sabato 3 aprile 2010

lottare a tutto campo contro le crociate ideologiche della Chiesa

Durante la celebrazione della “messa crismale” del “giovedì santo” appena trascorso, il papa Ratzinger è tornato di nuovo alla carica contro le donne e l’aborto definito “un’ingiustizia che viene elevata a diritto quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati”, guardandosi invece molto bene dal fare anche un solo accenno al tema scottante e vergognoso della pedofilia dei preti.
Certamente il tempismo dei neoeletti presidenti delle regioni leghisti, Cota in Piemonte e Zaia in Veneto, contro l’utilizzo della pillola abortiva Ru486 (e anche un bel ringraziamento per i voti ricevuti dalla chiesa!), è stata come la manna caduta dal cielo per Ratzinger e la sua Chiesa esauditi nelle loro richieste antiabortiste pre elettorali, ma non solo, perché con il loro lurido stuolo di preti stupratori non hanno perso tempo a mettersi in moto per trasformarsi subito da carnefici in santi agli occhi dei fedeli!
Lo stesso cardinale Bagnasco, capo della Cei, ha ancora difeso i sacerdoti dicendo che “Nessuna ombra, per quanto grave, dolorosa, deprecabile, può annullare il bene compiuto dai sacerdoti…il mondo credente o meno, guarda al sacerdote con l’aspettativa di vedere in noi il meglio dell’umanità e del bene…”
“Il meglio dell’umanità e del bene”??? Arroganza, faccia tosta senza ritegno, ipocrisia senza limiti è davvero dire poco!

Dopo tutta la merda emersa in questi mesi relativamente alle violenze, alle sevizie e torture commesse dai preti su bambini, violenze che per anni la chiesa ha cercato di insabbiare, limitandosi a trasferire i preti pedofili in altre chiese così da poter tranquillamente violentare altri bambini, senza denunciarli e condannarli, ora dai loro sporchi crimini spostano l’attenzione sulle e contro le donne arrivando perfino a dire sfacciatamente che “l’aborto è un peccato più grave del reato di pedofilia compiuto da un sacerdote”. E’ quanto ha detto monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, in un’intervista rilasciata al Messaggero, nella quale riguardo al reato di pedofilia ha dichiarato che: «Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è pentito sinceramente, lo si assolve...”, al contrario, per assolvere una donna che ha abortito, il sacerdote deve ottenere la dispensa del vescovo, in quanto non può assolverla autonomamente perché “L’aborto viene considerato un peccato riservato, diciamo speciale. Nel caso specifico è chiaro che la Chiesa vuole tutelare al massimo la vita della persona più debole, più fragile, e cosa c’è di più inerme di una vita che è in divenire e non è ancora nata?”

Siamo dinanzi alla BARBARIE ALLO STATO PURO!
E la vita dei bambini violentati, stuprati, abusati NATI! non conta nulla?
Non è anch’essa una vita di bambini in “fragile e debole DIVENIRE”?
Parlano di tutelare la vita (quando ancora non c’è) e si scagliano contro le donne e il diritto di aborto mentre nella realtà non si creano alcun scrupolo a difendere chi nella loro cerchia ha attaccato, violentato, distrutto le vite di bambini che ci sono, che esistono in carne e ossa!

Denunciare, smascherare, lottare a tutto campo contro le crociate ideologiche della Chiesa parte attiva al fianco del governo nella trasformazione in senso reazionario della società di cui uno degli elementi cardine è proprio la restaurazione di una concezione delle donne da “moderno medioevo”

Regione Vendola e Teleperformance

Teleperformance, uno dei più grossi call center in Italia e a livello internazionale, ha avviato la procedura per un mega licenziamento di circa 1000 operai, tra Taranto e Roma, solo a Taranto su 2000 lavoratori sono 674, più di un terzo.
Le cause reclamate dall'azienda sono la solita crisi, i costi troppo alti rispetto ai concorrenti che non trasformano i contratti dei lavoratori a co.co.pro a Tempo indeterminato, la scarsa produttività del personale accusato di assenteismo (leggi: soprattutto “maternità”, dato che la gran parte sono donne) e di lavorare male. Intanto Teleperformance apre altre sedi all'estero, in Argentina e soprattutto in Albania, dove a salari più stracciati e a condizioni di lavoro meno tutelate, i superprofitti sono assicurati.

Ma che c'è dietro questa vicenda Teleperformance? La rieletta Regione Vendola.
Che fa la Regione Vendola, soprattutto con l'assessore del Pdci, Barbieri, due anni fa? Teleperformance si insedia a Taranto e comincia ad assumere centinaia di donne, ragazzi; diventa dopo qualche mese la seconda azienda per occupazione dopo l'Ilva. ma chiaramente questa rapida scalata viene fatta sulla pelle di centinaia lavoratori: tutti a contratto a progetto, con bassi salari, con diritti zero, anche sul fronte della inesistente tutela sanitaria e della sicurezza (tanto che per una fuoriuscita di gas da impianti di riscaldamento 25 lavoratori, donne anche in cinta, finirono in ospedale), in condizione di pesante ricatto, pressione psicologica e fisica per raggiungere gli obiettivi, altrimenti venivano cacciati, ecc.
Un vero e proprio “bandito”. Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto organizza i primi lavoratori, manda l'Ispettorato del Lavoro, ma prima che si imponesse con la legge la trasformazione di tutti i lavoratori a Tempo Indeterminato, piomba a Taranto l'ass. regionale al lavoro Barbieri che, superattivo, con mandato della Regione di Vendola, non solo garantisce a Teleperformance migliaia di euro del governo, allora Prodi, benchè i passaggi a TI avvengano scaglionati e non per tutti, ma regala di suo una media di altri 8 mila euro per stabilizzazione dei lavoratori. Milioni di euro totalmente ingiustificati, verso un'azienda che intanto apriva in America Latina, che aveva commesse da aziende pubbliche. Una barca di soldi che è continuata fino a dicembre scorso in cui la Regione ha dato all'azienda altri 1,5 milioni di euro per l'assunzione di 30 dipendenti provenienti dalle categorie protette.
E durante la recente campagna elettorale sono stati in primis i candidati del centrosinistra ad andare a fare la campagna elettorale all'interno di Teleperfomance, con la direzione aziendale che metteva in permesso i lavoratori per andarli ad ascoltare in assemblea.

E ORA CIRCA 700 LICENZIAMENTI. A DIMOSTRAZIONE CHE TUTTI QUEI REGALI FINANZIARI SONO SERVITI SOLO AD INGRASSARE LE TASCHE DELLA TELEPERFORMANCE E NIENTE AFFATTO PER SALVAGUARDARE IL LAVORO.

E ORA IL NEOELETTO VENDOLA DICE QUALCOSA? PER ORA SILENZIO.

3.4.010

venerdì 2 aprile 2010

FIAMME NEI CIE

E il governo prepara un'azione repressiva con il pretesto della lotta al "terrorismo".

Il ministro Maroni ha convocato la riunione del comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza per fare il punto sulla protesta sociale con l'esplicita intenzione di stroncarla. Un "argomento" che compatterebbe attorno a sè anche settori dell'opposizione liberale sensibili al richiamo dell'unità nazionale contro le minacce "terroristiche". Un passaggio sempre utile ai comitati d'affari della borghesia per la costruzione di un regime.
Nel mirino della repressione, riportano i quotidiani, ci sono gli anarchici perchè quello che interessa al governo e alla Lega in particolare, dopo il voto, è colpire le rivolte continue nei lager di stato chiamati CIE e impedire che la protesta sociale segua il modello greco. La Grecia, purtroppo per noi, è ancora lontana ma la ribellione nei CIE, per il governo, è molto vicina.
Nell'annunciata operazione repressiva contro gli anarchici c'è l'intenzione di reprimere il movimento di solidarietà verso gli immigrati internati da leggi naziste, e lo stato terrorista cerca di avere così le mani libere per colpire le rivolte che si accendono dentro i CIE.
Mercoledì 31 marzo 2010 il movimento antirazzista romano ha diffuso un comunicato che denunciava l' ennesimo sciopero della fame e la rivolta a Ponte Galeria con i materassi dati alle fiamme contro "i pestaggi subiti e ai soprusi imposti quotidianamente dagli aguzzini in divisa, con la complicità delle associazioni che operano all'interno di questi campi di concentramento della democrazia.Somministrazione di psicofarmaci, cibo avariato, assenza di cure sanitarie, pessime condizioni igieniche e stupri sono all'ordine del giorno, come pure gli atti di autolesionismo che esprimono la disperazione di chi è costretto a sei mesi di reclusione in un lager per il solo fatto di non possedere un documento"."Tutto il centro è pieno di polizia: sono dappertutto – in tenuta antisommossa, con manganelli, scudi e caschi. Intorno all’una e venti si sentono anche degli spari.
Il bilancio della rivolta è di 200.000 euro di danni, l'impianto idraulico ed elettrico fuori uso, 4 evasi, un numero imprecisato di reclusi/e trasferiti/e in altri centri e 17 arrestati che verranno processati per direttissima il 31 marzo".
Non dimentichiamo che poco più di un mese fa c'è stato anche il rastrellamento contro gli antirazzisti a Torino il 23 febbraio ordinato dal PM Padalino con l'arresto di 6 compagni di cui tre in carcere (ancora in isolamento dal 23 febbraio) e tre ai domiciliari.
Dalla dichiarazione al processo di uno degli anarchici antirazzisti arrestati:
Buona parte degli imputati di questo processo sono anarchici, e accusar gli anarchici di “istigazione a delinquere” può sembrare un compito facile facile, quasi quanto sparare sulla Croce Rossa.
Portando in sé un senso di giustizia e di libertà che non si cura delle leggi, ogni anarchico fa della sua stessa vita un invito continuo a lottar contro le ingiustizie, e quindi a violare le leggi che le sanciscono: è una lunga e reiterata “istigazione a delinquere”, la vita di ogni anarchico.
Ma nella attesa che qualche nuova iniziativa legislativa metta finalmente fuorilegge gli anarchici in quanto tali, chi ci accusa oggi dovrà pur prendersi l’onere di provare che qualcuno abbia in qualche maniera indotto dall’esterno i prigionieri dei Cie di tutta Italia ad insorgere a turno ogni settimana che è passata da due anni a questa parte, causando centinaia di migliaia di euro di danni ed inceppando seriamente la macchina delle espulsioni. E dovrà pure trovare delle prove che questo “istigatore” sia qui seduto oggi sul banco degli imputati.
Queste prove, nella “ordinanza di custodia cautelare” che abbiamo tra le mani, non si riesce proprio a vederle. E non le si vede perché queste “istigazioni” non ci sono mai state, e non era necessario né giusto che ci fossero. Intanto perché non sono gli appelli alla lotta né gli slogan roboanti a spingere la gente alla rivolta. Semmai sono le ingiustizie che possono dare origine a conflitti che a loro volta seguono percorsi dentro ai quali ci stanno pure le rivolte.
E qui l’ingiustizia c’è, ed è palese. Si pretende che gente che ha messo a rischio tutto quello che aveva pur di raggiungere le nostre città si faccia sbattere fuori senza dire «bah!». Oppure che si lasci cacciare chi si è fatto sfruttare per anni nei cantieri, nei campi, o nei retrobottega dei ristoranti alla moda. Oppure ancora chi è arrivato qui da bambino e non ha nessuno che lo aspetti nel paese dal quale partirono al tempo i suoi genitori.
E come se tutto questo non fosse sufficiente a generare conflitto, dentro ai Centri i senza-documenti vengono privati di tutto, ridotti a corpi che si può lasciar morire per mancanza di cure o per la disperazione, che si può perquotere, oppure che si può palpeggiare - quando questi corpi sono corpi di donna.
Se tutto questo è vero - e nei faldoni di questo processo troverete tutto quanto vi serve per verificarlo - il conflitto dentro ai Centri non solo è scontato, ma è l’unico strumento col quale i reclusi possono riaffermare la propria umanità che altrimenti è negata.
Ed è per questo che i reclusi non hanno certo dovuto aspettar noi, né nessun altro, per cominciare a lottare, per provare a scavalcarli quei muri, o a buttarli giù. E non si son fermati neanche adesso, con grande scorno di chi ci ha fatto arrestare con la speranza ridicola di riportar la pace là dove la pace non ci potrà mai essere.
Non c’è stato nessun bisogno di una “istigazione” esterna, e non sarebbe stato giusto che ci fosse. Già perché i percorsi di lotta debbono sapersi costruire autonomamente, debbono rispecchiare un accumulo di esperienze e contemporaneamente delle fratture di chi è dentro, debbono trovare i propri tempi e i propri modi. Non sarebbe stato giusto dire: «adesso si sciopera», oppure «domani bruciate almeno due materassi» - come sembra sostenere senza intelligenza l’accusa.
Quel che abbiamo sempre detto invece è: «noi ci siamo». Che vuol dire mettere a disposizione i propri strumenti di informazione e la propria rete di contatti, che vuol dire favorire i rapporti tra i vari Centri in lotta, che vuol dire mettersi in gioco per amplificare il più possibile le voci dei reclusi, che vuol dire affiancare le proprie iniziative a quelle dei Centri. Tutto questo può influenzare in modo determinante il corso degli eventi, ma parlarne come di una “istigazione a delinquere” è una minchioneria questurina quasi offensiva nei nostri confronti.
Se si deve proprio dirla tutta, per quanto possa sembrare paradossale, in questi anni sono stati i reclusi ad “istigare” noi, e lo hanno fatto con tutta semplicità, affidando a noi le loro storie perché le raccontassimo, organizzandosi clandestinamente per fare uscire le foto dei pestaggi e le riprese delle cariche, insegnandoci che si può salire su di un tetto ad urlare «libertà!» anche quando si sa che non si otterrà altro che bastonate. Le immagini agghiaccianti dei soldati che partono alla carica dentro alle gabbie del Cie di Gradisca sono immagini che ci obbligano a far qualcosa, perché mettono le nostre coscienze con le spalle al muro.
E allora il problema vero, in città, non è “chi istiga chi” ma chi non si lascia mai istigare, chi guarda e passa avanti come se nulla fosse.
Ma questa è un’altra storia.
(Quello qui sopra è il testo della dichiarazione letta da uno degli arrestati del 23 febbraio durante l’udienza del Tribunale della Libertà del 9 marzo scorso)

Terrorista è il governo Berlusconi-Bossi, è il razzismo di stato del pacchetto sicurezza, dei CIE, della legge Bossi-Fini!

2/04/2010
proletari comunisti
prolcomra@gmail.com

ABORTO: SBARRIAMO LA STRADA AL FASCISMO DI LEGHISTI E VATICANO

L’onda velenosa contro l’aborto partita da Cota in Piemonte si è estesa al Veneto con l’altro leghista Zaia che ha dichiarato che anche nella Regione Veneto bloccherà la pillola Ru486.
Ratzinger, Mons. Fisichella applaudono, si sfregano le mani vedendo come viene immediatamente attuato il loro anatema preelettorale contro l’aborto e si stringono in un nero abbraccio; mentre usano la Pasqua per far calare un silenzio sui preti e vescovi pedofili.
La Lega vuole dare un immediato segnale di come userà il potere per far fare un salto politico, ideologico, pratico soprattutto, al clericofascismo; e non a caso le prime e principali armi sono: oppressione delle donne e razzismo verso gli immigrati.
Questa orda nera deve essere fermata subito, prima che si espanda pericolosamente. Il governo Berlusconi non aspetta altro per riprendere la guerra, mai sotterrata, contro l’aborto e le donne, e oggi stretto dal risultato elettorale della Lega e dall’insuccesso del PdL necessariamente accentuerà i suoi programmi reazionari. Il PD anche questa volta balbetta miseramente, e “responsabilmente” farà un altro passo a destra.
Ma questa orda è illegale, agisce contro le stesse leggi dello Stato; Ratzinger facendo ieri l’appello ai “cristiani a rifiutare le leggi ingiuste” dichiara apertamente che le leggi non devono valere per tutti e che la popolazione è da dividere per religione, che vi devono essere leggi per cristiani e leggi per non cristiani – cos’è questo se non chiamare ad una guerra santa? Se non incentivare il fanatismo nella gente? Cosa c’è di diverso dagli Stati integralisti?
Questa orda è portata avanti da campioni di violenza reazionaria, di razzismo ostentato, di immoralità, da chi dovrebbe, in uno Stato minimamente democratico, stare in galera.
NON SE LO POSSONO PERMETTERE!
Non possono fermare la pillola Ru486. Su questo dobbiamo unire parole e fatti, denuncia e azione pratica: Che si faccia una legittima disobbedienza civile, che, prima di tutto le donne, occupino la Regione, e ogni altra struttura che impedisca alle donne di utilizzare la pillola.
Ma questa è una battaglia di tutti: dei lavoratori, degli immigrati, della popolazione, degli intellettuali, dei democratici – o si sta contro la Lega, il Vaticano, il governo o si sta con il moderno fascismo.
Non ci sono “ma” o giustificazioni.
Il moderno fascismo cerca di colpire i settori più oppressi, ma anche i settori che più svelano la natura profonda antidemocratica, razzista, sessista del sistema sociale capitalista; ma poi colpirà gli altri, anche quei pezzi di lavoratori, di masse ottuse che hanno votato Lega pensando che sono gli immigrati o i “tutelati” del sud che gli tolgono lavoro e salario.

Proletari comunisti Taranto

Milano e la Lombardia non sono la Francia ... però ...

MILANO E LA LOMBARDIA NON SONO LA FRANCIA, PERO’…..
Vi sono dei dati che indicano chiaramente da dove ri/cominciare. Innanzitutto il dato dell’astensionismo, tra i più alti, 37% a cui, se aggiungiamo schede nulle-bianche 4%, mostra che il partito di maggioranza è il partito dello scontento, della sfiducia, della rabbia, ma che non ha trovato ancora l’ambito in cui riconoscersi e organizzarsi. Forme di questa realtà hanno cercato di rendersi visibili anche nei giorni del voto : contestazione delle politiche della Gelmini da parte dei collettivi studenteschi che hanno inscenato una protesta davanti un istituto privato, con blocco volante in zona Romolo; gli operai della Colombo che hanno occupato la sede milanese dell’Azienda contro i licenziamenti; alle iniziative dei vari comitati, in particolare di via Padova, che hanno contestato l’ordinanza coprifuoco della giunta Moratti. Tre esempi dei temi caldi sui quali smascherare agl’occhi delle masse il sistema mafioso/clientelare di Formigoni, che toglie al Pubblico per ingrassare il Privato clerical/imprenditoriale; che blatera di regione col più alto tasso di ricchezza e produttività, ma che continua a chiudere fabbriche e produrre nuovi disoccupati, a fronte di un buon numero di inquisiti e truffaldini (i vari Prosperini); che parla di accoglienza e integrazione ma che in realtà rappresenta un laboratorio di applicazione di moderno fascismo – stato di polizia – razzismo costituzionale, fatto di candidati, come Buscemi, legati strettamente con gruppi di estrema destra come Casa Pound, di sgomberi continui di campi nomadi in violazione anche dei diritti umani e negazione del diritto d’asilo, che dispiega sul territorio sempre più consistenti truppe di polizia ed esercito, che si rendono sempre più spesso autori di abusi (finanzieri che stuprano; poliziotti, carabinieri e vigili che picchiano nelle caserme come nei CIE; che rastrellano casa per casa, che trafficano con i permessi di soggiorno). Una realtà visibile a tutti ma che non ha trovato posto nella contesa elettorale, vuoi per debolezza, limiti, ambiguità, delle realtà che si oppongono a questa barbarie; vuoi perché i vari Penati non rappresentano un’alternativa, ma sono convergenti con la destra; vuoi perché le varie anime di rifondaroli e comunisti italiani, che “rivendicano” di essere rappresentanti degli interessi dei movimenti di massa, ne rappresentano la distanza e il distacco da essi (ma purtroppo si annidano e trovano credibilità in organismi quali il comitato NoExpo); ma principalmente il cretinismo parlamentare di gruppi, Partito?, come i Carc che non potendo presentare una lista propria, hanno dato indicazioni di voto in alcune città per il ceto politico della cosiddetta sinistra alternativa, e in altre città hanno sostenuto il movimento 5 stelle di Grillo, trovando “convergenze” con questo movimento telematico per la costruzione di un fronte comune (si veda a tal proposito l’intervista a Crimi, candidato in Lombardia). Il boicottaggio del voto contro la negazione del diritto al lavoro sicuro, alla salute, al permesso di soggiorno per tutti, alla casa, è la parola d’ordine giusta; l’unità-lotta-trasformazione e la costruzione del partito della classe sono la strada per sconfiggere e cambiare lo stato di cose presenti. E la battaglia contro i revisionisti, gli opportunisti,gli economicisti, sono l’aspetto principale.

giovedì 1 aprile 2010

Napolitano non firma ! questa si che è una notizia..

Il re travicello, il Presidente Napolitano, non ha firmato il collegato lavoro e lo ha mandato indietro al governo... Sacconi ha abbozzato e ha detto: "provvederemo".
La battuta migliore l'abbiamo letta sul giornale il Fatto ... che abbia finito l'inchiostro ?
Che la notizia fosse un pesce d'aprile'?
Napolitano ha firmato finora tutte le leggi-nefandezze presentate dal governo Berlusconi e quindi ci si aspettava - anche noi - che firmasse anche questa.
Calma e gesso, non è ancora successo niente. Se Napolitano rimanda è perché consiglia al governo di metterla giù meglio, di essere più sicuro del sostegno delle organizzazioni sindacali, di non andare alla provocazione aperta... di tener conto di più dell'opposizione di sua maestà, che su questo, come ha ripetutatamente affermato il prode economista simil-Biagi Ichino, non è che non sia d'accordo, ma si può fare meglio, non fare di tutta l'erba un fascio...
Non c'è solo l'art.18, ci sono troppe cose in questo collegato, pure i benefici amianto, da non dare più.
Si tenta il cappotto antioperaio e antisindacale e può diventare la goccia che fa traboccare il vaso e provocare quella reazione generale della classe operaia e del movimento dei lavoratori.
La mossa tattica di Napolitano aiuta a spegnere gli ardori a diluire il brodo.
Dal punto di vista dei lavoratori e del movimento sindacale di classe, invitiamo a non tener conto della mancata firma, operare come se avesse firmato e accettare la sfida.
Costruire l'informazione, l'organizzazione dal basso, ma senza eccessive concessioni tattiche agli apparati, delegati e rsu e 28 aprilisti, per la mobilitazione dei lavoratori, dal piccolo al grande , dal particolare al generale, da dove le condizioni ci sono a quelle in cui ancora si devono determinare.

Su questo, per carità, non aspettiamo i sindacati di base, spesso in tutt'altre faccende affancendati, vero Leonardi/RDB, vero 'compagno un cazzo' Delle Donne ?/slai cobas Ufficiale o meglio Slai CobasUfficio ?

La mobilitazione tocca subito e a tutti, comunisti o, tenendo conto di certi 'comunisti', diremmo meglio "comunisti", compresi, compresi chi si lecca attualmente le ferite e piange il morto.

Non fiori per cortesia ma opere di bene !

Alla lotta !



proletari comunisti

1 aprile

ZINGONIA aggiornamenti

01-04-2010

ZINGONIA: CONSIDERAZIONI DOPO L'INCONTRO DI LUNEDÌ 29 MARZO CON IL SINDACO DI CISERANO ENEA BAGINI (presenti anche vicesindaco, precedente sindaco e il tenente della polizia locale).
Gli abitanti, i lavoratori di Zingonia e il Cobas presenti all’incontro non si ritengono assolutamente soddisfatti. Il sindaco ci ha fornito la copia del verbale di ispezione dell'Asl, del 2 febbraio 2010 riferita alla situazione igienico-sanitaria nel condominio Anna1, con la quale si constatava che "gli alloggi privi di acqua potabile sono da ritenersi inabitabili e che tale situazione può determinare l'insorgenza di patologie di carattere infettivo e diffusivo". Dal momento dell’ispezione Asl sono passati altri 58 giorni e il condominio Anna1 è ancora senza acqua, alla richiesta di cosa intenda fare per porre rimedio a questa situazione il sindaco Bagini, che rappresenta la massima autorità sanitaria locale, ha risposto che tutto è “sotto controllo”, l’acqua è garantita da una fontanella nel piazzale del condominio e l’abitabilità può essere prontamente ripristinata versando alla Bas ogni mese il pizzo di125€ a famiglia. Vorremmo invitare il signor sindaco a provare anche solo per una settimana (magari con tutta la sua famiglia bambini compresi) a vivere in un edificio fatiscente senza ascensore, senza riscaldamento e senza ACQUA, forse capirebbe che la definizione di “sotto controllo” per quanto riguarda Zingonia, al momento, è quanto mai fuori luogo. Mentre, alla richiesta di informazioni certe rispetto al futuro prossimo dei palazzi (e di chi ci vive), la risposta è stata quella di confermare lo stanziamento regionale di 5 milioni di euro, la demolizione degli Atena (gli abitanti si dovrebbero trasferire in case Aler sparse in Lombardia!!), l’incentivazione delle attività commerciali e per quanto riguarda i palazzi Anna, nulla, ma sicuramente, nessuna intenzione di ristrutturare. Per quale motivo si dovrebbe accettare un piano che prevede una distruzione piuttosto che una ristrutturazione? Perché incentivare l’abbandono piuttosto che il ripopolamento? A nostro parere la soluzione, meno dispendiosa economicamente e più opportuna anche socialmente sarebbe la ristrutturazione dei palazzi (che strutturalmente sono in buono stato) e il ripopolamento del quartiere con persone e famiglie di lavoratori in cerca di case ad affitto calmierato… Ricordiamo che a Zingonia ci sono in gran parte aziende metalmeccaniche con operai per l’80% immigrati e che delle 12 aziende che hanno chiuso in un anno, tutti i licenziati sono lavoratori stranieri (dati CGIL 2008) Bisogna rompere subito il ricatto dell'acqua a cui la Bas, con l'avallo dell'amministrazione locale, sottopone gli abitanti dei palazzi e ottenere che i soldi (dei contribuenti!) stanziati dalla regione vengano usati per garantire condizioni di vita dignitose per chi vive e vivrà a Zingonia. Basta con il ricatto dell'acqua, vogliamo pagare quello che consumiamo! Basta con le speculazioni sulla nostra pelle, vogliamo un futuro dignitoso e sicuro a Zingonia per noi e i nostri figli.

NON SI PUÒ PARLARE DI LEGALITÀ SENZA CHE VENGA GARANTITO A TUTTI IL DIRITTO DI CITTADINANZA, DI LAVORO E ALLA CASA.
per altre info canale video http://www.youtube.com/user/cobasinforma

Provocazioni di Casapound al liceo classico Umberto I di Palermo. Gli studenti antifascisti rispondono!

Cronologia dei fatti:

Giovedì 25 Marzo, durante l’assemblea d’istituto del Liceo Classico Umberto I di Palermo uno studente,ostentando una felpa di Casa Pound e delle spillette con simboli fascisti tenta di salire sul palco per prendere la parola. Uno studente della scuola e militante di Red Block lo blocca prima che riesca ad iniziare l’intervento denunciando contemporaneamente all’assemblea che chi ostenta tali simboli non ha diritto di parola, il fascistello con la coda tra le gambe chiede al compagno di discuterne fuori.
Ed accontentato viene “gentilmente” accompagnato fuori dalla scuola insieme ad altri “amichetti”suoi con l’approvazione di molti studenti.
Sabato 27 Marzo segue la seconda provocazione di Casa Pound che si presenta davanti la scuola con un banchetto, stavolta anche con militanti più grandi sulla ventina accompagnati anche da una camerata adulta!! Anche in quel caso molti studenti spontaneamente contestano la loro presenza davanti la scuola e staccano delle loro locandine.
Data la diffusa impopolarità tra gli studenti i fascisti sono costretti ad andarsene nuovamente con la coda tra le gambe.
Infine Lunedì 29 Marzo ritorneranno nuovamente i militanti più grandi in forze, consapevoli di non essere graditi a scuola, con lo scopo di aggredire gli studenti che li hanno cacciati per ben due volte in pochi giorni. Ma sfortunatamente per loro anche la terza volta gli studenti si oppongono con la conseguenza che nasce un tafferuglio davanti la scuola.
A tutti quelli che sostengono che democrazia significa permettere che tutti si esprimano indistintamente e senza principi noi ricordiamo che fascismo è sinonimo di anti-democrazia, di razzismo, intolleranza e odio, chi si fa portavoce di tali “valori” antidemocratici non ha diritto di parola, in quel caso il vero democratico è chi non permette che vengano diffuse tali idee indegne. Tanti comunisti,anarchici e democratici hanno versato il loro sangue per combattere la dittatura fascista e difendere la libertà, non si può permettere che oggi individui si professino fascisti e diffondano queste sporche idee agendo indisturbati, il popolo del nostro paese ha già pagato a caro prezzo con migliaia di vite ciò che ha provocato il fascismo.
Com’è solito dei “fascisti del terzo millennio” quando parte per aggredire e ritorna bastonata ecco che esce la presa di posizione densa di pietismo con lo scopo di passare dalla parte delle vittime e ribaltare la verità dei fatti. Già l’anno scorso quando a Piazza Navona i militanti del Blocco Studentesco (movimento studentesco affiliato a Casa Pound) entrarono nella piazza armati di spranghe e cinte avventandosi contro studenti medi di 15 anni e i compagni antifascisti li respinsero, gridarono all’aggressione da parte dei “violenti antifascisti” . In quel caso solo l’intervento della polizia, che guarda caso stava a guardare mentre gli studenti medi venivano picchiati, salvò la pelle degli infami aggressori. Qualche settimana fa all’università di Tor Vergata a Roma stesso copione: i fascisti in grande superiorità numerica aggrediscono alcuni compagni che volantinavano denunciando l’Ateneo che finanzia le iniziative di Casa Pound e altre sigle che fanno capo ad essa con i soldi degli studenti, dopo l’aggressione segue automaticamente la versione distorta e gli aggressori diventano aggrediti.
Adesso a Palermo stanno tentando la stessa manovra demagogica e turpe.
Ma ormai gli studenti stanno imparando a riconoscere le menzogne diffuse da questi prodi fascistelli come dimostrano i fatti dell’Umberto.
E' necessario che ogni antifascista e sincero democratico, contrasti anche e soprattutto all'interno delle scuole la manovalanza neofascista che cresce con il fine creare un forte movimento studentesco antifascista che spazzi via questa feccia a partire dalle scuole!!
Dobbiamo non far fare neanche un passo ai fascisti respingendoli prontamente e creare un movimento antifascista a 360 gradi con una militanza attiva ,contrastare ogni tentativo di revisionismo storico e far conoscere ai lavoratori alle masse popolari e chi sono i fascisti,i loro rapporti con le istituzioni ecc.


Alcune considerazioni finali:

Per molti giovani e studenti il fascismo è l’antifascismo sono ormai roba vecchia, due categorie che spesso nell’immaginario collettivo si riferiscono al passato. Molti studenti non sanno neanche esattamente cos’è stato il fascismo nel nostro paese, quanti uomini e donne sono morti durante il ventennio di dittatura fascista, quanti deportati al confino, tutti i comunisti, gli anarchici e i democratici massacrati dal regime perché si opposero ad un sistema barbaro che garantiva con la forza lo sfruttamento della classe lavoratrice italiana bandendo qualsiasi diritto politico, sindacale e di espressione: una società “disciplinata” o meglio irreggimentata, più o meno come anno dopo anno stanno diventando le nostre scuole e allargando la visuale l’intera società italiana che sta ritornando al periodo buio che è stato appunto il ventennio fascista.
Ovviamente se si è arrivati al punto di non conoscere la storia recente del proprio paese la colpa non è certo dei giovani ma delle istituzioni a partire dalla scuola dove ormai l’insegnamento è basato sulla trasmissione di nozioni piuttosto che sull’insegnamento della cultura e del sapere, tutto ciò nel nome della “razionalizzazione dei programmi” e del sapere funzionale ai bisogni delle aziende e non della crescita individuale e di spirito critico dello studente.
Con il revisionismo storico dilagante sia a scuola che nei media ormai i fascisti sono stati pienamente sdoganati, quando da anni si racconta la favola bipartisan delle foibe come genocidio comunista a danno di gente “sol perché italiana” (non si dice agli studenti che ad usare le foibe furono proprio i fascisti a danno dei patrioti slavi durante la sanguinosa occupazione militare italiana di quei territori), quando si dice che gli antifascisti e i fascisti avevano la stessa dignità equiparando i fascisti che spalleggiati dai nazisti bruciavano interi villaggi, torturavano e stupravano a chi invece combatteva per la libertà e per una società migliore senza sfruttamento.
Quando si dicono tutte queste falsità si crea un vuoto di coscienza nei giovani che si traduce in qualunquismo con il risultato che ormai pochi si indignano se qualcuno difende idee che si rifanno al fascismo. Il governo in primis getta le basi perche si diffondano tali idee sfornando giorno dopo giorno leggi razziste come il pacchetto sicurezza che criminalizza gli immigrati e cosi via.
La deriva autoritaria della nostra società, come si diceva prima a partire dalle scuole che ormai sembrano caserme, continuando con la militarizzazione delle nostre città con le ronde di militari come se fossimo in Kossovo, le uccisioni in carcere e i pestaggi ad opera delle “forze dell’ordine”, dimostrano invece che il pericolo del fascismo è quanto mai attuale.
Per questo bisogna opporsi strenuamente all’avanzata dello stato di polizia che getta le basi del moderno fascismo, così com’è necessario opporsi alla sporca manovalanza fascista che difende questo sistema basato sullo sfruttamento.

COSTRUIRE RAF(RETI ANTIFASCISTE) IN TUTTE LE CITTA’!
COSTRUIRE UNA RAF NAZIONALE!

la milano nera della moratti ancora in azione

La Milano nera della Moratti ancora in azione
Dopo le campagne mass-mediatiche a cui sono seguiti una serie infinita di sgomberi dei campi “irregolari” dei rom, ora è il momento di quello che doveva, ipocritamente, diventare il “modello” di riferimento per la “soluzione” della popolazione rom di questa città.
Nei giorni scorsi, infatti, sono arrivate le lettere con cui il Comune avvisa le famiglie che, regolarmente, vivono nel campo di via Triboniano che entro il 30 giugno dovranno andarsene, per l'ormai onnopresente Expo, non solo in questa città, ma quasi per l'intera Regione.
Dopo anni di caccia all'uomo, di dichiarazioni per il ristabilimento della “legalità”, patti di legalità, evidentemente unilaterali, incendi di campi, un fiume di denaro (sia per gli sgomberi, che per mantenere i campi)che avrebbe permesso soluzioni stabili e dignitose non solo per i rom, ma anche per gli “autoctoni” -13 milioni di euro sono solo i soldi che il prefetto ha ricevuto per l'emergenza rom-, ora il comune inaugura una nuova “emergenza rom”!

guerra santa contro le donne

All'indomani delle elezioni lanciata la guerra alle donne
Parte dal leghista neo-eletto presidente della regione Piemonte, il leghista Cota, la guerra santa contro le donne, la loro salute, la loro dignità. Il suo primo pensiero, infatti, è stato per l'introduzione- finalmente!- della Ru486 anche in Italia.
Ha annunciato che lui è per la difesa della vita e, quindi, lascerà marcire, in Piemonte, la Ru486 nei magazzini: la lunga lista dei paladini per la vita si arricchisce di un nuovo militante, ligio ai dettami di Bagnasco in campagna elettorale.
Ma aggiunge un di più di cattiveria e perfidia: da un lato, come suggerito dal suo consigliere sanitario, di far firmare alle donne un consenso “molto articolato che sottolinei i rischi dell'aborto farmacologico“, come a dire cercare di dissuadere le donne dal ricorrere alla pillola abortiva e infliggere nuove sofferenze in un momento così difficile, dall'altro si preannuncia “l'indispensabile ingresso delle associazioni pro vita all'interno degli ospedali”
Non abbiamo dubbi che la solerzia di Cota non venga prontamente seguita da novelli paladini pro-vita. Ma dobbiamo altresì ricordare che, da un lato, Cota ed eventuali nuovi adepti nulla avevano dichiarato in merito nel corso della campagna elettorale, dall'altro, probabilmente si sarà sentito nell' “obbligo morale” di tale primogenitura perchè neo presidente di quella regione in cui la sperimentazione e la battaglia per l'introduzione della RU486 è partita per prima.
Non contenti delle assurde limitazioni per l'uso della pillola abortiva, con l'obbligo di ricovero che equivale, nei fatti, ad annullarne gli aspetti positivi, ora si apre apertamente una campagna di intimidazione contro le donne.

mercoledì 31 marzo 2010

Aquila: anche la Chiesa contro le carriole

A pochi giorni dall'intimidazione del Prefetto che domenica, con Digos al seguito, ha disposto il sequestro di una ventina di carriole e minacciato denunce per decine di manifestanti identificati, alla persecuzione governativo/poliziesca si è unita anche la "scomunica" della Curia contro la protesta delle carriole.
A margine di una cerimonia in Vaticano - riporta oggi il quotidiano locale "il Centro" - l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari, ha levato leva il suo allarme:
«Sembra che ci sia qualcuno molto interessato alle “carriolate” perché vuole creare dal punto di vista politico un gruppo che abbia autorità nella ricostruzione ... per poter entrare poi nella cabina di regia delle attività di rimozione delle macerie e di ricostruzione ... Ogni tanto succedono degli episodi poco simpatici ed io non ho paura di dire che spesso ci sono delle strumentalizzazioni di gruppi che vengono da fuori e che non hanno niente a che fare con L’Aquila vera».
Che coraggioso anatema! Nessuno osi disturbare il manovratore, intralciare i piani di Governo, Regione, Provincia e Comune e - soprattutto, guastare la saggia regìa San Guido Bertolaso e il suo codazzo di gentiluomini di Sua Santità, procacciatori di appalti, escort e gigolò seminaristi, di tutti quelli che a un anno del terremoto hanno lasciato le macerie ben al loro posto, disseminato la maggioranza degli sfollati lontano da casa, lucrato enormi affari dalle opere per il G8 e e la costruzione delle CASE, incapaci neppure di avviare un piano efficace per la ristrutturazione delle abitazioni meno danneggiate.
E' questa la "Aquila vera" che l'arcivescovo vorrebbe difendere?
Continua il prelato: «Proprio ieri è venuto da me un amico, che ha anche un posto di responsabilità in città, e mi ha detto di essere preoccupato perché ha sentito dire che il giorno di Pasqua vogliono fare i turni per togliere le macerie. Ma non è possibile, almeno la Pasqua ce la lascino libera! »
A quanto pare questo "pastore" non riesce a immaginare per il suo "gregge" migliore libertà maggiore che quella di una città fantasma in mezzo ai detriti dove, tra il "silenzio degli agnelli", celebrare liberamente i propri riti, con buona pace di quegli aquilani che, insieme al Cristo, vorrebbe vedere risorgere anche la propria casa.

pubblicazioni rosse

proletari comunisti vi invita a richiederci e leggere le diverse pubblicazioni da noi prodotte, utili non solo per conoscere le nostre posizioni ma anche, e sopratutto, la nostra pratica teorico-ideologica/politica/economico-sociale/organizzativa.
Un lavoro che va visto e valutato nell'insieme perché legato da un'unica visione: costruire il partito comunista di tipo nuovo, marxista-leninista-maoista, parte integrante del movimento comunista internazionale, reparto d'avanguardia organizzato del proletariato, in funzione dell'inizio, sviluppo, avanzamento della rivoluzione proletaria e socialista nel nostro paese.
I materiali di riferimento principale di questo lavoro sono:
- il documento-base dell'organizzazione comunista Rossoperaio del 1984
- i numeri della rivista La nuova Bandiera.
Ne sono usciti due numeri zero, uno contenente il lavoro di elaborazione delle tesi 1 maggio 2000,
un altro gli atti di un convegno internazionale a Palermo, poi 4 numeri fino all'ottobre 2009.
Di questi materiali forniremo in seguito il sommario completo e il modo per procurarseli.
Pensiamo poi di pubblicare nello stesso blog, a puntate, parte di questo materiale, a partire dal 1° maggio 2010 - decimo anniversario del documento tesi e tappa della fondazione del partito.
Esiste poi l'ampia collezione della nostra stampa prima come Rossoperaio, poi come Proletari
Comunisti - pensiamo di realizzare nell'anno in quaderni opuscoli una raccolta degli articoli politici più importanti apparsi su questi organi di stampa in questi anni per rendere fruibile il nostro lavoro politico e le posizioni assunte nelle vicende politiche e sociali.
Importanti sono poi fogli e pubblicazioni di organismi generati che hanno svolto una importante funzione, in particolare opuscoli e fogli del movimento femminista proletario rivoluzionario
e dell'organizzazione giovanile Red Block.
Le lotte sociali e il contributo alla battaglia per il sindacato di classe sono state la caratteristica
principale del nostro lavoro di massa nelle fabbriche e sul territorio.
Esistono su questo fogli, opuscoli e il recente bollettino N°1, che vanno conosciuti e valutati per il ruolo effettivo che hanno nelle lotte e nella fase attuale dentro il dibattito che si svolge nel sindacato di classe e di massa.
Esistono anche opuscoli sui temi della polemica teorico-politica da rieditare e, infine, la parte più qualitativamente elevata della nostra vita interna, quella dedicata alle lotte ideologiche che si sono sviluppate al nostro interno in questi anni, che hanno realmente affrontato, a volte in termini nuovi, questioni importanti della soggettività e militanza comunista e quella dedicata allo studio, spesso seminariale, dei classici di Marx-Lenin-Mao, della storia del movimento comunista internazionale e nazionale, resistenza e gramsci tra gli altri, documenti dei partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti nel mondo, Perù, Nepal, MRI ecc.
Su questo, a parte alcuni articoli e sezioni de La nuova Bandiera, non siamo riusciti ancora a produrre pubblicazioni utilizzabili all'esterno della nostra organizzazione .. ma ci stiamo lavorando

proviamo a leggere

proletari comunisti
31-3-2010

E dopo Cuffaro, Lombardo... e il VOTO

E con Lombardo siamo al 5° presidente più naturalmente centinaia di assessori, consiglieri, deputati, amministratori di ogni risma, galoppini di bassa lega presi con le mani nel sacco… tutta bella gente, insomma!
“Fra il 1994 e oggi sono cinque i presidenti e gli ex presidenti della Regione siciliana a essere coinvolti in casi giudiziari. Prima di Raffaele Lombardo, sono stati indagati e successivamente condannati Rino Nicolosi (Dc), Giuseppe Provenzano (Forza Italia), Giuseppe Drago e Salvatore Cuffaro dell'Udc. Per Provenzano e Cuffaro le inchieste della magistratura hanno innescato anche una crisi politica culminata con le dimissioni dalla carica.
“In precedenza un altro ex presidente della Regione, Mario D'Acquisto, Dc, era stato assolto nel processo per quella che era stata chiamata la "tangentopoli siciliana": un sistema di finanziamento della politica collegato agli appalti di grandi opere pubbliche. Un altro filone di quell'indagine ruotava attorno alla figura di Rino Nicolosi, che tra il 1985 e il 1991 aveva guidato sei governi regionali prima di essere eletto nel 1992 deputato nazionale. Nicolosi Era stato arrestato con l'accusa di avere intascato mazzette. Lui non lo aveva negato ma aveva spiegato che i soldi non erano destinati a un arricchimento personale. Servivano a finanziare il sistema politico e le campagne elettorali. E questo meccanismo, a suo giudizio, era stato utilizzato da quasi tutti i soggetti politici della prima Repubblica.”
Servivano a finanziare un sistema politico… ed è quindi inutile chiedere le dimissioni, come dice Miccichè, che ha imparato bene dal suo padrone Berlusconi, perché così si stravolgerebbe la volontà dei siciliani, dando per scontato che i “siciliani” cui lui si riferisce vogliano essere rappresentati da questo sistema…

E infatti qua non si dimette proprio nessuno!

La corruzione elevata a sistema, è questa la sostanza della politica attuale. Ma, quello che più gli preme è la legittimazione che passa attraverso il voto, attraverso le elezioni, una operazione che è stata sempre più riempita di sacralità, è l’ultimo velo con cui la borghesia copre sempre le sue schifezze, che DEVE, perché “investita dalla volontà popolare” appunto, governare per forza…
In questo senso il fenomeno dell’astensione preoccupa. Ed è per questo che porteranno gli “elettori” a votare anche sotto la minaccia delle armi, se necessario, segneranno le dita come già succede nei paesi oppressi dall’imperialismo…

E anche per salvaguardare questo sistema che garantisce vita agiata e ricchezza assicurata Miccichè e Lombardo hanno pensato a fondare addirittura un partito del sud…

martedì 30 marzo 2010

da un lato governo/lega dall'all'altro l'astensionismo

Nel leggere i dati elettorali bisogna partire dall'essenziale e poi scendere nel particolare, tutto questo non lo si legge sui giornali ma nella società reale.
Per l'essenziale:
dalla collina del governo, il partito di Berlusconi nonostante il monopolio di stampo fascista dei mezzi di comunicazione e del controllo economico, politico, clientelare del voto, mai come in queste elezioni ha avuto un netto calo, originato essenzialmente dalla corruzione politico-morale e secondariamente dalla crisi economico-sociale;
ma, all'interno della coalizione è cresciuta la componente esplicitamente razzista-reazionaria rappresentata dalla Lega, che è riuscita a indirizzare in questa direzione parti del proletariato e delle masse - in primis piccola borghesia proprietaria e bottegaia - anche protestatarie verso il governo;
dall'altra collina, dell'opposizione al governo, allo Stato, al sistema, operai, precari, disoccupati e altri settori delle masse popolari senza rappresentanza hanno espresso con l'astensionismo la loro protesta verso il Governo e la falsa opposizione, PD in testa.
Tutto il resto si pone al centro in questo effettivo scontro:
un centro che guarda in parte a destra, UdC e maggioranza PD che vuole ricucire con il governo, e in parte a sinistra e alle masse, Di Pietro, la novità del movimento Grillo, in generale settori della piccola borghesia democratica e componenti significative degli intellettuali democratici.
Il dopo voto:
dal lato del governo, dato la natura moderno fascista di Berlusconi sostenuta dalla Lega rafforzata, marcerà ancora più deciso in materia istituzionale, politico, culturale sociale verso il regime alimentando il presidenzialismo-federalismo, la dittatura dei mass-media, lo stato di polizia, le leggi d'emergenza anti-immigrati, l'attacco allo statuto dei lavoratori, le gabbie salariali ecc.;
dal lato dell'opposizione, la questione essenziale è la organizzazione e riorganizzazione dal basso della lotta operaia e sociale, il fronte unito dal basso dell'opposizione politica, culturale e morale al governo - fattori determinati in maniera essenziale dall'avanzamento del processo di costruzione del Partito Comunista, di tipo nuovo, come centro promotore e dirigente della lotta generale e particolare.
Fondamentale è comprendere - e l'astensionismo politico e cosciente nella sua maggior parte e a forte composizione operaia e popolare indica questo - che questa opposizione, queste lotte, questo Partito richiedono l'autonomia e indipendenza politica e di classe dalla falsa sinistra ex-parlamentare e elettoralista che, in disarmo e sfacelo, è parte del problema e non della soluzione.

proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
30-3-2010

lunedì 29 marzo 2010

Napoli: disoccupati banchi nuovi non votano


La Taranto del non voto contro Cie e polizia


le donne proletarie di taranto boicottano il voto

Taranto boykotta

I dati del primo giorno di elezioni dimostrano che a Taranto sta accadendo qualcosa di importante.
Il primo giorno ha votato in città il 34% degli aventi diritto al voto - meno 24% rispetto alle precedenti elezioni.
Pensiamo che sia utile la lettura dei due comunicati emessi a Taranto, che raccontano il boicottaggio elettorale

comunicato 28-3-2010

Boicottaggio delle elezioni a Taranto


La campagna di massa lanciata da proletari comunisti, sostenuta autonomamente dallo slai cobas per il sindacato di classe a Taranto è stata davvero ampia e ha raggiunta tutti i settori della classe
operaia e delle masse popolari non è stato affatto una generica campagna astensionista ma una vera iniziativa di lotta, partita dai disoccupati organizzati, che con lo striscione niente lavoro
niente voto ha toccato oltre che i disoccupati, i quartieri più disagiati della città, è apparsa per questo diverse volte nei telegiornali locali.
Subito dopo sono stati gli operai ilva somministrati licenziati 750 che hanno cominciato hanno partecipato ad assemblee sindacali cgil-cisl-uil e qui invitato massicciamente alla protesta del voto, anche in questo caso la stampa locale ha dovuto dare molto spazio alla campagna, che è arrivata in fabbrica e sul territorio a Taranto e provincia - dove altre realtà hanno protestato in questo modo.
Qui proletari comunisti ha deciso di dare vita a un giornalino locale 'U Vurp che ha amplificato con denuncia e ironia il messaggio che così è arrivato nei bar, nei luoghi di ritrovo, diffuso capillarmente ovunque.
Infine un massiccio volantinaggio fatto da numerosi compagni operai, disoccupati a battuto a tappeto le fabbriche ilva dando un ulteriore sostegno e orientamento politico al comportamento spontaneo delle masse operaie.
Il boicottaggio così è divenuto di fatto un orientamento operaio e popolare di massa, un modo attivo di fare politica del proletariato alternativo alla demagogia dei candidati e alla povertà politica e sociale della falsa sinistra.
In questo senso da Taranto viene una indicazione che va estesa e generalizzata.

proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
27-3-2010


comunicato 27-3-2010

Anche se la stampa e soprattutto le tv hanno ignorato la questione, il fenomeno più importante e significativo che ha caratterizzato l'attuale campagna elettorale a Taranto è l'emergere crescente del boicottaggio delle elezioni, che nelle forme dell'astensionismo, annullamento, caratterizzerà
le elezioni regionali del 28-29 marzo.
La campagna 'niente lavoro - niente voto' lanciata dai Disoccupati Organizzati dello Slai cobas per il sindacato di classe ha progressivamente raggiunto in termini attivi non solo tanti disoccupati,
ma soprattutto i quartieri più disagiati della città che vi hanno aderito in mille forme, invisibili ai mass media a caccia e al seguito dei candidati, ma ben visibili se si fosse fatto del giornalismo di inchiesta tra la gente.
Ai disoccupati organizzati si sono aggiunti esplicitamente i lavoratori somministrati Ilva che
sia nelle assemblee sindacali, sia con dichiarazioni, sia nel corso di iniziative di lotta al Comune come al ponte hanno ribadito e comunicato la loro intenzione di boicottare il voto.
Ampissimo è il rifiuto del voto nei settori della sanità, dei malati, dei cittadini, dei medici
che rifiutano il progetto S.Raffaele.
E un vero boom attraversa gli operai Ilva, appalto, arsenale per niente incantati anzi disgustati della campagna elettorale nazionale e locale.
Anche in provincia nei settori in lotta contro discariche, depuratori, termovalorizzatori il NO al voto è esteso e massiccio.
A Taranto nelle ultime settimane è uscito un foglio gratuito "'U Vurp" creato dalla redazione di proletari comunisti di Taranto, che con ironia e durezza ha attaccato i candidati alle elezioni e le loro dispendiose e truffaldine campagne elettorali, l'uso di potere e soldi e di funzioni pubbliche per pilotare il voto; un foglio circolato diffusamente e capillarmente in bar, luoghi di ritrovo, caseggiati.
Per buona pace degli stessi candidati, molti che hanno dovuto partecipare per bisogno a queste campagne, nel segreto dell'urna esprimeranno il loro no a questi sistemi e metodi.
Tutta la campagna ha la sua voce organizzazione e centro di raccolta nello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto con la parola d'ordine "la lotta e non il voto".
Un modo alternativo di promuovere la partecipazione e il peso politico dei settori più disagiati del popolo e strapparli alla demagogia di partiti che si ricordano di loro solo alle elezioni, o non sono mai a fianco delle loro lotte, o di gente, come Cito, ingannapopolo e servo dei potenti di turno.

Slai cobas per il sindacato di classe

Giù le mani dalle carriole

L’Aquila, 28 marzo, grave provocazione della polizia contro il “movimento delle carriole”.
Ieri, domenica mattina, a l'Aquila la polizia ha sequestrato una ventina di carriole e identificato intimidatoriamente diverse decine di presenti, nel tentativo di impedire che, come fanno ogni domenica da oltre un mese, gli aquilani invadessero il centro della città per lavorare a rimuovere le macerie, lì giacenti da una anno.
La manovra non è riuscita.
Altre carriole, precedentemente parcheggiate in un’altra piazza, sono entrate in azione e raggiunto per altra via il l’appuntamento in piazza 9 Martiri, mentre centinaia di persone hanno facilmente violato la zona proibita da diversi da punti meno sorvegliati delle inferriate e sono comunque arrivati in piazza.
La polizia ha continuato a identificare i presenti e minacciare denunce, cercando di impedire ad altri di oltrepassare le inferriate ma alla fine ha dovuto lasciare fare.
È la riprova che con l’esercito e la polizia il governo, complici le istituzioni locali, punta a sbarazzarsi non delle macerie dell’Aquila ma delle lotte degli aquilani, ma anche di quanto l’uso dello stato di polizia contro le mobilitazioni di massa sia prova di debolezza, non di forza.
Il pretesto del sequestro e delle paventate denunce è l’infrazione alla legge che vieta manifestazioni elettorali nei giorni di votazione.
Pretesto risibile, dato che le “carriolate” non possono definirsi “manifestazioni elettorali” né lavorare in una città deserta può disturbare il diritto di voto di nessuno, ma fatto significativo.
In questi mesi il governo e gli sciacalli dei comitati d’affari che ne incarnano la funzione e orientano l’azione hanno avuto mano libera nell’imporre una non-ricostruzione che procurato mega-profitti ai signori degli appalti gestiti da Bertolaso e soci e case in batteria in sobborghi non urbanizzati a una minoranza di sfollati, disperdendo tutti gli altri per tutta la regione e lasciando in macerie la città.
Mesi in cui al popolo dell’Aquila si sono invece legate le mani – complici anche alcuni che oggi impugnano le carriole – liberi essere usati come scenario di dolore per far belli col G8 i capi dell’imperialismo mondiale e il governo corresponsabile del disastro ma non di organizzarsi per lottare e attaccarli – nelle tendopoli le assemblee e perfino i volantini erano strettamente vietati.
E oggi che, con iniziative ancora simboliche ma in forme sempre più continue e determinate, un movimento di lotta ha iniziato a farsi avanti, si pretende di soffocarlo in nome del rispetto del vuoto rito elettorale.
In effetti, ci vedono chiaro. Perfino al di là della coscienza dei protagonisti, chi domenica è sceso in piazza con le carriole ha mostrato chiaramente che voto e lotta per la ricostruzione sono opposti che non si conciliano. Per questo, nonostante le illusioni riformiste e i rapporti ambivalenti con amministrazioni locali e falsa opposizione di cui ancora fatica a liberarsi, questo movimento va difeso.

Stato e sciacalli, giù le mani dalle carriole!

Con i prigionieri politici - contro la repressione

In occasione dell'assemblea a Milano del 28 marzo 2010 proletari comunisti ha portato la sua linea e la sua proposta, riassunta nel testo che segue:


Proletari Comunisti ribadisce la solidarietà ai compagni arrestati sottoposti a vessazioni, isolamento, desolidarizzazione.

Il governo Berlusconi ha intensificato la repressione delle lotte sociali e operaie con cariche, denunce, multe, ma anche intimidazioni e arresti che riguardano antifascisti, anarchici, studenti, attivisti sindacali e non si fermano le campagne di criminalizzazione con il pretesto del terrorismo e l'uso dell'art. 270Bis con, processi-montature giudiziarie e condanne;
ha peggiorato le condizioni di vita dei prigionieri politici, dei detenuti immigrati nelle carceri dove, come le cronache tristemente ci testimoniano, si moltiplicano i casi di pestaggi, torture fisiche e psicologiche, omicidi e suicidi.

In questo quadro, di cui abbiamo tracciato solo una brevissima sintesi e che riteniamo condiviso, riteniamo non possano essere sufficienti convocazioni di assemblee e mobilitazioni strettamente a ridosso di scadenze processuali, in occasione delle quali chiamare alla necessaria solidarietà, ma occorre l'organizzazione comune permanente, serve tra di noi un'unità non formale o di facciata, un'unità che vada anche oltre le presenze qui, un'unità che sia di tutte le forze comuniste rivoluzionarie, anarchiche, antifasciste, nella creazione di una
struttura unitaria che noi sinteticamente chiamiamo soccorso rosso proletario e di massa. Ma non è il nome che conta ma il contenuto: l'unità si fa sviluppando la lotta per l'unità anche in questa assemblea con tutte le forze, organismi e compagni disponibili. Partiamo da questa assemblea e in questa città, costruiamo insieme non una scadenza ma una campagna a partire dal 15 aprile e che vada fino al 19 giugno, quando secondo noi si deve organizzare un corteo cittadino, costruito a Milano ma che possa avere respiro e rilievo nazionale.
Noi, da parte nostra, per legare questa scadenza al significato storico per i prigionieri politici che esso ha, garantiamo la presenza dei compagni peruviani, turchi, francesi legati alle diverse aree della solidarietà dei prigionieri politici.

Costruiamo un percorso condiviso in parole d'ordine e, entro certi limiti, territori, posti di lavoro, aree, su questo che è un terreno generale e al tempo stesso specifico della lotta di classe.

Occorre unire i tanti colpiti dalla repressione in varie forme e intensità, i tanti solidali; occorre costruire iniziative di solidarietà, di controinformazione , strumenti di intervento che vadano oltre la rete internet, ma che siano una rete sociale e politica diffusa.

Occorre che tra di noi ci sia chiarezza e fiducia e che la solidarietà e il comune sentire riguardi tutti i compagni, nessuno escluso.

La proposta di caratterizzare la partecipazione al corteo del 25 Aprile è positiva e può assumere una sua consistenza, ma quello che proponiamo compagni è qualcosa di più e di meglio.

Proponiamo una rete, un coordinamento, o come si voglia chiamare, o se volete lo potremmo chiamare 19giugno, che lavori essenzialmente su Milano e via via si estenda come proposta e metodo su scala nazionale.

i compagni di proletari comunisti

28-3-2010

domenica 28 marzo 2010

La forza del riformismo e i rivoluzionari del carc

La Cgil ha annunciato con una certa enfasi di essere arrivata nel 2009 a 5,7 milioni di tessere e “Considerando anche le associazioni nostra emanazione, (…) il ‘sistema Cgil’ si attesta attorno ai 6,3 milioni di iscritti” dice Epifani! Non c’è dubbio, un bel numero, che sommato a quello degli altri confederali e altri sindacati firmatari di contratto ecc. ecc. arriva a circa 13 milioni di tessere, e non importa se la metà è composta da pensionati; certo si tratta di lavoratori abituati dai loro delegati alla passività e alla delega in bianco, ad accontentarsi delle elemosine (quando ci sono!) perché c’è la crisi, ecc., ma si tratta comunque di una bella “forza”: al servizio di chi?

Dobbiamo ricordare tutti i contratti nazionali firmati da questi signori, le leggi che lasciano passare, o che preparano per i governi di turno?
Dobbiamo ricordare, come fanno notare i padroni, che in contrasto con quanto affermano sugli accordi separati hanno già contato circa 121 schemi di accordi locali unitari?
Dobbiamo ricordare quanti soldi, a parte quelli tolti dalle tasche dei lavoratori con le deleghe, incassano dalla Stato per ogni tipo di “servizio”?
Dobbiamo ricordare che la parola “concertazione” che amano tanto significa di fatto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ma che produce carriere sfolgoranti per i concertatori?

Tutto questo viene chiamato riformismo, e la Cgil, in particolare, ne va fiera; questo riformismo, parte integrante dell’attuale sistema sociale, viene diffuso tra i lavoratori e le masse in generale da migliaia e migliaia di delegati a tempo pieno; si tratta di un’arma potente di propaganda di fatto che si mette al servizio del governo di turno per consolidare comunque il potere esistente!

La risposta di una parte di lavoratori negli anni è stata quella di abbandonare questo sindacato confederale e costruire nuovi organismi di difesa salariale e del posto di lavoro. E questa è una parte del lavoro necessario per strappare fette di lavoratori all’influenza diretta della borghesia.

Bene, se la cgil, per fare l’esempio del sindacato “vicino ai lavoratori”, è tutto questo, come si fa a dire più o meno apertamente che bisogna stare nella cgil o fare la lotta dentro la cgil? Stiamo parlando di coloro che si definiscono comunisti, maoisti, “rivoluzionari” del carc, ma anche di quelli che si definiscono comunisti “marxisti-leninisti”, che anche loro, come molti lavoratori iscritti alla cgil, probabilmente sono in attesa del miracolo… che qualcuno al posto loro risolva i problemi della lotta di classe, della lotta per il potere!

Uno stralcio relazione del 27 febbraio 2010

Questo è un stralcio della relazione fatta in una riunione di proletari comunisti il 27 febbraio scorso, che sarebbe stata materia del numero di marzo di proletari comunisti, che poi per ragioni politico-editoriali non è uscito.
Ci pare interessante pubblicarla per far conoscere ai compagni qual è stato sostanzialmente la nostra posizione in questo mese in riferimento a situazione politica ed elezioni.

Ne conserviamo la forma informale e sommaria, compreso le eventuali imprecisioni, per rendere comunque semplice e lineare la lettura

PUNTO SULLA SITUAZIONE IMMEDIATA

Sulla situazione politica- accentuarsi della crisi del governo, soprattutto delle caratteristiche della crisi intrecciate con le questioni morali; mentre vi è una sostanziale tenuta del governo sul piano economico-sociale nonostante gli effetti della crisi sulle masse.
Le elezioni regionali rischiano di essere un segnale negativo per il governo, per il peso della crisi politico-morale, sia per gli effetti della crisi economica (che non trovando sfogo nel movimento di lotta, possono presentarsi a livello elettorale).
Carattere regionale del voto, lo liberalizza, rispetto al voto politico (il voto amministrativo va di solito peggio per il governo). Il governo dovrebbe avere un calo elettorale. Per questo il governo cercherà in questo mese di rimontare, usando il sistema da regime: buttarla in “caciara” – “tutti corrotti, nessun corrotto; massimo controllo sui mass media e segnali per recuperare i voti dei corrotti, malavita organizzata ecc., stornare l'attenzione delle masse, "scatenare la guerra tra poveri” con uso della sempre valida arma: immigrati/razzismo, anche uso del “terrorismo”, nel tentativo esplicito di contenere gli effetti della crisi morale, politica ed economica ed evitare una caduta elettorale.
Principale alleato del governo è l'opposizione parlamentare che nella sua componente maggioritaria si sposta verso il governo, vedi Casini, PD, la cui nuova segreteria cerca di “volare alto” per coprire una politica bassa, per rientrare nel gioco e sperare in aiuti da parte dei poteri forti.
L'opposizione ha visto indebolire la funzione di Di Pietro, che ha attenuato la linea al suo congresso e ha indebolito quello spostamento su Di Pietro dell'opposizione ex parlamentare. Così non aumenta i suoi voti a destra e perde parte i voti a sinistra, area lavoratori che guardava Di Pietro come capo della sinistra. Comunque, il partito di Di Pietro dovrebbe registrare una crescita

L'unico “partito” in crescita può essere l'astensionismo, che può unire al precedente astensionismo operaio, quello intellettual-democratico (che perde fiducia nel “voto utile”) e quello dell'elettorato sbandato del centro destra, anche se bisogna tener conto che nelle regionali il voto è condizionato dalla miriade di candidati locali e le conseguenti clientele e parentele che vanno a votare:
La situazione attuale sarebbe una condizione ideale per i comunisti e la sinistra di opposizione, ma purtroppo coloro che si dicono comunisti vanno più indietro dello stadio precedente, la loro confusione sia tattica che strategica sembra accentuarsi; la sinistra di opposizione non avendo cambiato nulla, cercando in maniera patetica di restare a galla, collassa – anche molti candidati di questa sinistra sono impresentabili.
Anche questo però può essere una condizione favorevole perché è nella crisi della falsa sinistra che si può costruire il partito comunista di tipo nuovo, una vera opposizione proletaria ... Quindi l'attenzione dei comunisti autentici non deve essere diretta a forme di "unità a sinistra", ma all'aperta contrapposizione al governo e parlare al popolo astensionista; chiarezza nella denuncia radicale di governo e falsa opposizione, provare a fare di più sul terreno dell'astensionismo proletario e democratico.
Questo lavoro lo già stiamo facendo, nel mese elettorale deve avere anche ulteriori sviluppi.
“La lotta e non il voto” vale quando e lì dove le masse sono effettivamente in lotta, ma chi lotta in Italia su questo sono ancora in pochi (fabbriche che stanno resistendo ai licenziamenti, disoccupati in città del sud, resistenze degli immigrati, NO Tav, ecc.).
Nelle altre realtà, la prima forma di lotta è il “NO al voto”;
Questa è una delle forme di lotta. Generalizziamo le esperienze avanzate.
La ns lotta di posizione è soprattutto nell'ambito della sinistra sul piano ideologico e politico.
Non ci inventiamo delle lotte nuove, bastano quelle che ci sono. Dobbiamo essere più visibili anche con la propaganda. Dobbiamo stare dalla parte di tutto ciò che disturba il manovratore, in maniera politica di pro, perché questo definisce meglio la ns identità, raccoglie il disagio e la ribellione e ci dà visibilità. Sosteniamo tutte le forme di lotta e tutti i contenuti politici che fuoriescono dai limiti della democrazia borghese . La crisi morale e politica di questo governo e di questo Stato fa sì che la democrazia borghese e le elezioni sempre più non meritino rispetto, perché difendono questo sistema dello sfruttamento e sono immorali, corrotte. In questo senso la ns è una campagna di pro, tramite la pro noi spieghiamo, e questo usando anche la Costituzione.
Su questo ci deve essere sintonia tra la ns linea e la pratica dei nostri compagni nelle sedi e questa a volte non è adeguata, noi non siamo quelli che dicono una cosa e poi ne fanno un'altra quello che diciamo lo facciamo.. bisogna migliorare il ns lavoro da subito...

proletari comunisti
27-2-2010

VOTA ANTONIO!

Nessuno ha messo più impegno in questa campagna elettorale del Partito dei Carc!
Tantissimi lavoratori, lavoratrici, disoccupati, ma anche gente con un po' di sale in testa, al di là di tutto, denunciano come queste elezioni siano diventate un'illegalità organizzata, in deroga alle stesse leggi della democrazia borghese, tanto che anche organizzazioni fautrici dell'elettoralismo non stanno partecipando.
E' stata fatta dai partiti di governo, Berlusconi in testa, una campagna elettorale da fare invidia ai regimi più reazionari dei paesi oppressi, che farebbe venir meno qualsiasi velleità, anche onesta, di utilizzare le elezioni come arena politica. Non solo, molti settori di operai, lavoratori, precari, disoccupati in lotta, realtà territoriali in lotta, ecc. stanno dicendo apertamente che non voteranno perché solo in questo modo, e non con una "croce", la loro protesta, la loro voce, può arrivare anche nel "teatrino della politica" e per chi, come i Carc, si dice comunista e anche maoista, e dovrebbe essere in sintonia con le masse, almeno questo dovrebbe essere un argomento convincente ...
MA L'IMPEGNO ELETTORALE DEI CARC NON DEMORDE ED E' PIU' FORTE DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO! (tanto per il "socialismo" bastano i lunghi documenti, i bei programmi...). E, PIU' REALISTI DEL RE, COME UN BUON PARTITO CHE SI RISPETTI, AGLI ELETTORI INDICANO ANCHE CHI, I NOMI DEI CANDIDATI DA VOTARE

- segue vademecum:
"... il Partito dei CARC chiama i propri militanti, collaboratori e simpatizzanti a fare una decisa e attiva propaganda e a votare e far votare per le seguenti liste e candidati
- in Piemonte, in Veneto, in Emilia-Romagna e in Campania: il Movimento Cinque Stelle; dove non è presente i candidati della Federazione della Sinistra, e in seconda battuta di SEL, espressione, rappresentanti e portavoce di quegli organismi popolari impegnati nelle lotte contro la crisi economica,
politica e ambientale o comunque più apertamente schierati in sostegno di esse;
- in Lombardia: a Milano Luciana Pellegreffi, candidata indipendente della Federazione della Sinistra; a Varese Ada Salerno della FdS; a Bergamo, Brescia, Monza-Brianza e nelle altre province il Movimento Cinque Stelle;
- in Liguria, in Toscana, in Umbria e in Basilicata: i candidati della FdS, e in seconda battuta di SEL (secondo i criteri sopra indicati);
- nelle Marche: i candidati della lista FdS/SEL;
- in Lazio: la Rete dei cittadini (dove non è presente i candidati della FdS e, in seconda battuta, di SEL);
- in Puglia: a Lecce Rosario Attanasio e Sergio Starace, candidati come indipendenti nella lista del PdAC, esponenti del Collettivo Iqbal Masiq impegnato attivamente nelle battaglie contro la crisi dei padroni;
nella altre province i candidati della FdS;
- in Calabria: i candidati dell’Italia dei Valori, che è la forza con una posizione più coerente e decisa contro il malaffare e in difesa dell’ambiente (in particolare contro il Ponte sullo Stretto)...".

SCOMMETTIAMO CHE COSI' ANCHE IL PARTITO DEI CARC, POTRA' DIRE LUNEDI', COME QUALSIASI ALTRO PARTITO BORGHESE, DI AVER OTTENUTO UNA VITTORIA ELETTORALE?!

Fannyhill.