sabato 26 giugno 2010

pc quotidiano 27 giugno Tutti a Viareggio il 29 giugno. Giustizia per le 32 vittime. In galera i vertici delle ferrovie!

Viareggio: 29 giugno '09 ore 23.48 niente sarà più come prima .

Martedì 29 giugno ore 20-24: manifestazione
per non dimenticare quanto avvenuto e far sì che non si ripeta mai più !

Inizio alle ore 20.00 allo Stadio dei Pini (zona Darsena). Il corteo si
formerà alle ore 21.15 per concludersi alle ore 23.30 in via Ponchielli
(luogo della strage) ed attendere le ore 23.48, ora del deragliamento e
della foratura della cisterna del Gpl e di lì a 3-4 minuti la distruzione
della zona: 32 vittime, feriti gravi e gravissimi, sopravvissuti, abitazioni
distrutte .

Ore 20.00-21.15 interventi: poesia letta da una bambina della scuola di Luca
e Lorenzo Piagentini, religioni ortodossa, musulmana e cattolica, Comitati
dei familiari Moby Prince, Casa dello studente dell'Aquila, scuola di S.
Giuliano, aereoporto di Linate, Sindaco di Viareggio, Comitati di Viareggio
(Associazione "Il mondo che vorrei", Abitanti di via Ponchielli, Avif).
Ore 21.15 manifestazione-corteo
Ore 23.30 arrivo in via Ponchielli

Vi aspettiamo numerosi/e martedì 29 giugno 2010
alle ore 20.00 allo Stadio dei Pini a Viareggio

Alle ore 17.30 in via Petrarca 22, nella sala parrocchiale di fronte allo
Stadio dei Pini, Incontro-accoglienza con i familiari dei Comitati ospiti.
L'invito
è aperto a tutti/e.

Assemblea 29 giugno Associazione "Il mondo che vorrei" onlus

cicl. in propr. 26 giugno 2010 [nel retro il
percorso della manifestazione]


La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro partecipa con una delegazione alla manifestazione del 29 giugno a Viareggio in solidarietà ai famigliari delle vittime, ad un anno dalla strage del treno della morte e unisce la sua voce a quella di tutti coloro che rivendicano sicurezza, verità e giustizia per quelle morti di quella tremenda notte. Ancora morti che si sarebbero potute evitare, causate dalla scellerata politica di tagli al personale e alla manutenzione, portata avanti dai vertici delle di Rfi (Rete ferroviaria italiana), dall'AD Moretti al presidente Cipolletta, che hanno fatto crescere l'insicurezza dei treni, delle ferrovie, dei lavoratori, dei passeggeri, come è stato denunciato dal delegato macchinista Dante De Angelis, prima licenziato per rappresaglia dallo stesso Moretti e poi reintegrato al lavoro da una sentenza di un giudice.
24 morti sul lavoro in ferrovia in questi anni, 21 per le porte killer, 32 cittadini uccisi nel sonno e un disastro ambientale a Viareggio: eppure Moretti ha avuto la faccia tosta di affermare che "le nostre sono le ferrovie più sicure d'Europa" e che la strage di Viareggio è stata "uno spiacevole incidente"?
Queste frasi dimostrano il più totale disprezzo per le vittime di chi pensa di uscirne impunito dal
processo, coperto da questo governo che, addirittura, lo ha nominato Cavaliere del lavoro, il 2 giugno scorso.
Viareggio dimostra ancora una volta che solo la mobilitazione unitaria dal basso di lavoratori,
associazioni, cittadini con manifestazioni, assemblee, presidi, blocchi dei treni, raccolta firme, può mantenere alta l'attenzione sulla sicurezza, assediando le istituzioni e chi è responsabile dei controlli e della prevenzione e portare avanti le denunce contro i padroni assassini.
Facciamo appello a tutti coloro che si battono per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro e nelle città ad unirsi alla Rete per la sicurezza sul lavoro per rendere ancora più forte la battaglia per la verità e giustizia delle vittime di Viareggio e per una società dove la vita degli esseri umani conta più del profitto padronale!

Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro

pc quotidiano 25-26 giugno - lo sciopero Cgil e la sua valutazione

le cifre gonfiate fornite dalla CGIL dello sciopero sono al servizio non della mobilitazione operaia e popolare contro padroni e governo ma per ricucire con padroni e governo
questo è e resta il segno generale dello sciopero di ieri
certo in alcune città vi hanno partecipato operai e lavoratori con ben altre intenzioni - vedi gli operai di Pomigliano napoli, vedi la grossa manifestazione dell'Aquila, ma questo non basta per valutare uno sciopero differentemente
la manovra di Berlusconi è sbagliata, non è equa ce ne vuole una giusta coincidente con quella del PD di Bersani lungi da contrastare il governo , gli dà una mano, dato che il sostegno del PD alla filosofia generale della manovra e all'analisi che la guida è essicurato
ma è sopratutto sulla questione Fiat che questo sciopero mostra tutta la sua natura per così dire ambigua
è chiaro che i lavoratori in piazza sono dalla parte degli operai di pomigliano che hanno detto NO, ma non lo è la linea e l'azione del gruppo dirigente Fiom con il testa la Camusso che invece lavora esattamente per spuntare le armi del NO, per
realizzare un accordo 'pan bagnato' che dia alla Fiat quello che vuole

per questo non andava e non va appoggiata l'azione CGIL
ma apertamente contrastata e mostrando ai lavoratori la natura della posta in gioco e la lotta tra le due linee in campo
chi ha sostenuto ieri la Cgil e il suo scioperocontribuisce volente o nolente coloro che nelle fabbriche e nei posti di lavoro e anche negli altri settori dei lavoratori - vedi i precari della scuola, il blocco degli scrutini ecc -che proprio contro la cgil si stà scontrando per opporsi ai piani dei padroni e dei suoi sindacati valletti cisl-uil-ugl
oggi è fondamentale riorganizzare dal basso e nella lotta il sindacato di classe e di massa, basato sui cobas, sull'autorganizzazione, sui comitati e coordinamenti operai ma senza chiarezza sul ruolo della CGIL , questo lavoro non procede in una nuova autentica accumulazione di forza necessaria e attrattiva anche verso la base fiom ecc
questo è il problema dello sciopero della cgil e da che parte stare

proletari comunisti

pc quotidiano 25-26 giugno - da firenze antifascista !

FUORI I FASCISTI DA FIRENZE! CHIUDIAMO CASA POUND!

Lavoratori, studenti, precari e disoccupati, nessuno escluso, stanno subendo
le prime e già pesanti conseguenze della crisi che attraversa l'Italia e non
solo. Per questo, oggi più che mai, è necessario organizzarsi e lottare, per
non subirne ulteriormente le conseguenze.

Proprio in questo clima si inserisce la nascita di gruppi e gruppetti
dell´estrema destra nelle nostre città: un disegno ben preciso che ancora
una volta restituisce ai fascisti il loro ruolo storico.
Quello di squadristi nelle aggressioni ai danni di compagni e compagne come
recentemente accaduto a Tor Vergata, oppure contro gli immigrati come
successo anche a Firenze in Via Nazionale e in Via della Scala o ai danni
dei lavoratori in lotta come nel caso dell´Eutelia.
Quello di provocatori quando le loro azioni non diventano altro che un
pretesto per dar modo a polizia e magistratura di colpire e reprimere chi
quotidianamente lotta e si espone al fianco di studenti e lavoratori.

Proprio a Firenze ci sono compagni processati per aver contestato
un´iniziativa di Totaro in Gavinana, per aver impedito a Casa Pound di
svolgere un presidio in piazza al Galluzzo, per aver difeso la propria città
dalla violenza fascista la notte del 23 maggio dell´anno scorso in Via della
Scala, così come in Toscana alcuni compagni di Livorno e Pistoia sono ancora
sotto processo con l´accusa di aver assaltato una sede di Casa Pound.

Adesso, dopo i tentativi di attecchire andati a vuoto per Forza Nuova, La
Fenice e la Nuova Destra Sociale ci prova proprio Casa Pound che, a
Firenze, in via Lorenzo il Magnifico sabato 29 maggio ha inaugurato la
propria sede.

Li ricordiamo tutti, in piazza Navona a Roma, infiltrati nel movimento
studentesco contro i tagli imposti dalla Gelmini mentre picchiavano i
compagni di 14 anni armati di cinghie e mazze tricolori e poi pronti a
puntar il dito contro chi aveva deciso di reagire e non accettare la loro
presenza in piazza.
Li ricordiamo ancora a Roma, pronti all´ennesima aggressione e poi invece
costretti a cercare di passare come vittime perché quella sera avevano
trovato un gruppo di compagni più determinati e preparati di loro.

Li ricordiamo in occasione del 7 maggio in Piazza Esedra, scesi in piazza
con il patrocinio del Governo, difesi da uno schieramento immane di polizia
e carabinieri mentre urlavano dal microfono dando di "infami ai militanti
del presidio antifascista e ai loro nonni Partigiani": non a caso la
legittimazione di questa teppaglia rientra appieno nel tentativo di
riscrivere la storia di questo paese, teso alla cancellazione della memoria
storica ed alla rimozione dei crimini compiuti dal fascismo e screditando la
resistenza e la lotta partigiana.

Si nascondono dietro lo pseudonimo associazione culturale e tentano, con
scarsi risultati, di organizzare iniziative populiste per guadagnare in
consenso e agibilità, ma nella realtà dei fatti non sono altro che un
movimento fascista chiaramente schierato a difesa delle politiche attuate
dal PDL come dimostra anche la loro candidatura in molte liste del partito
di Berlusconi alle recenti amministrative e la presenza di alcuni esponenti
fiorentini di Alleanza Nazionale all´inaugurazione della loro sede.

Per quanto si dichiarino "non conformi" vanno a braccetto con chi oggi ci
sfrutta e ci uccide sul lavoro, con chi ci manda in cassa integrazione o ci
rende disoccupati, con chi attacca la scuola e l´università pubblica
distruggendo il futuro degli studenti di oggi e di domani, con chi sviluppa
politiche di guerra contro i popoli dell´Africa e del Medioriente, con chi
costringe quegli stessi popoli al ricatto dei Centri di Identificazione ed
Espulsione sul nostro territorio.

La Firenze Antifascista, gli studenti, gli operai e i lavoratori non possono
accettare che i sedicenti fascisti del terzo millennio aprano indisturbati i
loro covi!


MOBILITIAMOCI PER LA CHIUSURA DI CASA POUND!

SABATO 26 GIUGNO CORTEO

CONCENTRAMENTO ALLE ORE 17.00 IN PIAZZA S.MARCO

Firenze Antifascista



Adesioni: Centro Popolare Autogestito Firenze Sud; Confederazione Cobas
Firenze; Collettivo Bujanov - Spazio Popolare Autogestito Donchisciotte
(Valdarno); Partito Marxista Leninista Italiano; Partito Comunista dei
Lavoratori coord.reg.Toscana; Redazione di Nuova Unità; Piattaforma
Comunista; Collettivo di Lettere Firenze; Partito dei Carc Fed.Toscana;
Malasuerte Fi Sud; Collettivo Politico Formiche Rosse Empoli; Circolo
Aziendale PRC ferrovieri Firenze; Collettivo Politico Scienze Politiche
Firenze; Federazione Giovanile Comunisti Italiani Firenze; Nuova Resistenza;
Federazione della Sinistra Firenze; Partito della Rifondazione Comunista
Firenze; Giovani Comunisti Toscana; Coordinamento Antifascista Antirazzista
Toscano; Unione degli Studenti UDS Firenze; Assemblea Lavoratori in appalto
Università di Firenze; Narramondo teatro: Collettivo di Agraria Firenze; PRC
Campi Bisenzio; ANPI Bagno a Ripoli; Sinistra Critica Firenze; Associazione
Solidarietà Proletaria

pc quotidiano 25-26 giugno -- aveva solo 18 anni !

Ieri un operaio è morto stritolato dall'ingranaggio di un macchinario.
AVEVA SOLO 18 ANNI!!!
E i mezzi d'informazione continuano imperteriti a chiamarle MORTI BIANCHE!!!
Sono OMICIDI SUL LAVORO!!!
Ma a parte qualche agenzia di stampa e qualche quotidiano locale, la maggior
parte dei mezzi d'informazione nazionale non hanno detto nulla sulla tragica
morte sul lavoro di questo ragazzo di 18 anni.
E' UNA VERGOGNA!!!!
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza-Firenze.

Morti bianche/ Vicenza, 18enne muore stritolato da ingranaggio
Il giovane operaio è rimasto intrappolato in un macchinario
APCOM

Un operaio di 18 anni, è morto stritolato negli ingranaggi di un macchinario
di un'azienda meccanica di Bressanvido nel vicentino, specializzata nella
produzione di radiatori. L'incidente è avvenuto questa mattina, il giovane
operaio e' stato agganciato dagli ingranaggi, inutili i tentativi dei suoi
colleghi di salvarlo. Quando i soccorritori del 118 sono intervenuti per
l'operaio non c'era più nulla da fare. La dinamica dell'incidente è ancora
da chiarire e sono in corso gli accertamenti, spiegano i carabinieri di
Sandrigo che sono intervenuti sul posto insieme agli ispettori dello Spisal.


la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro fa appello a
rilanciare il movimento di lotta
a partire dalla manifestazione di viareggio del 29 giugno
una nuova assemblea nazionale della rete si terrà a settembre
bastamortesullavoro@gmail.com

pc quotidiano 25-26 giugno - aggressione sionista a Roma -è il governo responsabile !

Due feriti
ricoverati in ospedale
Solidarietà con i compagni aggrediti, basta con l'impunità per i picchiatori
sionisti nella città di Roma

Il Forum Palestina esprime la propria solidarietà alle compagne ed ai
compagni aggrediti mentre manifestavano pacificamente sulla scalinata del
Campidoglio per ricordare gli 11.000 Palestinesi rinchiusi nelle carceri
israeliane, il milione e mezzo di uomini e donne assediati nella Striscia di
Gaza e le vittime della Freedom Flotilla.
Questa aggressione, opera di squadristi armati di caschi e tirapugni e che
ostentavano bandiere israeliane, non è la prima, e rivela un clima nella
nostra città che non siamo assolutamente disposti a tollerare. E'
inaccettabile che gruppi di picchiatori bene identificati possano agire
impunemente contro cittadini che manifestano il proprio sostegno alla causa
palestinese, e sono inaccettabili le dichiarazioni bugiarde e provocatorie
del sindaco Alemanno, che insulta i pacifisti e tace sulle violenze degli
squadristi sionisti.
Roma è stata e sarà teatro di grandi manifestazioni di solidarietà con il
popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente. Non accettiamo
l'idea che vi siano zone della nostra città precluse al diritto di
manifestare: il centro di Roma non è una colonia israeliana e se Alemanno
ambisce ad essere il sindaco di Tel Aviv non ha che da candidarsi alle
elezioni di quella città.
Esprimiamo la nostra indignazione per le versioni dell'accaduto che sono
state fornite da alcuni organi di informazione, a partire dall'edizione on
line del Corriere della Sera e dal TG1, che parlano di "rissa" fra
"israeliani e palestinesi", quando si è trattato di una vigliacca
aggressione contro pacifici attivisti italiani da parte di squadristi che
ostentavano le bandiere dello Stato di Israele.
Rinnovando la nostra solidarietà e il nostro affetto alle compagne ed ai
compagni colpiti dagli squadristi, ribadiamo il nostro impegno a fianco del
popolo palestinese e invitiamo le forze politiche democratiche, gli
antifascisti, il mondo dell'associazionismo e della solidarietà a costruire
insieme una mobilitazione che respinga con forza la violenza squadrista e
riaffermi il diritto di manifestare nella nostra città.

Il Forum Palestina

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Legalità o connivenza con lo squadrismo sionista?
I ripetuti episodi di aggressione da parte di esponenti della comunità
ebraica romana contro manifestanti o personalità attive nella solidarietà
con il popolo palestinese
9 marzo 2002. Aggressione in Largo Arenula e Largo Torre Argentina contro i
manifestanti che tornavano dal corteo per la Palestina
8 aprile 2002: manifestazione sotto la direzione del PRC. Ferito un agente
di polizia in borghese che scattava fotografie. Nessuna conseguenza legale.
Il 4 ottobre dello stesso anno, sempre a Roma, quattro manifestanti di
sinistra saranno individuati, arrestati e condannati esattamente per lo
stesso reato nel corso della manifestazione all'Eur.
10 aprile: Aggredita Luisa Morgantini. Alle ore 23.30 Roma Luisa
Morgantini, europarlamentare appena tornata dalla Palestina, al termine
della trasmissione 'Sciuscià' a cui aveva partecipato è stata aggredita
all'uscita degli studi RAI. Una trentina di persone hanno circondato l'auto
su cui era salita e hanno tentato di bloccarla e disfondarne i vetri.
Fortunatamente l'aggressione non è riuscita. Nessuna conseguenza legale 10
giugno 2002. Aggressione contro Vittorio Agnoletto e Rossana Rossanda in un
ristorante del Portico D’Ottavia e poi all’uscita dei partecipanti al social
forum che si teneva al Sant’Ambrogio occupato. Le foto sui giornali e i
telegiornali mostrano Agnoletto e la Rossanda uscire protetti dalla polizia
con gli scudi. Nessuna conseguenza legale.

31 maggio 2010. Fronteggiamento su una traversa di via delle Botteghe Oscure
tra il corteo che sfila per protestare contro il sanguinoso attacco alla
flottiglia diretta a Gaza ed esponenti della comunità ebraica. Il tutto si
risolve fortunatamente a colpi si slogan contrapposti. La manifestazione ci
conclude davanti Montecitorio. I manifestanti vengono invitati a defluire
evitando Largo Torre Argentina dove vengono segnalati gruppi che li
attendono minacciosamente.



4 giugno 2010. Al termine della manifestazione contro l’attacco alla
flottiglia conclusasi a Trinità dei Monti, un manifestante viene aggredito a
colpi di casco, calci e pugni da quattro persone a bordo di due moto in
Largo Santa Susanna mentre sta defluendo. Un precedente tentativo di
aggressione contro due donne palestinesi (con bambini) su via Barberini
viene sventato dall’intervento di altri manifestanti che defluivano che
mettono in fuga due aggressori anche essi su una moto. La denuncia di
Costanza Pasquali Lasagni (moglie dell’aggredito e testimone dell’aggressione)
finisce anche su alcuni giornali. Nessuna conseguenza legale



24 giugno. Aggressione sulla scalinata del Campidoglio. Due feriti gravi, un
palestinese e un italiano. Numerosi i contusi. Gli aggressori erano armati
di tirapugni di ferro. Anche questa volta non ci sarà alcuna conseguenza
legale?



la posizione e l'appello alla mobilitazione di proletari comunisti



Il governo italiano è il più filo sionista israeliano di tutta Europa. Se su aspetti della politica estera vi sono accenti diversi, dentro la maggioranza berlusconiana come dentro l'opposizione parlamentare sul sostegno allo Stato sionista israeliano queste differenze non si vedono. Anzi si assiste una gara di becero servilismo e di odio anti palestinese.
Neanche l'ennesimo crimine contro l'umanità dell'attacco alla nave pacifista con 9 uccisioni e arresti di massa ha scalfito questa posizione.
Come stupirsi quindi se Roma sia diventata ormai la capitale di questa politica del governo e la culla del sionismo israeliano in Italia, qualunque sia il sindaco?

Oscena è l'iniziativa di giovedì 24 giugno di spegnere perfino le luci del Colosseo per ricordare il caporale israeliano Shalit, da 4 anni prigioniero di Hamas.
11 mila prigionieri palestinesi nelle carceri, la quasi totalità di essi senza accuse specifiche, con tante donne e bambini, non hanno mai meritato un segno di attenzione del governo, né delle ignobili amministrazioni comunali romane, da Veltroni ad Alemanno!

Ma quanto più governo e sionisti di Israele e d'Italia ostentano la loro arroganza, tanto più mostrano la giustezza, il valore internazionale, anche nel nostro paese, della lotta di liberazione del popolo palestinese che contribuisce e contribuirà a liberare anche l'Italia da questa feccia degli ultras ebraici.

pc quotidiano 25-26 giugno - con L'Aquila in lotta !

Sono ormai alcune settimane che a L'Aquila è ripartita la protesta popolare a fronte della pesantezza della situazione e soprattutto dello stato di abbandono.
4 mila ancora negli alberghi, con gli albergatori peraltro che reclamano 50 milioni di euro di soggiorni non pagati, 25 mila in autonoma sistemazione che costano 8 milioni di euro al mese, 12 mila case del centro storico per cui non è stato fatto ancora nulla; ma a questo vanno aggiunti 16 mila disoccupati, vecchi, come dice il sindaco Cialente, “estraniati”, l'Inps che rivuole i contributi non versati, mutui da ricominciare a pagare, fino alla sconfortante affermazione “gli aquilani sentono di vivere come in un braccio della morte”.
Una protesta popolare compatta, questo è un bene, che da L'Aquila ha invaso giovedì scorso Roma. E qui si è espressa la rabbia contro il governo, la cricca di Bertolaso, la Rai di Minzolini “Menzognini”.

Noi siamo fortemente dalla parte della popolazione che protesta, abbiamo sempre pensato che solo la protesta popolare, radicale potesse ricostruire L'Aquila e gli aquilani. Abbiamo cercato in questi mesi, ogni qualvolta che ne abbiamo avuto la possibilità e la conoscenza diretta di controinformare, di denunciare, di indicare proposte di lotte, forme organizzative - non certo per sostituirci al movimento di massa ma per dare un contributo alla sua forza e soprattutto alle necessità dell'uso della forza. Perchè quello che è successo a L'Aquila, prima, durante e dopo il terremoto, è davvero una delle pagine più criminali del capitale e del governo di questi ultimi anni.
Le indagini della Magistratura danno ragione a tutto questo, con la tremenda ma necessaria accusa fatta ai responsabili della Protezione civile di non aver salvato L'Aquila nelle ore che hanno preceduto il tragico terremoto; accusa che pensiamo per la prima volta al mondo viene formulata e che va ben al di là delle responsabilità generali del sistema capitalista e dei suoi gestori per i danni in vite umane e in distruzione che il terremoto causa.
Ma noi non abbiamo fiducia nella giustizia, pensiamo che le masse popolari si debbano fare giustizia da sole, attraverso un potere legittimo da realizzare e costruire con la lotta.
E questo lo si fa dando ora il massimo del sostegno a far ridiventare L'Aquila una questione nazionale su cui chiamare a mobilitare tutti.

Il nostro appello è in particolare a quei militanti, compagne e compagni, che sembrano anch'essi aver abbandonato L'Aquila proprio quando ora le loro ragioni sono più forti che mai.
La città è in stato di agitazione e prepara un 6 luglio di lotta a Roma.

pc quotidiano 25-26 giugno - crisi imperialismo USA in Afganistan

Si approfondisce la crisi dell'imperialismo americano. La resistenza afghana mette in crisi il comando militare.
La rimozione del comandante delle truppe Usa in Afghanistan Stanley McChrystal, colpevole secondo Obama di aver espresso giudizi o meglio insulti e parolacce contro lo stesso Obama e il governo degli Usa, è la manifestazione evidente del senso di frustrazione che vivono, dal comandante in capo fino all'ultimo soldato, le truppe imperialiste americane che nonostante massacri, orrori, droni e super armi non riescono a venire a capo della resistenza del popolo afghano.
McChrystal era stato fatto comandante in capo in quanto a capo delle operazioni speciali in Irak dal 2003 al 2008, quindi effettivamente specialista in operazioni brutali, torture, ecc.; aveva stabilito un legame speciale con il fantoccio Karzai; aveva coperto e sostenuto i brogli e la corruzione; aveva organizzato il moltiplicarsi delle compagnie private e dei legami con i signori della guerra.

Naturalmente, però, il cambio con Petraus non cambia assolutamente la strategia criminale dell'imperialismo Usa a guida Obama. E' Petraus l'ispiratore della dottrina, compreso il nuovo manuale di guerra antinsurrezione, che ha ispirato l'azione di McChrystal .
Ma al di là delle parole e delle apparenze è la sconfitta militare la base di questo cambio. La presa di Marja che doveva essere il punto di svolta della guerra è fallita, e dopo mesi di combattimento è ancora nelle mani della resistenza afghana.
L'imperialismo americano appare, quindi, sempre più in crisi. Le truppe Nato/Onu e le truppe imperialiste italiane non possono certo supplire a questa crisi, ma anzi ne sono compartecipi, ne pagano e ne pagheranno sempre di più i costi.
Proletari comunisti appoggia la resistenza afghana, saluta positivamente i colpi da essa inflitti alle truppe imperialiste, italiane comprese.

pc quotidiano 25-26 giugno - terrorismo e diritti umani negli USA

L'imperialismo Usa è in crisi. La presidenza Obama è andata logorandosi anche più rapidamente di quanto si potesse pensare sotto i colpi della crisi economica, della resistenza dei popoli.
Per questo Obama è tornato abbastanza rapidamente, anche come immagine, a sostenere le politiche forcaiole contro il cosiddetto “terrorismo”. Sotto la guida di Obama le istituzioni americane, in particolare la Magistratura continua con la sua azione di “caccia alle streghe” scrivendo ogni giorno con le sue leggi e sentenze pagine buie sul terreno dello Stato dei diritti e dei diritti umani.
E' di questi giorni la decisione della Corte Suprema di considerare in linea con la Costituzione una legge che proibisce di dare sostegno materiale ad organizzazioni terroristiche anche nei casi in cui il supporto è limitato a consigli legali o di pubbliche relazioni. Di fatto così viene abolita la difesa legale degli imputati nei Tribunali e il lavoro di informazione che organizzazioni possono fare in queste occasioni.
Ma qualcuno potrebbe dire che di fronte ad atti di terrorismo dichiarato, come possono essere quelli di militanti di Al Quaeda, l'imperialismo avrebbe le sue giustificazioni. Ma non si tratta affatto di questo.
La Corte Suprema ha emesso questa sentenza nei confronti di un gruppo umanitario che aveva dato consigli legali su come sollevare all'Onu la questione di violazione dei diritti umani verso organizzazioni che combattono in Turchia e nello Srylanka, vale a dire contro regimi come quello turco ripetutamente condannato per violazione dei diritti umani, ad esempio verso il movimento di liberazione kurdo o nelle sue carceri, o come quello dello Srylanka, dove si è consumato nei confronti del movimento Tamil un vero e proprio genocidio nel silenzio della cosiddetta “comunità internazionale”.

pc quotidiano 25-26 giugno - Brancher ..di mascalzoni !

Il governo Berlusconi è un governo Fininvest, è un governo di corrotti e corruttori di ieri e di oggi e purtroppo pensiamo dell'immediato domani. E' un governo, insieme ad una maggioranza parlamentare, fatto in prevalenza di personaggi che in una normale, anche se molto ideale democrazia borghese, farebbe tutto tranne che politica, tutto tranne che affari, ma riempirebbe le patrie galere e avrebbero una frequentazioni quasi quotidiana dei Tribunali.
Si tratta purtroppo di cose abbastanza notorie e scontate, istituzionalmente accettate sotto l'alto patrocinio della Presidenza della Repubblica e all'ombra di una Costituzione “molto ombrata”, per non dire oscurata.
Ogni giorno pensiamo che il limite sia toccato, condividiamo le indignazioni, appoggiamo le proteste su questo campo e perfino difendiamo magistrati, che non abbiamo certo ragione come comunisti e oppositori proletari di amare.
Ma certo è che il caso Brancher supera anche questo limite.
Un pregiudicato e un consigliore della prima ora della mafia berlusconiana condannato, inseguito dai processi sin da prima che Berlusconi entrasse in politica, è stato fatto inopinatamente ministro di un Ministero che non esiste e di cui ancora non si è capito bene neanche come si chiami.
Quando è stato annunciato, si è detto “ministro del federalismo”, provocando le proteste del fido alleato leghista, ma anche i conati di vomito e gli attacchi di bile di buona parte della stessa base leghista; mentre Fini e Bocchino hanno dovuto fare ricorso alla critica retorica di qualche settimana fa, temporaneamente accantonata.
Poi alla fine non si è capito lo stesso come si chiama il ministero..
Tutti, e questa volta con unanimità quasi da regime all'incontrario, da Libero a L'Unità passando per l'indignazione paludata della grande stampa borghese e di sua signoria Corriere della Sera, hanno avuto da ridire su questa nomina.
Ma come sempre, nulla è successo, anzi. Anzi, tutti hanno detto che questa nomina era stata fatta esclusivamente per evitare il processo che si approntava nei confronti di questo soggetto. E a “smentire la cosa”, Brancher ha immediatamente, il primo giorno che si è insediato, richiesto il “legittimo impedimento” per non presentarsi in Tribunale.
Anche la motivazione è sconvolgente o divertente secondo i punti di vista: non si poteva presentare in Tribunale perchè doveva organizzare il suo Ministero che, chiaramente, neanche lui sa cosa è, come si chiama e in cosa dovrebbe consistere; un lavoro che se fatto sul serio durerebbe davvero anni...
E' difficile fare concorrenza alla satira, volontaria o involontaria che sia, di questo governo. Ma se si tiene conto che intanto viene scaricata la crisi sulle masse popolari, la disoccupazione e la conseguente povertà si estende giorno dopo giorno e che il senso di non rispetto dei diritti e della dignità delle persone è sentito sempre di più palpabile dai proletari, dalle masse popolari e, usando un'espressione che non ci appartiene ma che rende l'idea, dalle persone per bene, allora si capirà che nulla al di sotto di una rivoluzione è una legittima soluzione.

venerdì 25 giugno 2010

pc quotidiano 25-26 giugno - Milano, processo PC p-m: Una sentenza politica che corona un processo politico

Il 24 giugno si è chiuso a Milano il processo di appello contro 17 dei compagni arrestati nel febbraio 2007 nel corso della “operazione Tramonto” contro il PC p-m, accusati di banda armata, associazione sovversiva con finalità di terrorismo e detenzione di armi da guerra.

Una sentenza politica che conferma le pesantissime condanne, fino a 15 anni, già inflitte in primo grado, salvo pochi mesi di pena in meno e un’assoluzione.

La politica, non il diritto, neppure quello borghese, ha dettato questa sentenza.

Sono le posizioni politiche degli imputati, addirittura i loro documenti collettivi prodotti in dibattimento, che sono state disinvoltamente presentate come le “prove”, come loro “confessione” di fatti non ancora commessi, dunque non provati nè dimostrabili.

Un processo politico montato su fumose intercettazioni, per altro neanche mai ascoltate in dibattimento, con cui lo stato borghese consegna anche questi compagni al ruolo di ostaggi e monito contro tutti gli oppositori politici e i rivoluzionari, bersaglio delle forme “pulite” della tortura: vessazione carceraria, isolamento e desolidarizzazione.

Ma a loro non sono mancati in quest’ultima occasione il calore della solidarietà di tanti rivoluzionari e familiari che ieri, come durante molte altre udienze, hanno presenziato l’udienza fino alla convocazione della camera di consiglio e poi hanno atteso in presidio fuori del tribunale la lettura della sentenza, cui non sono stati ammessi fotografi e telecamere, che è stata sovrastata infine dal canto dell’Internazionale e slogan.

Per noi è una sentenza che rinnova e accentua la necessità di unire i tanti colpiti dalla repressione, in varie forme e intensità, i tanti solidali, in una rete sociale e politica diffusa per darsi quegli strumenti di solidarietà, controinformazione, intervento adatti a difendere tutti, unire tutti in modo non formale o di facciata, contro la repressione, come parte della lotta di classe generale.

In altre parole, un soccorso rosso proletario e di massa .

Milano, 25.5.10

pc quotidiano 25-26 giugno - lo sciopero della Cgil è al servizio a suo modo dell'interesse generale dei padroni

molto scarsa la partecipazione dalla maggior parte delle fabbriche, manifestazioni in prevalenza fatte di pensionati e funzionari e attivisti sindacali, sostenuti e gonfiati nei numeri da forze dell'opportunismo di destra nel sindacalismo di base e di classe, gruppi comunisti eclettici e confusi, incapaci di sostenere le posizioni del sindacalismo di classe e l'autonomia politico del proletariato
contro la manovra sbagliata di berlusconi per la manovra giusta quella del PD di Bersani, ossequiosa delle posizioni di Confindustria e dentro le esigenze del capitale italiano e internazionale
La CGIL di Bersani-Camusso sono ora l'arma a disposizione della Fiat di Marchionne, per isolare l'opposizione operaia e far passare quello che con il referendum non è passato
Non capire da che parte stare in questa occasione, non capire che il nemico principale è il partito della conciliazione la cui base di massa e puntello è offerta dalla CGIL di Bersani è segno della debolezza ideologica teorica e politica
che caratterizza le avanguardie operaie e molti che si dicono comunisti o rivoluzionari
significa seminare confusione e danneggiare il movimento dei lavoratori e il movimento comunista
andare controcorrente con serietà determinazione piccoli passi ideologici, politici, organizzativi è l'unico vero compito dei comunisti e delle avanguardie proletarie coerenti qui e ora

proletari comunisti -PCmItalia
ro.red@libero.it
25-6-2010

giovedì 24 giugno 2010

pc quotidiano 24 giugno: NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI!

Marchionne è offeso e arrabbiato, i padroni, il governo ci sono rimasti male: avevano scommesso che con tutto il loro ricatto fascista, tutto il loro battage mediatico, con uso di tutto, dalla stampa, Tv, alla Chiesa, alla famiglia, alle marcette,avevano ormai piegato e tenevano in pugno la "larga maggioranza" degli operai di Pomigliano, e si sono trovati con poco più di un pugno di mosche in mano.
La classe, non ci riuscite a farla diventare "acqua"!
I tanti operai che hanno votato NO hanno risposto con dignità, orgoglio, hanno risposto pensando anche alla responsabilità che avevano rispetto agli altri operai di altre fabbriche, hanno risposto non come "singoli stupidi individui di cortissima veduta" ma di fatto sentendosi una classe che non può essere così piegata come pretende la Fiat e tutti i padroni.
Ha avuto ragione e ha vinto la determinazione e la visione del sindacalismo di classe e di base che si è battuto a Pomigliano e altrove.
Anche altri operai di altre fabbriche si sono mossi come classe - certo sono stati ancora piccoli segnali, ma importanti - dagli operai della Piaggio, agli operai di Termini Imerese, agli operai delle fabbriche in cui noi siamo intervenuti, ai molti operai hanno mandato comunque il loro messaggio di sostegno agli operai di Pomigliano.

Questo grande NO ha messo in imbarazzo anche il vertice della Cgil, la Camusso ieri si arrampicava sugli specchi e, invece di evidenziare il NO, diceva che la Cgil avrebbe rispettato il risultato a favore dei Si uscito dal referendum perchè comunque era stato un Si "per il lavoro", lanciando un pietoso segnale a Marchionne.

Ora Marchionne, isterico, continua nella sua marcetta fascista, accompagnato dai suoi servi cisl, Uil, Fismic, Ugl, e tira fuori il terzo piano, in cui pretenderebbe di costringere uno per uno i lavoratori a firmare la resa alle condizioni del contratto.
Chi, come anche noi, ha detto in questi giorni che la Fiat non rispetterà neanche il suo stesso contratto e andrà avanti nello stracciare tutto: leggi, costituzione, contratti, con i Tremonti, i Sacconi che di notte tempo lavorano per cambiare le leggi fondamentali e costruire un regime di moderno fascismo, ha avuto e ha ampiamente ragione. Riflettano, in tempo, i lavoratori che hanno votato Si, illudendosi di salvaguardare il loro posto di lavoro. I padroni se gli dai un braccio si vogliono prendere corpo, testa e anima.

Ma quasi la metà degli operai di Pomigliano ha detto: NON CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI!

mercoledì 23 giugno 2010

pc quotidiano 23 giugno -contro G8 e G20- mobilitazione rivoluzionaria in Canada

in Canadà quest'anno si tiene il vertice G8 e G20
al centro la crisi economica mondiale
anche in Canadà si mobilitano gli oppositori antimperialisti, le rappresentanze dei popoli in lotta presenti in quel paese, i rivoluzionari e in particolare i comunisti marxisti-leninisti-maoisti
il Partito Comunista Rivoluzionario del Canadà, con il quale i maoisti italiani sono in rapporti ideologici, politici, internazionalisti militanti e con i quali siamo parte della nuova rivista internazionale marxista-leninista-maoista MAOIST ROAD
(via maoista) che esce dal 1 maggio 2010 in inglese, italiano, spagnolo, francese
ha lanciato e organizzato un blocco internazionalista e rivoluzionario per contrastare il G8-G20
ne pubblichiamo l'appello e daremo ampia informazione delle manifestazioni

Per un blocco internazionalista e rivoluzionario offensivo!
- Un appello del Partito Comunista Rivoluzionario
Il 25 giugno prossimo a Toronto, un concentrato di truffatori e criminali si riuniranno per decidere come addossare la crisi del capitalismo sulle spalle dei lavoratori, delle lavoratrici e degli sfruttati. Questa sarà la riunione annuale del G20 dove non solo capi di governo delle 20 più grandi potenze mondiali, ma anche i loro ministri delle finanze, i loro funzionari, economisti di ogni paese e le istituzioni internazionali (FMI , Banca Mondiale, WTO ..), manipolatori di informazioni , ecc. saranno lì per continuare a disporre del destino di tutta l'umanità. Noi affermiamo che le politiche dei vertici della borghesia non sono altro che concretizzazione organizzata della gestione del capitalismo e dell'imperialismo, per agevolare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, l'oppressione dei popoli, delle donne contribuendo a rafforzare il campo dei capitalisti nella lotta di classe.
Per proteggere i borghesi, saranno impiegati 15.000 poliziotti e soldati. Due distinti perimetri di sicurezza saranno eretti: uno, definito esterno, gestito dalla polizia di Toronto, e l'altro, detto interno dalla ???. Come in Québec nell'aprile 2001, ci sarà una recinzione di eretta due settimane prima della riunione. Per ridurre la quantità di cose utili da tirare a disposizione dei manifestanti, le fogne del centro saranno saldate e tutti i pezzi di arredamento saranno temporaneamente rimossi. Si prevede anche l’"alloggio" per i manifestanti: una ex sala cinematografica sarà trasformata in un carcere temporaneo!
Un tale spiegamento di forze di sicurezza e l'obbligo di fornire una infrastruttura per permettere i giochi di contrattazione tra le diverse potenze chiariscono ai manifestanti e alle manifestanti, ma anche alle popolazione i temi che sono in gioco a Toronto. Dando appena uno sguardo alla situazione economica mondiale, la sensazione che si possa uscire dalla crisi che esiste in Canada e nel mondo svanisce. Come in Grecia, Spagna, Romania e altrove, le masse si mobilitano contro i piani di austerità dei loro rispettivi governi che fanno in modo che le spese del governo siono ridotte in modo significativo, mentre i milioni di posti di lavoro tagliati durante la crisi non sono stati recuperati oppure sono stati soppiantati da posti dove la gente deve lavorare di più per meno. Invece, le banche, che sono state finanziate a colpi di miliardi nel momento più forte della crisi sono ancora incoraggiate dai governi e dalle organizzazioni economiche ad avvantaggiarsi a spese dei popoli.
La soluzione capitalista è semplice: si sconta il credito di questi paesi che dovranno rimborsare a prezzi più elevati e li si costringe a ridurre il loro debito pubblico con una forte riduzione delle spese sociali, come le pensioni, ma anche i salari dei lavoratori statali. Senza contare che una nuova crisi è sempre possibile a causa dello stato del sistema capitalista di oggi, mantenuto in vita artificialmente attraverso tutti i soldi che i borghesi accumulano grazie al nostro sfruttamento.
Le riunioni del G20 permettono anche di mettere in luce il futuro delle riforme. Ora, non solo sono insufficienti per fermare la miseria - nella migliore delle ipotesi possono curarne le piaghe - ma il loro tempo è finito : il capitalismo non riesce più ad accumulare abbastanza per comprare la pace sociale e deve invece concentrare le proprie energie nel mantenere il proprio sistema e i suoi dispositivi che tendono sempre alla crisi. E’ chiaro che il capitalismo non può portare nulla di buono al mondo. Volere, come fanno molti riformatori, riflettere sui problemi del sistema per trovare soluzioni dal di dentro, non dà molti risultati. Questi riformatori pensano dall’alto, mentre dovrebbero pensare dal punto di vista delle masse, vale a dire dal basso. Nessuna soluzione possibile per il sistema capitalista potrà mai tener contro degli interessi del popolo. Il capitalismo genera parassitismo e lo si deve distruggere.
Cosa faremo a Toronto?
Una volta che sia chiara la natura del sistema capitalistico, si dovrebbe normalmente essere conseguenti e far sì che questa riunione del G20 non abbia luogo.
Ci sono alcuni che dicono che ci saranno molte forze di repressione, e ciò è vero. Hanno detto la stessa cosa in occasione del vertice delle Americhe a Quebec City nel 2001, e abbiamo lo stesso abbattuto la recinzione. L' ALCA, l’obbiettivo di questo vertice, dopo un po’, è svanito. Ciò significa che le masse che si mobilitano possono agire sulla storia, in particolare quando ne prendono coscienza e assumono il loro ruolo storico.
Non bisogna soffermarsi sugli ostacoli, soprattutto quando esse rivelano la portata di una sfida (non si mobilitano 15.000 poliziotti e militari per niente). Oggi, l'unica risposta adeguata alle riunioni di vertice della borghesia è di riuscire ad impedire che si tengano. Naturalmente, raggiungere questa capacità richiede più tempo. Ma questo non impedisce che bisogna ancora spingere in questa direzione.
Da ora in poi, è necessario che per noi l’azione di manfiestare diventi l'equivalente dell’offensiva, cioè, cercare di affrontare non solo simbolicamente ma concretamente il nemico che ci sfrutta, ci opprime, approva le leggi , i bilanci e che ci impone le tasse e ci reprime. Al di fuori di qusto contesto, il solo che fornisce i mezzi per combattere, l'evento non ha alcun significato nè reale portata.
Si deve cercare di annullare il vertice del G20, o almeno disturbarlo sensibilmente, avvicinandosi ai luoghi dei negoziati affinchè gli uomini e donne ivi rinchiusi ci vedano e sentano. Al minimo si devono far saltare le loro recinzioni e si deve penetrare all’interno dei loro confini di sicurezza quanto più distante possibile. Le scaramucce con la polizia vanno bene, ma sono insufficienti e non mostrano la nostra solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici europei che protestano contro le misure di austerità e i rivoluzionari di tutto il mondo che vogliono porre fine a questo sistema. Siamo solidali con coloro che lottano in tutto il mondo e hanno un atteggiamento rivoluzionario contro il capitalismo.
Nella manifestazione del 26 giugno, la cosa migliore è quella di organizzarsi come blocco internazionalista e rivoluzionario offensivo per fare come al vertice delle Americhe nel 2001 e far cadere la recinzione dietro la quale si nasconde un importante contingente di nemici del popolo.
Un blocco è prima di tutto la ricerca di un raggruppamento per la lotta delle migliori energie disponibili, nonostante le differenze. Inoltre, significa mettere insieme quante più persone possibili con l'obiettivo di attaccare il vertice, mentre si garantisce il sostegno reciproco nell’azione.
Le forze che risponderanno positivamente a questo appello avranno quindi un minimo di unità. Avranno la volontà di raggrupparsi nell’azione e di attaccare il G20 e quindi, di prepararsi in modo adeguato. Questa unità minima noi la stiamo concretizzanto cercando di rafforzarla facendo appello a costruire un blocco internazionalista e rivoluzionario offensivo per riunire tutte le masse e tutte le forze anticapitalista, radicali, rivoluzionarie, organizzate che hanno la volontà reale di disturbare il G20.
Ci sono alcuni che fanno delle rivolte per un semplice evento sportivo senza tanta importanza. Ci possiamo quindi accontentare di andare a Toronto per cantare e fare un po’ di rime? Niente affatto!
Per un blocco internazionalista e rivoluzionario offensivo!
Abbattiamo le recinzioni!
Attacchiamo il vertice!
Mettiamo fine a questo marciume capitalista!


!

pc quotidiano 23 giugno - international call for India

in tutto il mondo e in particolare in India l'appello al sostegno della guerra popolare in India da noi proposto e sottoscritto da altri partiti e organizzazioni
ha trovato grande risalto e condivisione
una campagna non solo e non tanto a difesa dagli attacchi contro la guerra popolare e le masse popolari indiane, quando un sostegno alla guerra di popolo,per comprenderne e affermarne le posizioni ideologiche, politiche e mostrare al mondo
che là dove si afferma il maoismo, avanzano i partiti comunisti di tipo nuovo e le lotte dei proletari e dei popoli
un messaggio forte e chiaro, valido quanto mai nel nostro paese e per quali con umiltà e determinazione ci battiamo nelle file operaie e proletarie, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse

il messaggio nella versione inglese è quello più diffuso al mondo in milioni di copie


support people's war in India


In India an impetuous people’s war against the Indian bourgeoisie and the imperialism is developing and spreading more and more in nearly one third of the districts of the country. It is not simply a guerilla waged by few thousands of fighters, coming from the castes and tribal areas of the country. It is a real people’s war,led by the Party of the proletariat of India,the Communist Party of India (Maoist), in which are involved – or is supported by – millions of poor peasants, women, "untouchables," fighting to free themselves and it has already took big areas throughout a dozen of states of the Indian Federation.

The people’s war began where the root of the riot, the poverty, the tribal and capitalistic exploitation, the caste oppression, the plundering of the natural resources were deeper and therefore the contradictions brought by the Indian capitalism ruled by the imperialism were sharper. Today this people’s war is winning masses of young people, students, democratic and revolutionary intellectuals also in the cities and gains attention and support over the world.

Against the people’s war, the Indian State,supported by the imperialists, launched a giant repressive offensive called "Green Hunt," a real manhunt that hits the poor masses in India as animals to exterminate. The Indian State launched an internal military offensive against the people, waged by hi-tech-armed troops,police units and paramilitary militias, in order to spread terror and genocide in the villages, with raids, crop destroying, massive rapes and killings, selective murders, mass detentions and disappearing – like the recent genocide offensive occurred in Sri Lanka against the Tamil people and liberation movement.

All this with the illusion to drown in blood the struggle of the people for their liberation, with the silent/consent of the imperialist governments of US, Europe, Russia, and their mass-media. The crimes of the Indian State found the internal opposition of a wide front of intellectuals – including the prominent bepresentative of the world anti-globalization movement, the writer Arundhati Roy. And in all countries of the world political activists denounced those crimes and mobilized to stop "Green Hunt."

A world campaign of information and solidarity has been launched by ICAWPI (International Campaign Against War on the People in India).But we need more than the condemnation of the crimes of the counter-revolution in India. The masses led by the Communist Party of India (Maoist) are writing a historical chapter of the class clash in the world between, on one side,the imperialism and the reactionary bourgeoisies and, on the other side, the proletariat and the people of the world. The development of the people’s war in India is a new proof that the revolution is the main tendency in the world today.

It shows again that Maoism, the Marxism-Leninism of our era, is the command and guide of the world revolution against the imperialism in crisis.

The vanguard proletarians must understand that the advance of the people’s war in India seriously questions the strength balance, not only in the South-Asian region but also on a world scale. That is why we, Maoist and revolutionary parties and organizations, launch a big campaign of support and call to form an International Committee of Support to organize conferences, meetings, demonstrations in various countries, particularly in the heart of the imperialist beast.

With people’s war in India towards the victory!

Maoist Communist Party – France
Maoist Communist Party – Italy
Maoist Communist Party – Turkey/North Kurdistan
Revolutionary Communist Party – Canada

pc quotidiano 23 giugno - solidarietà ai comunisti processati

proletari comunisti esprime la sua solidarietà ai compagni processati a milano il 24 giugno


il comunicato ricevuto

UNITI NELLA SOLIDARIETÀ DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!

Giovedì 24 giugno si terrà presso il tribunale di Milano l’ultima udienza del processo di Appello nei confronti dei compagni arrestati il 12 febbraio 2007 e accusati di aver costituito il Partito Comunista politico-militare. L’udienza si concluderà con il ritiro in camera di consiglio della giuria e, in seguito, con la lettura della sentenza!

È importante essere numerosi per stringerci attorno ai compagni, perché ribadiamo che non riponiamo alcuna fiducia nella giustizia borghese, che da sempre si erge come strumento per difendere gli interessi dei padroni, degli sfruttatori, dei fascisti e dei guerrafondai, mentre condanna all’ergastolo chi si organizza e lotta.
Questi sono gli unici terroristi, mentre i compagni che andranno a processo sono comunisti che tutt’ora resistono dentro al carcere e lottano per una società migliore e che hanno cercato con il loro percorso di indicare ai proletari la strada da imboccare per prendere in mano il proprio futuro!

Ricordiamo anche, che questa sarà l’ultima occasione per salutare i compagni, prima del loro trasferimento presso il carcere di Siano – Catanzaro, a circa 1000 chilometri di distanza dai loro compagni di lotta, dagli avvocati, dai colleghi e dai loro affetti.

È importante far sentire ancora una volta il calore della solidarietà di classe che ha accompagnato per questi 3 anni e mezzo di carcere e processo il sostegno e l’appoggio ai compagni prigionieri, una solidarietà politica e internazionalista che si è rafforzata grazie al contributo di numerosi compagni da tutta Italia e anche dall’Europa e che ha valicato le mura delle carceri rompendo l’isolamento fisico e politico dei prigionieri!


LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA! USIAMOLA
UNITI NELLA SOLIDARIETÀ DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!


Dobbiamo essere numerosi!!!

Giovedì 24 giugno
Ore 12.00 tribunale di Milano - Corso di Porta Vittoria



Parenti e Amici degli Arrestati il 12/02/07
parentieamici@gmail.com

In collaborazione con l’Assemblea contro il Carcere e la Repressione
assembleacontrolarepressione@gmail.com



la posizione di proletari comunisti



costruiamo una assemblea nazionale contro la repressione

unire lottare e trasformare lo stato di cose esistente

contro la persecuzione dei comunisti, dei rivoluzionari, degli antifascisti,
degli anarchici, degli immigrati

per la difesa delle condizioni di vita dei prigionieri politici comunisti e
rivoluzionari, contro il 41bis, contro ogni forma di tortura in carcere e
fuori

contro le montature giudiziarie e poliziesche contro le lotte, contro le
organizzazioni proletarie, contro i movimenti
contro i licenziamenti politici e le discriminazioni politiche e sindacali
sui posti di lavoro – i licenziati fiat devono rientrare
contro l'inchiesta in corso della Procura di Potenza contro lo slai cobas
per il sindacato di classe, proletari comunisti, la rivista la Nuova
Bandiera

basta con le aggressioni nazifasciste contro immigrati, giovani antifascisti
basta con le ronde razziste della Lega Nord
basta con le brutalità, omicidi e impunità poliziesche contro gli immigrati,
fermati, cittadini inermi ecc.

No al pacchetto sicurezza, abolizione del 270 bis
“terrorista” è lo stato dei padroni che reprime non chi lo combatte

Per un soccorso rosso proletario unitario e di massa

proletari comunisti
giugno2010

pc quotidiano 23 giugno - iniziative a taranto-milano-palermo-bergamo per la Fiat

taranto

effettuati 4 presidi in tutti i turni alle portinerie ilva e
imprese contro l'accordo fiat e a sostegno degli operai che si oppongono

con volantinaggio, comizio,striscione e cartelli, moduli della raccolta
firma dati agli operai
la presenza di proletari comunisti rafforzata ha visto 8 compagni e compagne
impegnati nella iniziativa
presenti anche massicciamente al mattino alla port.D i delegati fiom con il
loro volantino per sciopero del 25
molto alta la condivisione tra gli operai ilva
viene affisso e diffuso in questi giorni il resoconto del voto





A Milano
raggiunte con l'affissione delle locandine blog Innse,
Marcegaglia, presidio Mangiarotti Nuclear e area Viale Sarca in genere.
Stamattina al primo turno intervento alla alla Marcegaglia con
volantinaggio, grande pannello, che è stato lasciato nei pressi delle
vicina mensa, e bandiera.
Impossibile raccogliere firme tra gli operai, che entrano quasi tutti in
macchina, comunque alcuni di loro hanno preso dei moduli da portare in
fabbrica.
Volantini e moduli sono stati lasciati anche al presidio della
Mangiarotti, dove ci siamo trattenuti a parlare, bene accolti dai pochi
operai che c'erano negli orari in cui siamo passati

Palermo

mattina 22 giugno giorno del referendum alla Fiat di Pomigliano è stata
portata alla Fincantieri di Palermo la posizione contro il
referendum/farsa/ricatto con pannelli esplicativi del piano Marchionne e
volantinaggio.
Ci sono state discussioni con alcuni operai che hanno stigmatizzato il
comportamento da ricatto del padrone come tentativo di far passare il
peggioramento per tutti gli operai, mentre già la loro specifica vertenza è
molto difficile perché stanno subendo una lunga serie di cassa integrazione e
si prospetta un futuro niente affatto facile.
al cambio turno alla Fiat di Termini Imerese sono stati esposti pannelli
e distribuiti volantini e i due dossier Fiat pubblicati sul blog.
Si sono creati diversi capannelli di operai soprattutto all’entrata con la
discussione che verteva sullo schifoso ricatto di Marchionne, sulla illegalità
anticostituzionale delle richieste sullo sciopero, pause, ecc. e sul fatto che
“se dovesse passare Marchionne alle condizioni di nuova schiavitù potrebbe
addirittura tenere aperto anche lo stabilimento di Termini!”



si al lavoro no ai ricatti
presidio del cobas dalmine alla portineria acciaieria ore 5-6 con
volantinaggio e affissione locandine del cobas d Dalmine e proletari comunisti
lanciata la raccolta firme e la necessità di solidarizzare,
anche alla dalmine l'accordo dei tagli provoca nei reparti i suoi effetti con
spostamenti di operai in altri reparti dove si va a pieno regime fino ai 21
turni, in acciaieria raggiunto record di colate, e il conseguente
ridimensionamento degli organici in altri reparti e piena flessibilità
aziendale che in situazioni critiche puo sospendere le ferie......
sul volantino degli operai della polonia che scrivevano a quelli di
Pomigliano di alzarsi e lottare è stato aggiunto scritto a biro ...siamo già
morti , prima di lottare....
manifesti di proletari comunisti sono stati affissi a fabbrica di Zingonia e alla Brembo
in questa situazione in cui la chiarezza e il centro della battaglia si sta
giocando alla fiat la cub non ha troto altro di meglio da fare che la
propaganda del suo manifesto nazionale dello sciopero del 25 ....
mentre a napoli fa convegni accademici sulla necessità di andare oltre la produzione
dell'auto
i sindacalisti riformisti alla Tiboni, perdono il pelo ma non il vizio...

pcquotidiano 23 giugno -operai piaggio in sciopero per la fiat

Piaggio: operai in sciopero

per Pomigliano d’Arco



In più di mille per il corteo e la manifestazione davanti alla direzione
dell’azienda delle due ruote

Pontedera (da: La Nazione), 22 giugno 2010 -

Oltre 1.000 operai della Piaggio, il 48% secondo fonti 'ufficiali', hanno
scioperato ieri per due ore in solidarietà al fronte del no, sostenuto dalla
Fiom, all’accordo di Pomigliano d’Arco.

Dove la Fiat chiede più lavoro, dunque e meno assenze e più turni, come
requisito essenziale, ha detto l’amministratore delegato Marchionne, per
portare in Campania la produzione della Panda oggi effettuata in Polonia.

Già era stata effettuata un’ora di sciopero la settimana scorsa, ma questa
manifestazione è stata più partecipata e più visibile perché attuata con
mini corteo, presidio e comizio davanti la direzione, sul viale Piaggio. Non
sono mancate critiche all’azienda della Vespa.

E visto il muro contro muro tra Fiom e gli altri sindacati (ma con problemi
anche all’interno della Cgil) nella manifestazione di ieri non sono mancate
critiche alla Uilm, che a Pomigliano è il primo sindacato, e alle alle
sigle.



Ma la Uilm controbatte con una nota in cui 'invita' la Fiom "a fare più
sindacato e meno politica" registrando invece un atteggiamento che alla Uilm
appare contrario. "Con la preoccupazione che Fiom possa aiutare i padroni a
rigurgiti di lotta contro il proletariato".





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operai No e opposizione all'accordo al 48,1 per cento reale !

E ora padroni rifate le prime pagine di oggi dei vostri giornali

aventi diritto al voto 4881 lavoratori, votanti 4642 - non votanti 239
2888 SI - 1673 NO - 81 bianche e nulle
consideriamo che nel primo seggio, quello degli impiegati i voti sono stati
394 SI, 16 NO e quindi in quanto seggio direttamente del padrone non va considerato

il voto operaio diventa
SI 2494 - NO 1663 il SI effettivo tra gli operai è del 51,9 per cento e di conseguenza il no operaio - voto no,nullo, bianco, astensione il 48,1

gli operai fiat pomigliano - nonostante il ricatto-diktat di azienda e sindacati firmatari, militarizzazione,marcette,chiesa,PDL e PD e compagna bella, camorra, CGIL nazionale di Epifani e Camusso e locale, minoranza epifaniana fiom... -
respingono in massa il fascismo padronale e lo schiavismo operaio
questo accordo non è passato , il resto sono propaganda padronale
Noi avremmo preferito il boicottaggio, ma comunque l'opposizione si è dimostrata forte e chiara, di fatto maggioritaria
l'opposizione è attiva e dal voto è incoraggiata
a pomigliano la strada di padroni e governo è bloccata

proletari comunisti

Un accordo contro le leggi, i contratti e lo Statuto dei lavoratori, contro la Costituzione,
che dalla Fiat, padroni e governo vogliono estendere a tutte le fabbriche e posti di lavoro.

Un referendum truffa e ricattatorio per un accordo firmato da sindacati venduti Fim, Uilm, Fismic; sostenuto dalla Cgil di Epifani, per ricattare e piegare gli operai combattivi e coscienti, l'opposizione Fiom, cancellare il sindacalismo di classe e il diritto di sciopero.

Esprimiamo in tutte le forme solidarietà e sostegno agli operai di Pomigliano che si oppongono.

Difendiamo con la lotta unitaria e generale, dal basso il lavoro, insieme ai diritti, dignità, la libertà sindacale, la democrazia operaia,
a Pomigliano come in tutte le fabbriche.
Non vogliamo tornare indietro di 50 anni!

proletari comunisti

martedì 22 giugno 2010

pc quotidiano 22 giugno "Solo perchè capisco il valore della battaglia che sto facendo"

Oggi è difficile non scrivere su Pomigliano, siamo col cuore e con la mente sul referendum, non certamente perchè da lì possa venire l'opposizione all'accordo, dato che anche la Fiom lo ha sostenuto e l'azienda ha chiamato dalla cassintegrazione gli operai per farli votare. E' comunque una tappa dello scontro di classe.
Dopo il referendum-farsa pensiamo a come proseguire la lotta domani, che vuole dire costruire la giornata di lotta nazionale e la manifestazione a Pomigliano, continuare la denuncia e l'informazione.
Lo scontro contro il diktat fascista di Fiat/governo/confederali/stampa lo abbiamo spiegato in questa giornata con un volantinaggio tra gli operai dell'Enichem e della Marcegaglia di Ravenna.
Siamo tutti operai di Pomigliano, viene da dire.
Il quotidiano il manifesto di oggi intervista un operaio di Pomigliano, Antonio: "Me lo spieghino Marchionne, Fassino, Sacconi, Scalfari come si riesce a fare il lavativo alla catena. Ma lo sanno come si lavora quì, come ci si aliena, come si prendono le discopatie, si viene abbrutiti dai ritmi e dai capi, come si viene ricattati, terziarizzati, messi in reparti confino? dovrebbero informarsi prima di dirci di rinunciare alle pause, concedere 80 giorni di straordinario, rinunciare allo sciopero o alla malattia. Io riesco a sopravvivere in cassa integrazione, con una famiglia e i soldi che non bastano neanche a finire la seconda settimana, solo perchè capisco il valore della battaglia che sto facendo. Pretendono che firmiamo la resa e il consenso a farci ridurre a schiavi, buttando nell'inceneritore Costituzione, leggi, contratto"......"i capi, invece di far ruotare il personale, tengono sempre gli stessi, conoscono il lavoro e fanno risparmiare il tempo di formarne gli altri. In questo modo la gente si logora e si ammala, li chiamano assenteisti ma sono solo vittimre, limoni spremuti. Le ernie al disco si sprecano. L'operaio diventa una protesi della macchina. Con il diktat della Fiat perderemo anche la pausa mensa, spostata a fine turno. E se c'incazzeremo neanche potremo scioperare, pena licenziamento."
Ma la posta in gioco riguarda non solo la schiavitù per legge e l'annientamento dei diritti, dalla malattia al diritto di sciopero, ma il neocorporativismo fascista che si instaura nelle relazioni operai/stato dei padroni.
Ma chi l'ha detto che gli operai debbano cedere? I 21 giorni alla Sata sono stati una tappa storica importante della lotta contro la Fiat e lo stato e sono ancora lo spettro che il fronte padronale spera di annientare. Ma è la via tracciata perchè gli operai possano vincere, perchè pensino con la loro testa, e, con l'esercizo della vera democrazia davanti ai cancelli, con la forza del picchetto, dei blocchi, decidono in autonomia da sindacalisti e politicanti. E oggi possono guardare all'esempio dei loro compagni che nessuna rappresaglia, nessun licenziamento politico sono riusciti a piegare. Alla grande dignità e libertà di coloro che hanno srotolato uno striscione al passaggio della marcetta dei servi del padrone.
Antonio chiude l'intervista con queste parole: " Le imposizioni di regime non possono essere subite a lungo, prima o poi la rabbia di tanti, anche di chi vota sì, scoppierà".
Contro la borghesia, contro Fiat, i padroni e il loro Stato, per il potere operaio

prolcomra
22/06/2010

pc quotidiano 22 giugno - La posizione di Operai Contro a Pomigliano

1 Marchionne è isterico ed ha ragione di esserlo. La FIOM, il sindacato che organizza la maggioranza degli operai ha detto NO all’accordo. Qualunque sia il risultato del referendum gli operai iscritti alla FIOM e i loro sostenitori sono liberi di organizzare gli scioperi e le proteste necessarie per difendere i loro diritti conquistati con più di cento anni di lotta.

2 La scelta più conseguente di fronte a questo referendum, che è una truffa, è quella di non andare a votare. Con meno della metà di votanti perde anche formalmente qualunque valore. La Fiat lo sa ed ha imposto a tutti la presenza. I tabulati dei voti andranno nelle mani della direzione e sarà facile individuare “i non interessati” che verranno condannati al licenziamento.

3 La presenza massiccia di tutti gli operai in fabbrica può diventare un’occasione buona per organizzare dall’interno il boicottaggio del voto. Uno sciopero al momento di andare alle urne con un corteo che abbandona lo stabilimento diventa un evidente rifiuto collettivo . Difficile da realizzare ma non impossibile.

4 Spinti a partecipare con la paura di rappresaglie, impossibilitati ad una protesta collettiva ci rimane una sola scelta: votare e votare NO. Qui sta il punto, Marchionne vuole un SI unanime sul suo piano e se lo deve sognare. Se i NO assieme alle astensioni ed alle schede bianche e nulle superano il 50% il referendum è comunque fallito. Tutti dicono che vinceranno i SI ma il problema è con quali percentuali? Se i SI non raggiungeranno il 70% degli aventi diritto al voto la FIAT ha perso la partita del famoso coinvolgimento. Un 30% degli operai che non ci stanno
sarà un bel problema.
Truccheranno le schede? Se i SI non saranno sufficienti è possibile, hanno in mano il controllo totale dei seggi. Ma devono stare attenti, i conti li sappiamo fare anche noi.

5 Marchionne ha già fregato gli operai polacchi; gli ha imposto le sue condizioni capestro; quelli hanno accettato e oggi finiscono in mezzo ad una strada. Votando SI, se mai Pomigliano ripartirà
sarà sempre in pericolo, basterà trovare da qualche parte operai disposti a scendere più in basso e la fine sarà segnata. Votare SI vuol dire esporre la fabbrica al pericolo di chiusura, chi potrà opporsi se i conti del mercato non tornano? Forse gli operai che si sono piegati senza resistere al ricatto del padrone? Forse i capi sempre pronti a capire le necessità della direzione? Forse i chiacchieroni politici che stanno facendo chiudere Termini Imerese nel più assoluto silenzio.

6 Meno saranno i SI al piano Fiat, più saremo forti come operai, più la fabbrica sarà difesa. Se ci è permesso usare gli stessi sistemi della FIAT mettiamo Marchionne di fronte ad un legittimo ricatto o ci riporta al lavoro rispettando i nostri diritti e le leggi che li regolano oppure sarà il diretto responsabile delle tensioni sociali che il tentativo di chiudere Pomigliano scatenerà in tutta la regione.

Marchionne non ha rispetto per gli operai, tantomeno per la FIOM e nemmeno per i sindacalisti che gli hanno fatto da tappeto. A Pomigliano deve abbassare la cresta.

pc quotidiano 22 giugno - La posizione dello slai cobas Fiat alfa romeo - Pomigliano d'Arco

Nel referendum di oggi lo Slai cobas si troverà da solo a rappresentare i lavoratori del fronte del “NO”, compresi quelli della Fiom, e questo perché la stessa Fiom da un lato invita i lavoratori ad “andare a votare” e dall’altro si sottrae alle sue responsabilità sindacali di controllo delle operazioni elettorali e di spoglio delle schede non avendo nominato i suoi rappresentanti ai seggi.

La posizione dello Slai cobas è stata presa inoltre sia per “parare” l’ambigua scelta della Fiom che, ritirandosi sull’Aventino, rischiava di tirare la volata alla Fiat per il “SI”, sia per contrastare e “spiazzare” quel “referendum addomesticato”, con esito scontato e plebiscitario voluto dalla Fiat che si era attrezzata a gestirlo in prima persona e senza alcuna opposizione con l’ausilio dei sindacati firmatari e consenzienti.

Lo slai cobas comunque ha già ha messo al lavoro un “pool” di giuristi ed avvocati per impugnare l’accordo come deciso, tra le altre iniziative, nell’affollata assemblea di sabato scorso a Pomigliano.

Il fallimento della “fantozziana” fiaccolata organizzata dalla Fiat sabato scorso (che ha visto la partecipazione di appena 200 ‘colletti bianchi’ a fronte dei 500 presenti in organico) dimostra due fatti:

i lavoratori non sono fessi e voteranno “NO” per non farsi ridurre in schiavitù

il fronte aziendale del “si” è stato in messo allo sbando dallo Slai cobas, ha fallito la “fantozziana fiaccolata voluta dalla Fiat”, è stato costretto, da una mamma operaia dello Slai cobas, a ritirare precipitosamente il vergognoso spot di Fabbrica Italia.

Per la DIFESA VERA DEL POSTO DI LAVORO,
dei diritti dei lavoratori e delle loro famiglie:

OGGI VINCERANNO I “NO” !!

SLAI Cobas Fiat Alfa Romeo - Pomigliano d’Arco, 22/6/2010

pc quotidiano 22 giugno - contro il fascismo padronale- contro lo schiavismo operaio- no all'accordo- no al referendum

Un accordo contro le leggi, i contratti e lo Statuto dei lavoratori, contro la Costituzione,
che dalla Fiat, padroni e governo vogliono estendere a tutte le fabbriche e posti di lavoro.

Un referendum truffa e ricattatorio per un accordo firmato da sindacati venduti Fim, Uilm, Fismic; sostenuto dalla Cgil di Epifani, per ricattare e piegare gli operai combattivi e coscienti, l'opposizione Fiom, cancellare il sindacalismo di classe e il diritto di sciopero.

Esprimiamo in tutte le forme solidarietà e sostegno agli operai di Pomigliano che si oppongono.

Difendiamo con la lotta unitaria e generale, dal basso il lavoro, insieme ai diritti, dignità, la libertà sindacale, la democrazia operaia,
a Pomigliano come in tutte le fabbriche.
Non vogliamo tornare indietro di 50 anni!

proletari comunisti
22 maggio 2010

lunedì 21 giugno 2010

pc quotidiano 21 giugno - info sulle iniziative del 19 giugno

A Palermo

in occasione della "giornata dell'eroismo" in ricordo delle centinaia di prigionieri politici peruviani del PCP massacrati dall'esercito peruviano, in adesione alla giornata di lotta nazionale di solidarietà con i prigionieri politici nelle carceri imperialiste e di lotta contro la repressione compagni e giovani di red block hanno dato vita a un volantinaggio e attacchinaggio itinerante nel quartiere popolare Ballarò e nel centro storico diffusi e affissi il volantino nazionale , il manifesto nazionale e uno in solidarietà con i giovani compagni baschi arrestati


A Milano

Pioggia vento hanno pesantemente ostacolato l'iniziativa per il 19 giugno a Milano
a piazzetta di via dei transiti, cui hanno partecipato i compagni di proletari comunisti delle sedi di Bg e MI, proletari da Zingonia e immigrati da Bergamo, altri compagni comunisti di Milano.
Una mostra in tre pannelli molto ampi articolava tutto il discorso della giornata di lotta contro la repressione:
- la repressione che marcia di pari passo col moderno fascismo, dal salto di qualità rappresentato dal G8 a Genova all'attuale criminalizzazione di ogni forma di dissenso politico organizzato e di conflitto sociale, attacchi alla magistratura e alla libertà di stampa
- la condizione degli immigrati, i lager CIE, le leggi razziste i pogrom
- la condizione dei lavoratori, negazione della sicurezza, dei diritti democratici, impunità per i padroni assassini
- la tortura i pestaggi, omicidi e i suicidi quotidiani nelle carceri, l'impunità per torturatori e assassini
- la "globalizzazione della repressione" dal coordinamento internazionale di apparati repressivi in campagne di criminalizzazione delle idee e delle organizzazioni come quella contro i giovani baschi, al concorso italiano all'addestramento e la copertura internazionale del criminali massacratori della Freedom Flotilla, alla campagna Green Hunt, guerra interna scatenata da un governo contro il proprio popolo, che non soffoca ma alimenta la guerra popolare e la solidarietà interna e internazionale
- Il riferimento storico del 19 giorno dell'eroismo, il suo significato storico e valore attuale e la proposta di dare organizzazione di massa all'unità di tutti i settori colpiti dalla repressione.
Al termine dell'iniziativa, dovutasi interrompere per la forte pioggia e vento, si è improvvisata un'assemblea a Transiti.
Qui sono stati esposti tutti i contenuti della giornata, come illustrati dalla mostra, e si è ribadita la necessità della proposta di un'organizzazione unitaria contro la repressione che, nonostante la fatica a farla raccogliere da altre forze e settori, siamo impegnati a portare avanti.
Da parte di un compagno immigrato irakeno è venuto il contributo del racconto della sua vicenda personale: sette mesi di carcere per immigrazione clandestina prima di vedere riconosciuto il suo status di rifugiato; avvocati disonesti che gli hanno proposto di avviare la causa di risarcimento per ingiusta detenzione, ma trattenendo per sé l'eventuale indennizzo; l’urgenza di dover lasciare l'Italia, dove da rifugiato ha diritto solo a un posto letto e 45 euro al mese, per andare dove parenti e amici possono sostenerlo economicamente e aiutarlo a trovare lavoro.
Un compagno disoccupato italiano ha proposto di trovare soluzioni efficaci per questa sua situazione, comune a tanti altri immigrati senza lavoro: serate di solidarietà per permettere al compagno di restare e, in prospettiva, la costituzione di una cooperativa sociale che crei occasioni di lavoro.
L’assemblea si è conclusa con l'impegno a realizzare appena e dove possibile iniziative di finanziamento a favore suo e di tutti gli altri parte di un percorso generale di lotta per il lavoro che coinvolga insieme italiani e immigrati, precari e licenziati,


iniziativa a Mestre


La bandiera rossa di proletari comunisti ha sventolato in centro a Mestre per due ore,
durante la iniziativa militante di volantinaggio dei compagni veneti che hanno distribuito un volantino con il manifesto prodotto a livello nazionale
e le adesioni locali alla giornata.
Durante le oltre due ore e mezza di iniziativa, anzi sin dall'inizio, per circa mezz'ora
si sono avute iniziative "investigative" di una pattuglia di polizia giunta sul posto
subito dopo che erano arrivati i primi compagni e lavoratori solidali alla giornata.
In questo ambito, è stato intimato di non affiggere con lo scotch delle locandine
sulle colonne portanti del palazzo-Coin in quanto "proprietà privata", ed è stato
anche identificato un lavoratore che peraltro non stava distribuendo volantini
né affiggendo alcuna locandina.
La popolazione di Mestre, soprattutto giovani, ha reagito bene a questa prima iniziativa ...ci sono stati proletari che hanno fatto foto alla bandiera, ed altri che ne volevano una.

A Taranto, il 19 giugno è stata l'occasione per un lavoro di formazione, informazione di disoccupati, proleari, donne sulla situazione dei prigionieri politici e sulla sempre più ampia repressione contro le lotte proletarie a napoli con arresti, fermi, perquisizioni, cariche così come a taranto e in altre città del sud
l'iniziativa ha affermato e ribadito la necessità di unire i diversi aspetti della lotta alla repressione per un soccorso rosso nazionale proletario e di massa

lo speciale fiat 2 -

proletari comunisti fa uscire oggi sul blog lo speciale 2 - sulla fiat - uno strumento insieme allo speciale 1- agli articoli apparsi in settimana per fornire ai compagni alle avanguardie operaie al sindacalismo di base e di classe unostrumento di lettura completa di ciò che l'accordo fiat e quale il suo significato politico particolare e generale
lo speciale fiat conta su 12 articoli brevi
in esso è contenuta una critica all'accordo punto per punto che può e deve essere
utilizzato a parte
l'inquadramento politico di questa battaglia è offerto dal manifesto nazionale già edito e in questi giorni affisso nel maggior numero di fabbriche e posti di lavoro
domani proletari comunisti appoggia i presidi nazionali dello slai cobas per il sindacato di classe nelle fabbriche e posti di lavoro in cui è presente
proletari comunisti sostiene tutti gli operai e gli organismi sindacali di classe che si battono contro l'accordo e che boicottano il referendum fascista di domani

tutto il materiale viene realizzato anche nella forma stampata ed è richiedibile
a ro.red@libero.it

pc quotidiano 21 giugno -speciale Fiat 2 - 1 - la nostra critica all'accordo Fiat

A PREMESSA DELL'ACCORDO

”L'azienda ribadisce che, al fine della realizzazione del Piano si debbano concretizzare le condizioni che rendono operativo e praticabile, mediante l'adesione effettiva dei soggetti interessati, quanto convenuto per la sottoscrizione della presente ipotesi di accordo”.
In questo punto è formalizzato in forma anomala rispetto agli accordi sindacali ordinari una sorta di clausola di dissolvenza, per cui “l'adesione effettiva dei soggetti interessati”, intesa ben oltre i sindacati firmatari dell'accordo, viene posta a condizione della realizzazione del piano. Di conseguenza, il ricatto è permanente e l'accordo può essere disdetto unilateralmente dall'azienda quando essa ritenga che manchi “l'adesione effettiva”.

A pag. 3 dell'accordo, dopo aver esposto il progetto, si aggiunge:
“fatti salvi eventuali slittamenti dell'avvio produttivo e della data di lancio del prodotto dovuti alla complessiva situazione economica internazionale e/o alle condizioni generali del mercato autoveicolistico, oltre che al ritardato avvio degli investimenti derivante dal protrarsi dalla trattativa sindacale per la sottoscrizione del presente accordo”.
A parte l'ultima frase che chiaramente vuole solo rafforzare l'intimazione ricattatoria e imporre subito la firma dell'accordo come condizione dell'avvio produttivo, con l'inserimento di questa altra premessa nell'accordo la Fiat dice tranquillamente che gli impegni possono essere elusi come e quando vuole, rispetto a generici quanto incontrollabili eventi nella fase di crisi, sempre possibili oggi. Quindi non c'è nessun vincolo per l'azienda. Nè per i tempi di avvio della produzione della Panda, nè, anche, – visti i generici richiami a situazione internazionale e mercato – per la presenza del gruppo sul territorio e la conservazione dei posti di lavoro.
L'azienda pretende la schiavitù dei lavoratori ma si riserva la libertà del bluff.

I PUNTI DELL'ACCORDO:

L'accordo introduce i 18 turni, dal lunedì al sabato, 8 ore su 3 turni, la settimana lavorativa avrà inizio alle ore 6 del lunedì e cesserà alle ore 6 della domenica successiva. il riposo individuale settimanale sarà a scorrimento. Il 18° turno sarà coperto con la retribuzione di Par, festività, e con cumulo della mezz'ora accantonata per turno. Nella manutenzione i turni sono 21. Per i lavoratori del turno centrale l'orario va dalle 8 alle 17 con un'ora di intervallo non retribuita.
Cosa significa passare a 18 e addirittura 21 turni, in termini di fatica, di stress, di sconvolgimento della vita individuale e familiare lo sanno bene gli operai della Fiat di Melfi che non per 18 ma contro 17 turni hanno in passato duramente lottato.
Ma qui vi è anche la beffa, il 18° turno “cadente tra le ore 22 del sabato e le 6 del giorno successivo o dalle ore 22 della domenica alle ore 6 del giorno successivo” se lo devono pagare i lavoratori, utilizzando permessi, festività, ecc. O come vedremo nei punti successivi sarà lavorato.
Una turnazione fatta in deroga, come tranquillamente dice l'accordo, a quanto previsto dalla L. 66/03 in materia di riposi giornalieri e settimanali.

Con questa turnazione la pausa mensa viene spostata a fine turno, con mezz'ora retribuita e con orari per mangiare che diventano abbastanza assurdi per il 2° e 3° turno°: dalle 21,30 alle 22 e dalle 5,30 alle 6.
Questo spostamento ha lo scopo di un utilizzo pieno del turno da parte della azienda; per gli operai significa aumento della fatica, con conseguenze su salute e sicurezza, con sconvolgimento del normale ciclo alimentare. Ma per Marchionne gli operai non sono persone che devono mangiare quando è necessario, ma quando lo vuole il padrone.

Il lavoro straordinario: 80 ore annue pro capite, senza preventivo accordo sindacale, da effettuare a turni interi. Il lavoro straordinario potrà essere effettuato nel 18° turno già coperto da retribuzione o nelle giornate di riposo. L'azienda comunicherà ai lavoratori di norma con 4 giorni di anticipo, e terrà conto di esigenze personali entro il 20% con sostituzione con volontari...
Con accordo individuale tra azienda e lavoratore, l'attività lavorativa sul 18° turno potrà essere svolta a regime ordinario con la sola maggiorazione del lavoro notturno.
Il lavoro straordinario nell'ambito delle 200 ore pro capite potrà essere richiesto anche durante la mezz'ora di mensa, con un preavviso che si riduce a 48 ore.
Le ore di straordinario complessive aumentano a 120 (40 già previste nel contratto + 80 di quest'accordo). L'azienda con accordo/ricatto col singolo operaio non pagherà neanche la maggiorazione dello straordinario. Farà saltare anche la pausa mensa; benchè l'uso della pausa mensa per far fare straordinario sia contrario alla direttiva europea sugli orari e alla legge 66/03, con questo punto dell'accordo viene tolto anche il diritto di mangiare affinchè ogni minuto dell'operaio, anche quelli necessari per campare siano al servizio del profitto padronale.
La possibilità di sottrarsi allo straordinario fino al 20% vale solo per le 80 ore non per le 40; per di più l'uso di personale “volontario” vuole dire per il lavoratore doppi turni, con una violazione della pausa di riposo tra un turno e l'altro, in deroga arbitraria, anche in questo caso, alla legge che obbliga ad un periodo minimo di 11 ore di riposo giornaliero.

Sulle mansioni , si dice che “a fronte di particolari fabbisogni potrà essere richiesto ai lavoratori la successiva assegnazione ad altre postazioni di lavoro”.
Mentre nel punto “bilanciamenti produttivi” vengono fatti decadere gli accordi precedenti e viene stabilita la possibilità di “mobilità interna dei lavoratori da area ad area nella prima ora del turno in relazione agli eventuali operai mancanti o, nell'arco del turno, per fronteggiare perdite derivanti da eventuali fermate tecnico-produttive”.
Un punto che dà mano libera a direzione, capi nell'utilizzo degli operai con una mobilità selvaggia, flessibilità di mansioni, con inevitabile aumento del rischio infortuni.

Sull'organizzazione del lavoro e pause: “si opererà sul miglioramento dei livelli di prestazione lavorative con le modalità previste dal sistema WCM e dal sistema Ergo-Uas... che costituisce parte integrante del presente accordo.
Le soluzioni... migliorative derivante dall'applicazione del sistema Ergo-Uas permettono sulle linee a trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuno fruite in modo collettivo che sostituiscono le attuali 2 pause di 20 minuti ciascuno”.
La riduzione delle pause e il corrispondente incremento di 10 minuti della prestazione lavorativa viene monetizzata “in una voce retributiva specifica denominata “indennità di prestazione collegata alla presenza”, un importo forfettario di 0,1813 euro lordi/ora... importo onnicomprensivo, da corrispondere solo per le ore di effettiva prestazione lavorativa, con esclusione delle ore di inattività, della mezz'ora di mensa ecc... tale indennità è esclusa dalla base di calcolo per il TFR”.
Questo punto dell'accordo è quello più grave rispetto alle condizioni di lavoro degli operai; esso insieme ai 18 turni porta ad una intensificazione dei ritmi, un aumento del 20% della velocità di linea, che insieme allo spostamento mensa a fine turno, riduzione delle pause, vorrà dire massima intensificazione dello sfruttamento, fatica e fatica.
Il Sistema WCM e Ergo-UAS, sono sistemi per il controllo minuto per minuto dei movimenti e dei tempi degli operai, per la vivisezione del corpo degli operai per un perverso uso scientifico dei movimenti di braccia, gambe, ecc., allo scopo della massima riduzione dei tempi di ogni operazione lavorativa. Un sistema che lì dove è stato applicato (vedi alla Fiat Sata, chiamato TMC2) porta ad ogni operaio serie patologie invalidanti alle braccia, mani, ai muscoli, insieme ad uno stress per i ritmi e il controllo a cui vengono sottoposti. Un sistema considerato illegale dalla stessa Magistratura.
Ma questa volta avviene anche qualcosa in più: questi sistemi mai contrattati, vengono messi ora come allegati nell'accordo e pertanto considerati da ora in poi non politiche aziendali (e, quindi, anche contestabili) ma parte dell'accordo e quindi chi accetta l'accordo accetta anche il WCM e Ergo-Uas.

“Le attività formative si svolgeranno contemporaneamente alla ristrutturazione degli impianti e saranno fortemente collegate alle logiche WCM... La frequenza dei corsi è obbligatoria, il rifiuto di partecipazione o la mancata presenza sarà disciplinarmente perseguibile.
Le OO.SS. e le Rsu confermano che non sarà richiesta a carico dell'azienda alcuna integrazione o sostegno al reddito, sotto qualsiasi forma diretta o indiretta”.
La formazione “fortemente collegata alle logiche del WCM” vorrà dire dare ai corsi di formazione una precisa funzione, come già è avvenuto nella stessa Pomigliano nel 2008, di imbonimento ideologico e di selezione tra operai buoni e cattivi. L'accettazione, poi, da parte sindacale di non richiesta di integrazione da parte dell'azienda, che è in contrasto con la legge 102 che prevede invece esplicitamente il pagamento della differenza di trattamento tra cig e salario, in caso di obbligo di presenza di lavoratori in cigs, è una conferma della subordinazione indecente dei sindacati alle logiche Fiat.

Recuperi produttivi: “Le perdite produttive per cause di forza maggiore o per interruzione delle forniture vengono recuperate collettivamente a regime ordinario, entro sei mesi successivi, sia nella mezz'ora di mensa, sia nel 18° turno, sia nei giorni di riposo individuale”.
In questo modo l'azienda può fare bellamente saltare sia la mensa, sia i giorni di riposo individuale; e, benchè si tratti di perdite non determinate da operai, per assenze o altro, ma frutto di cause oggettive, la Fiat non pagherà neanche la maggiorazione per quelle ore di lavoro straordinario, e di sottrazione di ore vita.
Tutto questo ancora una volta è in contrasto con norme e leggi: l'art. 4 del CCNL e la legge 66/03 e con la Direttiva europea.

Sull'assenteismo. Per contrastare forme anomali di assenteismo che si verifichino in occasione di particolari eventi non riconducibili a forme epidemiologiche... le parti, nel caso in cui la percentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media, individuano quale modalità efficace la non copertura retributiva a carico dell'azienda dei periodi di malattia correlati al periodo dell'evento”.
In caso di assenteismo verificato nelle tornate elettorali, “tale da compromettere la normale effettuazione dell'attività produttiva... lo stabilimento potrà essere chiuso, la copertura retributiva effettuata con Par e ferie e il recupero della produzione sarà effettuato senza oneri aggiuntivi a carico dell'azienda...”.
Si tratta di un colpo di mano su diritti sanciti dalle leggi. E anche qualcosa di più e di inedito: parlando di “percentuale superiore alla media” per la malattia si porta avanti una forma di pressione/ricatto verso tutti, costringendo tutti gli operai a farsi controllori dei propri compagni di lavoro, e applicando una logica fascista per cui per alcuni lavoratori che si assentano pagano tutti. Qual'è poi la percentuale “superiore alla media”? Rispetto a quale area della fabbrica? A tutta la fabbrica? Quanti operai si autocostringeranno o saranno costretti per non essere malvisti dagli altri lavoratori, a scendere al lavoro anche con la febbre?
Lo stesso ricatto avviene per le assenze nei periodi elettorali, per cui arbitrariamente nell'accordo viene anche deciso di escludere dai pagamenti e riposi i rappresentanti di lista; assenze che evidentemente vengono sempre autorizzati dai partiti, quegli stessi partiti, in primis a Pomigliano il Pd, che oggi da buon ipocriti moralisti dell'ultim'ora si dichiarano strenuamente a favore del piano Marchionne.

Sulla CIGS: nell'accordo vengono confermati i 2 anni di cassintegrazione straordinaria e si aggiunge che “non potranno essere adottati meccanismi di rotazione tra i lavoratori”. Allora che valore ha scrivere “Previo esperimento delle procedure di legge”, visto che un aspetto centrale di queste procedure è proprio la verifica attuazione della rotazione? Vuol dire solo che i sindacati firmatari accettano, senza un minimo di vergogna, una procedura solo sulla carta e fasulla nella sostanza.

A partire dal 1° gennaio vengono abolite alcune voci retributive, paghe di posto, indennità di disagio, premio mansioni, premi speciali e parte di queste sono accorpate sotto la voce “superminimo individuale non assorbibile”, che però viene riconosciuto solo agli operai attualmente in organico e non agli eventuali futuri assunti.

Sede di Nola: “E' confermata la missione del Polo logistico della sede di Nola. Eventuali future esigenze di organico potranno essere soddisfatte con il trasferimento di personale dalla sede di Pomigliano”.
Viene quindi confermata la natura di reparto confino dello stabilimento di Nola, da continuare ad usare per trasferire operai eccedenti, operai scomodi da Pomigliano, con assoluta discrezionalità da parte della Fiat.

Clausole di responsabilità per sindacati e operai = la repressione:
“Il presente accordo costituisce un insieme integrato, sicchè tutte le sue clausole sono correlate ed inscindibili tra loro, con la conseguenza che il mancato rispetto degli impegni (anche di uno solo)dalla O.S. o dalla Rsu, anche a livello di singoli componenti, ovvero comportamenti inidonei a rendere inesigibili le condizioni concordate per la realizzazione del Piano e i conseguenti diritti o l'esercizio dei poteri riconosciuti all'Azienda libera l'Azienda dagli obblighi del presente accordo nonché da quelli derivanti dal CCNL...” - e quindi non pagherà contributi sindacali e non concederà permessi sindacali.
Ma chiaramente Marchionne ha pensato anche a punire i comportamenti degli operai. Continua questo punto dell'accordo: “le parti si danno atto altresì che comportamenti individuali e/o collettivi dei lavoratori idonei a violare in tutto o in parte le clausole del presente accordo o a rendere inesigibili i diritti e i poteri dell'Azienda”, ugualmente libera l'azienda dagli obblighi sindacali. Mentre per gli operai, come viene scritto nel punto successivo: “Clausole integrative del contratto individuale di lavoro” vi sono provvedimenti disciplinari fino al licenziamento.
Siamo alla dittatura padronale, anche il linguaggio ha un sapore fascista e il sistema è fascista: basta un comportamento di un solo delegato, il mancato rispetto di uno solo degli impegni, o addirittura comportamenti (non meglio specificati) che l'azienda ritenesse lesivi dei suoi “poteri, e la Fiat può tranquillamente fare carta straccia dello Statuto dei Lavoratori e del Contratto nazionale, può cancellare a Pomigliano tout court il sindacato e portare la condizione degli operai indietro di più di 50 anni o a livello di un laboratorio cinese fuorilegge!
Una dittatura in cui i delegati sono incatenati, messi in condizione dagli stessi sindacati firmatari dell'accordo di non fare niente se non i controllori di sé stessi e soprattutto dei comportamenti operai. Anche una iniziativa di un Rsu sulla sicurezza verrà presa dall'azienda come comportamento che rende inesigibile le condizioni del piano.
Con questo accordo viene reso esplicito il ruolo delle OO.SS. come cinghia di trasmissione del padronato verso gli operai. Ai capi si aggiungono i rappresentanti sindacali per imporre le condizioni capestro di questo accordo, per spiare e reprimere comportamenti individuali, la cui definizione è tanto volutamente generica quanto arbitraria, facendo diventare Pomigliano non una fabbrica ma un carcere.
E' chiaro che questo punto finale dell'accordo non poteva non esserci per la Fiat, perchè è la condizione capestro per imporre tutti gli altri punti dell'accordo, e fanno capire più di tante parole la gravità delle condizioni poste dall'accordo.

Rispetto a tutto questo, l'aggiunta all'ultimo momento del punto sulla “Commissione paritetica di conciliazione”- tra l'altro presieduta da un rappresentante di parte datoriale dell'Unione Industriale di Torino, oltre che un misero contentino dato da Marchionne ai sindacati, verrà usato dalla Fiat per corresponsabilizzare ancora di più le OO.SS. nella repressione dei comportamenti dei delegati e degli operai che violassero gli impegni dell'accordo.

Quale Stato, quale governo, almeno per salvare la faccia di una parvenza di legalità, permette che ogni azienda si faccia le sue deroghe a leggi di Stato, alla Costituzione, ai Contratti nazionali? E qui invece viene fatto!
Dopo questo accordo, come già stanno dicendo altri padroni, la stessa Pres. della Confindustria, ogni azienda potrà violare leggi, Costituzione (e in questo senso va evidentemente la modifica dell'art. 41 della Costituzione), farsi le leggi proprie. Altro che federalismo della Lega, è anche peggio, siamo al fatto che ogni capitalista potrà farsi le leggi a proprio uso e consumo e lo Stato ratifica.
Questo accordo è illegale, non si poteva fare. Insieme ad un peggioramento grave delle condizioni di lavoro, stabilisce – come hanno denunciato dei coerenti democratici - la liquidazione di diritti indisponibili, diritti che nessun sindacato potrebbe negoziare per il semplice fatto che non gli appartengono, diritti che nessuno, neppure i titolari diretti, può alienare perchè costitutivi di una civiltà giuridica che trascende le parti sociali e gli individui.
Si vuole portare la condizione operaia a livello di laboratori a nero gestiti da cinesi in violazioni di norme contrattuali e di leggi, senza controlli, senza tutela sindacale, con la differenza che mentre questi padroncini vengono ispezionati, sanzionati, condannati, le loro aziende anche sequestrate, Marchionne e i sindacalisti firmatari dell'accordo sono difesi e presi ad esempio.

pc quotidiano 21 giugno - speciale fiat 2 - 7 - Callieri e la Camusso - nuova speranza fiat

Importante nel quadro generale della vicenda è la riapparizione simultanea su tutti i giornali di Carlo Callieri, direttore del personale della Fiat nell'ottobre 80, all'epoca di romiti e della “marcia dei 40 mila”, che nelle diverse interviste lancia un messaggio netto: “La marcia dei capi cambiò il rapporto di forza a favore dell'azienda”. Oggi che questo problema sembra non esserci, qual'è quindi lo scopo di questa mobilitazione, se non quello di imporre una vera dittatura, come dice Sacconi: “nessuno ostacoli il percorso”.?
Callieri in forme molto precise sostiene che bisogna completare l'opera di quegli anni, cancellare ogni traccia del sindacalismo di classe o di quello che potrebbe diventare.
“Tutta la vicenda di Pomigliano può produrre effetti rilevanti per il futuro del paese... allora nell'80 il sindacato era compatto, dopo la marcia ci fu una riflessione che portò Lama, Carniti e Benvenuto a chiederci di presentare il documento con le condizioni di accesso alla fabbrica... noi lo facemmo e loro lo firmarono subito. Oggi il problema si chiama Fiom, ferma all'ideologia di 30 anni fa: il conflitto permanente, il modello antagonista e il salario come variabile indipendente”.
Quello che Callieri chiama Fiom, non è la Fiom, e quindi non è della Fiom che in realtà sta parlando ma delle lotte operaie, dell'organizzazione operaia, del sindacato operaio qualunque sia la veste. E' verso di questo che i padroni e il governo vogliono una sorta di 'soluzione finale'.
Qual'è la 'soluzione', la soluzione del problema Fiom Callieri la indica, ed è la Cgil e la Fiom stessa: “Va detto che anche nella Fiom di oggi ci sono punti di vista differenti. Un conto è l'atteggiamento dialogante della Fiom di Torino, altro è quello oltranzista della Fiom della Campania”.
E nella Fiom Callieri richiama in servizio i suoi referenti di sempre, e riferendosi a Mirafiori dell'80 dice: “purtroppo dai tempi della segreteria di Sabatini era stata espulsa dal gruppo dirigente tutta l'ala moderata dei Damiano, Sateriale, Camusso. E questi sono i risultati”. Come, quindi, Callieri auspica che si risolva oggi la questione? “conosco bene Guglielmo Epifani, sono sicuro che lui vorrebbe firmare, la mia speranza è che la Cgil sostituisca la Fiom al Tavolo del negoziato, anzi questa è la mia speranza ma anche la mia previsione. Epifani è un moderato e la posta in gioco è troppo alta. Se Epifani non lo fa, quella firma la metterà Susanna Camusso che come tutti prevedono sarà segretaria generale tra qualche mese”.

La nuova segretaria in pectore della Cgil è la Susanna Camusso. In questo sindacato il ricambio dei gruppi dirigenti è ormai molto più vicino ad una monarchia con investiture prolungate e rituali, frutto spesso di meschine lotte per il potere e rincorsa ad interpretare nella migliore maniera possibile il sindacalismo della aristocrazia operaia e della collaborazione, e la funzione di compatibilità e mediazione tra gli interessi, non del singolo padrone, ma dei padroni nel loro insieme dentro l'esigenza dell'economia nazionale nella contesa del mercato mondiale.
Ma se queste sono le leggi e i rituali che domina l'attuale Cgil, non è che le persone non contino, anzi le scelte danno il segno e in un certo senso personificano la direzione di marcia e il ruolo che si vuole svolgere. In questo senso la Camusso è “uscita dal silenzio” proprio mentre gli operai si trovano di fronte ad uno scontro di carattere storico, epocale e il sindacato, la Cgil in primis, rimodella il suo ruolo in questo scontro.
Giustamente il Corriere della Sera rileva che l'investitura della Camusso sia avvenuta proprio il giorno in cui la Fiom ha espresso il suo No all'accordo Fiat. Giustamente viene ricordato che Susanna Camusso ha rappresentato negli anni 1977-1997 la destra nella Fiom dalla quale fu in un certo senso estromessa sotto la segreteria di Sabatini considerato dall'area degli operai attivi di questo sindacato come un duro.
Sconfessata dal “sindacato operaio”, diventata la sconfessione ormai un titolo di merito, la Camusso nella Cgil finisce una corriera ma ne ricomincia un'altra, e infatti la Camusso, invece che sparire comincia lì la sua vera carriera.
Ricordiamo che la Fiat è stata una fabbrica chiave della Camusso perchè l'estromissione dalla Fiom avvenne nel 1996 in un modo abbastanza raro nella stessa Cgil. La Camusso venne estromessa dalla conduzione della vertenza Fiat, oseremmo dire “a furor di operai”, o almeno “a furor di sindacato Fiom”, per la posizione filo Fiat che aveva nella vertenza stessa. Per cui, voluto o no la scelta del giorno della sua investitura, la Camusso per la Cgil è la persona giusta al momento giusto per condurre nell'ambito di una vertenza Fiat la sua azione anti Fiom ma che è essenzialmente una azione antioperaia.
Ricorda Il Manifesto: “Nel '94 la Camusso responsabile del gruppo Fiat siglò un accordo unitario con cisl e uil che introduceva il lavoro notturno, i 18 turni nello stabilimento di Termini... in quel caso gli operai non ne furono informati che a cosa fatte – in quell'occasione il referendum bocciò l'accordo con il 70% di No - successivamente in sede di contratto nazionale la Camusso siglò la parte che le era stata affidata contenente per la prima volta la possibilità di licenziare il dipendente 'lungo degente' (fino ad allora poteva rimanere in aspettativa senza salario)...”. Questo fino al '96 in cui Sabattini la “sollevò” pubblicamente dall'incarico per “manifesta incapacità sul campo”, che era un modo di dire in linguaggio sindacalese che Camusso non faceva la sindacalista ma difendeva solo le ragioni dell'azienda.
Il primo a congratularsi con Susanna Camusso per il suo avanzamento nella Cgil è stato il Min. Del Lavoro Sacconi... “affinchè possa operare per la ricomposizione dell'unità sindacale. Faccio affidamento alla sua provenienza socialista che mi fa ben sperare”. Scrive Il Manifesto: “La sua ascesa in ogni caso mostra l'incredibile vitalità di quel pattuglione di riformisti che si è fatto le ossa con Bettino, Sacconi, ma anche Cazzola, i vari Tremonti, Cicchitto, Brunetta”.
Quest'ala “socialista” del sindacato era già ascesa nella Cgil con la segreteria Epifani, perchè i socialisti come partito sono spariti travolti dalla tangentopoli craxiana ma molti di essi hanno continuato a fare brillanti carriere sia nell'ascesa berlusconiana, sia nelle istituzioni, ecc. sia nella Cgil.
Ciò che unisce la Camusso a Sacconi e alla Fiat è quindi assai più che una valutazione sindacale di trincea, ma è in un certo senso una storia, un'ideologia; i comportamenti sono poi conseguenti.
Appena l'accordo Fiat e il referendum sono diventati sempre più chiari per l'influenza che hanno, sono partiti gli scioperi nella fabbriche Fiat, alla Sevel, per esempio, con adesioni del 60% alla lastratura e al montaggio. Ma è a Torino che si evidenzia quello che scriviamo; mentre a Mirafiori 2500 operai delle Carrozzerie in due giorni firmavano contro l'accordo, la Camusso a Torino stessa dichiarava: “Siamo al fianco di quei lavoratori che diranno di Si, in ragione del fatto che per loro il lavoro è il punto fondamentale”.