martedì 23 marzo 2010

Milano crocevia di tutte le mafie

MILANO CROCEVIA DI TUTTE LE MAFIE. MILANO CAPITALE DELLA LOTTA ALLE MAFIE?
Da tempo, essendo Milano il centro del capitale finanziario ed avendo “esaurito” la funzione di città nodale del ciclo produttivo, ha visto svilupparsi l’interesse di ‘ndrine calabresi, mafia sicula, camorra napoletana e ogni sorta di consorteria criminale, dall’est balcanico al sud afro/sudamericano. Un fenomeno chiaro e sviluppatosi, “alla luce del sole”, sotto gli occhi di tutti. Certo una parte dell’associazionismo della cosiddetta società civile, ha denunciato la penetrazione nel tessuto produttivo delle varie organizzazioni criminali. Certo queste associazioni hanno invitato a vincere la paura, come si sa le mafie prima sparano e poi si accordano, in primis la cosiddetta imprenditoria “pulita”, e a denunciare le “imprese criminali”. Allo stesso tempo questi paladini della buona società hanno denunciato le coperture politiche verso il malaffare, cose vere che già nelle terre di provenienza delle varie mafie qualcuno aveva già denunciato, mettendo in gioco la propria vita, gente come Peppino Impastato ad esempio. Persone, come Peppino, che sono andati oltre, che hanno evidenziato che altri organi istituzionali coprivano il malaffare ed erano con loro colluse, come quelle preposte alla repressione del crimine. Non a caso il primo comunicato del 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del corpo, dinamitato, di Peppino, il comunicato/velina dei carabinieri diceva, non testualmente ma nel suo contenuto, “ritrovato il corpo di un terrorista, morto per “errore” tecnico, nel tentativo di compiere un attentato”, cercando di seppellire sotto una valanga di menzogne il suo impegno contro la mafia e la mala politica. Ma anche il tentativo, della politica e delle istituzioni, di mostrare che esistono imprenditori e politici “sani”. Ebbene oggi che i riflettori si sono accesi su Milano e sui tanti, appetibili, affari dall’Expo alla riqualificazione delle aree dismesse, oggi che “finalmente” una grande manifestazione contro le mafie, quella di sabato 20 marzo, ha attraversato le strade di questa città, sorgono una serie di domande. Qual è la differenza tra lo sfruttamento, imposto col caporalato e le intimidazioni armate, delle mafie e lo sfruttamento delle, piccole e grandi, imprese fatto del caporalato istituzionale, leggi Legge 30 e Collegato al Lavoro, che legittima precarietà e mano libera per le imprese? Quali sono le differenze tra il traffico di scorie e rifiuti tossici in mano alle mafie e l’impunità per le imprese di non smaltire l’amianto o di non mettere a norma gli impianti? Forse per Libera o le altre associazioni le vittime e i danni causati ai lavoratori, alle popolazioni, dalle mafie sono di serie A e quelli causati dalle imprese “pulite” sono di serie B? Queste differenze andatelo a spiegare, per esempio, ai lavoratori egiziani che a Stezzano si sono dovuti cospargere di benzina e minacciare di darsi fuoco per avere i loro soldi, facendo scoprire ai loro colleghi marocchini che gli assegnegni che avevano ricevuto dalla ditta, erano vuoti. Non dimenticate che questi lavoratori erano assunti in nero e che per questi lavoratori immigrati si prospetta, grazie al Pacchetto Sicurezza, lo stesso trattamento dei loro colleghi impegnati nei lavori per il polo fieristico di Rho o per l’Expo. Ovvero essere “snidati” dai carabinieri e anziché ricevere il permesso di soggiorno, ricevere un bel decreto d’espulsione o un bel “soggiorno” nei CIE.E visto che ci siete andatelo a spiegare ai tanti lavoratori, italiani, delle aziende in crisi, come Eutelia – Omnia – Lares – ecc., buttati in mezzo ad una strada o lasciati senza stipendio per mesi da imprenditori truffaldini, e che quando chiedono i loro diritti, ricevono anche le “carezze” dei manganelli delle cosiddette forze dell’ordine. Di quale lotta alla criminalità blaterate. Come avrebbe detto Totò, non ‘U curtu ma il principe della risata, “MA MI FACCIA IL PIACERE!”

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