lunedì 12 aprile 2010

AFFAMANO I BAMBINI, RIFIUTANO LORO LE CURE, NEGANO IL DIRITTO ALLO STUDIO, E CHIAMANO TUTTO QUESTO “CIVILTA’ PADANA”. E’ SOLO BARBARIE E RAZZISMO ISTITUZIONALE!

Si è saputo soltanto oggi quanto è successo la notte del 3 marzo all’Ospedale di Cernusco sul Naviglio (Mi), e non possiamo che essere arrabbiati, disgustati, ma sempre più consapevoli di lottare contro le politiche razziste di questo governo. I fatti : la notte del 3 marzo Rachel, una bambina nigeriana di 13 mesi, figlia di Tommy Odiase, operaio di 40 anni residente a Carugate (Mi), in Italia dal 1997, si sente male e continua a vomitare. Il padre chiama il 118 e la piccola viene portata all’Ospedale di Cernusco. Il medico di turno la visita sommariamente, cioè la guarda soltanto, e la dimette subito (orario di ingresso 00.39 orario dimissioni 00.45). A casa la bambina continua a peggiorare e alle ore 2 viene riaccompagnata all’ospedale. Il personale del Pronto Soccorso si rifiuta di ricoverarla tirando in ballo la normativa del Pacchetto Sicurezza, che considera clandestini i lavoratori immigrati che hanno perso il lavoro, come nel caso del papà di Rachel, e che non possono rinnovare la tessera sanitaria. A questo punto, giustamente, Odiase si arrabbia e pretende che sua figlia riceva le cure necessarie. Una voce ignota chiama i carabinieri, i quali ricordano che pochi giorni prima vi era stato un caso simile all’Ospedale di Melzo (stessa ASL di Cernusco), e che per colpa di questa “burocrazia” era morto un bambino albanese. A questo punto la piccola viene ricoverata, ore 3 del mattino, ma non riceve nessun intervento e alle 8 muore.
Ora la Procura ha aperto un’inchiesta ma abbiamo seri dubbi che la piccola Rachel, i suoi genitori, ma anche i tanti piccoli immigrati, abbiano giustizia, che in ogni caso la restituirà all’affetto dei propri cari. Dubbi suffragati dall’operato dei medici e lavoratori dell’Ospedale di Cernusco. I quali anziché indignarsi e ribellarsi alle normative razziste del governo, se ne fanno complici. Questi “lavoratori” non vedono che il diritto alle cure viene negato anche ai lavoratori italiani (c’è la crisi, perdi il lavoro e non hai i soldi, MUORI); così come il diritto allo studio (per i figli degli immigrati viene introdotto il tetto del 15%, per quelli italiani si tagliano le classi e si licenziano i docenti precari); come il diritto all’alimentazione (per i figli degli immigrati che non riescono a pagare le rette, PANE E ACQUA, per quelli italiani aumento dei costi e cibo scadente, come nel caso della Milano Ristorazione); come il diritto all’acqua, bene primario, agli immigrati viene tagliata (esempio tra tanti Zingonia nella bergamasca), per tutti viene privatizzata con aumenti del 300%, ecc.
E’ ora di indignarsi, di ribellarsi, di organizzarsi e lottare insieme lavoratori italiani e immigrati per sconfiggere queste politiche e cacciare questi razzisti.

Lavoratori dello Slai COBAS “Fondazione Istituto Tumori”, Milano, per il sindacato di classe
cobasint@tiscali.it;
Milano, 12-04-2010

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