lunedì 3 maggio 2010

Può un reality sostituire la lotta di classe?

Mentre i padroni fanno i loro profitti e gli operai si lamentano via web!

Non deve prevalere lo stato confusionale che porta molti lavoratori a scegliere altre strade per eludere la soluzione del problema centrale che rimane sempre quello: costruire, attraverso le lotte, gli stumenti necessari a cambiare i rapporti di forza tra operai e padroni. Senza sindacato di classe e partito comunista per la rivoluzione gli operai saranno sempre preda facile di false illusioni, non potranno mai sentirsi appartenenti ad una stessa classe sfruttata che forma le sue avanguardie per prendere il potere ed edificare una nuova società.
Perciò si devono combattere linee sbagliate tra le fila operaie come quella che il fenomeno mediatico possa fare a meno di una lotta vera. Ci riferiamo all'isola dei cassintegrati dell'Asinara di cui si occupano tutti i giornali, dalla stampa reazionaria a l'Unità, il Fatto, il manifesto e da quelli dei partiti della sinistra ex parlamentare.
Non è un caso che queste idee vengono sostenute e propagandate dalla sinistra riformista e dai confederali per rincoglionire gli operai, perchè sono proprio loro i principali responsabili delle sconfitte della classe operaia.
Il giornale del PD, per esempio, plaude all'"uso intelligente dei diabolici incroci dei meccanismi dell'informazione con quelli della politica" (G. M. Bellu, condirettore de l'Unità) e gli fanno eco gli operai che dicono che "l'obiettivo è quello di mettere al centro della discussione della politica il lavoro".
Ma chi l'ha detto che, per avere ascolto, bisogna essere "cittadini famosi" rinunciando alla lotta?
Partiamo dalla realtà che conosciamo meglio, quella di Ravenna dove siamo presenti. Tutti i quotidiani riportano la notizia che "sette dipendenti in cassa integrazione dello stabilimento Vinyls di Ravenna saranno il primo maggio all'isola dell'Asinara per dare sostegno ai loro colleghi sardi che, da più di sessanta giorni, stanno occupando l'ex carcere di massima sicurezza per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti della loro difficile situazione lavorativa".
Ora, è dal giugno 2009, che la Vinyls (ex EVC, poi INEOS) è in amministrazione straordinaria e che, dal novembre dello stesso anno, i 53 dipendenti dello stabilimento di Ravenna sono in cassa integrazione a rotazione.
Nella delegazione ravennate ci sono anche sindacalisti che avevano già sottoscritto l'accordo per la chiusura degli impianti di CVM, che avevano appoggiato il "piano" (?) Sartor, quel padrone spacciato come l'erede di grandi capitani di industria come Ferruzzi e Gardini, salutato dal premier Silvio Berlusconi - alla vigilia delle elezioni regionali in Sardegna - come il «validissimo imprenditore che salva la chimica sarda, veneta ed italiana», ha acquistato INEOS per 200 milioni di euro senza avere alcuna esperienza nella chimica e che, dopo poco più di un mese, ha chiuso per fallimento volontario perchè non ce la fa a pagare i rincari dell'ENI del prezzo del dicloretano e dell'etilene. Sono gli stessi confederali che erano andati tra gli operai a portare le promesse senza garanzie certe del governo Berlusconi-Scajola di salvataggio della chimica. Come non bastasse hanno continuato a mendicare alla politica locale vuote promesse, con le istituzioni soddisfatte che il sito di Ravenna sia un modello per la "significativa limitazione della conflittualità interna alle imprese stesse" (dichiarazione dell'assessore alle Attività produttive, Matteo Casadio).
Per concludere sorge spontanea una domanda: ma in tutti questi mesi non si potevano organizzare veri scioperi in tutto il gruppo e dare vita a rivolte e lotte autorganizzate?

03/05/2010
prolcomra@gmail.com

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