lunedì 21 giugno 2010

pc quotidiano 21 giugno- speciale fiat 2 - 12 - marchionne e prodi-scalfari-bertinotti-parlato

Ci mancava tanto Prodi ...
Il carattere di battaglia epocale a Pomigliano richiama in servizio i 'grandi vecchi', e qualcuno di essi, come Cofferati, è come se tornasse per un giorno a fare il sindacalista. Così come riappare Prodi, il quale non solo porta il suo sostegno chiaramente al piano Marchionne, ma ne rivendica quasi il primato. Egli dice di aver recuperato la serenità dell'accademico e può dire che il messaggio lanciato da Marchionne è lo stesso che lanciava lui 24 anni fa e che fu alla base della decisione dell'Iri di vendere l'Alfa Romeo alla Fiat. Ovvero: quella fabbrica non era efficiente, c'era troppo assenteismo, troppa conflittualità.
“Il vero tarlo dello stabilimento napoletano è l'assenteismo”. E come estirparlo e trasformarlo in una fabbrica della produttività, la risposta – secondo Prodi – può darla solo l'Amministratore delegato della Fiat. “Nessuno sembra rammentare – continua Prodi - che pochi anni fa Marchionne fece un esperimento per riorganizzare lo stabilimento, lo chiuse per un po' di mesi allo scopo di risistemare tutto. Trovai la cosa molto utile, seria e intelligente. Poi però non si è saputo nulla dell'esito di quell'esperimento che doveva servire a ristrutturare la testa della gente. Non se n'è mai più parlato e dopo tre anni siamo allo stesso punto”.

Scalfari .. ma come parla bene lei ...
Eugenio Scalfari su Repubblica parla con il tono del vecchio socialista. Rileva innanzitutto come Marchionne nell'assumersi la responsabilità di quello che sta facendo dichiari, in preda alla megalomania di cui dà sfoggio in questo periodo, “io vivo nell'epoca dopo Cristo. Tutto ciò che è avvenuto prima di Cristo non mi riguarda e non mi interessa”. Il “Cristo” di Marchionne, oltre che riferito a sé stesso, è riferito allo stadio attuale della globalizzazione capitalista e alla contesa mondiale accentuata dalla crisi in corso.
Quindi Scalfari aggiunge: “Se la Fiat trasferisce la produzione di uno dei suoi modelli da una fabbrica dove i salari e le condizioni di lavoro sono più favorevoli al capitale investito ad una fabbrica dove sono invece più sfavorevoli, il trasferimento potrà farsi soltanto se le condizioni tenderanno a livellarsi, oppure non si farà... non si tratta di un ricatto ma di dati di fatto e con i dati di fatto è inutile polemizzare”. Poi prosegue: ”I sindacati che hanno firmato l'accordo ritengono che si tratti di un evento eccezionale e non più ripetibile, la stessa posizione la fa propria l'opposizione parlamentare. Passi per Pomigliano, purchè non si ripeta... Errore la legge dei vasi comunicanti ha carattere generale e quindi il livellamento salariale delle condizioni di lavoro si ripeterà. Molte imprese in difficoltà specialmente nel nord est, nelle Marche, in Puglia, in tutto il mezzogiorno metteranno presto i loro dipendenti di fronte allo stesso dilemma che riguarda gli operai Fiat. Pomigliano è l'apripista di un movimento generale e non sarà né la Fiom, né Bonanni che lo potrà fermare.”
Il vecchio socialista, dopo aver spiegato come va il mondo, propone la ricetta del vecchio socialista: E' inutile e vano contrastare il piano Marchionne, anzi la “legge dei vasi comunicanti – così chiama la legge del capitale – deve entrare in funzione dovunque e spetta alla politica rimuovere gli impedimenti che la bloccano. Sindacati e forze di opposizione devono spostare l'obiettivo, impostare un piano globale di redistribuzione del reddito”.
Ma come?! Proprio nella fase in cui tutti i governi incalzati dalla crisi e interpreti dello scaricamento di essa sulle masse, tagliano ogni residuo di Stato sociale, concentrano tutti i fondi nella salvaguardia della finanza e del capitale ?

Fausto Bertinotti, il marchionnista pentito che aveva sempre espressa la sua ammirazione per Marchionne, considerato il “borghese buono”, ora appare tra i pentiti.
Chi invece non riesce proprio a pentirsi è Valentino Parlato de Il Manifesto, anche se il senso del ridicolo e il limite della decenza dovrebbe valere anche per lui: “la colpa non è sua. Lui è 'schiavo' di una situazione imposta dal capitalismo. Non è che Marchionne è cattivo ma è costretto a compiere certi passi”. Anche noi marxisti consideriamo non la persona Marchionne ma la sua funzione di agente del capitale e delle sue leggi, ma chiediamo a Parlato: perchè prima parlava della persona Marchionne come 'ottimo manager' ed espressione appunto di quel capitale progressivo, rispetto al cattivo Berlusconi?

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