mercoledì 28 luglio 2010

pc quotidiano 28-29 luglio - la rivoluzione in sud asia ..nelle parole di un dirigente del PCUNepal maoista

al forum europeo di Istanbul
del luglio 2010 è intervenuto Basanta membro del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Unificato del Nepal maoista che ha tenuto una relazione su La rivoluzione in Asia Meridionale
invitiamo a leggerla perchè essa contiene informazioni e valutazioni
condivisibili sulla situazione e nell'area

ma non si può..parlare bene ..e razzolare male ..



proletari comunisti -PCm Italia sostiene la rivoluzione nepalese nello
scontro attuale tra rivoluzione e controrivoluzione ma non condivide
l'attuale linea della maggioranza del PCU maoista Prachanda Battarai che
abbandona di fatto la via della guerra popolare e persegue con una visione
tutta interna all'autonomia del politico di stampo revisionista togliattiana
la costruzione della repubblica popolare di nuova democrazia, che non può
che portare alla sconfitta della rivoluzione

proletari comunisti -PCm Italia
27-7-2010

la relazione di Basanta


Cari compagni e delegati,
Saluti rivoluzionari!
Desidero approfittare di questa occasione per portare il nostro saluto
rivoluzionario a nome del nostro partito, il Partito Comunista Unificato del
Nepal (Maoista), agli organizzatori del Social Forum Europeo, che hanno
invitato il nostro partito qui a Istanbul, in Turchia, a partecipare a
questo programma, che è di una ricchezza grandissima. Desidero inoltre
portare i nostri saluti rivoluzionari a tutti i delegati che partecipano a
questo seminario. Mi sento onorato di essere qui con voi, delegati
provenienti da ogni parte del mondo. Ciò che più desidero, però, è usare
questa occasione per condividere le esperienze che la classe operaia di
tutto il mondo ha raccolto con le sue valorose lotte contro l'imperialismo e
contro le sue politiche anti-popolari e neo-coloniali, come la
privatizzazione, la liberalizzazione e la globalizzazione, cosi come contro
le classi dominanti che all'imperialismo sono asservite.

Cari compagni,
il nostro partito mi ha incaricato di parlare in questo contesto della
rivoluzione nell'Asia Meridionale, come richiesto dagli organizzatori. E' un
argomento di vasta portata, un compito molto difficile da trattare in pochi
minuti. Farò comunque del mio meglio per essere breve, ma di sicuro dovrò
concentrarmi solo sui punti chiave, per aiutarvi a raggiungere una
comprensione di fondo delle possibilità e delle sfide che la rivoluzione in
Asia Meridionale oggi ha di fronte.
L'Asia Meridionale comprende sette paesi, cioè il Bangladesh, il Bhutan, l'India,
le Maldive, il Nepal, il Pakistan e lo Sri Lanka. Più di un quinto della
popolazione mondiale abita in questa regione. E' la regione geografica più
popolata e densamente abitata del mondo. L'agricoltura, che contribuisce
solo al 22% del PIL totale della regione, impiega il 60% della forza lavoro.
Dopo l'Africa Sub-Sahariana, l'Asia Meridionale è la regione più povera
della terra. Secondo le informazioni fornite dalla Banca Mondiale nel 2008,
più del 40% della popolazione che abita in questa regione guadagna meno di
1.39 dollari a testa al giorno. D'altra parte, la ricchezza complessiva dei
25 più ricchi capitalisti indiani è equivalente a 192.3 miliardi di dollari.
[Fonte: www.forbes.com]. E' quanto complessivamente guadagnano i 379 milioni
di persone più povere di questa regione, cioè circa il 31.6% della
popolazione totale della sola India. In questa regione muoiono di
malnutrizione ogni anno circa 2.1 milioni di bambini, come risulta dal
rapporto dell'UNICEF del 2008. Questo dà una vaga idea della composizione di
classe nei paesi dell'Asia Meridionale.
A prescindere dalle forti contraddizioni di classe nei paesi dell'Asia
Meridionale, in tutta la regione esistono anche pesanti contraddizioni
nazionali. Ognuno è a conoscenza della gravità della contraddizione
nazionale in Sri Lanka. L'intero Nord-Est e il Kashmir dell'India sono stati
i punti caldi dei movimenti di liberazione nazionale sin dai tempi della
cosiddetta "indipendenza". Inoltre, varie nazionalità oppresse in Nepal,
Bhutan, Bangladesh e Pakistan stanno lottando per la loro autonomia e il
diritto all'autodeterminazione. Le discriminazioni sociali dovute allo
sciovinismo della casta Hindu hanno dell'incredibile in India e in Nepal. In
tutti i paesi dell'Asia Meridionale, il sistema politico costruito sulla
base del feudalesimo e mantenuto dalla sovrastruttura del capitalismo
burocratico e comprador, è stato alla radice dell'intensificarsi delle
contraddizioni di cui parliamo sopra. Figuriamoci se può risolverle.
Le masse che abitano nella regione sono represse contemporaneamente da
nemici a due facce, il feudalesimo e l'imperialismo. In aggiunta, l'espansionismo
indiano da una parte fa da cane da guardia dell'imperialismo americano, dall'altra
impone la sua egemonia politica, economica e culturale ai paesi vicini.
Recentemente, le classi dominanti indiana stanno capitolando sempre di più
di fronte all'imperialismo americano, e cedendo al suo intento di portare l'intera
regione sotto il suo dominio per circondare e indebolire la Cina, che si
affaccia in questo 21° secolo come concorrente economico forte.
In un'intervista con un corrispondente dell'agenzia Hsinhua News, il 29
settembre 1958, Mao disse: "I vari tipi di contraddizioni nel mondo
contemporaneo sono concentrati nelle vaste aree dell'Asia, dell'Africa e
dell'America Latina; sono queste le aree più vulnerabili sotto il dominio
imperialista e i punti nevralgici della rivoluzione mondiale da cui partono
i colpi diretti all'imperialismo". Quello che diceva Mao vale ancora. Nella
situazione attuale, però, è l'Asia Meridionale che si distingue in modo
particolare come area dove il dominio imperialista è vulnerabile e come un
vulcano attivo della Rivoluzione di Nuova Democrazia sotto la guida dei
partiti Marxisti-Leninisti-Maoisti.
Oltre a essere vittima dello sfruttamento semi-feudale e dell'oppressione
semi-coloniale, un'ampia parte delle masse nella regione è stata angariata
dall'asservimento nazionale interno. L'oppressione di casta sui Dalit, il
saccheggio degli Adivasi, e l'insopportabile sfruttamento e la repressione
delle minoranze religiose, hanno mostrato la vera identità delle classi
scioviniste Hindu, soprattutto in India. Un numero immenso di operai è
gettato nell'indigenza, e stanno aumentando di continuo. In breve, le
contraddizioni acute che feudalesimo e imperialismo generano contro le masse
popolari, l'estesa presenza di movimenti rivoluzionari, democratici e di
liberazione nazionale in tutti i paesi dell'Asia Meridionale e una quantità
enorme di masse sfruttate e oppresse che vivono in questa regione, hanno
innalzato anche di più questo potenziale rivoluzionario.
Questa regione ha una lunga storia di lotte di classe rivoluzionarie. Il
primo fuoco di lotta di classe rivoluzionaria in questa regione si è acceso
nel 1967 a Naxalbari, nel distretto di Siliguri, nel Bengala Occidentale,
sotto la guida ideologica del Marxismo-Leninismo e del pensiero di Mao
Tse-tung. Non solo ha diffuso la sua influenza nelle vaste campagne dell'India,
ma è diventato un precursore per i paesi confinanti come il Bangladesh, lo
Sri Lanka e il Nepal. Da allora, le lotte di classe rivoluzionarie si sono
susseguite una dopo l'altra, con alti e bassi, svolte e sviluppi. La
rivoluzione maoista ha comunque compiuto un grande passo avanti, soprattutto
dopo l'inizio della grande guerra popolare in Nepal, il 13 febbraio 1996, e
la fusione delle due correnti rivoluzionarie principali, la Guerra Popolare
e il Centro Comunista Maoista, a formare il Partito Comunista dell'India
(Maoista), nel settembre 2004. Questi due eventi politici hanno infatti
trasformato la regione in un vulcano attivo della rivoluzione proletaria in
questo 21° secolo.
Sulla scia di questi importanti eventi politici del movimento
rivoluzionario, la rivoluzione popolare nepalese arriva oggi sulla soglia
della conquista del potere politico centrale. L'ultima manifestazione per il
1° maggio, in cui mezzo milione di persone hanno riempito le strade della
sola valle del Kathmandu, e lo sciopero politico a oltranza che è seguito,
non solo hanno colpito al cuore la manciata di affaristi e di borghesia
burocratica e di elementi feudali in Nepal, ma hanno anche inflitto un duro
colpo ai loro padroni stranieri. Le forze esterne, principalmente l'espansionismo
indiano, si immischiano ora apertamente negli affari interni del Nepal per
evitare che le loro pedine perdano il potere. Un'alleanza composta dall'espansionismo
indiano e dai suoi fantocci nepalesi si è schierata contro le aspirazioni
alla democrazia e all'indipendenza nazionale del popolo nepalese. Ora, la
democrazia e l'indipendenza nazionale sono interconnesse in modo
inseparabile in Nepal. Questo ha messo al primo posto la lotta per l'indipendenza
nazionale, la sovranità e l'integrità territoriale.
La Rivoluzione di Nuova Democrazia sta facendo nuovi passi avanti in India.
Ha conquistato una vasta zona nella parte orientale e centrale dell'India.
Gli attacchi militari compiuti dai combattenti del Partito Comunista dell'India(maoista),
in modo particolare negli ultimi anni, e le lotte di masse militanti
capeggiate dai maoisti e altre forze della sinistra contro il tentativo di
sequestrare i terreni dei contadini a Nandigram e a Singur per regalarli
alle grandi compagnie multinazionali, hanno tolto il sonno alle classi
reazionarie indiane al potere. La massiccia resistenza popolare a Lalgarh,
nel Bengala occidentale, contro le atrocità commesse dalla polizia, rimane
un modello mai visto prima nella storia del movimento comunista dell'India.
Lo sviluppo della guerra del popolo in India è naturalmente motivo di
orgoglio e fonte di ispirazione non solo per i rivoluzionari nel
sub-continente indiano ma anche per la classe operaia in tutto il mondo.
Le classi dominanti indiane, invece di occuparsi dei problemi che il paese e
il popolo stanno affrontando, hanno schierato massicce forze paramilitari
contro i più poveri del già povero popolo indiano, gli Adivasi. L'azione
contro il popolo chiamata "Operazione Green Hunt" che le forze espansioniste
indiane hanno intrapreso, si fonda sul disegno reazionario di attaccare e
distruggere la nuova forza politica rivoluzionaria che tramite la guerra
popolare si fa avanti. Mira infatti ad aprire la strada agli attacchi
crescenti e incontrollati contro il popolo e al saccheggio delle risorse
naturali da parte della grande borghesia compradora nazionale e della
borghesia internazionale.
Ha però creato, invece, il terreno favorevole a una maggiore espansione
delle forze progressiste, democratiche e di sinistra contro le classi
dominanti in India. Un numero significativo di rinomati intellettuali, come
Arundhati Roy, si sono schierati dalla parte degli Adivasi, si sono opposti
al dispiegamento paramilitare nelle loro regioni e hanno esposto la
bancarotta della cosiddetta più grande democrazia del mondo. La guerra
popolare in India è ora diventata un argomento centrale di discussione,
anche nelle classi medie. Anche i grandi mezzi di comunicazione diretti
dalla grande borghesia compradora non possono più continuare a coprire con
il silenzio le attività dei maoisti in questi giorni. È una grande conquista
ideologica e politica per i rivoluzionari in India e all'estero.
Anche se c'è una lunga storia di lotta armata in Bangladesh, per il momento
i comunisti rivoluzionari non sono riusciti a fare un salto in avanti.
Alcuni partiti marxisti-leninisti-maoisti hanno subito sconfitte temporanee
per l'arresto dei loro principali leader da parte del regime reazionario,
altri si stanno riorganizzando e preparando alla guerra popolare. Nonostante
ciò, le acute contraddizioni di classe, l'oppressione nazionale, il retaggio
rivoluzionario del passato, così come il sentimento patriottico del popolo
del Bangladesh, creano in questo paese un alto potenziale per lo sviluppo di
una nuova rivoluzione di nuova democrazia in Bangladesh.
Contemporaneamente, la formazione del Partito Comunista del Bhutan (MLM) nel
2001 e l'esistenza, da lungo tempo, del Partito Comunista Maoista nello Sri
Lanka, e i loro sforzi per riorganizzarsi, hanno costituito un potenziale
aggiuntivo per il movimento comunista nell'Asia Meridionale. Anche se al
momento non esiste un partito maoista in Pakistan, la lotta ideologica che
alcuni dei rivoluzionari hanno intrapreso per costruire un partito
rivoluzionario può avere delle implicazioni positive nel prossimo futuro. L'intera
Asia Meridionale, con l'eccezione delle Maldive, dove ancora non ci risulta
l'esistenza di un partito comunista, esprime insomma un forte potenziale per
il movimento comunista mondiale. In altre parole, l'Asia Meridionale è un
vulcano attivo della rivoluzione proletaria all'inizio del 21° secolo.
In ogni modo è tuttavia un dato di fatto che più si sviluppa la rivoluzione
proletaria, più la sfida per i reazionari diventa minacciosa. L'espansionismo
indiano, appoggiato dall'imperialismo USA, è da molto tempo un nemico comune
non soltanto per le masse indiane ma anche per quelle dell'intera regione. I
reazionari di tutto il mondo si sono uniti più strettamente contro il popolo
nel tentativo di fermare le rivoluzioni di nuova democrazia in questa
regione. Il risultato è che l'Asia Meridionale sta diventando un fronte di
collisione tra due forze: una formata dal proletariato e dai suoi alleati di
classe nazionali e internazionali, l'altra dagli imperialisti e dai loro
lacchè nei singoli paesi. In Asia Meridionale, nel grembo di questa
contraddizione, è in gestazione un nuovo mondo.
In questa era imperialista, la rivoluzione proletaria non resta un fenomeno
relegato a un singolo paese. E' composta da molti fattori interconnessi tra
loro. La vittoria di ogni rivoluzione comunista è collegata alle condizioni
oggettive del mondo e alla forza soggettiva del proletariato internazionale.
Diamo un breve sguardo a questi due fattori a livello mondiale.
Oggettivamente, la situazione mondiale non è così sfavorevole alla
rivoluzione come negli anni '80 e '90. Anzi, sta diventando una situazione
che favorisce le rivoluzioni proletarie. Non sto dicendo che una crisi
rivoluzionaria è già sviluppata in tutto il mondo, però è un fatto oggettivo
che il sistema imperialista ha problemi più acuti di quelli che aveva prima.
La crisi economica partita dagli USA, il capobanda imperialista, ora ha
investito tutto il mondo, anche se in misura diversa. La UE ha tentato di
risolvere la crisi economica in Grecia, ma inutilmente, e una crisi
ulteriore si è generata. Ed è solo un esempio.
Anche se nessun rivale dell'imperialismo USA in termini di forza militare si
è ancora fatto avanti, la contrapposizione con altre superpotenze militari
ed economiche nel mondo cresce. Il mondo unipolare è cambiato: ora è un
mondo multipolare. La contrapposizione tra capitale e lavoro si sta
intensificando in tutto il mondo. Si acuisce anche la contrapposizione tra l'imperialismo
e tutte le nazioni e i popoli oppressi, che è la contrapposizione principale
oggi nel mondo. Tutte le contrapposizioni fondamentali, inclusa quella
principale, si intensificano, la situazione oggettiva sta diventando meno
favorevole all'imperialismo, e si creano condizioni migliori per il
proletariato per far avanzare in tutto il mondo lotte di classe
rivoluzionarie.
La forza soggettiva del movimento comunista internazionale invece è molto
debole. Anche questo aspetto però si sta sviluppando in senso positivo. Le
lotte di classe rivoluzionarie in diversi paesi, ma soprattutto nell'Asia
Meridionale, hanno compito passi avanti esemplari, che nessuno può negare. E
non c'e solo questo: c'è la rabbia popolare che si è rovesciata nelle strade
contro le privatizzazioni, le liberalizzazioni e la globalizzazione negli
ultimi anni e che sta a mostrare il potenziale rivoluzionario nel mondo
intero. In questo momento le cose che mancano al proletariato sono la
comprensione salda e giusta del valore universale che il
Marxismo-Leninismo-Maoismo ha, la determinazione nel combattere a destra il
revisionismo, che è il pericolo principale nel movimento comunista
contemporaneo, la capacità di costruire partiti comunisti basati sul
Marxismo-Leninismo-Maoismo, in grado di applicare questa concezione in modo
creativo e adeguato alle particolarità di ciascun paese. Questa è la sfida
ideologica e politica che il proletariato deve affrontare oggi
coscientemente per vincere e colmare il divario esistente tra la situazione
mondiale oggettiva, che diventa sempre più favorevole, e la sua forza
soggettiva, che è ancora molto debole.
Noi proletari siamo una classe internazionale. Noi rivoluzionari in Asia
Meridionale e i compagni di altre parti del mondo abbiamo reciproci doveri
per sviluppare la rivoluzione proletaria ovunque nel mondo. Lo sviluppo
della rivoluzione popolare in Asia Meridionale è servito a fornirvi valide
risorse rivoluzionarie, che vi ispirino ideologicamente per far avanzare il
movimento comunista nei vostri rispettivi paesi, e il vostro fermo appoggio
e la vostra solidarietà serviranno a fare vincere la rivoluzione in Asia
Meridionale. Questo seminario, di fatto, ha aiutato ad accelerare il
processo. Tutti noi senza ombra di dubbio dobbiamo ringraziare chi lo ha
organizzato.

Compagni,
la Rivoluzione di Nuova Democrazia in Nepal si trova ad un crocevia
difficile: i rivoluzionari e l'insieme delle forze patriottiche,
repubblicane, progressiste, laiche e di sinistra stanno da una parte, e l'imperialismo,
l'espansionismo e i loro fantocci locali stanno dall'altra, e sono al
termine del combattimento per vincere la lotta politica in corso. Anche la
rivoluzione in India è di fronte a una sfida altrettanto seria. Lo stato
reazionario indiano ha già schierato forze paramilitari contro il suo stesso
popolo col pretesto di combattere i maoisti e si sta preparando a
rinforzarle ancora di più con la sua potenza militare. In India si va a uno
scontro violento tra forze rivoluzionarie e le forze controrivoluzionarie.
La vittoria della rivoluzione in Asia Meridionale produrrà effetti a vasto
raggio e sarà il precursore delle fiamme della rivoluzione che divamperanno
in tutto il mondo. All'opposto, la sua sconfitta porterà il popolo a una
demoralizzazione totale, non soltanto in questa regione ma a livello
globale. In una situazione come questa, una forte solidarietà alla
rivoluzione in Asia Meridionale è l'esigenza del giorno. Lottiamo tutti
duramente per costruire una forte solidarietà, che aiuti a far vincere la
nostra classe in Asia Meridionale e apra la porta alla rivoluzione
proletaria mondiale all'inizio del 21° secolo.
Grazie.

2 luglio 2010
Istanbul

Indra Mohan Sigdel, 'Basanta'
Membro del Politburo del Comitato Centrale
del Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista)

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