lunedì 5 luglio 2010

pc quotidiano 3-4-5 luglio - un altro processo politico a milano

proletari comunisti solidarizza con il compagno enrico levoni e invita a partecipare alle iniziative



04.07.2010

Contro la repressione borghese,

resistere e sviluppare la lotta per il comunismo!




L’8 luglio prossimo alle ore 12, presso il tribunale di Milano, si terrà la seconda udienza del processo in cui è imputato il compagno Enrico Levoni del Coordinamento dei Collettivi Comunisti. Si tratta dell’udienza che il 14 gennaio scorso venne rimandata. Come avevamo ipotizzato, la cassazione ha dato ragione al giudice Giovagnoli accettando il suo ricorso. Scrivevamo infatti nel precedente comunicato: “L’udienza del 14 gennaio faceva parte di un procedimento giudiziario stralciato da quello per associazione sovversiva che vede imputati vari compagni del Partito dei CARC (di cui il compagno Enrico era membro) e messo in piedi dal giudice Giovagnoli. Procedimento per il quale la giudicessa Boccassini aveva dichiarato il non luogo a procedere. Giovagnoli aveva quindi deciso di ricorrere in cassazione. Proprio la sera prima dell’udienza veniamo a conoscenza del fatto che il 20 gennaio si terrà l’udienza (a porte chiuse) in cui la Cassazione valuterà se accettare o meno il ricorso di Giovagnoli. La mattina del 14 gennaio, a pochi minuti dal suo inizio, udienza contro il compagno Enrico è stata rinviata causa l’assenza del giudice titolare (la dott.ssa D’Addea). Una coincidenza? Difficile crederlo! Si tratta molto più probabilmente del tentativo di far rientrare il procedimento contro il compagno Enrico nel più ampio procedimento giudiziario per associazione sovversiva e di usare i supposti reati di cui il compagno è accusato per colpire più duramente tutti gli imputati del procedimento di Giovagnoli, compagno Enrico compreso.”.

Così infatti è stato. Ora l’iter giudiziario borghese fa il suo corso spendendo il denaro pubblico per perseguitare i compagni e le organizzazioni che lottano affinché la classe operaia e le masse popolari tutte possano godere di una vita migliore. Non bastano gli speculatori finanziari, i capitalisti che mandano in rovina decina di migliaia di famiglie licenziando i lavoratori, i tagli ai servizi, la devastazione ambientale, lo sperpero delle risorse a vantaggio dei ricchi e a danno dei proletari. La difesa dell’ordinamento sociale borghese richiede anche che siano colpiti sul nascere tutti quei compagni e quelle organizzazioni che la borghesia ritiene siano o possano diventare un pericolo per i suoi interessi, per il mantenimento del suo regime di sfruttamento e repressione, guerra e devastazione.

Quella dell’8 luglio non è altro che una delle innumerevoli udienze su cui i tribunali borghesi “costringono” i compagni a dedicare risorse ed energie e che seguono e sostengono le ben più pesanti azioni di controllo, le intimidazioni, le perquisizioni, i sequestri, le violenze, le carcerazioni, ecc. a cui ormai migliaia di compagni sono sottoposti continuamente.

Sono anni che numerosi compagni e organizzazioni del movimento comunista che lottano per ridare alla classe operaia del nostro paese un vero partito comunista vengono colpiti da procedimenti giudiziari (ogni volta conclusisi con il non luogo a procedere). Sono anni che compagni e organizzazioni del movimento comunista, antifascista, antimperialista e anarchico vengono colpiti dalla repressione borghese.

Le autorità giudiziarie del nostro paese tentano di mettere in piedi dei moderni tribunali speciali. Si fanno beffe della Carta Costituzionale e perseguitano i comunisti e chiunque lotti per un mondo migliore al pari di quanto facevano i fascisti, solo che lo fanno in una forma più subdola, comunque mitigata, frenata, ostacolata dalle conquiste di civiltà e benessere che la classe operaia e le masse popolari, guidate dal partito comunista, hanno strappato alla borghesia con le dure lotte del passato e con la vittoriosa Resistenza antifascista.

Le autorità giudiziarie borghesi hanno sempre cercato di far passare noi comunisti per banditi e terroristi; sono le stesse autorità che difendono gli interessi della classe borghese, quella classe che scatena guerre in ogni angolo del mondo, massacrando e terrorizzando con le sue “bombe intelligenti” milioni di persone. Queste autorità giudiziarie accusano noi comunisti di terrorismo e difendono i veri terroristi borghesi salvandoli dai processi in cui sono imputati. Vogliono privare noi comunisti, antifascisti, antimperialisti e anarchici della libertà di lottare e difendono la libertà della borghesia di sfruttare, massacrare e distruggere.

La tanto decantata liberà di cui si riempiono la bocca i rappresentanti politici della classe dirigente non è che una farsa. La loro liberà è in realtà libertà di sfruttare fino alla morte i lavoratori, costringendo quelli immigrati ad una vita da bestie e quelli locali a rinunciare alla vita dignitosa che si erano faticosamente conquistati. La loro libertà è la libertà di scatenare una guerra tra poveri. La loro libertà è la libertà dei padroni di costringere i lavoratori ad una vita di stenti e a rischiare la malattia e la morte ogni giorno per produrre profitto. La loro libertà porta alla miseria, alla fame, alla guerra e alla distruzione del pianeta.

Per noi comunisti la libertà è invece libertà di lottare contro questo sistema, libertà di lottare per un mondo in cui siano i veri produttori, la classe operaia e i lavoratori tutti a decidere cosa produrre e come, nell’interesse loro e del resto delle masse popolari.

Ma questa libertà è incompatibile con quella dei padroni e delle loro autorità. Perché la loro libertà necessita di grandi masse di proletari da comprare come schiavi moderni per estorcere plusvalore dal loro sudore. La loro libertà necessità allo stesso tempo di grandi masse di disoccupati, di affamati, di disperati per mezzo dei quali ricattare i proletari per costringerli ad accettare condizioni di merda di vita e di lavoro. La loro libertà è sfarzo e lusso per pochi e fatica, miseria e morte per molti.

Se lottare contro la loro libertà vuol dire essere terroristi, allora siamo tutti terroristi!

La persecuzione che la borghesia scatena contro di noi può e deve essere combattuta con coraggio, resistendo alla persecuzione e non cedendo alle minacce della borghesia e delle sue autorità. Ma ancora più importante è il lavoro per costruire un fronte comune contro la repressione in cui unire e organizzare le forze di tutte le componenti del movimento comunista, antifascista, antimperialista, anarchico e di tutte le organizzazioni operaie e delle masse popolari che subiscono la repressione borghese. Un fronte organizzato che lavori in primo luogo per far partecipare e organizzare il resto delle masse popolari nella lotta contro la repressione, in ragione del fatto che la difesa di chi lotta contro gli sfruttatori, i fascisti e i guerrafondai lotta per gli interessi di tutto il popolo.



No alla persecuzione dei comunisti!

Costruire un fronte comune di lotta contro la repressione!



Coordinamento dei Collettivi Comunisti

www.coorcolcom.org - coorcolcom@tiscali.it

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