lunedì 10 maggio 2010

pc quotid 9-10 maggioNapolitano e l’orgoglio nazionale


In occasione della visita alla Ansaldo Energia a Genova nel contesto dei
festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia il presidente
Napolitano ha uno scatto d’orgoglio per quanto ha fatto la sua classe, la
borghesia, in questi anni.
Siccome ha età ed esperienza si ricorda che certe cose le diceva il fascismo e
quindi deve precisare, giustificare e cambiare le parole: “Ora che il
nazionalismo [leggi fascismo] con le sue degenerazioni e tragedie è alle nostre
spalle possiamo limpidamente anche incitare noi stessi ad avere un po’ più di
orgoglio”, cioè, esattamente come faceva il fascismo, per spingere la nazione a
diventare forte e produrre sempre di più, e infatti è orgoglioso “della nostra
industria, di ciò che produciamo” e preso dall’enfasi continua ad inorgoglirsi
per la “grande storia industriale e manifatturiera del paese… e rimane un punto
fermo e una tradizione da rinnovare e da rendere più competitiva per restare
nel mercato globale”; in tempi di crisi, il saggio Napolitano, ricorda ai
padroni della sua classe che devono battersi per rimanere competitivi nel mondo
e non perde occasione per fare i complimenti ai dirigenti dell’Ansaldo
Guarguaglini e Zampini, come la Cgil li fa a Marchionne, per aver recuperato
“la piena autonomia creativa e costruttiva… di un’azienda che solo dieci anni
fa in pochi pensavano potesse sopravvivere.” Per non parlare dell’orgoglio,
tutto militarista e fascista, delle imprese militari italiane all’estero!

Poi si accorge che in quella fabbrica ci sono anche persone vestite con tute
e dice che “talvolta ci si dimentica della classe operaia”, e a ricordarglielo
ancor meglio purtroppo è stato ancora una volta un operaio di 62 anni morto
perché caduto dal tetto della stazione marittima di Genova mentre lavorava
proprio per organizzare i festeggiamenti del Presidente, il quale ha appreso
con “costernazione”… ha “espresso il suo cordoglio sincero alla famiglia…” e ha
continuato con i festeggiamenti…

“C’è poco da festeggiare” dice la Lega che in maniera strumentale, a nome dei
padroni del nord, fa pressione nei confronti di una parte della borghesia
chiedendo ancora una volta il federalismo e minacciando la secessione…
“Uscite sgangherate” dice Napolitano battendo bonariamente la mano sulla
spalla di questi borghesi rozzi, e ci pensa lui a ripetere con forza che le
riforme ci vogliono ma che devono essere condivise…

C’è poco da festeggiare fanno intendere alcuni “borghesi illuminati” come il
direttore del quotidiano La Repubblica, Scalfari, o l’ex garante della privacy,
Rodotà, perché il Presidente della Repubblica Napolitano, che acquisisce a mano
a mano anche un linguaggio moderno fascista, li preoccupa, dato che firma tutte
le leggi Berlusconi, ed è per questo che parlano senza peli sulla lingua di
costruzione del regime; infatti, a proposito, per esempio, della legge sulle
intercettazioni Rodotà dice “se verrà approvata sarà fatto un passo pericoloso
verso un mutamento di regime. I regimi non cambiano solo quando si è di fronte
ad un colpo di Stato o ad una rottura frontale. Mutano pure per effetto di una
erosione lenta, che cancella principi fondativi di un sistema…”; “Questa
operazione sostanzialmente eversiva…”; “stiamo per essere traghettati verso un
regime di miserabili arcana imperii, di un segreto assoluto posto a tutela di
simoniaci commerci di qualsiasi bene, di corrotti e corruttori, di faccendieri
e di veri criminali…” Stiamo per essere traghettati… Napolitano è il Caronte
attuale di questo processo…

C’è poco da festeggiare soprattutto per la classe operaia “di cui talvolta ci
si dimentica”, per le masse proletarie che devono fare tesoro della propria
storia per riprendere in mano il proprio destino e farla finita con questo
sistema sociale marcio, marcio, marcio…

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