martedì 7 dicembre 2010

pc quotidiano 7 dicembre - studenti contro la polizia alla Scala di Milano


Scontri di piazza a Milano davanti alla Scala, dove è in corso la prima della “Cavalcata delle Valchierie” diretta da Daniel Barenboim.
In via Manzoni si sono saldate le proteste dei lavoratori dello spettacolo e quelle degli studenti, rispettivamente contro i tagli alla cultura e alla scuola.
Gli studenti – molti dei quali indossavano cappellini da Babbo Natale - contestavano l'ordine di tenere divisi i manifestanti in diversi settori e hanno iniziato a premere contro il corposo servizio d'ordine di Polizia e Carabineri: gli uomini delle forze dell'ordine hanno risposto con diverse cariche e hanno chiuso l'ingresso della Galleria Vittorio Emanule, di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.
Negli scontri sono rimasti feriti in maniera lieve quattordici uomini delle forze dell'ordine (dodici carabinieri e due poliziotti): per loro lievi contusioni. Le cariche sarebbero partite dopo l'esplosione di alcune bombe carta.

7/12/2010 - Ansa

pc quotidiano 7 dicembre - GRECIA: scontri e arresti tra manifestanti e polizia nel 2° anniversario per la morte di Alexis

GRECIA: POLIZIA ARRESTA 44 PERSONE DOPO SCONTRI CON MANIFESTANTI

(ASCA-AFP) - Atene, 7 dic - In manette 44 persone coinvolte nelle violente proteste scoppiate ad Atene nel secondo anniversario dell'omicidio di Alexis Grigoropoulos, un ragazzo di 15 anni ucciso da un poliziotto.

Gli arrestati saranno trasferiti dal giudice per rispondere delle accuse di aggressione nei confronti dei poliziotti e danneggiamento di banche e negozi nel centro della capitale greca.

Diverse migliaia di persone tra studenti e attivisti hanno preso parte ieri a dimostrazioni in varie città del paese, tra cui Atene e Salonicco, per ricordare la morte di Grigoropoulos. Alcuni gruppi nella capitale hanno tirato pietre e oggetti contro negozi e banche, tra cui una molotov contro un hotel di lusso, prima di essere bloccati dalle forza anti-sommossa.

red/sam/bra

GRECIA: SCONTRI TRA MANIFESTANTI E POLIZIA AD ATENE

(ASCA-AFP) - Atene, 6 dic - Ancora scontri tra polizia e manifestanti ad Atene. Una rissa tra decine di giovani e forze dell'ordine e' scoppiata questa mattina nel centro della capitale greca.

Sin dall'inizio del corteo, composto da migliaia di persone, alcuni gruppi hanno preso a bastonate vetrine di negozi e banche. Arrivati vicino al Parlamento, hanno lanciato una molotov contro un hotel di lusso, prima di essere bloccati dalle forza anti-sommossa.

Alla manifestazione fara' seguito nel pomeriggio un secondo corteo di studenti e professori, in memoria di Alexis Grigoropoulos, ucciso a 15 anni il 6 dicembre 2008 dal poliziotto Epaminondas Korkone'as, condannato all'ergastolo.

pc quotidiano 7 dicembre - Ravenna: giustizia per Diop e Doka! Basta morte di immigrati per i profitti dei padroni

Resoconto dell'iniziativa odierna a Ravenna

***

Un primo passo oggi è stato fatto nel lungo cammino della battaglia per i diritti dei lavoratori immigrati, in particolare per la difesa della loro vita nei luoghi di lavoro.

A Ravenna vogliamo giustizia per Diop Gougnao morto al Porto e per Doka Besnik schiacciato da una benna in un cantiere. Partiamo da questa rivendicazione perchè è troppo alto il tributo di sangue all'altare del profitto dei lavoratori immigrati.

Anche a Paderno Dugnano, dove ci sono state 2 vittime nel rogo, la maggioranza era composta da immigrati e uno di loro, un operaio albanese, ha perso la vita. "Lavorava come un cane", hanno denunciato i suoi colleghi: ecco, è proprio per questo che intendiamo come moderno schiavismo! Diop faceva il lavoro da facchino ma il suo contratto era quello da "multi servizi", per lui non valeva l'accordo per la sicurezza siglato al porto e prendeva assai meno dei suoi colleghi. Lavoratori si serie B, schiavi moderni.

Contro questa condizione incivile si è tenuto un presidio itinerante promosso dalla Rete per la sicurezza sul lavoro di Ravenna al Centro informazioni immigrati e al centro per l'impiego che aveva come scopo quello di lanciare il messaggio ai lavoratori immigrati che ribellarsi è giusto e necessario, rivolgendosi a loro direttamente perchè la lotta per contrastare il moderno schiavismo nei luoghi di lavoro può avere successo solo con la loro partecipazione attiva e, allo stesso tempo, vogliamo unire tutti coloro che si battono per i diritti degli "invisibili", resi tali da una legislazione e da un governo apertamente razzista, in continuità anche con le proteste di Brescia a Milano che hanno ancora una volta reso evidente, come Rosarno, che sono il supersfruttamento, il legame permesso di soggiorno/contratto di lavoro, le cause principali che espongono maggiormente a rischio della vita i lavoratori immigrati.

I presidi sono parte di una campagna nazionale promossa dalla Rete per la sicurezza sul lavoro contro le morti sul lavoro nella settimana dal 4 al 10 dicembre.

La partecipazione, se pure con piccoli numeri, è stata comunque un segnale chiaro che si deve lottare uniti. Ai presidi ha partecipato Babecar, presidente della consulta immigrati e Charles Tchameni Tchienga dell'associazione "Terzo mondo", gli studenti del collettivo autonomo e l' Assessore provinciale alla Formazione Professionale, Paolo Valenti.

Ora il lavoro deve continuare per costruire una campagna cittadina e nazionale, per lo sciopero generale e per una manifestazione nazionale a Roma.

Il messaggio partito da Ravenna è il nostro contributo alla lotta più generale.

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@libero.it

pc quotidiano 7 dicembre - Iniziativa Disoccupati organizzati Treviso

I disoccupati organizzati di Slai Cobas per il sindacato di classe di Treviso si riuniscono pubblicamente sul tema:

DISOCCUPAZIONE ED IMMIGRAZIONE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Cooperative che chiudono e riaprono, e ogni volta lasciano a casa centinaia di disoccupati.

Lo scandalo della precarizzazione e parcellizzazione del lavoro delle operaie delle pulizie…

I licenziamenti delle donne immigrate che vanno in maternità…

Invitiamo tutti a partecipare

pc quotidiano 7 dicembre - Assedio ai Palazzi: Palermo operai sequestrano consiglieri comunali

Caso Gesip, consiglieri comunali sequestrati a Palazzo delle Aquile

Blitz a Palazzo delle Aquile dei lavoratori della società municipale ormai a un passo dal crack economico. I consiglieri comunali, sotto minaccia, hanno votato una delibera che consente l'utilizzo dei fondi Cipe

di GIUSI SPICA

Tensione alle stelle in Consiglio comunale dov'è approdata la delibera per salvare la Gesip, società municipale nata per stabilizzare i precari e da anni in crisi profonda. Circa venti operai hanno fatto irruzione a Palazzo delle Aquile e hanno "sequestrato" una quarantina di consiglieri comunali nella sala del presidente del Consiglio Alberto Campagna. I lavoratori hanno detto minacciosamente ai consiglieri di votare subito l'atto che autorizza l'utilizzo dei fondi del Cipe da destinare a progetti per le aziende partecipate. Un provvedimento che porterebbe nella casse della Gesip circa 20 milioni di euro. I progetti con i quali giustificare la spesa riguardano la ripiantumazione delle palme abbattute e la bonifica del parco della Favorita. Per liberare i consiglieri, è stato necessario l'intervento della polizia. In serata il documento è stato approvato.

Gli operai hanno presidiato il palazzo comunale sin dalle prime ore del mattino, in attesa che il provvedimento fosse esaminato dalle commissioni e poi passasse al voto di Sala delle Lapidi. Il loro timore è che la società, ormai sull'orlo del crack economico e con perdite mensili superiori a 800 mila euro, già dal mese prossimo non paghi più gli stipendi. Con l'approvazione della delibera sull'uso dei fondi Cipe potrebbero aprirsi invece spiragli per la firma del contratto di servizio, in assenza del quale il Comune non può più pagare le somme mensili alla Gesip.

La Repubblica Palermo (06 dicembre 2010)

Irruzione dei precari al Municipio di Palermo
Sequestrati venti consiglieri comunali

oggi, 07 dicembre 2010 08:23

Una ventina di operai della Gesip, la società nata per stabilizzare i precari del Comune, hanno fatto irruzione nel Municipio di Palermo "sequestrando" una ventina di consiglieri comunali che fanno parte della prima Commissione Affari Istituzionali. I lavoratori hanno intimato ai consiglieri di votare senza indugi l'atto che autorizza l'utilizzo dei fondi del Cipe (circa 20 milioni di euro) da destinare a progetti per le aziende partecipate.

Dopo l'intervento della polizia, che ha riportato la calma, in serata il documento è stato approvato. I dipendenti della Gesip temono che la società, sull'orlo del crack, non paghi più gli stipendi. Con l'approvazione della delibera, invece, potrebbero aprirsi spiragli per la firma del contratto di servizio, in assenza del quale il Comune non può più pagare le somme mensili alla Gesip. I fondi Cipe riguardano anche 17 milioni di euro da destinare all'Amg, la ex municipalizzata dell'energia, e 20 milioni per l'Amat, l'azienda dei trasporti urbani.

siciliainformazioni

pc quotidiano 7 dicembre - Assedio dei palazzi: precari a Roma occupano la sede della Regione

Precari all'assalto della Regione

I manifestanti salgono sul tetto e cercano di occupare una sala del palazzo della giunta ma vengono respinti dalla polizia. Undici feriti negli scontri nel cortile dell’edificio.

Protesta dei precari alla Regione Lazio

Volevano un incontro con la Polverini. Non l'hanno avuto. Per tutta risposta, hanno occupato il cortile interno della Regione Lazio, sono saliti sul tetto del palazzo, hanno bloccato il traffico sulla Colombo e sfilato in corteo lungo la Garbatella. Bilancio della giornata: un poliziotto ferito, sei manifestanti e altri quattro agenti contusi, due donne colte da crisi di panico e un ragazzo caduto durante gli scontri che si è fatto male a una mano. Una protesta-fotocopia di quella che si era svolta il 25 novembre sempre in via Rosa Raimondi Garibaldi. Gli aderenti alla stessa sigla, il «Movimento uniti contro la crisi», avevano occupato la Sala Liri «perché non ottenevano risposte» dalla Governatrice ed erano stati fatti sgomberare dalla polizia. Questa volta in sette sono rimasti sul tetto dell'edificio (e promettono di rimanerci tutta la notte), mentre altri cento hanno organizzato un presidio in strada in segno di solidarietà con i «compagni di lotta». Tutto è cominciato ieri mattina, quando un gruppo di precari è salito in cima al palazzo della Giunta regionale, al tredicesimo piano, per avere dalla presidente «risposte politiche sull'occupazione, il reddito, i tagli alla sanità e ai servizi».


In sessanta, invece, hanno cercato di entrare nella sede della Regione ma sono stati bloccati dai poliziotti. C'è stato un po' di parapiglia e, ad un certo punto, è partito un lancio di oggetti, sassi e bottiglie contro gli agenti, che hanno caricato i manifestanti. Ma non era finita,. In circa 200 hanno organizzato un corteo che ha percorso le strade della Garbatella, raggiungendo l'ospedale Cto e tornando poi in via Raimondi Garibaldi. Poco prima alcuni militanti del Movimento avevano mandato in tilt la circolazione sulla Cristoforo Colombo, sdraiandosi in mezzo alla carreggiata e bloccandola con fioriere e cassonetti. «Se ci bloccano il futuro - è stato lo slogan scandito - noi blocchiamo la città». Detto fatto. Centinaia di automobilisti sono rimasti «prigionieri» su entrambi i sensi di marcia della via che collega Caracalla all'Eur, mentre ripercussioni sul traffico si registravano su molte vie limitrofe. I vigili sono stati costretti a chiudere la strada all'altezza della sede della Regione.


Diciassette persone sono state denunciate dalla Digos per manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio e le indagini proseguono per identificare altri partecipanti alla protesta. Pesanti le accuse alla Governatrice, ritenuta responsabile di aver fatto ricorso alla forza pubblica contro lavoratori inermi, donne e bambini. «Si è ripetuto lo stesso atteggiamento con cui il 25 novembre - ha dichiarato Maria Teresa Pascucci del sindacato di base USB - la Polverini ha risposto alla richiesta di confronto sulle problematiche del lavoro, della casa, della sanità, dei servizi, dopo una manifestazione di oltre 10.000 lavoratori e cittadini, conclusasi con l'occupazione della Sala Liri, poi sgomberata violentemente dalle forze dell'ordine». Netta la risposta della presidente (ed ex segretaria dell'Ugl): «Chiedono casa e reddito, ma non mi pare abbiano chiesto lavoro - ha sottolineato Renata Polverini durante la registrazione del programma La7 "Effetto Domino" - Questi signori erano venuti già la scorsa settimana. Noi ne avevamo accolto una delegazione per ascoltarli, e loro avevano occupato una sala della Regione. Non volevano uscire, abbiamo dovuto chiamare la forza pubblica. Oggi - ha aggiunto - sono tornati, con i viveri, sul tetto, cercando anche di irrompere nella Regione. Io ho il dovere di difendere l'istituzione e anche di difendere chi ci lavora».

http://www.iltempo.it/cronaca_locale/roma/2010/12/07/1222057-recari_assalto_della_regione.shtml

pc quotidiano 7 dicembre - Operai Fiat in sciopero a Mirafiori: prima risposta a Marchionne

Sciopero di due ore per ogni turno ieri degli operai delle carrozzerie e meccanniche di Mirafiori indetto dalla Fiom e dal Cobas come prima risposta all'arroganza della Fiat di Marchionne che vuole imporre lo stile Pomigliano dappertutto; sciopero che naturalmente per la Uil è incomprensibile!!!
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di rassegna.it

Fiat, sciopero spontaneo a Mirafiori

Gli operai rientrano in fabbrica dopo la cassa integrazione e decidono di protestare contro le posizioni del Lingotto che venerdì scorso ha interrotto la trattativa con i sindacati. Bellono (Fiom Torino): "Fateci fare le assemblee"

Questa mattina (6 dicembre), alla riapertura della fabbrica Fiat di Mirafiori dove il sindacato era presente per fare volantinaggio, è maturata tra gli operai la decisione di incrociare le braccia per due ore. I 5.500 lavoratori delle carrozzerie, quelli interessati dal piano della Fiat, sono appena rientrati dalla cassa integrazione e protestano contro le posizioni del Lingotto che venerdì scorso ha interrotto la trattativa con i sindacati. Lo sciopero potrebbe ripetersi nel turno del pomeriggio.

A metà mattina, un migliaio di operai è uscito dalla porta due in corteo, per poi improvvisare un'assemblea davanti alla fabbrica. A detta della Fiom, le linee di montaggio, verniciatura e lastratura erano ferme e lo sciopero ha avuto una adesione attorno al 60%, mentre per il Lingotto l'adesione è stata del 13%. "Lo sciopero rappresenta una prima reazione spontanea dei lavoratori", riferisce Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom di Torino.

"È evidente - osserva il sindacalista - che da questa prima reazione si possono trarre due conseguenze: la prima è che c'è bisogno di fare delle assemblee, perché è molto sentita da parte dei lavoratori l'esigenza di essere informati". La seconda è che l'eventuale ripresa delle trattative "non può partire da un'accordo fotocopia di Pomigliano". Il problema del contratto nazionale, conclude Bellono, "non si può risolvere con qualche artificio formale secondo cui gli obiettivi aziendali vanno conciliati con le esigenze di salvaguardia di diritti e salute dei lavoratori".

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Fiat: Panicali (Uilm), Incomprensibile Sciopero a Mirafiori

(ASCA) - Torino, 6 dic - ''Lo sciopero dichiarato oggi alle Carrozzerie di Mirafiori da altri e non da noi ha motivazioni singolari e, per taluni versi, addirittura incomprensibili. Sara' per questo che i lavoratori hanno risposto con un'adesione scarsa all'invito ad incrociare le braccia''. E' quanto dichiara Eros Panicali segretario nazionale della Uilm dopo lo sciopero di oggi a Mirafiori promosso da Fiom e Cobas. ''La richiesta di tutti i lavoratori di Mirafiori che abbiamo colto - prosegue Panicali - e' quella di giungere ad un intesa in tempi brevi, superando le residue resistenze registrate in quest'ultimo fine settimana da parte del ''management' Fiat (Milano: F.MI - notizie) ''. Panicali osserva che ''e' in gioco non solo il Piano per Mirafiori, ma l'attuazione del progetto complessivo di Fabbrica Italia nel suo complesso. In questo frangente e' bene che la controparte - sottolinea Panicali - , ma soprattutto ogni organizzazione sindacale abbia presente questa realta' irrinunciabile. Purtroppo, dobbiamo ancora una volta rilevare che la Fiom mantiene integralmente l'opposizione all'intero progetto della Fiat rivolto all'intero territorio nazionale e anche lo sciopero non riuscito di oggi ne e' la prova evidente''.

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pc quotidiano 7 dicembre - Verso la manifestazione del 14 dicembre...


occupazione del teatro massimo

E' appena l'inizio

Nelle ultime settimane gli studenti sono tornati nuovamente in campo: si sono ripresi le strade, le piazze, i binari, le autostrade, le scuole e le università.

Come un fulmine a ciel sereno, la protesta in minor tempo rispetto alla precedente ondata del 2008 ha travolto tutto, fino ad arrivare alle porte del parlamento, assediandolo.

I governanti e i politici che giocano con il nostro futuro per il profitto della classe che rappresentano, si sono giustamente sentiti sotto assedio e gridando alla “violazione dei santuari della democrazia” sono ricorsi al “monopolio della violenza” che detengono, la repressione tramite la sbirraglia.

In queste settimane centinaia di migliaia di studenti hanno visto con i loro occhi lo stato in azione contro chi protesta per difendere diritti fondamentali come quello allo studio.

Ma ha ancora senso parlare di “diritto allo studio”?

Anche se la riforma non fosse approvata già le rette universitarie escludono per censo i figli dei proletari e delle masse popolari, in questi anni c’è stato un progressivo aumento delle rette.

A tutto ciò si è aggiunto l’altrettanto progressivo aumento dei corsi di laurea a numero chiuso fino ad arrivare all’inizio di questo anno accademico dove ormai la totalità dei corsi ha uno sbarramento numerico. Anche i servizi come le mense, ad esempio, sono affidate a ditte esterne appaltatrici con il conseguente lievitamento dei costi per lo studente.

Ciò da un lato nega a molti studenti di poter accedere liberamente ai corsi per cui vorrebbero studiare, dall’altro solo i figli della borghesia possono permettersi di pagare corsi di preparazione privati pre-test alcuni dei quali addirittura durano un intero anno e costano migliaia di euro!

Oltre la selezione di classe appena descritta anche l’istruzione che viene impartita è di classe, ovvero al servizio della classe dominante.

L’istruzione dalle scuole alle università ormai ha un’impostazione nozionistica che non sviluppa la capacità di ragionamento dello studente in senso critico ma serve per sfornare la futura classe dirigente al servizio di questo sistema, alcuni argomenti scomodi vengono tagliati dai programmi, il revisionismo storico è imperante ed è difeso ideologicamente non solo da destra ma anche da “sinistra”, vedi l’ormai annoso falso storico bipartisan delle foibe solo per citare il più noto.

In queste settimane l’autorganizzazione dal basso degli studenti ha spaventato oggettivamente la classe dominante ed i suoi rappresentanti. Partendo dall’alto la Marcegaglia a nome della Confindustria ha detto più volte che al di là della crisi di governo questa riforma va fatta, già questo è indicativo di quanto questa riforma sia al servizio dei padroni e delle imprese.

Il governo è ricorso da un lato al manganello e dall’altro alla propaganda di regime ( ridicola la Gelmini su youtube che parla di “protesta di pochi e strumentalizzati dai centri sociali e dalla sinistra”), la finta opposizione che ogni qual volta che ci sono movimenti d’opposizione sociale cerca di metterci il cappello per i propri fini elettoralistici ( vedi Bersani e Vendola sui tetti insieme ai ricercatori).

Nonostante tutto ciò ancora il movimento studentesco prosegue la sua corsa da solo, senza partiti e sindacati di palazzo, e nonostante le violente aggressioni poliziesche a Milano, Firenze, Bologna, Roma e Napoli ( in particolare al San Carlo), continua selvaggiamente a invadere strade e palazzi simbolo del potere e del paese ( i monumenti artistici dal Colosseo alla Torre di Pisa).

Le prime vittorie in seguito alle grandi mobilitazioni radicali sono state il ritardo della approvazione alla camera, e dopo la sua approvazione e la continuazione delle mobilitazioni, la posticipazione della discussione al senato a dopo il 14, giorno della fiducia al governo.

Adesso è necessario il passo in avanti.

La storia (anche recente come in Grecia) insegna che i movimenti giovanili e studenteschi sono quel valore aggiunto che permettono ai grandi movimenti sociali di far cadere i governi come minimo, ma anche di fare le rivoluzioni.

È necessario che il movimento studentesco prosegua per questa via e si unisca ai lavoratori in lotta, dagli operai fiat, ai disoccupati e così via.

Solo gli operai e gli studenti uniti nella lotta possono dare la spallata definitiva a questo governo marcio e corrotto e proseguire senza farsi irreggimentare dalla “sinistra” istituzionale dei Bersani-Vendola-Di Pietro per non parlare di Fini che si riscopre Berlusconiano dopo tanti governi al fianco del puttaniere pedofilo. Una volta giunti al potere, questi signori farebbero le stesse politiche antiproletarie e antipopolari, già li abbiamo visti all’opera diverse volte.


Adesso basta!


Che il 14 sia una grande giornata di lotta radicale, fuori dalle (loro) regole con blocchi selvaggi e attacchi ai palazzi del potere!


Che dopo il 14 si lanci lo sciopero politico generale contro i padroni responsabili della crisi e i loro governi!

RED BLOCK

pc quotidiano 7 dicembre - Ravenna: 7 dicembre Iniziativa contro morti sul lavoro

La Rete per la sicurezza sul lavoro ha lanciato una campagna nazionale di mobilitazione contro le morti sul lavoro nella settimana dal 4 al 10 dicembre.

Il 7 dicembre a Ravenna iniziative

Ore 10 al Centro Informazioni per Immigrati del Comune (Via Alberoni, 16) e

ore 11 al Centro per l’impiego (Via Teodorico, 21)

Costruiamo una campagna contro le morti degli immigrati sul lavoro

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@libero.it

e mail nazionale: bastamortesullavoro@domeus.it

visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

lunedì 6 dicembre 2010

pc quotidiano 6 dicembre - PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 6 DICEMBRE


Nel terzo anniversario della strage della Thyssenkrupp - che in contemporanea viene ricordata con un convegno nella sala della Regione, in corso Stati Uniti 23 - si tiene una nuova seduta del processo alla multinazionale svizzero-belga dell'amianto: la Eternit.


In questa tornata è la volta degli epidemiologi indicati dal pm come ct: il professor Magnani - professore associato presso l'Università del Piemonte orientale; il professor Barone-Desi - professore all'Università del Maryland (Stati Uniti d'America); il dottor Mirabelli - medico all'ospedale San Giovanni Battista di Torino, sede del registro regionale dei mesoteliomi; il dottor Luberto - referente per la regione Emilia Romagna per le patologie asbesto-correlate.


Tre dei ct si occupano di Casale Monferrato e Cavagnolo, riguardo sia agli operai impiegati negli stabilimenti sia alla popolazione degli insediamenti umani esterni alla fabbrica; il dottor Luberto focalizza la sua attenzione sullo stabilimento di Rubiera e la popolazione circostante.


Tutti precisano, secondo quanto emerge dai dati da loro presi in considerazione, come maggiore è il tempo di esposizione all'amianto, più alto è il rischio di contrarre malattie quali: il tumore al peritoneo, il tumore ai polmoni, il mesotelioma, e l'asbestosi.


Questo fatto è particolarmente significativo perché - considerando che l'organismo elimina spontaneamente nel tempo il 6-7 per cento delle fibre di amianto inalate - demolisce la tesi della difesa (che l'aveva costruita per spostare talmente indietro nel tempo gli effetti della esposizione da escludere ogni qualsiasi responsabilità degli imputati) secondo cui è sempre la prima fibra inalata a sviluppare la malattia.


La prossima udienza è in programma lunedì 13 dicembre, quando verranno ascoltati tutti gli epidemiologi chiamati dalle varie parti in qualità di ct, salvo uno della difesa che sarà sentito, a causa del problema di organizzargli il viaggio dagli Stati Uniti d'America a qui in una settimana, il giorno 10 gennaio.


Infine, il giudice Giuseppe Casalbore precisa che il controesame del dottor Silvestri, originariamente fissato per la prossima seduta, si terrà il giorno 20 dicembre.

Torino, 06 dicembre 2010

Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

pc quotidiano 6 dicembre - cariche contro i lavoratori alla regione lazio

Regione Lazio occupati tetti e cariche
By Anonimo
Published: 06/12/2010 - 17:10
autore: aut
CARICHE ALLA REGIONE LAZIO 6 DICEMBRE 2010
Da pochi minuti, erano passate da poche le 16:00, i lavoratori e lavoratrici, i precari e le precarie, i
senza casa, gli attivisti e cittadini contro le nocività e la distruzione ambientale, sono state caricate e
malmenate dalle forze dell'ordine dopo l'ordine chiaro della fascista Polverini. La carica violenta,
inspiegabile ed inaudita è partita e non ha risparmiato nessuno, uomini donne e bambini, malmenati
e cacciati dalla Ragione Lazio, mentre 7 persone sono ancora arrampicate sul tetto della regione.
E' evidente che la paura di questi buffoni che governano il paese, la regione ed il comune li porta ad
usare l'unica forma di politica che conoscono, il manganello.
Al momento ci sono diverse persone ricoverate in ospedale, o in attesa di ambulanza sotto la
Regione, nel mentre il resto del presidio non demorde e si è spostato a bloccare la Cristoforo
Colombo, dove centinaia di persone sono sedute sulle strisce pedonali.
Oltre a ribadire che la nostra mobilitazione non si ferma diamo appuntamento a tutti e tutte sotto la
sede della giunta comunale del Lazio, in Via Cristoforo Colombo, per dare una solidarietà attiva alla
lotta dei Movimenti Uniti contro la crisi, e per dire alla Polverini ed alla sua giunta di buffoni e
palazzinari, che non ci fermeranno mai.
SENZA RISPOSTE DAL TETTO NON SCENDEREMO!
MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI.
REGIONE, MANIFESTANTI TENTANO DI FORZARE CORDONE FORZE ORDINE
OMR0000 4 CRO TXT Omniroma-REGIONE, MANIFESTANTI TENTANO DI FORZARE CORDONE FORZE
ORDINE (OMNIROMA) Roma, 06 dic - Alcuni manifestanti che sono entrati questa mattina in Regione
stanno tentando di forzare il cordone delle forze dell'ordine, schierato per evitare che possano
accedere nel palazzo, in uno dei viali esterni all'edificio della Regione dal lato di via Rosa Raimondi.
Tra i manifestanti molte donne e ragazzi. Al momento le forze dell'ordine stanno riuscendo a
contenerli e nessuno ha oltrepassare. kia 061217 dic 10
LAZIO: 'MOVIMENTI CONTRO LA CRISÌ SU TETTO REGIONE, CHIEDONO INCONTRO CON POLVERINI
LAZIO: 'MOVIMENTI CONTRO LA CRISÌ SU TETTO REGIONE, CHIEDONO INCONTRO CON POLVERINI =
Roma, 6 dic. - (Adnkronos) - «Sette lavoratori e precari hanno occupato il tetto della regione Lazio al
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tredicesimo piano dell'edificio romano di via Rosa Raimondi Garibaldi. Richiedono un incontro
urgente con il governatore Polverini al fine di ricevere risposte alle loro condizioni». Lo comunicano in
una nota i 'Movimenti uniti contro la crisi, le nocività e le devastazionì. «Lo scorso 25 novembre -
prosegue la nota - gli stessi manifestanti furono protagonisti di un corteo in cui diverse migliaia di
persone chiedevano risposte rispetto al preoccupante stato di crisi in cui versa la regione con
particolare riferimento alle vertenze reative a reddito, casa, ambiente e lavoro». «La situazione
risulta tesa, i 7 occupanti indicano le intenzioni di resistere ad oltranza fino a quando non verranno
ricevuti dal governatore Polverini - conclude la nota - In solidarietà con i 7 manifestanti diverse
centinaia di persone sulla strada ed al piano terra dell'edificio». (Rre/Col/Adnkronos) 06-DIC-10 12:06
NNN
LAVORO:PRECARI SU TETTO REGIONE LAZIO,POLVERINI CI INCONTRI
CRO S43 QBXL LAVORO:PRECARI SU TETTO REGIONE LAZIO,POLVERINI CI INCONTRI (ANSA) - ROMA,
6 DIC - Decine di manifestanti si sono arrampicati sulle scalinate esterne del palazzo della Regione,
mentre altri hanno esposto dal tetto striscioni con su scritto: 'Where is my housè e 'Polverini hai
paura di parlare con noì. «Occuperemo il tetto della Regione - affermano i manifestanti - fino a
quando non saremo ricevuti dalla Polverini».(ANSA). YJ4-PGL/KZS 06-DIC-10 12:05 NNN
REGIONE, SU TETTO PALAZZO ANCHE FORZE ORDINE
OMR0000 4 CRO TXT Omniroma-REGIONE, SU TETTO PALAZZO ANCHE FORZE ORDINE (OMNIROMA)
Roma, 06 dic - Sul tetto del palazzo della Regione sono saliti anche alcuni rappresentanti delle forze
dell'ordine che controllano a vista gli occupanti che si sono sistemati sui ponteggi esterni. Sul posto
sono giunti anche mezzi dei vigili del fuoco. flo 061200 dic 10
REGIONE, MOVIMENTI: «RESTIAMO QUI FINO A QUANDO CI ASCOLTERANNO»
OMR0000 4 CRO TXT Omniroma-REGIONE, MOVIMENTI: «RESTIAMO QUI FINO A QUANDO CI
ASCOLTERANNO» (OMNIROMA) Roma, 06 dic - Hanno occupato le scale esterne degli uffici della
Regione Lazio di via Cristoforo Colombo. Un centinaio di persone, molti stranieri, appartenenti al
Movimento per la casa a quello dell'acqua, contro le nocività, comitati per il lavoro e la precarietà,
del diritto all'abitare e il coordinamento dei movimenti, senza Action, sono saliti sulle scale esterne
al palazzo regionale e su di un ponteggio per dei lavori di restauro, occupandolo e gridando lo slogan
«casa subito». Sono entrati intorno alle 10 mentre le forze dell'ordine sono riuscite a trattenere
all'esterno diversi manifestanti. Gli occupanti sono saliti sul tetto ed hanno srotolato due grandi
striscioni: «Where is my house» e «Polverini hai paura di parlare con noi?». «Chiediamo un incontro
con la Polverini - hanno detto i manifestanti - restiamo qui, non ci muoviamo fino a quando non
saremo ascoltati». Il blitz di oggi, hanno spiegato gli occupanti «si è reso necessario perché il 25
novembre abbiamo chiesto un incontro al termine di un corteo numeroso ma non siamo stati
ricevuti». flo 061128 dic 10
REGIONE, PECIOLA (SEL): «VICINI A MOVIMENTI»
OMR0000 4 POL TXT Omniroma-REGIONE, PECIOLA (SEL): «VICINI A MOVIMENTI» (OMNIROMA)
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Roma, 06 dic - «Siamo vicini ai movimenti che stanno protestando presso la Regione Lazio e che
sono arrivati al gesto estremo di salire sul tetto, chiedendo un incontro con la Presidente Polverini.
Su temi come il reddito di cittadinanza, il lavoro, l'emergenza casa, le politiche sui rifiuti la Regione
non riesce a mettere in campo nessuna proposta all'altezza della grave crisi economica e
occupazionale che sta colpendo il Lazio come il resto del Paese. La Polverini riceva una delegazione
dei rappresentati dei movimenti e ascolti le loro proposte per uscire dalla crisi. Visto il gran
dispiegamento di forze dell'ordine, invito il Questore a una gestione non militarizzata della protesta
dei movimenti». A dichiararlo, in una nota, è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra,
Ecologia e Libertà. red 061143 dic 10
REGIONE, MOVIMENTI: NO A PIANO RIFIUTI, SÌ A CASA E LAVORO
OMR0000 4 CRO,POL TXT Omniroma-REGIONE, MOVIMENTI: NO A PIANO RIFIUTI, SÌ A CASA E
LAVORO (OMNIROMA) Roma, 06 dic - «Contro il modello di sviluppo del piano rifiuti, per la casa e per
il lavoro». Sono queste le ragioni per le quali alcuni esponenti dei movimenti hanno occupato il
palazzo della Regione sulla Colombo. «Noi da qui non ce ne andiamo perché la protesta democratica
in questo Paese non é ascoltata - hanno detto i manifestanti - resteremo qui». In questo momento
una decina circa di occupanti si sono arrampicati sui ponteggi arrivando fin sul tetto. «Abbiamo
portato anche le tende e da mangiare», assicurano i manifestanti. All'interno della Regione i
manifestanti sono circa un centinaio: fra di loro ci sono anche dei bambini. I cancelli della Regione
sono ora chiusi e le forze dell'ordine controllano a distanza la situazione. Il gruppo di manifestanti è
riuscito ad entrare dal varco di via Rosa Raimondi Garibaldi. Intanto è stato appeso un altro
striscione con la scritta «Vogliamo la casa». flo 061145 dic 10
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_dicembre_6/regione-lazio...
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/12/06/news/emergenza_casa_blitz_r...
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pc quotidiano 6 dicembre - Comunicato del PC India Maoista - 27 novembre 2010

Partito Comunista dell’India (Maoista) - Comitato Centrale
Comunicato 27 novembre 2010

Il piano di azione unificato di “sviluppo” dei distretti controllati dai maoisti non serve a risolvere nessun problema reale del popolo ma a spezzare il movimento rivoluzionario!

Punire duramente i traditori coinvolti nelle truffe per miliardi di rupie faticosamente guadagnati dal popolo!

Ieri, 26 novembre, il Comitato di gabinetto per gli affair economici ha approvato ha approvato il piano centrale di spesa di 137,42 miliardi di rupie per un “piano operativo unificato” di “sviluppo” delle regioni sotto influenza naxalita. In due anni, la prima fase del piano annunciato dal ministro degli Interni prevede un pacchetto di 33 miliardi di spesa, con 250 milioni per ognuno dei distretti dei 9 stati sotto influenza naxalita nel periodo 2010-2011 e 300 milioni per ciascun distretto nel periodo 2011-2012. Il ministro ha detto che il comitato di gabinetto rivedrà il piano tra due anni. I governanti affermano che fornendo servizi fondamentali in questi nei distretti tribali poveri, dove oltre il 50% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, puntano a produrre “sviluppo” e quindi a risolvere il “problema” naxalita. Per loro “servizi” fondamentali significa principalmente strade, poi edifici pubblici, elettricità, edilizia scolastica, istruzione e sanità, da una parte, da oltre un anno i governanti, con la famigerata operazione Green Hunt hanno dispiegato forze paramilitari per 200 mila uomini, massacrando centinaia di persone delle popolazioni tribali, dall’altra, oggi im quelle stesse aree vogliono spendere milioni di rupie. A beneficio del popolo? O per intensificarne la repressione? Non è difficile comprenderlo. Nell’annunciare queste misure, il ministro degli interni P. Chidambaram ha sottolineato che entro marzo tutti i fondi saranno spesi e si potrà vedere lo “sviluppo”. Il coinvolgimento in questi programmi della polizia locale e la presenza di soprintendenti di polizia nei comitato mostra come non sia altro che il tentativo di mascherare da “sviluppo” misure repressive fasciste. La costruzione di strade ed edifici può forse servire a popolazioni che vivono sotto la soglia di povertà? O è piuttosto un servizio per le forze armate, che contro di loro perpetrano massacri e negano loro il diritto alla vita? Ogni adivasi che vive in quelle aree può facilmente rispondere alla domanda. Nascondendo il fatto che, occupando gli edifici delle istituzioni scolastiche, le stesse forze armate sono diventate ilo principale ostacolo per la stessa educazione, dire di voler oggi spendere miliardi di rupie per migliorare l’educazione è un inganno spudorato. Non è possibile credere quegli stessi governanti che non si sono mai preoccupati degli adivasi che ogni anno muoiono per malattie banali come diarrea e febbre, quando oggi dicono di voler migliorare i servizi medici con questo pacchetto.

In realtà, negli ultimi due mesi non è passato un giorno senza notizie di scandali, il popolo ha assistito a decine di miliardi di denaro pubblico sottratti da politici corrotti, ministri, alti burocrati, capi di aziende e baroni dei media. Sono questi governanti, che strillano contro i maoisti come la maggior minaccia per la sicurezza interna, e gli intellettuali della bancarotta che battono all’unisono la grancassa, i veri banditi. Non serve conoscere la storia per capirlo. Lo scandalo dei Giochi del Commonwealth (quasi un miliardo di rupie), lo scandalo del G2 spectrum (oltre un milione di rupie), lo scandalo dell’immobiliare Adarsh, lo scandalo di Karnataka ecc. sono prove più che sufficienti. Il Partito del Congresso, il BJP, il DMK, il Janata Dal, tutti i partiti delle classi sfruttatrici dominanti, senza eccezioni, sono parte di questo saccheggio sfrenato. Scandali sempre più evidenti e scoperti agli occhi del popolo. La posizione maoista è l’unica via per schiacciare completamente questo sistema profondamente corrotto e sfruttatore e sta giorno dopo giorno conquistando sempre più consenso. È questo che sta minacciando le classi dominanti sfruttatrici.

Guardando a tutti questi scandali, si può facilmente prevedere dove e nelle tasche di chi finiranno milioni di rupie di queste misure economiche. Va notato che questi governanti non temono di farsi beffe del popolo, quando dicono che da questi pacchetti economici si otterrò “sviluppo”. Se consideriamo che Montek Singh Ahluwalia, vice-presidente della commissione pianificatrice che ha progettato questo pacchetto economico, e Chidambaram, che l'ha approvato, hanno entrambi fedelmente e scrupolosamente prestato servizio in istituzioni finanziarie e multinazionali imperialiste e che il capo di questa cricca al potere, il Primo Ministro Manmohan Singh, ha passato gran parte della sua vita al servizio delle istituzioni finanziarie e monetarie imperialiste, allora è facile capire chi sarà il beneficiario finale. Quando, da un lato, si firmano accordi per centinaia di miliardi di rupie con grandi aziende, agevolando il saccheggio delle risorse del paese nelle aree tribali, minacciando l'esistenza stessa delle popolazioni tribali, facendo orecchie da mercante alla richiesta del popolo e delle forze democratiche di sottoscrivere solo accordi pubblici annullare tutti gli altri, e, dall’altro, si parla di “sviluppo”, questa parola diventa una grande truffa.

Noi, Comitato Centrale PCI (Maoista) ci opporremo con durezza a questo “piano di azione unificato” contro il popolo. Il nostro CC lo considera parte della campagna repressiva fascista Operazione Green Hunt, fomentata dal governo centrale e da quelli locali, per agevolarla ancor più.
Proclamare che le regioni arretrate saranno sviluppate è una farsa, un inganno. Se fosse vero, i governi avrebbero prima dovuto riconoscere i diritti ai Jal-Jungle-Jameen, agli adivasi, ai poveri, cancellare tutti gli accordi firmati con le multinazionali e le grandi aziende. Fermare i progetti di dighe, miniere, alberghi, centri siderurgici e Zone di Economiche Speciali che provocano la deportazione di migliaia di persone; e avrebbero dovuto fermare l’Operazione Green Hunt che sta massacrando gli adivasi.

Per l’occasione il nostro Comitato Cantrale esige l’arresto e la severa punizione di tutti quei politici, ministri e manager coinvolti negli scandali dei dei Giochi del Commonwealth, dell’immobiliare Adarsh, di Karnatak ecc. e di tutti i capi terroristi allo zafferano coinvolti nelle esplosioni di Malegaon, Ajmer Sharif, Mecca Masjid ecc.
(Abhay) portavoce del Comitato Centrale
PCI (Maoista)


Partito Comunista dell’India (Maoista)
Comitato Centrale

pc quotidiano 6 dicembre - Polonia, gli operai Fiat alzano la testa

Dal sito operaicontro
lun, 06 dic @ 12:21
POLONIA, GLI OPERAI DELLA FIAT ALZANO LA TESTA
Pubblicato in:: Numero846-10
Nel giorno della festa nazionale il sindacato Agosto ’80 manifesta contro il direttore dello stabilimento di Tychy.

Il comune di Varsavia vieta l’iniziativa che però si svolgerà ugualmente.
L’ 11 novembre, (Giorno della Festa nazionale in Polonia! ), il Sindacato libero Agosto 80 (WZZ, Sierpien 80, in polacco) della Fiat Auto Poland, su richiesta dei lavoratori della Fiat di Tychy, contribuisce all'organizzazione di un raduno-manifestazione sulla piazza del Castello (Plac Zamkowy) per protestare contro il fatto che il direttore della Fiat di Tychy riceverà in quel giorno il premio "Dirigente Eccellente".

L'amministrazione comunale di Varsavia ha rifiutato di autorizzare la manifestazione, che avrà luogo ugualmente!

Ecco il comunicato del sindacato:

«In data 10 novembre 2010 WZZ "Sierpien 80", su richiesta dei lavoratori della Fiat di Tychy, contribuisce a organizzare una protesta; i lavoratori vogliono in effetti dimostrare il loro malcontento per il fatto che il direttore dell'impresa, nella quale da molti mesi la forma dominante di gestione del personale sono il terrore, i maltrattamenti e il ricatto, riceve dalle mani del Comitato polacco del premio per la qualità, il titolo di “Dirigente Eccellente”».

I lavoratori della Fiat Auto Poland considerano che il direttore della loro impresa merita non il titolo di “dirigente eccellente”, ma quello di “eccellente tiranno dell'anno”.

Per timore della continuazione della repressione nell’impresa, i rappresentanti del personale si presenteranno mascherati alle cerimonie nel Castello reale di Varsavia l’11 novembre. La manifestazione avrà luogo malgrado il rifiuto dell'amministrazione comunale di Varsavia di accettare l'annuncio della manifestazione, rifiuto che è una nuova prova del non rispetto delle libertà sindacali e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini di esprimere le loro opinioni.

Come si vede, la Piattaforma civica (PO) che amministra la città di Varsavia, vuole negare ai lavoratori il diritto di protestare, il che va di pari passo con la politica governativa della coalizione PO-PSL [PSL: partito agrario], che non ha fatto nulla per salvare i posti di lavoro a Tychy, né per impedire i tentativi di delocalizzare verso l'Italia la produzione di un nuovo modello di vettura. Il governo della Piattaforma civica (PO) e del Partito agrario (PSL), che ha garantito alla multinazionale Fiat 40 milioni di zloty [10 milioni di euro] di denaro pubblico, vale a dire delle tasse di ciascuno di noi cittadini, non si interessa assolutamente di come questi finanziamenti pubblici vengono utilizzati. In realtà questi sono utilizzati per peggiorare la situazione dei lavoratori, per cambiamenti negativi nelle forme del loro impiego e per il deterioramento delle loro condizioni materiali.
Non solo il governo polacco non ha l’intenzione di interessarsi alla difesa dell'occupazione, né di reagire contro i maltrattamenti e l'intimidazione dei lavoratori, ma tramite le sue connessioni politiche con le autorità dell'amministrazione comunale di Varsavia, tenta di tappare la bocca e di impedire la protesta dei lavoratori della Fiat.
L’11 novembre, i lavoratori della Fiat protesteranno con le loro famiglie, compresi i bambini, per esprimere il loro trauma di fronte al fatto che sia ricompensato un uomo responsabile dei maltrattamenti e dell'intimidazione dei lavoratori, e di fronte alla politica del governo, che porta alla distruzione di posti di lavoro e che non vuole preoccuparsi di come i finanziamenti pubblici offerti alla Fiat vengono impiegati per violare i diritti dei lavoratori.

Franciszek Gierot, presidente del sindacato libero Agosto 80 della Fiat Auto Poland.
Fonte: Megafono Quotidiano

pc quotidiano 6 dicembre - Napoli: Un appello degli intellettuali contro la repressione in città

dal CAU (Collettivo Autorganizzato Universitario) Napoli

Un appello degli intellettuali napoletani contro il clima repressivo in atto nella nostra città

Domenica 05 Dicembre 2010 13:11 cau

La gestione dell'ordine pubblico non ha, e non dovrebbe avere, per sua natura, volto politico. È neutrale, e si pone come garanzia di sicurezza materiale e di tutela dei diritti costituzionali anche e soprattutto nel conflitto sociale.

Da mesi la città di Napoli è costretta a subire una gestione della questione sicurezza assolutamente estranea alla lezione della democrazia. Una gestione che sembra assumere un ruolo politico di braccio armato del Governo. Lo lasciano credere la vicenda di Terzigno e la gestione della questione-rifiuti, la maniera di affrontare in piazza il dramma della disoccupazione e, da ultimo, l'attacco gratuito e proditorio portato all'interno del San Carlo contro gli studenti, gli artisti e i lavoratori del teatro.

In una città come Napoli trattare il dissenso a suon di manganellate e fermi ingiustificati fa pensare a intenti intimidatori e rischia di innescare una catena di violenza di cui la Questura si assumerebbe la pesantissima responsabilità.

È il caso che le autorità riflettano a fondo e tengano conto delle esigenze democraticamente espresse dai movimenti sociali di questa città che ha già troppi problemi per avere anche quello della Polizia.

prime adesioni

Giso Amendola (docente Università di Salerno); Giuseppe Aragno (docente Università Federico II); Giuseppina Buono (ricercatrice Università Orientale); Silvana Carotenuto (docente Università Orientale); Iain Chambers (docente Università Orientale); Alessandro Cimino (precario della ricerca); Gemma Teresa Colasanti (docente Università Orientale); Erri De Luca (scrittore); Michele Fatica (docente Università Orientale); Carmen Gallo (precaria della ricerca); Angelo Genovese (docente Università Federico II); Alexander Höbel (ricercatore Università Federico II); Giovanni La Guardia (docente Università Orientale); Gerardo Marotta (presidente Istituto Italiano per gli Studi Filosofici); Maurizio Memoli (docente Università di Cagliari); Sergio Muzzupappa (ricercatore Università Orientale); Salvatore Pace (preside del Pansini); Luigi Parente (docente Università Orientale); Luca Persico (musicista, 99 Posse); Antonello Petrillo (docente Università Suor Orsola Benincasa); Anna Pia Ruoppo (precaria della ricerca); Consiglia Salvo (attivista movimenti per l'acqua pubblica); Luca Scafoglio (precario della ricerca); Daniele Sepe (musicista); Emilio Surmonte (docente Università di Salerno); Tiziana Terranova (docente Università Orientale); Davide Torri (docente Università di Chester, UK); Aldo Trucchio (docente Università Orientale); Stefano Vecchio (Direttore Dipartimento Farmacodipendenze Asl Napoli 1); Alex Zanotelli (missionario comboniano)
Ultimo aggiornamento ( Domenica 05 Dicembre 2010 13:47 )

pc quotidiano 6 dicembre - Fiat Mirafiori: Marchionne interrompe la trattativa

Il “foglio bianco” proposto da Marchionne su cui scrivere i termini per la trattativa sullo stabilimento Fiat di Mirafiori si è trasformato nella fotocopia dell’accordo su Pomigliano, e la reazione di molti sulla presa di posizione di Marchionne vuol dire che ci sono tanti che ancora si illudono facilmente.

Lo schietto padrone moderno fascista ha già detto chiaramente come la pensa e lo ha ribadito in diverse occasioni. Noi lo abbiamo puntualmente ripreso segnalato sottolineato perché senza la comprensione della posta in gioco non è possibile nemmeno attrezzarsi per le risposte adeguate.

Per Mirafiori quindi la “nuova” proposta di Marchionne prevede:

La costituzione di una nuova società (Newco, la chiamano, all’americana) con la Chrysler, alla quale gli operai potranno accedere dopo essere stati licenziati e aver accettato un nuovo contratto di tipo “particolare”, specifico per la Fiat Mirafiori senza far più riferimento al contratto nazionale di lavoro.

Aumento degli straordinari (da 40 a 120 ore), diminuzione delle pause (da 40 a 30 minuti), straordinario obbligatorio e penalizzazione in caso di malattie, assenze, sciopero!

Questa “nuova” proposta ha spiazzato Cisl e UIl (l’Ugl e la Fismic erano pronti a firmare tutto e subito, “a prescindere”), mentre la Fiom aveva già avanzato dubbi sul “foglio bianco”, benché si sia seduta al tavolo. Ma dopo Pomigliano che cosa poteva esserci di nuovo?

Bonanni/Cisl, preoccupatissimo, alla dichiarazione della Fiat: “Non ci sono le condizioni per andare avanti” ha precisato: “Francamente non ho capito perché il Lingotto se ne è uscito con quelle parole.” Non capisce Bonanni, perché nonostante la disponibilità assoluta a concedere tutto, il padrone si comporti in maniera tanto arrogante, ma rassicura che per lui il discorso è solo momentaneamente interrotto, riprenderà prima possibile.

Anche la Marcegaglia, leader di Confindustria, alla notizia dell’interruzione della trattativa è dovuta tornare in campo e avrà un colloquio a quattrocchi con Marchionne negli Usa questa settimana.

Altri “esperti” si chiedono cosa sta succedendo: Come la Cina, peggio della Cina? Lo fa perché costretto dagli americani? Perché è fatto così e basta? Perché il mercato lo impone? Sappiamo solo che la storia parte da lontano, è cominciata con il braccio di ferro imposto con la chiusura di Termini Imerese, e non c’era ragione alcuna; poi è stata la volta di Pomigliano, ma passando pesantemente per i licenziati di Melfi dove il padrone vuole imporre il suo diktat in modo aperto continuando una “tradizione” in quello stabilimento fatto di “deroghe”, di “eccezioni” fin dalla sua nascita, e poi ci saranno gli altri stabilimenti, uno per uno… per portarli alla ragione del profitto ad ogni costo.

Quando e se “riparte” la trattativa non si sa. Fatto sta che il braccio di ferro tra il rappresentante dei padroni e i “rappresentanti” della classe operaia in questo paese, gli operai Fiat, si ripropone. In un modo o nell’altro tutti parlano degli operai e del loro destino, ma è necessario che siano gli stessi operai a far sentire la loro voce.

È necessario uno sciopero generale subito.

pc quotidiano 6 dicembre - La "Produttività" della Camusso fa male ai lavoratori...

La Camusso, con le dichiarazioni del direttivo Cgil del 2/3 dicembre, prova ad annoversi tra i tanti salvatori del paese in crisi, continua la sua politica di resa al padrone, contribuendo all’isolamento della Fiom e non dice una parola sullo sciopero.

Mentre Marchionne la fa da padrone, è proprio il caso di dirlo, nella lotta contro gli operai della Fiat, mentre gli studenti e i precari dell’università sono a centinaia di migliaia in piazza e segnano una prima vittoria contro la riforma Gelmini e il suo governo, mentre tutte le statistiche dicono che i proletari e le masse stanno progressivamente peggio… la Camusso attende ancora forse le risposte del governo alla sua manifestazione del 27 novembre a Roma! (Una manifestazione di cui non si ricorderà tra poco nemmeno lei.)

Dice la Camusso: “Se siamo di fronte alla crisi della maggioranza parlamentare, esplode, ormai, l’inadeguatezza e la pericolosità, istituzionale e sociale, dell’attuale Governo.

“In verità, questo Governo, oltre ad essere in crisi politica, rappresenta anche una crisi etica, di degrado culturale e della stessa dignità nazionale.”

E cosa chiediamo a fare quindi a questo tipo di governo? Invece di prendere l’iniziativa e fare ciò che è scritto anche nello statuto della Cgil, e cioè difendere i diritti almeno dei propri iscritti, la Camusso pensa a come salvare “il paese” sciorinando una serie di suggerimenti e le spara grosse perché non si dica che loro non lo avevano detto…

“La patrimoniale sui ricchi”, attraverso “il consolidamento del debito pubblico” e cioè una tassa sul patrimonio dei ricchi; ci sarebbe da ridere se come al solito la questione non fosse abbastanza seria. Chiedere a questo governo, o anche a quello che verrà di mettere una tassa sui ricchi significa fare finta di non capire.

“Il varo di una manovra che consolidi il debito pubblico attraverso l’istituzione di una patrimoniale alla francese sulle grandi ricchezze per mettere il paese al riparo dalla speculazione finanziaria”.

Inoltre, la cgil chiede “l’avvio immediato di una discussione pubblica, prima del Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre, che metta a conoscenza le parti sociali e l’intero paese su quanto richiesto dalle regole del nuovo patto di stabilità europeo.”

“La gestione dell’euro da parte della Germania e la speculazione che attacca i paesi del mediterraneo denotano un peggioramento della crisi economica e sociale. Quanto si registra in questi giorni ci impone un aggiornamento nell’analisi della crisi perché temiamo che quanto stia accadendo o possa non fermarsi ai piccoli paesi.”

Un discorso tutto rivolto alla salvaguardia del “sistema paese”, alla stabilità dell’Europa. Due concetti che dovrebbero apparire neutri sottintendendo che se si salva il paese e si salva l’Europa si salvano anche gli operai e le masse popolari!

E nonostante la descrizione di uno stato catastrofico delle cose la leader della Cgil decide di andare avanti con i “tavoli” dove siede la Confindustria per parlare della produttività.

E infatti la ciliegina sulla torta è la posizione della Camusso sulla produttività espressa durante questo direttivo: “Per quanto riguarda il tema della produttività la CGIL ritiene indispensabile agire rapidamente per migliorare la competitività del “sistema Italia”, premessa indispensabile per riavviare la crescita e per aumentare il salario reale dei lavoratori. [Bugiarda conclamata: i lavoratori stanno ancora aspettando la restituzione del fiscal drag! Ma quando la “crescita” ha significato un aumento del salario reale?]

Ogni discorso sulla "produttività" significa nel sistema capitalistico, mettere operai contro operai, precarizzazione del lavoro, indebolimento della classe operaia...

“Occorre traguardare l’eventualità di un’intesa mettendo al centro dell’attenzione generale questo obiettivo, orientando i comportamenti di tutti gli attori politici e sociali. E’ fondamentale intervenire sulla “produttività di sistema” a partire da un piano straordinario contro il lavoro irregolare…”

Un piano straordinario contro il lavoro… della Camusso e dei dirigenti della Cgil, ecco cosa serve davvero agli operai per difendersi dal fiancheggiamento oggettivo dell’attuale cgil a questo governo e questo sistema.

pc quotidiano 5 dicembre - Scritte razziste dopo il fermo di un cittadino straniero accusato dell'omicidio della ragazzina

Lega, principale partito che alimenta il clima di odio anti-immigrati.

5 dicembre 2010 da Il Fatto Quotidiano
Yara, arrestato straniero per omicidio
Scritte razziste dopo il fermo di un cittadino marocchino accusato dell'omicidio della ragazzina.
Il sindaco si dissocia: "Non reagiremo con la caccia all'uomo"
“‘Ci dissociamo da singoli episodi che si sono manifestati dopo la divulgazione delle notizie riguardanti le indagini ancora in corso e in fase di accertamento”. Con questa dichiarazione il sindaco leghista di Brembate Sopra (Bergamo) Diego Locatelli cerca di abbassare i toni della polemica nata subito dopo la cattura di un marocchino 22enne accusato di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere in merito alla vicenda di Yara Gambirasio. Il corpo della ragazzina di 13 anni, scomparsa nove giorni fa dal paesino della bergamasca, non è ancora stato trovato, ma da quando si è appresa la notizia del fermo dell’operaio maghrebino, sono cominciati i primi segni di intolleranza contro gli immigrati. ”Sono sicuro che la comunità saprà reagire con calma e razionalità, anche se ovviamente la speranza di tutti noi è che questa storia finisca bene - ha detto Locatelli – No, non ci sarà nessuna caccia all’uomo. Non è questa la reazione che mi aspetto dai miei cittadini e sono sicuro che non sarà così”. Dopo le parole del sindaco tuttavia, non sono mancati comunque mancati episodi di insofferenza e intolleranza: “Il sindaco dice cose da sindaco – ha detto un uomo che esponeva un cartello “occhio per occhio, dente per dente” – io la penso da cittadino”. ”Auspichiamo – ribatteva a distanza Locatelli - che quello che è successo non sia strumentalizzato e che prevalga il senso di massimo riserbo sulle indagini che le forze dell’ordine stanno svolgendo con professionalità e con grande dispiego di energie e risorse”.

Nonostante le parole di distensione del sindaco di Brembate, lo sdegno dei concittadini della famiglia Gambirasio è molto forte e alcuni invocano il linciaggio per il marocchino: “Lasciatecelo in piazza a Brembate, noi non abbiamo mai cercato niente, loro vengono qui a rubarci il lavoro e violentarci le donne”. I cittadini di Brembate Sopra, comune di 7.800 abitanti guidato da anni dal Carroccio, non vogliono sentirsi chiamare “razzisti”, ma hanno le idee ben chiare: “Qui non siamo razzisti – ha aggiunto una signora – ma ci piace l’ordine e la tranquillità e qui non era mai successa una cosa come questa”. Un’altra persona è arrivata davanti a villa Gambirasio urlando contro il presunto omicida. “Io non ce l’ho con lui perché è uno straniero – ha detto – non mi interessa di che razza sia, voglio però che sia fatta giustizia, vorrei che facessero a lui quello che ha fatto alla ragazzina”. Vicino alla casa dei genitori di Yara, a cento metri dal loro cancello, è comparso anche un altro cartello con la scritta “Marocchini fuori da Bergamo”. Altre scritte contro gli immigrati sono spuntate anche nei paesi vicini a Brembate e alla periferia di Bergamo.

La rabbia monta anche su Facebook, nei gruppi nati in seguito alla scomparsa di Yara. Sono decine di migliaia di iscritti e i commenti si moltiplicano di minuto in minuto dopo l’arresto del giovane muratore accusato dell’omicidio della ragazza: dall’invocazione della pena capitale, dal linciaggio a frasi puramente xenofobe. Fino all’intervento degli amministratori: “Comprendiamo l’indignazione e lo sdegno di tantissimi – scrivono – ma non accetteremo mai commenti inneggianti alla violenza ed al razzismo. Questa è l’ora del dolore e della solidarietà, si deve lascar lavorare chi di dovere e noi dobbiamo solo pregare e non alimentare l’odio”.

Il ragazzo marocchino, residente nel trevigiano, è stato fermato questa mattina. Ieri sera i carabinieri lo hanno fermato mentre cercava di lasciare l’Italia a bordo del traghetto Berkane, diretto a Tangeri, in Marocco. Interrogato, nel carcere di Bergamo in via Gleno, da parte del pm Letizia Ruggeri, si è dichiarato innocente: “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”.

Unendo la vicenda di Yara e la morte dei sette ciclisti a Lamezia Terme, investiti con l’auto da un marocchino, l’europarlamentare della Lega Mario Borghezio interviene nel dibattito: ”I fatti di questi giorni dimostrano la bontà della proposta leghista: è necessario introdurre un’aggravante per i reati che vengono commessi dai clandestini”. Peccato che il ragazzo fermato per l’omicidio di Yara non sia clandestino, ma regolarmente residente in Italia. “Con tutte le cautele del caso – ha detto Borghezio - invita ad una riflessione sull’incidenza dei reati commessi da chi non condivide i nostri stessi valori di riferimento compiendo fatti gravi ed intollerabili”. L’europarlamentare leghista chiede, inoltre, che “si avvii un programma serio e concreto di eliminazione di tutte le sacche di clandestinità in Italia. Ma non basta – aggiunge - bisogna anche controllare se le regolarizzazioni degli immigrati fatte in passato corrispondano ad una effettiva integrazione degli interessati nel nostro tessuto sociale e valoriale. In questo senso, resta valida la nostra proposta di raccogliere le impronte digitali di tutti”.


da redazione@bergamonews.it
Il militante leghista - Efrem Belussi, presidente dei "Volontari Verdi", vicino alla Lega, parla a pochi passi da casa di Yara. L'intervistato era stato denunciato per l'aggressione razzista di Venezia.
"Bergamaschi stuprati dai marocchini
E' ora di tirare fuori i denti"

Siamo ad un centinaio di metri dalla casa di Yara, dove la famiglia Gambirasio vive il suo dramma nelle ore più difficili, e sono passati pochi minuti dalla conferenza stampa in cui il sindaco di Brembate Sopra si dissocia da episodi di razzismo e linciaggio conseguenti alle notizie sull'arresto di un immigrato marocchino per la scomparsa di Yara. Ma Efrem Belussi non se ne preoccupa. Ha 33 anni, è presidente provinciale del "Volontari Verdi" vicino alla Lega Nord, nonchè tra i denunciati dalla procura di Venezia per il pestaggio razzista del 13 settembre 2009 (leggi l'articolo). E dopo l'arresto di un immigrato marocchino spara a zero (vi proponiamo il video di tutta l'intervista): "Ancora una volta siamo stati struprati da gente extracomunitaria che non riesce ad integrarsi con noi. Quindi è ora di cambiare le leggi, di mettere ancora le frontiere" sostiene Belussi davanti alle telecamere. "Se la notizia (del marocchino, ndr) fosse confermata vedremo di organizzare una manifestazione contro gli extracomunitari per rendere queste leggi più severe". "Il malcontento contro gli extracomunitari è generale da anni - aggiunge - altrimenti la Lega non prenderebbe il 40 %. E' ora di tirare fuori i denti, essere troppo buoni con loro non è servito, anzi la gente è morta. Ogni giorno ne combinano una...". E se fosse stato un bergamasco? Gli chiede un giornalista di Panorama. Efrem risponde: "Se fosse stato un bergamasco...noi i panni sporchi ce li laviamo in casa nostra. Se fosse stato un bergamasco tutti i bergamaschi si prenderebbero la responsabilità".

domenica 5 dicembre 2010

pc quotidiano 5 dicembre - comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India

si e'tenuta la riunione internazionale del comitato di sostegno alla guerra popolare in India,
presenti partiti e organizzazioni che lo hanno promosso in diversi paesi
si e'fatto il punto sulla campagna internazione e sui comitati in diversi paesi
si e'decisa una settimana internazionale di mobilitazione dal 2 al 9 aprile in diversi paesi
si e'deciso di continuare il lavoro per una conferenza internazionale di sostegno molto ampia
resoconti e notizie usciranno nei prossimi giorni nel blog del comitato di sostegno in italia

pc quotidiano 5 dicembre - conferenza internazionale in Amburgo

con la partecipazione di diverse decine di compagni di diversi paesi si e'vittoriosamente conclusa
la conferenza internazionale convocata dal Movimento Popular Peru organismo generato del Partito comunista del Peru' sulla situazione del movimento comunista internazionale e in particolare del Movimento Rivoluzionario Internazionalista
Nella conferenza forte impegno unitario nell`affermazione del Maoismo e nel sostegno alla guerra popolare del Peru´
rilanciata la battaglia per una nuova conferenza internazionale
forte, unitario e ampio intervento dei compagni di proletari comunisti impegnati nella costruzione del Partito Comunista maoista in Italia
interventi e conclusioni saranno pubblicati nel prossimo numero di Sol rojo in spagnolo
resoconti e commenti usciranno del blog di proletari comunisti e nella rivista internazionale
Maoist Road in via di realizzazione

pc quotidiano 5 dicembre - Asia del sud: i maoisti rilanciano il coordinamento

Dichiarazione

Partito proletario del Bengala Orientale (gruppo maoista per l’unità) e Partito comunista Bangladesh-Kangleipak (KCP) del Manipur

Preparare la via per un nuovo Coordinamento dei partiti e Organizzazioni maoiste del Sud Asia

La rivoluzione è l'unica risposta alla crisi attuale in Asia del Sud . Una rivoluzione guidata dal marxismo-leninismo-maoismo è richiesta nel sud Asia per un futuro migliore per le masse oppresse della regione.

Sia in un paese coloniale che in un paese imperialista, la strategia della rivoluzione maoista comprende l'internazionalizzazione della rivoluzione. È necessario che entrambe difendano ciò che è stato conquistato per raggiungere il pieno potenziale della società socialista. La più efficace forma di difesa è la diffusione della rivoluzione a questi paesi attraverso la mobilitazione delle proprie classi operaie, opporsi all’intervento straniero e perseguire i propri interessi di classe.

Per essere forte abbastanza bisogna costruire una sfida al potere politico del governante coloniale, la classe operaia e gli oppressi devono creare il loro proprio esercito popolare. Sulla base di tali organi di lotta, la nazione oppressa può prendere il potere attraverso la guerra popolare contro il dominatore coloniale.

Noi crediamo che le corrette tattiche nascano da strategie corrette, che a loro volta derivano da una corretta linea ideologica e politica. Noi crediamo che la lotta contro l'imperialismo, il capitalismo e il dominio coloniale debbano andare mano nella mano con la lotta contro il revisionismo, lo sciovinismo e l'opportunismo.

Noi crediamo che la borghesia coloniale dominante non potrà mai cedere il proprio potere senza combattere. Mettere fine al dominio coloniale è possibile solo con la costruzione di opinione pubblica e la presa del potere attraverso la lotta armata. Riteniamo, tuttavia, che qualsiasi insurrezione armata sul territorio del Sud Asia sarà inevitabilmente schiacciata fino a quando non ci saranno condizioni oggettive per il suo grande sostegno da parte degli strati potenzialmente rivoluzionari della popolazione.

La non esistenza di un Comitato di Coordinamento dei partiti e Organizzazioni maoiste dell’Asia del Sud ha profondamente colpito la nuova generazione comunista dell’Asia meridionale.

La nuova generazione di comunisti dell’Asia meridionale richiede fortemente un coordinamento delle masse oppresse della regione. Così il partito proletario del Bengala Orientale (gruppo maoista per l’unità), Bangladesh e il Partito comunista Kangleipak (KCP) del Manipur hanno avuto una discussione sulla questione e hanno fermamente deciso di avviare un processo per la formazione del nuovo Comitato di Coordinamento dei partiti e delle organizzazioni maoiste dell’Asia meridionale. Le riunioni hanno istituito anche un Comitato preparatorio per trasformare in realtà le intenzioni e il compagno Polas del Bangladesh e il compagno Yaibi-Len di Manipur sono stati nominati rispettivamente Coordinatore e Co-Coordinatore. Includeremo altri nella commissione nel più breve tempo possibile, non appena ottenuta l’approvazione.

Viva la rivoluzione!

Viva il maoismo!

Viva l'unità tra i partiti e le organizzazioni maoiste dell’Asia del Sud!

pc quotidiano 5 dicembre - VILIPENDIO

Uno dei coordinatori nazionali del Pdl risponde al nome di Denis Verdini; questo (assai poco) onorevole si distingue per essere un delinquente abituale: corruzione, riciclaggio, appartenenza alla 'cricca' P3, sono i reati che la giustizia borghese ha contestato a questo gentiluomo, per i quali il reo dovrebbe già essere stato punito con la galera.


Sempre costui - siccome a quanto pare il gusto di commettere reati lo ha eccome - in questi giorni ne ha commesso uno gravissimo, che dà perfettamente il senso di quanto il clan al potere abbia in considerazione le massime autorità della Repubblica borghese: quando il presidente della Repubblica ha ricordato che le sue prerogative vanno rispettate, questo 'signore' ha risposto che "se ne frega".


Il presidente della Repubblica è il capo dello Stato: in quanto tale, tutti i cittadini italiani gli devono rispetto, altrimenti incorrono nel reato di 'vilipendio di capo dello Stato'; a maggior ragione questo deve valere per chi occupa una carica pubblica.
Se ciò non accade, come in questo caso, la magistratura borghese dovrebbe poter procedere immediatamente all'arresto del reo, senza dover chiedere l'autorizzazione a procedere ad un parlamento borghese che sistematicamente la nega (vedasi il caso del sottosegretario camorrista Nicola Cosentino).


Torino, 05 dicembre 2010

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Torino

pc quotidiano 5 dicembre - Manifestazione della Rete contro i morti sul lavoro a Paderno Dugnano: Comunicato stampa




Comunicato stampa su iniziativa della Rete a Paderno Dugnano



Oggi 4 dicembre, come annunciato nelle scorse settimane, si è svolto il presidio in Piazza della Resistenza (e mai nome fu tanto in sintonia) a Paderno, ad un mese dallo scoppio all’Eureco.
Il tutto preceduto da un breve e mirato attacchinaggio, in particolare nella zona della Stazione -
alla Camera del Lavoro e al Villaggio Ambrosiano (quartiere popolare e multietnico, prima sono arrivati i “terroni” oggi gli immigrati, della cittadina, a ridosso di quella che una volta era il cuore produttivo del comprensorio, e che da anni subisce la “crisi” con la chiusura di tante fabbriche, dove, in particolare, si trovano la Lares e la Metalli Preziosi), che da tempo è nel mirino delle lobby della “munnezza” che vorrebbero costruirvi un nuovo inceneritore, osteggiato da un agguerrito gruppo di associazioni di abitanti. Questo attacchinaggio ha rappresentato una ragione in più, non solo per il presidio odierno, ma una conferma e uno stimolo per il futuro. In pratica abbiamo incontrato curiosità-condivisione-incitamento ad andare avanti-ringraziamenti, dal pensionato – ex operaio dell’Alfa Romeo di Arese - che ha voluto le locandine per metterle dove abita, felice che ci fosse ancora chi parla di operai e delle loro condizioni di sfruttamento, sino alla morte; alla lavoratrice, con figlia al seguito, fermatasi a leggere la locandina che ci faceva i complimenti perché parlavamo della precarietà che uccide o del futuro rubato ai giovani, cose da lei vissute in prima
persona visto che piglia lo stipendio a mesi alterni e con il marito in cassa integrazione; dalla barista che ci permetteva di mettere in vetrina la locandina, e che la rimetteva in bella vista per farla
vedere meglio dai tanti lavoratori, italiani e immigrati, intenti a farsi l’aperitivo.


Il presidio, in piccolo, è stata l’iniziativa che ci voleva e che tanti avrebbero voluto fare. Infatti la Rete ha riempito la piazza davanti la sede del Municipio di striscioni che denunciavano “la precarietà che uccide”; o “ che occorre uno sciopero generale contro le morti da e sul lavoro”; o che chiedevano “Eureco: giustizia per Sergio Scapolan e Harun Zeqiri (striscione poi appeso davanti la
fabbrica).

E’ stata allestita una piccola mostra di articoli che ha rappresentato una sorta di contro-informazione; è stato preparato un banchetto con il materiale che la Rete ha prodotto in questi anni,
materiali legati a lotte o manifestazioni, insomma il coniugare il dire e il fare; dall’impianto audio si è fatto il punto sulla vicenda Eureco, è stata spiegata la settimana di mobilitazione nazionale della
Rete, ponendo l’accento in particolare al processo Thyssen e delle morti degli operai immigrati. Ma il momento più toccante, una manifestazione nella manifestazione, è stato l’intervento del “giovane” (data di nascita 1936) artista (artigiano ama definirsi lui, e ha ragione) Massimo De Vita del Teatro Officina, che ha messo in prosa la testimonianza di un operaio della Thyssen su quel tragico 6 dicembre e le poesie di F. Brugnaro (poeta-operaio) tratte da Petrolkiller di G. Bettin. Un intervento che ha commosso, ma che allo stesso tempo ha dato carica e voglia di lottare. Per un momento sembrava che l’orologio della storia si fosse fermato alla Milano degli anni 60/70, dove cultura dava voce agli operai e gli operai si sentivano dei “cervelloni”, anni in cui la parola Unità tra cultura-mondo del lavoro e popolo non era una bestemmia ma la civiltà che avanzava e che cercava
di spazzare l’inciviltà del profitto.

La presenza della rappresentante del Comitato Immigrati di via Imbonati è stata veloce e fugace, in quanto in contemporanea si svolgeva la manifestazione sotto la Torre, ma è stata altrettanto significativa perché si è creato una specie di gemellaggio tra le due iniziative che si sono parlate a distanza con l’impegno a collaborare in futuro.


Il presidio ha visto la presenza di una ventina di persone: dal presidente-l’ex assesore-l’attuale
capogruppo del PD di Paderno che hanno detto che condividevano l’iniziativa e ai quali è stato risposto che la Rete non pone veti sull’appartenenza ma pone veti sugli incoerenti o peggio ancora “collaborano” con le politiche antioperaie (gli è stato contestato il ritiro della mozione durante il consiglio aperto, meglio chiamarlo farsa, che ha rinviato una presa di posizione contro i dirigenti Eureco alle calende greche), nonostante questo si sono detti disponibili ad ospitare iniziative della Rete (non siamo malpensanti ma riteniamo giusto quanto detto dalle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto “FORTI E GENTILI, FESSI NO”); a rappresentanti di Medicina Democratica che hanno portato il loro striscione; a rappresentanti dei Comitati No inceneritore; del Comitato NoExpo (cs Fornace di Rho e lavoratore Conf. Cobas, delegato RLS, di Cinisello); a delegati CUB di Bergamo; a Mirko Pusceddu (ex operaio Thyssen e dell’associazione Legami D’Acciaio) con militante dei Carc (per lui vale lo stesso discorso fatto a quelli del PD). Ma vogliamo ringraziare i tanti padernesi che sono passati dal presidio e che volentieri hanno preso il volantino e si sono informati.


Vogliamo ringraziare in particolare la giornalista del Giorno/Quotidiano Nazionale che nelle settimane scorse ha fatto una puntuale informazione sulla vicenda Eureco e anche della iniziativa
della Rete, e che oggi ha intervistato chi è intervenuto al presidio e, con l’aiuto del fotografo, ha reso il quadro della giornata.


Rete nazionale sicurezza sui posti di lavoro Nodo Milano/Bergamo

retesicurezzamilano@gmail.com; tel 338-7211377 – 335-5244902
Paterno Dugnano 4 dicembre ‘10