reca traccia (chissà poi perché), la gaffe della ministra che sbaglia accento su egida (pronunciò «egìda», tra il divertito sconcerto dell'aula) resta un paradigma. E un monumento alla meritocrazia di cui costei ama riempirsi la bocca.
Già, la meritocrazia. Tutti zelanti custodi del merito in Italia. Nessuno o quasi sembra accorgersi che premiare i meriti è giusto se non comporta la violazione di diritti (e studiare e formarsi è un diritto che la Costituzione riconosce a tutti i cittadini), se a tutti è data la possibilità di dare il meglio di sé e se si dispone di seri criteri di valutazione. Dove queste condizioni non sono assicurate, la meritocrazia è solo la foglia di fico del darwinismo sociale. Come disse l'amicone di Putin al fedele Vespa, occorreva por fine allo sconcio di un Paese in cui anche i figli degli operai sognavano di diventare dottori. In verità quel sogno era sfumato già da molto tempo, ma certo una legge ad hoc è una bella soddisfazione. E una garanzia.
Il punto, oggi, è capire come si sia arrivati a questo risultato. Non nel lungo periodo, questo lo sappiamo: la Gelmini compie l'opera di distruzione avviata dai suoi predecessori, Berlinguer, Zecchino e Moratti in primis. No: la questione è come mai il ddl ha superato lo scoglio delle commissioni ed è arrivato indenne al voto della camera, mentre il governo, paralizzato, sprofonda tra discariche e festini selvaggi. Fino al crack del Popolo della libertà la domanda non si sarebbe nemmeno posta.
Ma il giocattolo si è rotto e da mesi il governo traballa su ogni provvedimento, tant'è che la camera ha dovuto chiudere i battenti sino al 14 dicembre. Anche sull'università il governo è andato sotto su qualche emendamento, al punto di riaccendere le speranze degli studenti e di quella parte del corpo docente che, una volta tanto, è uscita dal suo tradizionale - e complice - torpore. Però il disegno di legge ce l'ha fatta. Come mai? Che cosa l'ha protetto in tutti questi mesi nel disastro generale della maggioranza e ancora in questi giorni, mentre la rivolta infuriava? Quale forza gli ha permesso di arrivare in fondo, in un parlamento blindato come un bunker?
L'unica risposta onesta - almeno evitiamo ipocrisie - è che questa è una «riforma» bipartisan. E che a sponsorizzarla c'è anche il presidente della Repubblica. Il segretario del Partito democratico è salito fin sul tetto di Architettura. Ha lamentato la carenza di fondi per l'università. Ha detto che il governo ha sbagliato a incaponirsi e, finalmente, ha votato contro martedì alla camera.
Ma questo dissenso, vero o simulato, non sposta di una virgola il fatto che nel merito la «riforma» realizza un progetto in gran parte concepito dagli "esperti" del Pd. Che vede di buon occhio l'ingresso dei privati e la precarizzazione dei ricercatori. Che cavalca la retorica «modernizzatrice» della meritocrazia. E che considera un inservibile vecchiume l'idea costituzionale di una università pubblica al servizio del «progresso intellettuale di massa», come dimostra la brillante formula della «concorrenza tra gli atenei», quasi si trattasse di supermercati o di compagnie di assicurazione.
Ciò che la Gelmini dice sull'egualitarismo del '68 sono in tanti a pensarlo anche tra i suoi sedicenti oppositori. Che costoro non abbiano nemmeno il coraggio di ammetterlo pubblicamente ha molto a che fare col disastro di questo Paese.

Da Il Manifesto del 4 dicembre 2010