lunedì 9 agosto 2010

speciale fiat 7 - 1 - la guerra del contratto a partire dalla Fiat..la partita in gioco

La fase attuale della vicenda Fiat è quella di una preparazione della tappa ulteriore della guerra. Padroni e governo hanno le idee chiare e anche in questo mese di agosto non sono a riposo ma al lavoro per affrontare i nodi che permettano loro di vincere la guerra. In particolare essi sono concentrati sulle modifiche contrattuali che legalizzino il sistema Marchionne - Pomigliano e che ne permettano un'estensione in tutte le fabbriche italiane.
Su Sole 24 Ore in un articolo “sistema Italia, l'agenda del futuro, contratti a misura di produttività”, si scrive: “il problema della competitività del paese come luogo di produzione riguarda tutto il sistema produttivo non soltanto Pomigliano, la Fiat e i metalmeccanici. Se la produttività del lavoro cala, mentre negli altri paesi aumenta, i lavoratori italiani rimangono indietro non solo nei confronti di cinesi e indiani ma anche dei loro colleghi europei, tedeschi in testa”.
Si scrive che la produttività del lavoro stagna da metà degli anni '90 mentre nello stesso periodo sarebbe aumentata del 30% in Germania: ”L'aumento della produttività è l'unica via per riuscire ad aumentare i salari nel lungo periodo. La sfida è riorganizzare il lavoro e i contratti in modo da aumentare la produttività. Solo per questa via l'Italia può competere sui costi e nel lungo periodo migliorare il livello di remunerazione dei lavoratori”. Per questo, continua l'articolo, serve “una riorganizzazione del lavoro tale da permettere di sfruttare pienamente la capacità produttiva delle nostre fabbriche in forme che sono specifiche per ogni stabilimento. Per questo è fondamentale rafforzare la portata dell'art. 16 dell'accordo del gennaio 2009 che prevede patti in deroga ai contratti nazionali per esigenze territoriali e di sviluppo”.
“In secondo luogo la riorganizzazione del lavoro deve avvenire nell'ambito di una cornice complessiva di revisione dei contratti nazionali che dia un quadro istituzionale certo alle relazioni industriali.... il calo della produttività del lavoro è riconducibile soprattutto ad un rallentamento dell'accumulazione di capitale fisico e a un calo della produttività totale dei fattori... infine, bisogna ridurre il dualismo del mercato del lavoro...”. Ovvero rendere più facile l'entrata precaria nel mercato del lavoro eliminandone la rigidità.
Infine, l'articolo conclude: “Il piano triennale per il lavoro del governo è un passo in questa direzione ma per ora rimane solo un passo programmatico. E' necessario che tutte le forze sociali collaborino ad una riforma completa”.

Anche se il linguaggio può sembrare tecnico la sostanza dell'articolo è chiara, rendere le deroghe al CCNL la nuova forma del CCNL, che in sostanza lo elimini e lo adegui alle aziende e al territorio (leggi, su quest'ultimo aspetto, gabbie salariali); spostare l'incremento produttivo dai salari ai profitti, la cosiddetta “accumulazione di capitale fisico” di cui parla l'articolo; infine, esercitare la massima pressione sul salario attraverso la precarietà e la disoccupazione.
Un vero manuale applicato del marxismo da parte dei padroni e con l'indicazione, finale, del ruolo dei governi nel trasformare in leggi con il 'piano triennale', questo modello neocorporativo e di fascismo del capitale.
I padroni quando indicano questa strada sanno di potere contare organicamente su questo governo, ma sanno che i contratti a misura di produttività sono un programma fortemente condiviso da opposizioni, partiti e sindacati, e fanno leva su questo accordo di fondo perchè i loro desiderata si trasformino in quella che chiamano “una riforma concreta”.
E' perfino superfluo far rilevare come si parli di “contratti” come una parola che non ha più alcun significato. Il contratto da garanzia dei diritti, dei salari, del lavoro, sia pure dentro un contesto dato di un sistema capitalistico, diventa esplicitamente una serie di regole impositive su salari, diritti, condizioni di lavoro che affermino il dominio assoluto del capitale e dello sfruttamento; una sorta di ufficializzazione dei diritti dei padroni.
E' questo il significato reale avviato dal piano Marchionne e dalla sua estensione.

Sullo stesso giornale, il Sole 24 Ore, e nello stesso giorno, riprende gli stessi temi e in una certa misura gli stessi argomenti e le stesse soluzioni, il nuovo aspirante “uomo forte” nel sindacato confederale metalmeccanico, il segr. della Uilm Rocco Palombella.
Questi dichiara infatti: “il CCNL così com'è non garantisce più né le aziende né i lavoratori”. Ma la citazione dei “lavoratori” si fa per dire, perchè Palombella prosegue: “... per restituire un senso al contratto bisogna inserire le deroghe necessarie, per la vita del contratto dobbiamo farne uno che si apra alle esigenze delle imprese. Il modello Pomigliano va riservato alle aziende che sono in grado di garantire certi requisiti, ma anche nelle altre sindacati e imprese devono inserire una serie di opportunità che consentano alle imprese che vogliano investire e svilupparsi di farlo attraverso norme che garantiscano flessibilità”.
Come fare? “Già nel testo firmato da tutte le sigle sindacali del 2008 si è prevista l'istituzione di una commissione paritetica... è sbagliato pensare ad un contratto specifico per l'auto serve soltanto a portare modifiche al CCNL”.

Il pezzo che segue è particolarmente eloquente. In un articolo da noi già pubblicato nel blog e che riproponiamo, avevamo raccontato la strada di sindacalista di riferimento del padrone che Palombella aveva percorso all'Ilva, avevamo indicato che questa storia avrebbe pesato nell'esportare il modello realizzato all'Ilva nel CCNL, avevamo segnalato questo come un pericolo e una prospettiva reale. Siamo stati su questo profeti, tuttora disarmati, ma soprattutto inascoltati. I fatti ora ci dicono che avevamo ragione e aiutano a capire perchè e in che cosa consiste questa ragione. Palombella dice: “... va prevista una cornice di regole specifiche prendendola da settori in cui già funzionano. Non perchè sia il settore da cui provengo, ma prenda la siderurgia ad esempio: i 21 turni, la continuità di marcia, solo per citare due esempi, hanno garantito la produzione. Queste modifiche vanno estese agli altri settori, in questo caso al settore auto, con le deroghe e sono quelle che riguardano al produttività...”.
“...così come bisogna premiare la presenza... un meccanismo premiante basato sulla produttività in cui la parte di stipendio legata al raggiungimento del risultato arriva al 30-40%. Sarebbe un forte disincentivo all'assenteismo di massa..”
Quindi si propone una sorta di salario che è certo solo per il 60-70 %, mentre il resto dipende dalla produttività e assenteismo collettivo; siamo in un certo senso in un meccanismo non solo in linea con il piano Marchionne ma forse anche peggiorativo.
La sintonia attiva con i piani del padrone del sindacalista in carriera della uilmdeve servire agli operai e al sindacalismo di classe per comprendere ancor meglio la natura dei nemici e della linea e azione necessaria per poterli battere.

La scelta quindi che viene fatta per la Fiat nel settore auto e di conseguenza negli altri settori è di prendere quanto c'è del piano Marchionne in altri contratti e in altri settori e col sistema delle deroghe renderle applicabili nel settore auto e viceversa.
Giustamente, abbiamo denunciato in tutti questi anni e con noi tutte le espressioni del sindacalismo di classe come i contratti peggiorativi applicati in ogni settore e in ogni azienda rispetto ai contratti nazionali non costituivano soltanto dei contratti bidone fatti da sindacalisti venduti per quel settore, ma gravi precedenti che colpivano tutti gli operai e in generale tutti i contratti e i diritti sindacali.
Tutti questi contratti sono stati firmati nella quasi totalità dei casi da Cgil, Cisl, Uil e da Fim, Fiom, Uilm. Ora con il piano e accordo Marchionne, la riforma generale del CCNL, il piano triennale per il lavoro del governo, si arriva ad una sorta di 'quadratura del cerchio'.
Quello su cui insiste Palombella è il primo degli anelli su cui si interviene, vale a dire l'utilizzazione del contratto siderurgico; cancellando ogni specificità, tutto ciò che c'è di peggio viene considerato estensibile, primo tra tutti l'orario flessibile che consente di tenere sempre in attività gli altoforni.
Si fa riferimento, sempre in un articolo su Sole 24 Ore, al fatto che in siderurgia per ridurre i costi energetici, usando le fasce orarie, la flessibilità, si fa sì che la produzione si concentri nella notte, nei festivi, fino – soprattutto quando c'è crisi di mercato - a chiudere di giorno per produrre la notte, il sabato e la domenica. E su questo, dice il presidente della Federacciai: “Abbiamo trovato un sindacato attento alle esigenze di competitività delle imprese. Sono molti gli accordi aziendali ove ci sono forme avanzate di utilizzo degli impianti”.
Siamo di fronte, quindi, a un doppio processo, quello che riguarda la siderurgia che prevede per i prossimi mesi un utilizzo quasi selvaggio di questa flessibilità e di questi accordi in deroga e l'inserimento di queste regole nei “contratti a misura di produttività” voluti dai padroni e dai sindacati dei padroni.


ripubblichiamo

Palombella nuovo segretario nazionale della uilm
il coronamento di una onorata carriera al servizio di Padron Riva

Palombella è il segr, prov. della Uilm Taranto eletto al congresso nazionale Uilm nuovo segretario nazionale, è divenuto in questi anni l'uomo forte del sindacato metalmeccanico all'Ilva di Taranto,
arrivando al 45% delle RSU, con un sindacalismo interno fondato sul rapporto di potere con la direzione dell'impresa, di cui è divenuto negli anni una sorta di portavoce tra i lavoratori.
A lui tocca ogni volta, ancor prima dell'azienda, giustificare scelte e decisioni aziendali, avallare cassaintegrazione ordinaria e straordinaria, creare allarmismo e ricatto occupazionale per far passare tutto in azienda, avallando e legittimando i piani del padrone ma conquistando per i lavoratori che lo seguono privilegi e piccoli risultati, determinandosi come sindacato serio che conosce i problemi, conta e li risolve in compatibilità stretta con i piani della azienda e il comando di fabbrica.
Alcune perle della sua attività

Due delegati fiom organizzano uno sciopero per la sicurezza, il reparto si ferma, l'azienda reagisce e licenzia i due delegati e colpisce altri sette lavoratori in sciopero.
Palombella organizza una dichiarazione di dissociazione di alcuni degli operai per isolare i due delegati e far passare i licenziamenti, i lavoratori lo smaschereranno e la manovra non passerà.

La nuova Siet - grande azienda dell'appalto ILVA - viene assorbita dall'Ilva ma i gli operai vengono dequalificati in un accordo capestro che fa perdere loro livelli e diritti - accordo firmato dai tre sindacati confederali e osteggiatp dallo slai cobas per il sindacato di classe.
Uilm primo sindacato alle rsu di fabbrica, all'atto del passaggio Palombella invita i lavoratori a firmare il contratto, pena il licenziamento.
L'accordo viene impugnato e lo slai cobas per il sindacato di classe con un esposto porta la vicenda a processo che in primo grado si conclude con una condanna per 4 anni per RIVA. Palombella testimonia a favore dell'azienda contro i 150 lavoratori nuova siet costituitisi parte civile.

A fronte delle ripetute accuse di collusione con l'azienda fatte dallo slai cobas per il sindacato di classe, Palombella denuncia i dirigenti cobas per diffamazione chiedendo 1 miliardo di danni.
Purtroppo per lui la querela viene archiviata, perchè quello dello slai cobas è legittimo diritto di critica.

Ultima perla: insieme alla fim la uilm firma un accordo per tagliare fuori dalla cig gli operai interinali e 600 di loro vengono buttati fuori.

Questi grandi meriti nel condurre una politica filo padronale, nella furibonda battaglia anti slai cobas lo portano alla segreteria nazionale della uilm


proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
16-2-2010

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