mercoledì 7 aprile 2010

operai a "l'infedele"

... ABBIAMO SFIDUCIA IN TUTTI. MA SE CI APPOGGIANO NIENTE CI FA SCHIFO...

Questo hanno risposto sostanzialmente lunedì sera nella trasmissione televisiva de L’Infedele gli operai della Maflow, presenti con una folta delegazione, che da giorni stanno presidiando la loro fabbrica contro la chiusura e i licenziamenti, a Gad Lerner che ricordava che nei giorni scorsi avevano accolto il capogruppo della Lega al Comune di Milano, Matteo Salvini, in visita al presidio e rimastovi per varie ore. Non interessa, quindi, quale partito viene, anche un rappresentante di un partito di governo che permette che i padroni possano tranquillamente scaricare la crisi sugli operai, l’importante è ottenere dei risultati, ottenere visibilità.

Questa posizione, che è comune anche ad altre realtà in lotta sia di fabbrica che di altri posti di lavoro, è invece sbagliata e dannosa.
Impedisce che gli operai, i lavoratori lottino autonomamente, per difendere realmente i loro interessi attuali e futuri e li rende illusi e succubi di partiti che altro non fanno che salvaguardare gli interessi della loro classe, quella padronale.

L’andata di Salvini al presidio è servita alla Lega per farsi propaganda non certo agli operai della Maflow. Così come anche la loro presenza in televisione è stata usata per avallare in maniera oscena il ruolo “sul territorio” della Lega, in una trasmissione in cui la Lega ne è uscita bene, in cui la “leggerezza” del conduttore e degli intervenuti dovevano volutamente nascondere tutte le azioni violentemente di difesa degli interessi di bottegai e media borghesia, di padroni e padroncini sul territorio contro gli interessi di classe dei lavoratori; in una situazione in cui neanche qualche giorno prima i due nuovi presidenti regionali della Lega avevano presentato il loro biglietto da visita fascista.

Quanta maggiore “visibilità” avrebbero avuto gli operai della Maflow se avessero cacciato il rappresentante della Lega o avessero rotto durante la trasmissione de L'Infedele quel clima osceno di convivialità!

Oggi tanti operai di fabbriche piccole, medie, grandi lottano anche con determinazione, con coraggio. Ma perchè realmente gli operai possano pesare nella situazione attuale, e contrastare i piani di padroni, governo, partiti borghesi, e sindacati collaborazionisti, non basta che lottino, devono anche pensare, e affermare nella pratica e nella linea la propria autonomia di classe.

Bologna è "rossa", rossa di vergogna!

All'asilo solo col permesso di soggiorno
Il "pacchetto sicurezza", con l’odioso reato di clandestinità, costituisce un salto di qualità nell’attacco ai diritti degli immigrati. Uno degli effetti di questa nuova legge razziale la vedremo in opera domani all'apertura delle iscrizioni ai nidi comunali: gli immigrati potranno iscrivere i propri figli solo se in regola col permesso di soggiorno (che, com'è noto, è legato al contratto di lavoro).
Così il terrore di stato costringe all'invisibilità anche i figli dei lavoratori immigrati e lede il diritto del minore ad avere pari trattamento.
In alcune città, a livello nazionale, i sindaci si sono dichiarati contrari, (apprendiamo dalla stampa borghese che si sono dichiarati contrari i sindaci di Torino, Genova e Firenze). A Bologna, invece, il subcommissario applica questa normativa. Una scelta in continuità, del resto, con le precedenti amministrazioni di "sinistra", da Vitali a Cofferati a Del Bono.
Ma quale "fiore all'occhiello" del welfare pubblico emiliano! Il "buon governo" del Pd e dei suoi alleati è in continuità con la la linea leghista. E non è certo il solo. A Ravenna il sindaco Matteucci si era già detto d'accordo con il tetto del 30% degli alunni stranieri in classe previsto dal provvedimento Gelmini ("una decisione di buon senso").
Gli immigrati, il movimento antirazzista, la sinistra di classe, i sinceri democratici, devono fare sentire la propria voce contro questa barbarie nazista! Il "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi-Bossi dev’essere abolito!
7/4/2010
prolcomra@gmail.com

neonati abbandonati e attacco al diritto d'aborto

Contro l'attacco all'autodeterminazione delle donne: passare all'attacco!
Quella ferocia sui propri figli.
Quell'istinto che spinge le madri a sbranare i propri cuccioli.
Così un articoletto della Bossi Fedrigotti sul Corriere di oggi in riferimento all'ennesimo neonato abbandonato.
Nei giorni dell'attacco dei neo presidenti di regione alla RU486 e, quindi, alla 194 là dove si prevede che devono essere introdotte tecniche migliorative, meno invasive e lesive della salute, crediamo che l'attacco diretto o indiretto alla 194, comunque favorisce un clima di isolamento, di criminalizzazione ed intimidazione sopratutto verso le fasce più deboli della popolazione femminile: le giovani, le immigrate, specie se clandestine e/o in condizioni di oggettiva dipendenza, marginalizzazione. Fasce di popolazione che, dai dati statistici, sempre più frequentemente fanno ricorso già all'aborto clandestino, alle neo-mammane-come più volte testimoniato dalle cronache: le cliniche clandestine cinesi, il ricorso a farmaci fai da te devastanti, in primis per le donne sopratutto da parte delle rumene.
Quello che colpisce, però, nelle poche righe “..Di nuovo però oggi, oltre alla possibilità di abortire, c'è quella di partorire anonimamente in ospedale lasciando in adozione il figlio. E comunque ci sono molti modi di abbandonarlo senza necessariamente condannarlo a morte..”
Certo in una società in cui a ogni piè sospinto non venga espressa -in forma più o meno velata-la riprovazione sociale verso una legittima libera scelta delle donne; in una società in cui abortire “legalmente” non diventi un calvario per le donne; in una società in cui gli immigrati non rischiano la vita per una banale appendicite pur di evitare di andare in ospedale; in una società in cui il diritto d'aborto di cui parla la Fedrigotti non venga messo in seria discussione dall'aumento vertiginoso dei medici abortisti, da leggi che riconoscono il valore giuridico dell'embrione, il loro”diritto” di sepoltura; in una società in cui non si impone il ricovero per l'uso della RU486 ; in una società in cui non si tagliano proprio i servizi di prevenzione....
La Fedrigotti oltre a riferirsi a una realtà “ideale” si rivela essa stessa portatrice di pregiudizi, di velata criminalizzazione di donne che pur disponendo di cotante possibili alternative(!), sceglierebbero “.. quella barbara determinazione ad annientare, fisicamente e a tutti i costi, il frutto del proprio ventre..” né manca un riferimento alla strage di bambini con la solita soluzione di ruote degli esposti. Ma, sopratutto, mette in chiaro come, a fronte dell'ennesimo attacco alla salute, all'autodeterminazione, alla dignità delle donne bisogna mettere in campo, oggi, non solo la difesa del diritto d'aborto ma passare all'attacco contro le leggi che questo diritto attaccano e che contribuiscono a diffondere e favorire un humus oscurantista e reazionario!

appuntamenti nazionali

proletari comunisti fa appello a tutte le forze proletarie, comuniste e rivoluzionarie a sostenere e partecipare a tre importanti appuntamenti nazionali

Brescia 17 aprile
assemblea nazionale della rete antifascista nazionale

25 aprile
giornata nazionale di lotta con manifestazioni, incontri , assemblee ovunque

8 maggio
assemblea nazionale disoccupati,licenziati precari, cassintegrati a napoli -promossa da disoccupati organizzati banchi nuovi napoli- disoccupati organizzati slai cobas per il sindacato di classe taranto

19 giugno Milano
manifestazione di rilievo nazionale a sostegno dei prigionieri politici, contro la repressione

proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
7 aprile 2010

martedì 6 aprile 2010

Il Partito del Sud

Miccichè dice che il motivo che lo ha portato a pensare alla nascita del Partito del Sud è questo episodio da lui raccontato:

“Nel precedente governo Berlusconi, quando ero ministro dello Sviluppo e della coesione, una volta portai in consiglio dei ministri un provvedimento a favore del Mezzogiorno, che, nonostante non costasse una lira, scatenò l’opposizione dei colleghi della Lega. La discussione finì soltanto quando Berlusconi mi chiamò fuori dal consiglio e, allargando le mani, mi disse – Gianfranco, io lo so che tu hai ragione, ma vedi loro sono un partito e tu no“.
È abbastanza curioso che il capo del tuo partito ti dica che il partito non ce l’hai, ma Micciché è fedele servitore di Berlusconi da vent’anni e invece di mandarlo a quel paese riflette profondamente e dice:

“Se avessimo un partito del Sud che costringesse il presidente del Consiglio a mediare e si ottenesse quindi qualche soluzione per i problemi del Mezzogiorno, già sarebbe qualcosa”. E si avvicina sempre più al governo Lombardo, con grande disappunto dei suoi compagni di partito che pur di non lasciare poltrone diventano fedeli più di lui a Berlusconi, tanto da creare il Pdl/Sicilia, perché “Nei precedenti governi Berlusconi, almeno c’erano l’Udc e An, che compensavano la Lega. Adesso, invece, c’è solo la Lega perché l’altro partito, il Pdl, è il partito del presidente, e quindi per definizione non ha un potere d’interdizione”.
“Del partito del Sud [infatti chiarisce Miccichè] non c’è tanto bisogno localmente, ma a Roma. Per questo penso alle prossime elezioni per la Camera e il Senato“.

Niente di “rivoluzionario” quindi! C’è solo bisogno di riequilibrare la forza espressa dalla Lega, uscita ulteriormente rafforzata dalle ultime elezioni regionali, che sbilancia troppo verso il Nord l’interesse del governo. E Lombardo la pensa allo stesso modo: “Basta con il saccheggio delle imprese del nord…”; o come dice il suo capogruppo alla Camera: “Non vogliamo che il mezzogiorno sia solo un luogo di consumo asservito alle esigenze del Nord.”

Naturalmente questi vecchi DC, novelli paladini degli interessi del sud, incalliti trafficanti di voti e clientele, devono condire con frasi ad effetto questa manovra, e infatti Miccichè dice di essere d’accordo con Maroni laddove vede cosa ha “costituito un freno allo sviluppo del Sud: l’assistenzialismo di massa e la speculare cultura clientelare che permea, ahimè [grande questo ahimè!], gran parte della politica meridionale, condizionandone fortemente l’azione.”
E continua: “Per questo il partito non sarà aperto a chicchessia, ma solo a una classe politica che abbia a cuore il bene comune prima d’ogni cosa e che sia abbastanza forte da non svendersi al prezzo di una carriera e da non svendere la nostra terra ai poteri romani, dico proprio questo, affermo cioè la necessità di un cambiamento radicale nel modo d’intendere la politica da parte di coloro che di essa, al meridione, si fanno interpreti ad ogni livello, politico e istituzionale.”

Ma non la fanno poi tanto ideologica, vanno dritto al punto: il Partito del Sud serve a mediare con più efficacia e successo con il governo centrale il trasferimento dei fondi statali ed europei al Sud, che valgono miliardi…

lunedì 5 aprile 2010

1 maggio a Parigi e altro importante

PartitoComunista maoista-Italia, PartitoComunista maoista Francia-PartitoComunista Turchia/Kurdistan-Partito Comunista India-Naxalbari si apprestano a emettere una dichiarazione comune e a preparare insieme la partecipazione al 1 maggio internazionalista a Parigi con le due parole d'ordini base
" dalle rivolte operaie alla rivoluzione proletaria "
" sostenere la guerra popolare in India, sostenere la rivoluzione nepalese"

il 1 maggio esce una nuova rivista internazionale promossa da PCm Italia e PCm Francia
la rivista sarà in tre lingue per ora francese, italiano,inglese e il 1° numero è interamente
dedicato al meeting internazionalista tenutosi a Parigi il 30-31 gennaio 2010 con la partecipazione di numerosi partiti e organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste e marxiste-leniniste

Il PCm-Italia sarà presente e sostiene una conferenza internazionale del Movimento Popular Perù, organismo generato del Partito Communista del Perù che si terrà il 17 aprile a Stoccolma
sulla parola d'ordine Affermare il maoismo ! Abbasso il cretinismo parlamentare !

proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
5 aprile 2010

sabato 3 aprile 2010

lottare a tutto campo contro le crociate ideologiche della Chiesa

Durante la celebrazione della “messa crismale” del “giovedì santo” appena trascorso, il papa Ratzinger è tornato di nuovo alla carica contro le donne e l’aborto definito “un’ingiustizia che viene elevata a diritto quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati”, guardandosi invece molto bene dal fare anche un solo accenno al tema scottante e vergognoso della pedofilia dei preti.
Certamente il tempismo dei neoeletti presidenti delle regioni leghisti, Cota in Piemonte e Zaia in Veneto, contro l’utilizzo della pillola abortiva Ru486 (e anche un bel ringraziamento per i voti ricevuti dalla chiesa!), è stata come la manna caduta dal cielo per Ratzinger e la sua Chiesa esauditi nelle loro richieste antiabortiste pre elettorali, ma non solo, perché con il loro lurido stuolo di preti stupratori non hanno perso tempo a mettersi in moto per trasformarsi subito da carnefici in santi agli occhi dei fedeli!
Lo stesso cardinale Bagnasco, capo della Cei, ha ancora difeso i sacerdoti dicendo che “Nessuna ombra, per quanto grave, dolorosa, deprecabile, può annullare il bene compiuto dai sacerdoti…il mondo credente o meno, guarda al sacerdote con l’aspettativa di vedere in noi il meglio dell’umanità e del bene…”
“Il meglio dell’umanità e del bene”??? Arroganza, faccia tosta senza ritegno, ipocrisia senza limiti è davvero dire poco!

Dopo tutta la merda emersa in questi mesi relativamente alle violenze, alle sevizie e torture commesse dai preti su bambini, violenze che per anni la chiesa ha cercato di insabbiare, limitandosi a trasferire i preti pedofili in altre chiese così da poter tranquillamente violentare altri bambini, senza denunciarli e condannarli, ora dai loro sporchi crimini spostano l’attenzione sulle e contro le donne arrivando perfino a dire sfacciatamente che “l’aborto è un peccato più grave del reato di pedofilia compiuto da un sacerdote”. E’ quanto ha detto monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, in un’intervista rilasciata al Messaggero, nella quale riguardo al reato di pedofilia ha dichiarato che: «Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è pentito sinceramente, lo si assolve...”, al contrario, per assolvere una donna che ha abortito, il sacerdote deve ottenere la dispensa del vescovo, in quanto non può assolverla autonomamente perché “L’aborto viene considerato un peccato riservato, diciamo speciale. Nel caso specifico è chiaro che la Chiesa vuole tutelare al massimo la vita della persona più debole, più fragile, e cosa c’è di più inerme di una vita che è in divenire e non è ancora nata?”

Siamo dinanzi alla BARBARIE ALLO STATO PURO!
E la vita dei bambini violentati, stuprati, abusati NATI! non conta nulla?
Non è anch’essa una vita di bambini in “fragile e debole DIVENIRE”?
Parlano di tutelare la vita (quando ancora non c’è) e si scagliano contro le donne e il diritto di aborto mentre nella realtà non si creano alcun scrupolo a difendere chi nella loro cerchia ha attaccato, violentato, distrutto le vite di bambini che ci sono, che esistono in carne e ossa!

Denunciare, smascherare, lottare a tutto campo contro le crociate ideologiche della Chiesa parte attiva al fianco del governo nella trasformazione in senso reazionario della società di cui uno degli elementi cardine è proprio la restaurazione di una concezione delle donne da “moderno medioevo”

Regione Vendola e Teleperformance

Teleperformance, uno dei più grossi call center in Italia e a livello internazionale, ha avviato la procedura per un mega licenziamento di circa 1000 operai, tra Taranto e Roma, solo a Taranto su 2000 lavoratori sono 674, più di un terzo.
Le cause reclamate dall'azienda sono la solita crisi, i costi troppo alti rispetto ai concorrenti che non trasformano i contratti dei lavoratori a co.co.pro a Tempo indeterminato, la scarsa produttività del personale accusato di assenteismo (leggi: soprattutto “maternità”, dato che la gran parte sono donne) e di lavorare male. Intanto Teleperformance apre altre sedi all'estero, in Argentina e soprattutto in Albania, dove a salari più stracciati e a condizioni di lavoro meno tutelate, i superprofitti sono assicurati.

Ma che c'è dietro questa vicenda Teleperformance? La rieletta Regione Vendola.
Che fa la Regione Vendola, soprattutto con l'assessore del Pdci, Barbieri, due anni fa? Teleperformance si insedia a Taranto e comincia ad assumere centinaia di donne, ragazzi; diventa dopo qualche mese la seconda azienda per occupazione dopo l'Ilva. ma chiaramente questa rapida scalata viene fatta sulla pelle di centinaia lavoratori: tutti a contratto a progetto, con bassi salari, con diritti zero, anche sul fronte della inesistente tutela sanitaria e della sicurezza (tanto che per una fuoriuscita di gas da impianti di riscaldamento 25 lavoratori, donne anche in cinta, finirono in ospedale), in condizione di pesante ricatto, pressione psicologica e fisica per raggiungere gli obiettivi, altrimenti venivano cacciati, ecc.
Un vero e proprio “bandito”. Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto organizza i primi lavoratori, manda l'Ispettorato del Lavoro, ma prima che si imponesse con la legge la trasformazione di tutti i lavoratori a Tempo Indeterminato, piomba a Taranto l'ass. regionale al lavoro Barbieri che, superattivo, con mandato della Regione di Vendola, non solo garantisce a Teleperformance migliaia di euro del governo, allora Prodi, benchè i passaggi a TI avvengano scaglionati e non per tutti, ma regala di suo una media di altri 8 mila euro per stabilizzazione dei lavoratori. Milioni di euro totalmente ingiustificati, verso un'azienda che intanto apriva in America Latina, che aveva commesse da aziende pubbliche. Una barca di soldi che è continuata fino a dicembre scorso in cui la Regione ha dato all'azienda altri 1,5 milioni di euro per l'assunzione di 30 dipendenti provenienti dalle categorie protette.
E durante la recente campagna elettorale sono stati in primis i candidati del centrosinistra ad andare a fare la campagna elettorale all'interno di Teleperfomance, con la direzione aziendale che metteva in permesso i lavoratori per andarli ad ascoltare in assemblea.

E ORA CIRCA 700 LICENZIAMENTI. A DIMOSTRAZIONE CHE TUTTI QUEI REGALI FINANZIARI SONO SERVITI SOLO AD INGRASSARE LE TASCHE DELLA TELEPERFORMANCE E NIENTE AFFATTO PER SALVAGUARDARE IL LAVORO.

E ORA IL NEOELETTO VENDOLA DICE QUALCOSA? PER ORA SILENZIO.

3.4.010

venerdì 2 aprile 2010

FIAMME NEI CIE

E il governo prepara un'azione repressiva con il pretesto della lotta al "terrorismo".

Il ministro Maroni ha convocato la riunione del comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza per fare il punto sulla protesta sociale con l'esplicita intenzione di stroncarla. Un "argomento" che compatterebbe attorno a sè anche settori dell'opposizione liberale sensibili al richiamo dell'unità nazionale contro le minacce "terroristiche". Un passaggio sempre utile ai comitati d'affari della borghesia per la costruzione di un regime.
Nel mirino della repressione, riportano i quotidiani, ci sono gli anarchici perchè quello che interessa al governo e alla Lega in particolare, dopo il voto, è colpire le rivolte continue nei lager di stato chiamati CIE e impedire che la protesta sociale segua il modello greco. La Grecia, purtroppo per noi, è ancora lontana ma la ribellione nei CIE, per il governo, è molto vicina.
Nell'annunciata operazione repressiva contro gli anarchici c'è l'intenzione di reprimere il movimento di solidarietà verso gli immigrati internati da leggi naziste, e lo stato terrorista cerca di avere così le mani libere per colpire le rivolte che si accendono dentro i CIE.
Mercoledì 31 marzo 2010 il movimento antirazzista romano ha diffuso un comunicato che denunciava l' ennesimo sciopero della fame e la rivolta a Ponte Galeria con i materassi dati alle fiamme contro "i pestaggi subiti e ai soprusi imposti quotidianamente dagli aguzzini in divisa, con la complicità delle associazioni che operano all'interno di questi campi di concentramento della democrazia.Somministrazione di psicofarmaci, cibo avariato, assenza di cure sanitarie, pessime condizioni igieniche e stupri sono all'ordine del giorno, come pure gli atti di autolesionismo che esprimono la disperazione di chi è costretto a sei mesi di reclusione in un lager per il solo fatto di non possedere un documento"."Tutto il centro è pieno di polizia: sono dappertutto – in tenuta antisommossa, con manganelli, scudi e caschi. Intorno all’una e venti si sentono anche degli spari.
Il bilancio della rivolta è di 200.000 euro di danni, l'impianto idraulico ed elettrico fuori uso, 4 evasi, un numero imprecisato di reclusi/e trasferiti/e in altri centri e 17 arrestati che verranno processati per direttissima il 31 marzo".
Non dimentichiamo che poco più di un mese fa c'è stato anche il rastrellamento contro gli antirazzisti a Torino il 23 febbraio ordinato dal PM Padalino con l'arresto di 6 compagni di cui tre in carcere (ancora in isolamento dal 23 febbraio) e tre ai domiciliari.
Dalla dichiarazione al processo di uno degli anarchici antirazzisti arrestati:
Buona parte degli imputati di questo processo sono anarchici, e accusar gli anarchici di “istigazione a delinquere” può sembrare un compito facile facile, quasi quanto sparare sulla Croce Rossa.
Portando in sé un senso di giustizia e di libertà che non si cura delle leggi, ogni anarchico fa della sua stessa vita un invito continuo a lottar contro le ingiustizie, e quindi a violare le leggi che le sanciscono: è una lunga e reiterata “istigazione a delinquere”, la vita di ogni anarchico.
Ma nella attesa che qualche nuova iniziativa legislativa metta finalmente fuorilegge gli anarchici in quanto tali, chi ci accusa oggi dovrà pur prendersi l’onere di provare che qualcuno abbia in qualche maniera indotto dall’esterno i prigionieri dei Cie di tutta Italia ad insorgere a turno ogni settimana che è passata da due anni a questa parte, causando centinaia di migliaia di euro di danni ed inceppando seriamente la macchina delle espulsioni. E dovrà pure trovare delle prove che questo “istigatore” sia qui seduto oggi sul banco degli imputati.
Queste prove, nella “ordinanza di custodia cautelare” che abbiamo tra le mani, non si riesce proprio a vederle. E non le si vede perché queste “istigazioni” non ci sono mai state, e non era necessario né giusto che ci fossero. Intanto perché non sono gli appelli alla lotta né gli slogan roboanti a spingere la gente alla rivolta. Semmai sono le ingiustizie che possono dare origine a conflitti che a loro volta seguono percorsi dentro ai quali ci stanno pure le rivolte.
E qui l’ingiustizia c’è, ed è palese. Si pretende che gente che ha messo a rischio tutto quello che aveva pur di raggiungere le nostre città si faccia sbattere fuori senza dire «bah!». Oppure che si lasci cacciare chi si è fatto sfruttare per anni nei cantieri, nei campi, o nei retrobottega dei ristoranti alla moda. Oppure ancora chi è arrivato qui da bambino e non ha nessuno che lo aspetti nel paese dal quale partirono al tempo i suoi genitori.
E come se tutto questo non fosse sufficiente a generare conflitto, dentro ai Centri i senza-documenti vengono privati di tutto, ridotti a corpi che si può lasciar morire per mancanza di cure o per la disperazione, che si può perquotere, oppure che si può palpeggiare - quando questi corpi sono corpi di donna.
Se tutto questo è vero - e nei faldoni di questo processo troverete tutto quanto vi serve per verificarlo - il conflitto dentro ai Centri non solo è scontato, ma è l’unico strumento col quale i reclusi possono riaffermare la propria umanità che altrimenti è negata.
Ed è per questo che i reclusi non hanno certo dovuto aspettar noi, né nessun altro, per cominciare a lottare, per provare a scavalcarli quei muri, o a buttarli giù. E non si son fermati neanche adesso, con grande scorno di chi ci ha fatto arrestare con la speranza ridicola di riportar la pace là dove la pace non ci potrà mai essere.
Non c’è stato nessun bisogno di una “istigazione” esterna, e non sarebbe stato giusto che ci fosse. Già perché i percorsi di lotta debbono sapersi costruire autonomamente, debbono rispecchiare un accumulo di esperienze e contemporaneamente delle fratture di chi è dentro, debbono trovare i propri tempi e i propri modi. Non sarebbe stato giusto dire: «adesso si sciopera», oppure «domani bruciate almeno due materassi» - come sembra sostenere senza intelligenza l’accusa.
Quel che abbiamo sempre detto invece è: «noi ci siamo». Che vuol dire mettere a disposizione i propri strumenti di informazione e la propria rete di contatti, che vuol dire favorire i rapporti tra i vari Centri in lotta, che vuol dire mettersi in gioco per amplificare il più possibile le voci dei reclusi, che vuol dire affiancare le proprie iniziative a quelle dei Centri. Tutto questo può influenzare in modo determinante il corso degli eventi, ma parlarne come di una “istigazione a delinquere” è una minchioneria questurina quasi offensiva nei nostri confronti.
Se si deve proprio dirla tutta, per quanto possa sembrare paradossale, in questi anni sono stati i reclusi ad “istigare” noi, e lo hanno fatto con tutta semplicità, affidando a noi le loro storie perché le raccontassimo, organizzandosi clandestinamente per fare uscire le foto dei pestaggi e le riprese delle cariche, insegnandoci che si può salire su di un tetto ad urlare «libertà!» anche quando si sa che non si otterrà altro che bastonate. Le immagini agghiaccianti dei soldati che partono alla carica dentro alle gabbie del Cie di Gradisca sono immagini che ci obbligano a far qualcosa, perché mettono le nostre coscienze con le spalle al muro.
E allora il problema vero, in città, non è “chi istiga chi” ma chi non si lascia mai istigare, chi guarda e passa avanti come se nulla fosse.
Ma questa è un’altra storia.
(Quello qui sopra è il testo della dichiarazione letta da uno degli arrestati del 23 febbraio durante l’udienza del Tribunale della Libertà del 9 marzo scorso)

Terrorista è il governo Berlusconi-Bossi, è il razzismo di stato del pacchetto sicurezza, dei CIE, della legge Bossi-Fini!

2/04/2010
proletari comunisti
prolcomra@gmail.com

ABORTO: SBARRIAMO LA STRADA AL FASCISMO DI LEGHISTI E VATICANO

L’onda velenosa contro l’aborto partita da Cota in Piemonte si è estesa al Veneto con l’altro leghista Zaia che ha dichiarato che anche nella Regione Veneto bloccherà la pillola Ru486.
Ratzinger, Mons. Fisichella applaudono, si sfregano le mani vedendo come viene immediatamente attuato il loro anatema preelettorale contro l’aborto e si stringono in un nero abbraccio; mentre usano la Pasqua per far calare un silenzio sui preti e vescovi pedofili.
La Lega vuole dare un immediato segnale di come userà il potere per far fare un salto politico, ideologico, pratico soprattutto, al clericofascismo; e non a caso le prime e principali armi sono: oppressione delle donne e razzismo verso gli immigrati.
Questa orda nera deve essere fermata subito, prima che si espanda pericolosamente. Il governo Berlusconi non aspetta altro per riprendere la guerra, mai sotterrata, contro l’aborto e le donne, e oggi stretto dal risultato elettorale della Lega e dall’insuccesso del PdL necessariamente accentuerà i suoi programmi reazionari. Il PD anche questa volta balbetta miseramente, e “responsabilmente” farà un altro passo a destra.
Ma questa orda è illegale, agisce contro le stesse leggi dello Stato; Ratzinger facendo ieri l’appello ai “cristiani a rifiutare le leggi ingiuste” dichiara apertamente che le leggi non devono valere per tutti e che la popolazione è da dividere per religione, che vi devono essere leggi per cristiani e leggi per non cristiani – cos’è questo se non chiamare ad una guerra santa? Se non incentivare il fanatismo nella gente? Cosa c’è di diverso dagli Stati integralisti?
Questa orda è portata avanti da campioni di violenza reazionaria, di razzismo ostentato, di immoralità, da chi dovrebbe, in uno Stato minimamente democratico, stare in galera.
NON SE LO POSSONO PERMETTERE!
Non possono fermare la pillola Ru486. Su questo dobbiamo unire parole e fatti, denuncia e azione pratica: Che si faccia una legittima disobbedienza civile, che, prima di tutto le donne, occupino la Regione, e ogni altra struttura che impedisca alle donne di utilizzare la pillola.
Ma questa è una battaglia di tutti: dei lavoratori, degli immigrati, della popolazione, degli intellettuali, dei democratici – o si sta contro la Lega, il Vaticano, il governo o si sta con il moderno fascismo.
Non ci sono “ma” o giustificazioni.
Il moderno fascismo cerca di colpire i settori più oppressi, ma anche i settori che più svelano la natura profonda antidemocratica, razzista, sessista del sistema sociale capitalista; ma poi colpirà gli altri, anche quei pezzi di lavoratori, di masse ottuse che hanno votato Lega pensando che sono gli immigrati o i “tutelati” del sud che gli tolgono lavoro e salario.

Proletari comunisti Taranto

Milano e la Lombardia non sono la Francia ... però ...

MILANO E LA LOMBARDIA NON SONO LA FRANCIA, PERO’…..
Vi sono dei dati che indicano chiaramente da dove ri/cominciare. Innanzitutto il dato dell’astensionismo, tra i più alti, 37% a cui, se aggiungiamo schede nulle-bianche 4%, mostra che il partito di maggioranza è il partito dello scontento, della sfiducia, della rabbia, ma che non ha trovato ancora l’ambito in cui riconoscersi e organizzarsi. Forme di questa realtà hanno cercato di rendersi visibili anche nei giorni del voto : contestazione delle politiche della Gelmini da parte dei collettivi studenteschi che hanno inscenato una protesta davanti un istituto privato, con blocco volante in zona Romolo; gli operai della Colombo che hanno occupato la sede milanese dell’Azienda contro i licenziamenti; alle iniziative dei vari comitati, in particolare di via Padova, che hanno contestato l’ordinanza coprifuoco della giunta Moratti. Tre esempi dei temi caldi sui quali smascherare agl’occhi delle masse il sistema mafioso/clientelare di Formigoni, che toglie al Pubblico per ingrassare il Privato clerical/imprenditoriale; che blatera di regione col più alto tasso di ricchezza e produttività, ma che continua a chiudere fabbriche e produrre nuovi disoccupati, a fronte di un buon numero di inquisiti e truffaldini (i vari Prosperini); che parla di accoglienza e integrazione ma che in realtà rappresenta un laboratorio di applicazione di moderno fascismo – stato di polizia – razzismo costituzionale, fatto di candidati, come Buscemi, legati strettamente con gruppi di estrema destra come Casa Pound, di sgomberi continui di campi nomadi in violazione anche dei diritti umani e negazione del diritto d’asilo, che dispiega sul territorio sempre più consistenti truppe di polizia ed esercito, che si rendono sempre più spesso autori di abusi (finanzieri che stuprano; poliziotti, carabinieri e vigili che picchiano nelle caserme come nei CIE; che rastrellano casa per casa, che trafficano con i permessi di soggiorno). Una realtà visibile a tutti ma che non ha trovato posto nella contesa elettorale, vuoi per debolezza, limiti, ambiguità, delle realtà che si oppongono a questa barbarie; vuoi perché i vari Penati non rappresentano un’alternativa, ma sono convergenti con la destra; vuoi perché le varie anime di rifondaroli e comunisti italiani, che “rivendicano” di essere rappresentanti degli interessi dei movimenti di massa, ne rappresentano la distanza e il distacco da essi (ma purtroppo si annidano e trovano credibilità in organismi quali il comitato NoExpo); ma principalmente il cretinismo parlamentare di gruppi, Partito?, come i Carc che non potendo presentare una lista propria, hanno dato indicazioni di voto in alcune città per il ceto politico della cosiddetta sinistra alternativa, e in altre città hanno sostenuto il movimento 5 stelle di Grillo, trovando “convergenze” con questo movimento telematico per la costruzione di un fronte comune (si veda a tal proposito l’intervista a Crimi, candidato in Lombardia). Il boicottaggio del voto contro la negazione del diritto al lavoro sicuro, alla salute, al permesso di soggiorno per tutti, alla casa, è la parola d’ordine giusta; l’unità-lotta-trasformazione e la costruzione del partito della classe sono la strada per sconfiggere e cambiare lo stato di cose presenti. E la battaglia contro i revisionisti, gli opportunisti,gli economicisti, sono l’aspetto principale.

giovedì 1 aprile 2010

Napolitano non firma ! questa si che è una notizia..

Il re travicello, il Presidente Napolitano, non ha firmato il collegato lavoro e lo ha mandato indietro al governo... Sacconi ha abbozzato e ha detto: "provvederemo".
La battuta migliore l'abbiamo letta sul giornale il Fatto ... che abbia finito l'inchiostro ?
Che la notizia fosse un pesce d'aprile'?
Napolitano ha firmato finora tutte le leggi-nefandezze presentate dal governo Berlusconi e quindi ci si aspettava - anche noi - che firmasse anche questa.
Calma e gesso, non è ancora successo niente. Se Napolitano rimanda è perché consiglia al governo di metterla giù meglio, di essere più sicuro del sostegno delle organizzazioni sindacali, di non andare alla provocazione aperta... di tener conto di più dell'opposizione di sua maestà, che su questo, come ha ripetutatamente affermato il prode economista simil-Biagi Ichino, non è che non sia d'accordo, ma si può fare meglio, non fare di tutta l'erba un fascio...
Non c'è solo l'art.18, ci sono troppe cose in questo collegato, pure i benefici amianto, da non dare più.
Si tenta il cappotto antioperaio e antisindacale e può diventare la goccia che fa traboccare il vaso e provocare quella reazione generale della classe operaia e del movimento dei lavoratori.
La mossa tattica di Napolitano aiuta a spegnere gli ardori a diluire il brodo.
Dal punto di vista dei lavoratori e del movimento sindacale di classe, invitiamo a non tener conto della mancata firma, operare come se avesse firmato e accettare la sfida.
Costruire l'informazione, l'organizzazione dal basso, ma senza eccessive concessioni tattiche agli apparati, delegati e rsu e 28 aprilisti, per la mobilitazione dei lavoratori, dal piccolo al grande , dal particolare al generale, da dove le condizioni ci sono a quelle in cui ancora si devono determinare.

Su questo, per carità, non aspettiamo i sindacati di base, spesso in tutt'altre faccende affancendati, vero Leonardi/RDB, vero 'compagno un cazzo' Delle Donne ?/slai cobas Ufficiale o meglio Slai CobasUfficio ?

La mobilitazione tocca subito e a tutti, comunisti o, tenendo conto di certi 'comunisti', diremmo meglio "comunisti", compresi, compresi chi si lecca attualmente le ferite e piange il morto.

Non fiori per cortesia ma opere di bene !

Alla lotta !



proletari comunisti

1 aprile

ZINGONIA aggiornamenti

01-04-2010

ZINGONIA: CONSIDERAZIONI DOPO L'INCONTRO DI LUNEDÌ 29 MARZO CON IL SINDACO DI CISERANO ENEA BAGINI (presenti anche vicesindaco, precedente sindaco e il tenente della polizia locale).
Gli abitanti, i lavoratori di Zingonia e il Cobas presenti all’incontro non si ritengono assolutamente soddisfatti. Il sindaco ci ha fornito la copia del verbale di ispezione dell'Asl, del 2 febbraio 2010 riferita alla situazione igienico-sanitaria nel condominio Anna1, con la quale si constatava che "gli alloggi privi di acqua potabile sono da ritenersi inabitabili e che tale situazione può determinare l'insorgenza di patologie di carattere infettivo e diffusivo". Dal momento dell’ispezione Asl sono passati altri 58 giorni e il condominio Anna1 è ancora senza acqua, alla richiesta di cosa intenda fare per porre rimedio a questa situazione il sindaco Bagini, che rappresenta la massima autorità sanitaria locale, ha risposto che tutto è “sotto controllo”, l’acqua è garantita da una fontanella nel piazzale del condominio e l’abitabilità può essere prontamente ripristinata versando alla Bas ogni mese il pizzo di125€ a famiglia. Vorremmo invitare il signor sindaco a provare anche solo per una settimana (magari con tutta la sua famiglia bambini compresi) a vivere in un edificio fatiscente senza ascensore, senza riscaldamento e senza ACQUA, forse capirebbe che la definizione di “sotto controllo” per quanto riguarda Zingonia, al momento, è quanto mai fuori luogo. Mentre, alla richiesta di informazioni certe rispetto al futuro prossimo dei palazzi (e di chi ci vive), la risposta è stata quella di confermare lo stanziamento regionale di 5 milioni di euro, la demolizione degli Atena (gli abitanti si dovrebbero trasferire in case Aler sparse in Lombardia!!), l’incentivazione delle attività commerciali e per quanto riguarda i palazzi Anna, nulla, ma sicuramente, nessuna intenzione di ristrutturare. Per quale motivo si dovrebbe accettare un piano che prevede una distruzione piuttosto che una ristrutturazione? Perché incentivare l’abbandono piuttosto che il ripopolamento? A nostro parere la soluzione, meno dispendiosa economicamente e più opportuna anche socialmente sarebbe la ristrutturazione dei palazzi (che strutturalmente sono in buono stato) e il ripopolamento del quartiere con persone e famiglie di lavoratori in cerca di case ad affitto calmierato… Ricordiamo che a Zingonia ci sono in gran parte aziende metalmeccaniche con operai per l’80% immigrati e che delle 12 aziende che hanno chiuso in un anno, tutti i licenziati sono lavoratori stranieri (dati CGIL 2008) Bisogna rompere subito il ricatto dell'acqua a cui la Bas, con l'avallo dell'amministrazione locale, sottopone gli abitanti dei palazzi e ottenere che i soldi (dei contribuenti!) stanziati dalla regione vengano usati per garantire condizioni di vita dignitose per chi vive e vivrà a Zingonia. Basta con il ricatto dell'acqua, vogliamo pagare quello che consumiamo! Basta con le speculazioni sulla nostra pelle, vogliamo un futuro dignitoso e sicuro a Zingonia per noi e i nostri figli.

NON SI PUÒ PARLARE DI LEGALITÀ SENZA CHE VENGA GARANTITO A TUTTI IL DIRITTO DI CITTADINANZA, DI LAVORO E ALLA CASA.
per altre info canale video http://www.youtube.com/user/cobasinforma

Provocazioni di Casapound al liceo classico Umberto I di Palermo. Gli studenti antifascisti rispondono!

Cronologia dei fatti:

Giovedì 25 Marzo, durante l’assemblea d’istituto del Liceo Classico Umberto I di Palermo uno studente,ostentando una felpa di Casa Pound e delle spillette con simboli fascisti tenta di salire sul palco per prendere la parola. Uno studente della scuola e militante di Red Block lo blocca prima che riesca ad iniziare l’intervento denunciando contemporaneamente all’assemblea che chi ostenta tali simboli non ha diritto di parola, il fascistello con la coda tra le gambe chiede al compagno di discuterne fuori.
Ed accontentato viene “gentilmente” accompagnato fuori dalla scuola insieme ad altri “amichetti”suoi con l’approvazione di molti studenti.
Sabato 27 Marzo segue la seconda provocazione di Casa Pound che si presenta davanti la scuola con un banchetto, stavolta anche con militanti più grandi sulla ventina accompagnati anche da una camerata adulta!! Anche in quel caso molti studenti spontaneamente contestano la loro presenza davanti la scuola e staccano delle loro locandine.
Data la diffusa impopolarità tra gli studenti i fascisti sono costretti ad andarsene nuovamente con la coda tra le gambe.
Infine Lunedì 29 Marzo ritorneranno nuovamente i militanti più grandi in forze, consapevoli di non essere graditi a scuola, con lo scopo di aggredire gli studenti che li hanno cacciati per ben due volte in pochi giorni. Ma sfortunatamente per loro anche la terza volta gli studenti si oppongono con la conseguenza che nasce un tafferuglio davanti la scuola.
A tutti quelli che sostengono che democrazia significa permettere che tutti si esprimano indistintamente e senza principi noi ricordiamo che fascismo è sinonimo di anti-democrazia, di razzismo, intolleranza e odio, chi si fa portavoce di tali “valori” antidemocratici non ha diritto di parola, in quel caso il vero democratico è chi non permette che vengano diffuse tali idee indegne. Tanti comunisti,anarchici e democratici hanno versato il loro sangue per combattere la dittatura fascista e difendere la libertà, non si può permettere che oggi individui si professino fascisti e diffondano queste sporche idee agendo indisturbati, il popolo del nostro paese ha già pagato a caro prezzo con migliaia di vite ciò che ha provocato il fascismo.
Com’è solito dei “fascisti del terzo millennio” quando parte per aggredire e ritorna bastonata ecco che esce la presa di posizione densa di pietismo con lo scopo di passare dalla parte delle vittime e ribaltare la verità dei fatti. Già l’anno scorso quando a Piazza Navona i militanti del Blocco Studentesco (movimento studentesco affiliato a Casa Pound) entrarono nella piazza armati di spranghe e cinte avventandosi contro studenti medi di 15 anni e i compagni antifascisti li respinsero, gridarono all’aggressione da parte dei “violenti antifascisti” . In quel caso solo l’intervento della polizia, che guarda caso stava a guardare mentre gli studenti medi venivano picchiati, salvò la pelle degli infami aggressori. Qualche settimana fa all’università di Tor Vergata a Roma stesso copione: i fascisti in grande superiorità numerica aggrediscono alcuni compagni che volantinavano denunciando l’Ateneo che finanzia le iniziative di Casa Pound e altre sigle che fanno capo ad essa con i soldi degli studenti, dopo l’aggressione segue automaticamente la versione distorta e gli aggressori diventano aggrediti.
Adesso a Palermo stanno tentando la stessa manovra demagogica e turpe.
Ma ormai gli studenti stanno imparando a riconoscere le menzogne diffuse da questi prodi fascistelli come dimostrano i fatti dell’Umberto.
E' necessario che ogni antifascista e sincero democratico, contrasti anche e soprattutto all'interno delle scuole la manovalanza neofascista che cresce con il fine creare un forte movimento studentesco antifascista che spazzi via questa feccia a partire dalle scuole!!
Dobbiamo non far fare neanche un passo ai fascisti respingendoli prontamente e creare un movimento antifascista a 360 gradi con una militanza attiva ,contrastare ogni tentativo di revisionismo storico e far conoscere ai lavoratori alle masse popolari e chi sono i fascisti,i loro rapporti con le istituzioni ecc.


Alcune considerazioni finali:

Per molti giovani e studenti il fascismo è l’antifascismo sono ormai roba vecchia, due categorie che spesso nell’immaginario collettivo si riferiscono al passato. Molti studenti non sanno neanche esattamente cos’è stato il fascismo nel nostro paese, quanti uomini e donne sono morti durante il ventennio di dittatura fascista, quanti deportati al confino, tutti i comunisti, gli anarchici e i democratici massacrati dal regime perché si opposero ad un sistema barbaro che garantiva con la forza lo sfruttamento della classe lavoratrice italiana bandendo qualsiasi diritto politico, sindacale e di espressione: una società “disciplinata” o meglio irreggimentata, più o meno come anno dopo anno stanno diventando le nostre scuole e allargando la visuale l’intera società italiana che sta ritornando al periodo buio che è stato appunto il ventennio fascista.
Ovviamente se si è arrivati al punto di non conoscere la storia recente del proprio paese la colpa non è certo dei giovani ma delle istituzioni a partire dalla scuola dove ormai l’insegnamento è basato sulla trasmissione di nozioni piuttosto che sull’insegnamento della cultura e del sapere, tutto ciò nel nome della “razionalizzazione dei programmi” e del sapere funzionale ai bisogni delle aziende e non della crescita individuale e di spirito critico dello studente.
Con il revisionismo storico dilagante sia a scuola che nei media ormai i fascisti sono stati pienamente sdoganati, quando da anni si racconta la favola bipartisan delle foibe come genocidio comunista a danno di gente “sol perché italiana” (non si dice agli studenti che ad usare le foibe furono proprio i fascisti a danno dei patrioti slavi durante la sanguinosa occupazione militare italiana di quei territori), quando si dice che gli antifascisti e i fascisti avevano la stessa dignità equiparando i fascisti che spalleggiati dai nazisti bruciavano interi villaggi, torturavano e stupravano a chi invece combatteva per la libertà e per una società migliore senza sfruttamento.
Quando si dicono tutte queste falsità si crea un vuoto di coscienza nei giovani che si traduce in qualunquismo con il risultato che ormai pochi si indignano se qualcuno difende idee che si rifanno al fascismo. Il governo in primis getta le basi perche si diffondano tali idee sfornando giorno dopo giorno leggi razziste come il pacchetto sicurezza che criminalizza gli immigrati e cosi via.
La deriva autoritaria della nostra società, come si diceva prima a partire dalle scuole che ormai sembrano caserme, continuando con la militarizzazione delle nostre città con le ronde di militari come se fossimo in Kossovo, le uccisioni in carcere e i pestaggi ad opera delle “forze dell’ordine”, dimostrano invece che il pericolo del fascismo è quanto mai attuale.
Per questo bisogna opporsi strenuamente all’avanzata dello stato di polizia che getta le basi del moderno fascismo, così com’è necessario opporsi alla sporca manovalanza fascista che difende questo sistema basato sullo sfruttamento.

COSTRUIRE RAF(RETI ANTIFASCISTE) IN TUTTE LE CITTA’!
COSTRUIRE UNA RAF NAZIONALE!

la milano nera della moratti ancora in azione

La Milano nera della Moratti ancora in azione
Dopo le campagne mass-mediatiche a cui sono seguiti una serie infinita di sgomberi dei campi “irregolari” dei rom, ora è il momento di quello che doveva, ipocritamente, diventare il “modello” di riferimento per la “soluzione” della popolazione rom di questa città.
Nei giorni scorsi, infatti, sono arrivate le lettere con cui il Comune avvisa le famiglie che, regolarmente, vivono nel campo di via Triboniano che entro il 30 giugno dovranno andarsene, per l'ormai onnopresente Expo, non solo in questa città, ma quasi per l'intera Regione.
Dopo anni di caccia all'uomo, di dichiarazioni per il ristabilimento della “legalità”, patti di legalità, evidentemente unilaterali, incendi di campi, un fiume di denaro (sia per gli sgomberi, che per mantenere i campi)che avrebbe permesso soluzioni stabili e dignitose non solo per i rom, ma anche per gli “autoctoni” -13 milioni di euro sono solo i soldi che il prefetto ha ricevuto per l'emergenza rom-, ora il comune inaugura una nuova “emergenza rom”!

guerra santa contro le donne

All'indomani delle elezioni lanciata la guerra alle donne
Parte dal leghista neo-eletto presidente della regione Piemonte, il leghista Cota, la guerra santa contro le donne, la loro salute, la loro dignità. Il suo primo pensiero, infatti, è stato per l'introduzione- finalmente!- della Ru486 anche in Italia.
Ha annunciato che lui è per la difesa della vita e, quindi, lascerà marcire, in Piemonte, la Ru486 nei magazzini: la lunga lista dei paladini per la vita si arricchisce di un nuovo militante, ligio ai dettami di Bagnasco in campagna elettorale.
Ma aggiunge un di più di cattiveria e perfidia: da un lato, come suggerito dal suo consigliere sanitario, di far firmare alle donne un consenso “molto articolato che sottolinei i rischi dell'aborto farmacologico“, come a dire cercare di dissuadere le donne dal ricorrere alla pillola abortiva e infliggere nuove sofferenze in un momento così difficile, dall'altro si preannuncia “l'indispensabile ingresso delle associazioni pro vita all'interno degli ospedali”
Non abbiamo dubbi che la solerzia di Cota non venga prontamente seguita da novelli paladini pro-vita. Ma dobbiamo altresì ricordare che, da un lato, Cota ed eventuali nuovi adepti nulla avevano dichiarato in merito nel corso della campagna elettorale, dall'altro, probabilmente si sarà sentito nell' “obbligo morale” di tale primogenitura perchè neo presidente di quella regione in cui la sperimentazione e la battaglia per l'introduzione della RU486 è partita per prima.
Non contenti delle assurde limitazioni per l'uso della pillola abortiva, con l'obbligo di ricovero che equivale, nei fatti, ad annullarne gli aspetti positivi, ora si apre apertamente una campagna di intimidazione contro le donne.