martedì 13 luglio 2010

pc quotidiano 13 luglio -Ma davvero Formigoni è contro Berlusconi?

MISERIA E NOBILTA’ DI UNO SCONTRO PREVISTO E PREVEDIBILE.
Pronto a consegnare la delega di Governatore, tuona da giorni Formigoni, e da “buon vecchio democristiano” (si intende la creatura di don Sturzo, la DC) si ritrova al proprio fianco gli amici di merende di sinistra, come Vasco Errani. Ma è credibile il “buon” Roberto?, Ma davvero è intenzionato a farsi da parte?
Se tutti i giornali tendono nel dare risalto e ad enfatizzare lo “scontro” tra, da una parte, l’asse Berlusconi/Bossi/Tremonti e, dall’altra, l’insana (visto il passato-presente e futuro ciellino del buon Roby) alleanza tra governatori di destra e sinistra, i fatti sono ben diversi. Partiamo da un fatto banale nella sua semplicità, ma che non è stato trattato dai nostri “bravi” giornalisti, ovvero la tenace e aggressiva ri/candidatura di Formigoni alle regionali lombarde. Oltre la querelle delle liste taroccate, l’indomito Formigoni non avrebbe dovuto nemmeno pensare alla presentazione di una lista elettorale, perché una quarta candidatura era incostituzionale. Ma questa anomalia non ha trovato nessun ostacolo, tranne timidi tentativi, in particolare della lista 5 stelle. Dato questo non diverso dal metodo berlusconiano di occupare militarmente e illegalmente i gangli vitali del potere. E le “ragioni” vere sono ancora una volta “i picciuli”. E il solerte Formigoni, animato da ardore cristiano, è molto legato ad una, quasi sua, “creatura” : la Compagnia delle Opere. Vera e fiorente impresa che spazia in vari campi, dall’industria ai servizi (come la Sanità), dalla formazione al turismo; e che occupa sempre un posto di primo piano al Meeting ciellino di Rimini. Va da se che il padre sia orgoglioso della propria creatura, al pari del suo vate, il berluska, che di creature se ne intende, potendo vantare l’impero Fininvest; ed essendo creature di natura aurea è sicuramente difficile mollare la presa. Questi primi indizi sarebbero già sufficienti per capire che il soggetto non ha nessuna intenzione di farsi da parte, ma non bastano. Infatti non si capisce perché per molto tempo gli analisti di turno abbiano caldeggiato la “candidatura” del Formigoni, come naturale successore di Berlusconi alla guida del polo di centrodestra, come e meglio del delfino Fini, e il pio Roby ha sempre declinato. La risposta risiede in un patto non scritto, ma che a Milano e dintorni, conoscono tutti. Gli affari sono affari e in Lombardia, Compagnia delle Opere e Lega delle Cooperative, si sono spartiti la torta d’amore e d’accordo. E quindi chi glielo faceva fare a Formigoni di imbarcarsi in un avventura nazionale, conoscendo bene l’atavica fame di potere e protagonismo del “Capo”, e rinunciare ad una consolidata e remunerativa rendita di posizione?
Ma siamo in periodo di Crisi e di protagonismo leghista, intesa la Lega di Bossi, che richiedono decisioni impopolari, e la Lega si sa “le palle” per queste contingenze c’è l’ha. Questo vuol dire che Formigoni non è in grado di prendere decisioni impopolari e tagliare dove c’è da tagliare? No, ed è lo stesso governatore a fugare ogni dubbio, che in una intervista al Secolo XIX dell’11 luglio ha dichiarato : “In fatto di autonomia nessuno può darmi lezioni: stanno dicendo la stessa cosa che dico io, solo con altre parole” – e in un altro passaggio – “Restituire le deleghe al governo non è una minaccia bensì un fatto che si redimerà automaticamente se questa manovra resterà com’è ora. Semplicemente le Regioni non avranno più i soldi per i trasporti, per le famiglie, per i servizi” – e in un altro ancora – “Restituire le deleghe è un modo per dire che quei servizi speriamo, nel qual caso sarà Tremonti a spiegare a invalidi e pendolari che i loro treni e i loro contributi non glieli abbiamo tolti noi, bensì lui”. Tutto chiaro. Il cuore del problema è chi si dovrà assumere la responsabilità di far pagare ai lavoratori e alle masse popolari la loro Crisi. Per brevità di sintesi e per comprendere meglio lo “scontro” in corso, citiamo due fatti. Prendiamo ad esempio uno dei servizi cardine di una società che vuol definirsi civile, la Sanità. Il prode Formigoni ha fatto vanto della eccellenza, in questo campo, del modello lombardo. Metodo che per molti versi ha fatto da battistrada al metodo Brunetta-Sacconi, fatto di continui tagli alla Sanità pubblica e fondi continui a quella privata, quando, a partire dallo scandalo della Clinica S. Rita, il sistema privatistico ha mostrato tutto il marciume di cui è intessuto – aumento delle consulenze e dirigenti (manager), a fronte di un blocco delle assunzioni di personale, che di fatto hanno smantellato un servizio che funzionava e che non pesava nelle tasche dei lavoratori e della cosiddetta utenza (in questo senso si vedano i tanti articoli dei giornali degli scorsi anni, che in periodi di vacanze natalizie o ferie estive, hanno gridato ai buchi d’organico, paventando, come fa il Sole 24 ore del 1° luglio 2010, la paralisi delle cure)-. L’altro fatto riguarda gli interessi della Lega in tema di Federalismo, cioè mettere le mani sulle Banche e lottare contro gli sprechi. E lotta agli sprechi per la Lega vuol dire basta finanziamenti regionali al Meeting di CL, come ha tuonato il 5 luglio il leghista S. Galli, “dimenticando” che è una vita che questa kermesse viene finanziata dalla Regione Lombardia – che questi finanziamenti sono diminuiti, passando dai 237.000 euro del 2006 ai 120.000 del 2009 – e che sono sempre stati buoni frequentatori del Meeting, Tremonti e Calderoli -.
Insomma una guerra tra “Padrini”, da far invidia alla saga di M. Puzo, a cui i lavoratori non possono rimanere alla finestra a vedere chi vince o per chi parteggiare, ma una battaglia da fare propria per spazzarli entrambi.

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