lunedì 20 settembre 2010

pc quotidiano 19-20 settenbre - un delinquente, il nuovo ambassciatore della Colombia in Italia

denuncia dell'associazione nuova Colombia

Chi è il nuovo ambasciatore colombiano in Italia? Andrés Felipe
Arias, un corrotto e delinquente della cosca-Uribe!
Andrés Felipe Arias è nato il 4 maggio del 1973 a Medellín,
dipartimento di Antioquia. Nel 1999 si è laureato in economia presso
l’Università de los Andes e nel 2002 ha ottenuto un dottorato,
sempre in economia, all’Università della California (UCLA). A
Washington ha fatto praticantato nella Divisione di Sviluppo e
Supervisione Politica del Fondo Monetario Internazionale.

Al rientro in Colombia si è subito inserito nel circo governativo,
rivestendo la carica di Direttore di Politica Macroeconomica del
Ministero delle Finanze, e dall’inizio del 2004 è diventato
viceministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, per occupare
infine la carica di Ministro un anno dopo, sostituendo Carlos Gustavo
Cano. Nel 2006, durante il secondo e fraudolento mandato
dell’allora presidente Álvaro Uribe Vélez, è stato riconfermato.
A.F.A. ha fatto parte dei consigli di amministrazione di Ecopetrol,
della Borsa Nazionale Agroalimentare, del Consiglio Nazionale di
Scienza e Tecnologia Agroalimentare, del Fondo Nazionale del
Bestiame, del Fondo di Stabilizzazione dei Prezzi del Bestiame, Latte
e Derivati, della Banca dell’Agricoltura colombiana, del Comitato
Nazionale di Credito Agropecuario; ossia, di tutti quegli organismi,
pubblici o privati, controllati dai grandi latifondisti e
dall’oligarchia del paese.

Entrato, a suo dire, nel suddetto ministero per dare nuova vitalità
alle campagne, ha inventato statistiche inverosimili per compiacere
il suo mentore Uribe, a fronte di investimenti superiori ai 1300
milioni di pesos finiti unicamente nelle tasche dei grandi
proprietari terrieri.

Promotore dei grandi interessi legati ai biocombustibili, con il
pretesto di rendere autonomo il paese sul piano energetico, ha
sponsorizzato le grandi coltivazioni agro-industriali della palma
africana, legate al paramilitarismo e tassello determinante della
contro-riforma agraria permanente implementata dal regime. Alla base
della politica paramilitare del governo, infatti, le coltivazioni
della palma africana vengono usate per “reinserire i paramilitari
smobilitati” nella “società civile”, mettendoli a guardia
delle piantagioni sorte sui terreni sottratti dagli stessi ai
contadini con la violenza.

E’ vergognoso che a quest’individuo sia stata affidata la
realizzazione dell’istrionico programma di recupero delle terre
espropriate ai contadini, con la forza, dai latifondisti e dalle
squadracce della morte, organizzate, finanziate e addestrate da
organismi statali e che hanno causato ad oggi quasi 5 milioni di
sfollati interni.

Per compiacere ancora di più il suo cattivo maestro Uribe, A.F.A. si
è lanciato nella promozione della campagna “No al despeje”,
riferito alla proposta di dialogo che l’insorgenza delle FARC aveva
presentato al governo per concretizzare uno scambio di prigionieri di
guerra, e che chiedeva come garanzia la smilitarizzazione di due
municipi: Pradera e Florida. Dimostratosi un acerrimo nemico della
Pace e di qualsiasi negoziato con la guerriglia, Uribe lo aveva
ribattezzato “Uribito”, anche per le sue goffe imitazioni , da
piccolo “clone”, di quello che lui ritiene suo mentore.

Quando faceva parte della cosca di governo, vedendo che decine e
decine di senatori e congressisti uribisti si trovavano coinvolti in
fatti di corruzione, non ha voluto essere da meno. Nel 2008 è
risultato implicato nello scandalo “Hacienda Carimagua”; la
tenuta Carimagua è un complesso agricolo con oltre 17.000 ettari di
terreno coltivabile, ed è di proprietà dello Stato. Sulla carta (e
sul piano della propaganda demagogica) avrebbe dovuto essere data in
usufrutto a famiglie di sfollati attraverso un programma che
favorisse il rientro degli stessi nelle terre a loro usurpate;
tuttavia è stata data in concessione, ad un prezzo simbolico, dal
Ministero presieduto da Arias ad alcuni grandi imprenditori locali.
Dopo le denunce presentate da alcuni senatori e procuratori, Arias si
è difeso dicendo che le terre non erano produttive per questi
contadini e che questi ultimi non possedevano neanche le risorse
economiche necessarie. Ma è stato prontamente smentito. Una
commissione governativa stabilì che le terre in questione dovevano
essere condivise dalle famiglie degli sfollati e dagli imprenditori
(sic). Senza indire alcun bando per stabilire chi dovesse essere il
socio privato, vi si è insediata Ecopetrol (alla cui privatizzazione
il narco-mafioso Uribe ha dato il via...)

La sua performance al Ministero dell’Agricoltura annovera altresì
lo scandalo denominato “Agro Ingreso Seguro”. Programma
truffaldino inventato a scopo propagandistico dall’ex-governo,
sulla carta avrebbe dovuto beneficiare -con un modesto versamento
elargito dallo Stato- un certo numero di contadini; in realtà, come
abbondantemente denunciato e dimostrato, i fondi messi a disposizione
sono stati in larghissima parte utilizzati per finanziare ricchi
imprenditori agricoli legati alla mafia uribista, in aperta e quanto
mai sfacciata violazione della stessa legge in questione, già di per
sé sbagliata e fuorviante rispetto al problema agrario colombiano.
Tra i beneficiari del programma vi è anche María Mercedes Sardi de
Holguín, cugina dell’ex Ministro dell’Interno Carlos Holguín
Sardi, la quale si è intascata 200 milioni di pesos. Sfidando
l’intelligenza umana, Arias ha provato a giustificarsi affermando
che tutti i beneficiari del programma erano persone per bene, senza
problemi con la giustizia, e che era falso che la maggioranza dei
beneficiati fossero finanziatori della campagna elettorale di Uribe.

Nel febbraio del 2010 è stato pre-candidato presidenziale per il
Partito Conservatore; la rivista colombiana Semana ha denunciato
nello stesso mese dei presunti illeciti nel finanziamento della sua
campagna elettorale, che tuttora sono oggetto di investigazione
giudiziaria. Dopo aver perso le primarie con Noemi Sanín, il giorno
dopo lui e tutti i suoi lacchè e portaborse sono saliti
opportunisticamente sul carrozzone di Juan Manuel Santos, che poi lo
ha ricompensato con l’incarico di ambasciatore a Roma. La nomina è
avvenuta, guarda caso, subito dopo un interrogatorio di oltre 11 ore
per lo scandalo di “Agro Ingreso Seguro”.

Il nostro paese è diventato un rifugio per i malfattori d’oltre
oceano; un posto sicuro dove possono godere indisturbati di
quell’immunità che li mette al riparo da processi penali. Dopo
Camilo Osorio, Sabas Pretelt de La Vega e Jorge Noguera, sbarca un
altro personaggio a cui le “nostre” istituzioni, che continuano a
definirsi “democratiche”, sicuramente accetteranno le credenziali
diplomatiche. Non importa la lunga scia di sangue che questi
criminali si lasciano alle spalle; i diritti umani sono sempre un
argomento ad uso e consumo dei poteri forti, che li svuotano di reale
significato e ne manipolano forme e contenuti.

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