lunedì 12 luglio 2010

pc quotidiano 11 luglio - speciale Fiat 4 - 2 - il riposizionamento dopo la conferma del piano Fiat

Con la lettera di Marchionne e la conferma dell'accordo la Fiat cerca di portare avanti il suo piano e di reagire al colpo inferto dai lavoratori con il massiccio NO.
La risposta della Fiat smentisce innanzitutto le forze dell'opposizione parlamentare, consiglieri del Principe, la Cgil e la stessa Fiom che avevano puntato dopo il No a riaprire la trattativa continuando a confidare nella loro indispensabilità per la gestione del piano Fiat, attenuato o aggirato nei punti più esplicitamente anti Statuto dei Lavoratori, anti diritti sindacali e anticostituzionali.
Il fascismo padronale utilizza le domande di conciliazione dell'opposizione riformista non certo per fermare la sua marcia ma per avanzare lungo la sua strada.
La Fiat può fare questo perchè conta su un blocco sindacale e politico neocorporativo rinsaldato proprio dopo la risposta del No operaio.

Cisl e Uilm

La Cisl di Bonanni è tornata a parlare di “svolta epocale” e non solo per il suo valore economico, ma perchè espressione di un nuovo slancio del sistema Italia con tutti gli annessi e connessi del fascismo padronale: l'opposizione all'accordo è antinazionale, il boicottaggio è contro gli interessi del paese e dei lavoratori. E l'appello non è solo agli operai Fiat ma “a tutti gli italiani” e a chi si ostina a non capire, definita “minoranza rissosa” a cui viene opposta la “maggioranza silenziosa”, definizione apertamente di stampo golpista.
Si può ben capire che a questo consenso politico, ideologico, sindacale corrisponde da parte della Fiat e delle sue organizzazioni sindacali un'azione pratica che non può voler significare altro che licenziamenti politici e licenziamenti di massa per gli operai che si oppongono o solo non accettano l'accordo.
Ci pensa un servo dei padroni, proveniente dall'Ilva e attualmente divenuto segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, a rendere chiaro il concetto: “I legali della Fiat studieranno uno strumento per blindare l'operazione, garantire l'agibilità degli impianti, per tutelare al meglio la regolarità e l'efficienza delle future produzioni”. La linea scelta è quindi quella della newco, licenziare tutto il personale Fiat Auto Pomigliano per poi riassumerlo sotto le insegne di una nuova società e, cosa più importante, con un contratto integralmente modulato sulla base dell'accordo del 15 giugno”. Rocco Palombella, come già faceva all'Ilva di Taranto, non solo spiega precisamente il piano padronale ma, appunto, ne annuncia il sostegno. Su Il Mattino de l'11 luglio dichiara: “l'ipotesi newco non va demonizzata”.

Sacconi

L'obiettivo della Fiat e dei suoi sindacati ora è di fare presto, con l'avvio della procedura di cassintegrazione per due anni a partire da settembre che sostituisce la cassa straordinaria in corso scadente alla fine dell'estate; nel periodo di cassa ci saranno i corsi di formazione obbligatori. Tempi e modalità sono appunto allo studio, dice la Fiat, e qui si parla solo ed esclusivamente di tempi e modalità con cui applicare l'accordo e liberarsi dell'opposizione.
Il governo con Sacconi si schiera e rilancia: “Ha vinto l'Italia e sono stati sconfitti gli anti italiani... accordo storico da esportare in altre imprese... sconfitti i salotti cialtroni anti mezzogiorno... il meridione può diventare una piattaforma produttiva dell'intero Mediterraneo”. Questo vuol dire definire il Sud come terreno di applicazione/laboratorio del fascismo padronale caratterizzato da bassi salari, mancanza di diritti e operai trattati da 'Terzo mondo'. Infatti, Sacconi dice: “credo ad una sorta di federalismo contrattuale che significa adattamento delle parti alle diverse condizioni aziendali e territoriali”. Le gabbie salariali vengono quindi poste e come parte di un sistema istituzionalizzato.
Ma Sacconi da sempre ideologo del socialfascismo va anche più in là: “I nuovi turni rappresentano un cambiamento importante tra il tempo del lavoro e quello del non lavoro, comportano una riorganizzazione della vita e produrranno cambiamenti nello stile di vita”. La fabbrica totale dello sfruttamento intensivo, con il tempo vita come appendice del tempo di lavoro, tendenza e miraggio eterno del capitale, troverebbero un'applicazione/laboratorio proprio nella Fiat di Pomigliano.
Sacconi poi, mentre si fa apologeta e agente generale del progetto contenuto nell'accordo Fiat, continua a tessere la tela della ricomposizione neocorporativa del sostegno sindacale. In questo senso è impegnato a raccogliere la Cgil intorno all'accordo stesso. E qui Sacconi trova come aiutante in campo il PD.

Il PD di Bersani e Damiano

Sono, infatti, questi esponenti del PD i principali pompieri. Bersani non si nasconde, bontà sua, che il modello Pomigliano potrebbe anche subire una repentina moltiplicazione e conta con il suo partito che ci sia ancora tempo perchè ad esso aderisca la parte sindacale attualmente non allineata. Tramite Fassino dichiara che ci sono i tempi che separano dall'applicazione piena che aiutano la limatura e tessitura delle posizioni ostili.
Il sostegno pratico a questa via, viene però esposto dalle colonne di Liberazione dall'ex Ministro del lavoro, Damiano. L'unico appunto che fa Damiano a Marchionne è di non avere convocato anche la Cgil, come era avvenuto in circostanze analoghe che poi si erano risolte positivamente – ma non certo per gli operai; la stessa lettera di Marchionne viene semplicemente definita “un inedito”.
Fatti questi urbani rilievi, Damiano va dritto lungo la sua strada, o meglio quella della Fiat: “dal mio punto di vista è accettabile lo scambio tra aumento della produttività e utilizzo degli impianti e garanzia dell'occupazione, della produzione e della non delocalizzazione produttiva. Un ulteriore elemento di scambio potrebbe essere l'assunzione dei precari. Circa il diritto di sciopero e l'assenteismo si potevano trovare altre soluzioni... ma lo stesso Marchionne ha negato la volontà di diminuire i diritti dei lavoratori... Questo accordo comunque si iscrive in un quadro di nuova competitività che impone a tutti di guardare a nuovi orizzonti”. La lettera di Marchionne arricchisce evidentemente l'ispirazione anche di Damiano... che continua: “... questa situazione ci obbligherà a riflettere sul ruolo del contratto nazionale di lavoro (bye, bye contratto - ndr), troppo grande per poter fotografare le dimensioni settoriali come quelle dell'auto (è il neo corporativismo- ndr), troppo piccolo per cogliere la dimensione globale della competitività... è tempo di ritrovare nuovi standard universali (ovvero l'uguaglianza in peggio di diritti e condizioni di lavoro imposti dalla globalizzazione imperialista – ndr).

La Cgil

Sacconi e Damiano naturalmente utilizzano i loro argomenti in direzione della Cgil. Come risponde la Cgil a questo consigli intimati di Sacconi o alati di Damiano?
Epifani sul Corriere della Sera naturalmente non può che protestare per il mancato richiamo al Tavolo. Scrive il CdS: “Epifani forse ancora sperava nella riapertura di un Tavolo sul modello di quello che era già successo nella vicenda Alitalia”. Ma Epifani ormai è come un papa che sta investendo la nuova segreteria della Cgil. E', quindi, Susanna Camusso che chiarisce la linea di condotta.
Anch'essa parte da una critica, ma su che posizioni? Dalle colonne del Il Mattino di domenica 11 luglio: “non si può mettere in discussione il diritto allo sciopero in cambio di un buono pasto”. Siamo già quindi allo scambio. Il secondo argomento è che “l'intesa resta inefficace” perchè non garantisce un'effettiva governabilità dell'accordo.
La Camusso conferma di volere svolgere un ruolo di attore principale di un piano che rivendica e che dove portare la Fiat ad incrementare la sua produzione in Italia, aggiunge: “Nell'ultimo incontro avuto con la Fiat tutti i rappresentanti della categoria hanno sostenuto la positività della soluzione che riguardava il lavoro e la criticità della questione che toccava il diritto di sciopero”, è che quella strada va mantenuta per dare efficacia all'impresa.
Alla stessa lettera di Marchionne, il cui senso è chiaro pure a chi fa l'intervista che dice: “Marchionne scrive agli operai bypassando il sindacato... in ballo è il vostro ruolo”, la Camusso risponde tranquillamente: “In questa vertenza non è la prima volta che l'azienda si rivolge direttamente ai lavoratori. Andando indietro con la memoria, ricordo che accadde così anche nell'84 con la Magneti Marelli. Questo per dire che non si tratta di una particolare innovazione. La Fiat naturalmente è libera di scegliere quale rapporto instaurare con i lavoratori...”
Come giudicare l'insieme di questi argomenti se non che, se Marchionne riparte all'attacco archiviando il No, anche la Cgil ne fa una rapida archiviazione.

La Fiom

Ma si sa che per chiudere il cerchio la questione è la Fiom, sia come effettivo esito finale della ricomposizione intorno al piano, sia come dialettica e governo dell'opposizione operaia.
Noi siamo tra quelli che considerano negativi gli esiti dell'assemblea nazionale dei delegati e delegate Fiat del 1° luglio 2010 a Pomigliano. Non ci sfugge certo il valore che delegati di diverse fabbriche si siano riuniti a sostegno degli operai del No, né il fatto che ci sia un certo orgoglio di essere e ancor più di essere rappresentati come gli “antagonisti” del piano Fiat, ma non pensiamo che nella relazione di Landini né nel documento conclusivo sia principalmente questo aspetto positivo che venga recepito. A nostro giudizio quello che è prevalsa è un'attitudine normalizzante dello scontro in campo e con il rilancio degli elementi deboli della linea Fiom e non certo dell'opposizione operaia. Quando si insiste nella richiesta di “confermare gli investimenti, coniugando un più alto livello di utilizzo degli impianti, di produttività e di qualità del prodotto”; quando si chiede “un vero Tavolo negoziale”; quando si dichiara che “La Fiom a partire dal piano industriale presentato dalla Fiat il 21.4.10, chiede il coinvolgimento delle istituzione utile a realizzare la difesa, l'innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche”; quando si fa appello all'”ottica di responsabilità sociale del gruppo Fiat”; è del tutto evidente che su questa base non si realizza un'autentica opposizione ma solo un patetico tentativo di ritoccare in termini più accettabili il piano della Fiat.
Lo stesso riportare l'attenzione su Termine Imerese, lungi dal riprendere una battaglia chiave nella contestazione del piano Marchionne - noi a Palermo, a Termine Imerese da sempre abbiamo fatto appello che su Termini si facesse una battaglia generale anche attraverso una manifestazione nazionale a Termine – per la Fiom è un parlare d'altro, è sfuggire al terreno del rovesciamento con la lotta dell'accordo e del fascismo padronale.
E questo è delineato anche dal tipo di indicazioni che vengono dall'assemblea della Fiom: un'iniziativa itinerante che dal mese di luglio, a partire da Termine Imerese, coinvolga ogni regione fino a giungere al presidio del parlamento e della presidenza del consiglio; la convocazione di una conferenza per il mezzogiorno a settembre.
Ma davvero ci può essere un operaio della Fiat o un delegato non allineato all'apparato che possa considerare queste proposte di iniziative utili e serie? Davvero, quindi, si può contare sulla linea generale della Fiom per combattere la guerra in corso?

Le reazioni alla lettera di Marchionne e alla firma rilancio dell'accordo separato sono altrettanto fragili. Enzo Masini responsabile Fiom non si scandalizza più di tanto, confida che la lettera non abbia fortuna, propone una “vigilanza”, parla di accordo in molte parti impraticabile, rilancia la richiesta che agli investimenti ci sia una ricaduta sull'insieme della componentistica “pensiamo ad iniziative collettive e, se costretti, anche sul piano individuale (quindi, in sostanza la via dei ricorsi legali - ndr)”.
Landini invece invita il Lingotto a “non ricorrere nei prossimi giorni ad atti inconsulti come i licenziamenti che complicherebbero ulteriormente i rapporti”. I licenziamenti sono già partiti alla Fiat di Melfi! Landini non sa leggere come la Fiat intende applicare materialmente l'accordo?
Landini considera l'atteggiamento della Fiat “poco saggio e poco responsabile”. Landini accusa il governo di essere in tutta la partita Fiat latitante; il ruolo avuto da Sacconi e dal governo nella concertazione del Tavolo neocorporativo dell'accordo separato lo chiama “latitanza”? Landini infine dichiara: ”la Fiat viene strumentalmente utilizzata da un governo che vuole cancellare lo Statuto dei Lavoratori”. Ma chi strumentalizza chi? Questo sarebbe il rapporto che esiste tra padroni e governo dei padroni in questa vicenda?
La linea della segreteria Fiom è sbagliata e perdente, per le ragioni che abbiamo più volte analizzate. E anche per essa pensiamo che i nodi vengano al pettine.

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