domenica 28 marzo 2010

La forza del riformismo e i rivoluzionari del carc

La Cgil ha annunciato con una certa enfasi di essere arrivata nel 2009 a 5,7 milioni di tessere e “Considerando anche le associazioni nostra emanazione, (…) il ‘sistema Cgil’ si attesta attorno ai 6,3 milioni di iscritti” dice Epifani! Non c’è dubbio, un bel numero, che sommato a quello degli altri confederali e altri sindacati firmatari di contratto ecc. ecc. arriva a circa 13 milioni di tessere, e non importa se la metà è composta da pensionati; certo si tratta di lavoratori abituati dai loro delegati alla passività e alla delega in bianco, ad accontentarsi delle elemosine (quando ci sono!) perché c’è la crisi, ecc., ma si tratta comunque di una bella “forza”: al servizio di chi?

Dobbiamo ricordare tutti i contratti nazionali firmati da questi signori, le leggi che lasciano passare, o che preparano per i governi di turno?
Dobbiamo ricordare, come fanno notare i padroni, che in contrasto con quanto affermano sugli accordi separati hanno già contato circa 121 schemi di accordi locali unitari?
Dobbiamo ricordare quanti soldi, a parte quelli tolti dalle tasche dei lavoratori con le deleghe, incassano dalla Stato per ogni tipo di “servizio”?
Dobbiamo ricordare che la parola “concertazione” che amano tanto significa di fatto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ma che produce carriere sfolgoranti per i concertatori?

Tutto questo viene chiamato riformismo, e la Cgil, in particolare, ne va fiera; questo riformismo, parte integrante dell’attuale sistema sociale, viene diffuso tra i lavoratori e le masse in generale da migliaia e migliaia di delegati a tempo pieno; si tratta di un’arma potente di propaganda di fatto che si mette al servizio del governo di turno per consolidare comunque il potere esistente!

La risposta di una parte di lavoratori negli anni è stata quella di abbandonare questo sindacato confederale e costruire nuovi organismi di difesa salariale e del posto di lavoro. E questa è una parte del lavoro necessario per strappare fette di lavoratori all’influenza diretta della borghesia.

Bene, se la cgil, per fare l’esempio del sindacato “vicino ai lavoratori”, è tutto questo, come si fa a dire più o meno apertamente che bisogna stare nella cgil o fare la lotta dentro la cgil? Stiamo parlando di coloro che si definiscono comunisti, maoisti, “rivoluzionari” del carc, ma anche di quelli che si definiscono comunisti “marxisti-leninisti”, che anche loro, come molti lavoratori iscritti alla cgil, probabilmente sono in attesa del miracolo… che qualcuno al posto loro risolva i problemi della lotta di classe, della lotta per il potere!

Nessun commento:

Posta un commento