venerdì 2 aprile 2010

Milano e la Lombardia non sono la Francia ... però ...

MILANO E LA LOMBARDIA NON SONO LA FRANCIA, PERO’…..
Vi sono dei dati che indicano chiaramente da dove ri/cominciare. Innanzitutto il dato dell’astensionismo, tra i più alti, 37% a cui, se aggiungiamo schede nulle-bianche 4%, mostra che il partito di maggioranza è il partito dello scontento, della sfiducia, della rabbia, ma che non ha trovato ancora l’ambito in cui riconoscersi e organizzarsi. Forme di questa realtà hanno cercato di rendersi visibili anche nei giorni del voto : contestazione delle politiche della Gelmini da parte dei collettivi studenteschi che hanno inscenato una protesta davanti un istituto privato, con blocco volante in zona Romolo; gli operai della Colombo che hanno occupato la sede milanese dell’Azienda contro i licenziamenti; alle iniziative dei vari comitati, in particolare di via Padova, che hanno contestato l’ordinanza coprifuoco della giunta Moratti. Tre esempi dei temi caldi sui quali smascherare agl’occhi delle masse il sistema mafioso/clientelare di Formigoni, che toglie al Pubblico per ingrassare il Privato clerical/imprenditoriale; che blatera di regione col più alto tasso di ricchezza e produttività, ma che continua a chiudere fabbriche e produrre nuovi disoccupati, a fronte di un buon numero di inquisiti e truffaldini (i vari Prosperini); che parla di accoglienza e integrazione ma che in realtà rappresenta un laboratorio di applicazione di moderno fascismo – stato di polizia – razzismo costituzionale, fatto di candidati, come Buscemi, legati strettamente con gruppi di estrema destra come Casa Pound, di sgomberi continui di campi nomadi in violazione anche dei diritti umani e negazione del diritto d’asilo, che dispiega sul territorio sempre più consistenti truppe di polizia ed esercito, che si rendono sempre più spesso autori di abusi (finanzieri che stuprano; poliziotti, carabinieri e vigili che picchiano nelle caserme come nei CIE; che rastrellano casa per casa, che trafficano con i permessi di soggiorno). Una realtà visibile a tutti ma che non ha trovato posto nella contesa elettorale, vuoi per debolezza, limiti, ambiguità, delle realtà che si oppongono a questa barbarie; vuoi perché i vari Penati non rappresentano un’alternativa, ma sono convergenti con la destra; vuoi perché le varie anime di rifondaroli e comunisti italiani, che “rivendicano” di essere rappresentanti degli interessi dei movimenti di massa, ne rappresentano la distanza e il distacco da essi (ma purtroppo si annidano e trovano credibilità in organismi quali il comitato NoExpo); ma principalmente il cretinismo parlamentare di gruppi, Partito?, come i Carc che non potendo presentare una lista propria, hanno dato indicazioni di voto in alcune città per il ceto politico della cosiddetta sinistra alternativa, e in altre città hanno sostenuto il movimento 5 stelle di Grillo, trovando “convergenze” con questo movimento telematico per la costruzione di un fronte comune (si veda a tal proposito l’intervista a Crimi, candidato in Lombardia). Il boicottaggio del voto contro la negazione del diritto al lavoro sicuro, alla salute, al permesso di soggiorno per tutti, alla casa, è la parola d’ordine giusta; l’unità-lotta-trasformazione e la costruzione del partito della classe sono la strada per sconfiggere e cambiare lo stato di cose presenti. E la battaglia contro i revisionisti, gli opportunisti,gli economicisti, sono l’aspetto principale.

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