mercoledì 29 dicembre 2010

pc quotidiano 29 dicembre - L'ACCORDO FIAT TORINO E' ILLEGALE (2° parte)

(SEGUIRANNO ALTRI INTERVENTI SULLA QUESTIONE DEI DIRITTI SINDACALI E SUL SISTEMA ERGO UAS)

A premessa, considerando la prima parte e questa, si vede bene come l’accordo alla Fiat Mirafiori che ricalca, peggiorandolo, quello di Pomigliano, interviene su ogni aspetto della condizione di lavoro, perché ognuno e tutti insieme servono per aumentare lo sfruttamento dell’operaio.

Orario di lavoro, con l’accordo non c’è più uno schema di orario stabilito per l’operaio, vi sono 4 schemi di orario (primo: 2 turni di 8 ore al giorno per 5 gg. – secondo: 3 turni di 8 ore al giorno per 5 gg. – terzo: 3 turni di 8 ore al giorno per 6 gg. – quarto: 2 turni di 10 ore al giorno), e la Fiat può passare da uno schema all’altro; e se pur è previsto un esame congiunto con i sindacati firmatari, questo ha il solo scopo di avere sempre l’avallo sindacale, anche sull’intervento unilaterale della Fiat! Prevedendo che in caso di mancato accordo l’azienda applicherà l’orario da lei prescelto.
La modifiche portano ad un aumento dell’orario di lavoro, sia complessivo che individuale. La media di 40 ore settimanali, diventa un puro riferimento, in realtà in uno degli schemi gli operai dovranno lavorare normalmente a settimane alterne 48 ore.
Ma soprattutto e per la prima volta viene stabilita una sperimentazione di schema di orario (per 12 mesi) di 10 ore al giorno per 4 gg. alla settimana, con una logica che richiama effettivamente lo schiavismo, della serie: sperimentiamo quanto può resistere normalmente l’operaio, se questa “sperimentazione” va bene, passeranno a aumentare normalmente l’orario, e la fatica, a 11, poi a 12 ore e così via, fino a che gli operai resistono? Marchionne sta pensando per caso ad allestire una zona dormitorio in fabbrica? Anche perché, sulla carta chi fa 10 ore al giorno potrà riposare per tre giorni, ma nella parte sul lavoro straordinario è previsto che l’azienda può richiamare al lavoro anche in questi giorni di riposo.
“Se 8 ore vi sembran poche” cantavano gli operai, ma oggi siamo ben oltre!

A questo “normale” orario di lavoro l’accordo aggiunge l’aumento per 3 volte delle ore di straordinario che passano da 40 a 120 annue per operaio; a questo straordinario l’azienda potrà far ricorso senza neanche il preventivo accordo sindacale – anche qui: i sindacati firmatari accordano a Marchionne di agire senza neanche il loro accordo! In più vi potranno essere altre 80 ore, con accordo sindacale.
Inoltre, con accordo individuale tra azienda e lavoratore, l’attività lavorativa sul 18° turno (cadente tra le ore 22 della domenica e le ore 6,00 del giorno successivo) potrà essere svolta a regime ordinario con la sola maggiorazione del lavoro notturno... Il lavoro straordinario nell’ambito delle 200 ore pro capite potrà essere effettuato nelle giornate del sabato e nelle giornate di riposo.

I sindacati firmatari dell’accordo sottolineano che il ricorso massiccio allo straordinario porterà in tasca agli operai fino al 3700 euro lordi all’anno. Briciole in confronto a quanto ci guadagnerà l’azienda dal pluslavoro fatto dagli operai! Ma con una battuta, che purtroppo troppo facilmente potrebbe diventare realtà, vorremmo chiedere: ma quanti soldi gli operai spenderanno all’anno per curare i danni alla salute che porterà questo massiccio incremento del lavoro?

Per non rallentare neanche per sbaglio la produzione in ciascuna linea, l’accordo prevede poi che nella prima ora del turno gli operai di una linea potranno essere spostati per coprire operai mancanti, o, nell’arco del turno, per “fronteggiare le perdite derivanti da eventuali fermate tecniche e produttive”. Questo nell’accordo viene chiamato “corretto rapporto produzione/organico”, rovesciando totalmente da parte sindacale il rapporto organico/produzione che nel passato serviva per chiedere più assunzioni ed evitare licenziamenti.

E ancora, con i “recuperi produttivi, le perdite produttive per cause di forza maggiore o per interruzione delle forniture verranno recuperate collettivamente, entro sei mesi successivi, sia nelle giornate del sabato, sia nei giorni di riposo individuale, anche per gli operai che lavorano 10 ore al giorno. E, per giunta, senza pagare la maggiorazione per lavoro straordinario, festivo, ecc.

Gli operai vengono resi appendici del sistema produttivo. L’accordo stabilisce che devono stare sempre a disposizione dell’azienda a seconda delle esigenze produttive. La vita dell’operaio non esiste più, la sua giornata, le sue settimane sono solo in funzione del capitale. La salute degli operai è questione che “non interessa” (finchè ce la fa, bene, in mancanza, verrà sostituito).
Come un brutto film che fa scorrere le immagini all’indietro, questo accordo fa tornare per orari, per mancati riposi, per zero rispetto per la salute psicofisica degli operai, ecc. a situazioni da fabbriche di inizio secolo scorso.
Con l’accordo si deroga a quanto previsto dalle leggi in materia di riposi giornalieri e settimanali. Questo tra l’altro mette fuori gioco ogni residuo controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro, perché è a premessa stabilito che le leggi non devono essere applicate (fermo restando che come accade sempre negli ultimi anni, poi sarà la legge che recepirà e si adeguerà ai cambiamenti già avvenuti in peggio nei rapporti tra capitale e lavoratori); inoltre, anche la complessa articolazione di orari, turni rende materialmente impossibile una verifica in corso d’opera.

Un altro articolo dell’accordo riguarda il passaggio degli operai alla Joint Venture Fiat/Chrysler. Qui Marchionne vuole giocare a mani libere, in una situazione in cui gli unici ad avere le mani legate saranno gli operai. Si scrive che il “fabbisogno di organici della Joint Venture sarà soddisfatto in via prioritaria con l’assunzione del personale proveniente dagli stabilimenti Fiat di Mirafiori”; gli altri lavoratori provenienti dalle altre aziende del gruppo saranno, forse, assunti successivamente. Inoltre gli operai dovranno passare dalle “forte caudine” della “cessione individuale del contratto di lavoro”, senza l’applicazione delle garanzie previste dall’art. 2112 del c.c.
Per poter assumere quanti e soprattutto quali lavoratori, azienda e sindacati firmatari dicono il falso sostenendo che non si tratta di “trasferimento di ramo d’azienda”; la realtà è che in questo modo vogliono prendere due piccioni con una fava: da un lato obbligare in maniera ricattatoria gli operai a firmare le clausole capestro di questo accordo per essere assunti – lì dove dovrebbero essere per legge automaticamente tutti assunti, alle stesse condizioni di prima; dall’altro avere mani libere nel peggiorare le condizioni di lavoro precedenti.

Abbiamo volutamente tenuto da parte la questione dei diritti sindacali e un’analisi de sistema Ero Uas che sarà a base dell’organizzazione del lavoro della nuova Joint Venture, perché richiedono un discorso più approfondito.

Ma è evidente da queste parti dell’accordo, come da quelle denunciate nel precedente articolo del blog, come questo accordo sia in ogni sua parte in violazione delle leggi esistenti.
Il salto di “qualità” è che mentre prima si faceva ma non si scriveva – perché ogni accordo in “deroga” alle leggi e normative esistenti doveva e poteva essere solo migliorativo - oggi Marchionne, la Fiat, i sindacati padronali lo proclamano apertamente, lo scrivono in un accordo.
In uno Stato minimamente di diritto, non potrebbe essere permesso che vi sia un accordo che viola leggi esistenti; se un qualsiasi cittadino viola delle leggi, si può trovare sanzionato, perfino in galera, oggi Marchionne e i sindacati firmatari fanno carta straccia delle leggi, di diritti costituzionali che riguardano la salute, la vita degli operai e ricevono il plauso, sono considerati i salvatori del sistema produttivo italiano.
Questo accordo è illegale! Se viene permesso ad una parte della società, la minoranza, di violare le leggi e i diritti costituzionali, allora vuol dire che siamo in un sistema illegale ed è legittima ogni azione per impedire questa illegalità “legalizzata”. – (Continua).

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