lunedì 14 giugno 2010

pc quotidiano 14 giugno -speciale fiat 5 - i partiti

A fianco della Fiat scendono subito in campo i partiti della cosiddetta “opposizione”. Stefano Fassina, responsabile economico del PD, dopo qualche frase di circostanza sui caratteri negativi di quest'accordo dice subito: “L'investimento di Pomigliano è fondamentale per l'Italia e per il mezzogiorno. Auspichiamo che il senso di responsabilità prevalga affinchè il piano Fiat possa partire come programmato”.
L'ex Min. del Lavoro, Cesare Damiano, da sempre, da quando era sindacalista, poi dal governo, un uomo delle aziende e della Fiat in particolare, comincia sminuendo la portata dell'accordo: “L'accordo che la Fiat propone su orari e organizzazione del lavoro ricalca intese precedenti come quelle per lo stabilimento di Melfi”. A parte che non è vero, quest'accordo è molto peggiore, Damiano trascura il fatto che a Melfi ci sono stati i '21 giorni' e poi per far passare questo tipo accordi si è ricorso all'arma dei licenziamenti politici, della “lotta al terrorismo”, ecc., ecc.
Prosegue Damiano: “Tutti comprendono qual'è la posta in gioco: futuro produttivo e occupazionale di un territorio del mezzogiorno già segnato pesantemente dai problemi della crisi”. Ovvero, il futuro del mezzogiorno che Damiano prefigura è appunto il moderno fascismo, il moderno schiavismo delle fabbriche dell'Est e del Terzo mondo.
Il partito di Di Pietro da un lato si dice – ed è l'unico – solidale con chi ha il coraggio di respingere i ricatti, dall'altro, però, ha una visione abbastanza confusa della fabbrica: “In questa situazione diventa importante il pronunciamento democratico dei lavoratori”. Ma come? Il partito che sta in questi giorni giustamente gridando al fascismo per quanto riguarda la 'legge bavaglio' e che definisce non democratico il processo elettorale in regime Berlusconi, come può pensare che ci sia un pronunciamento democratico dei lavoratori in queste condizioni?
Poi se un'affermazione di queste genere la fa l'ex sindacalista, Maurizio Zipponi, allora il dubbio è che stia continuando a fare il suo mestiere che consiste nel far accettare come “volontà dei lavoratori” l'esito del pronunciamento sull'accordo, come tante volte è avvenuto in questi anni o come minimo dalla scala mobile in su, rispetto a tutti gli accordi realizzati col governo e coi padroni.

Ma la dichiarazione più fessa del giorno, se corrisponde a quello che riporta Il Manifesto, è quella del PDCI che dichiara:”Il governo metta la Fiat di fronte alle sue responsabilità”.

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